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		 Potremmo chiederci: a cosa è servito il diluvio? 
			Cosa è cambiato? Confrontiamo quanto scritto in Genesi 3,17-19: All’uomo disse: “Poiché hai ascoltato la voce di 
			tua moglie e hai mangiato dell’albero, di cui ti avevo comandato: 
			“Non ne devi mangiare”, maledetto sia il suolo per causa tua! Con 
			dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e 
			cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre”. con quanto riportato in Genesi 9,1-3: Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: 
			“Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra. Il timore e il 
			terrore di voi sia in tutte le bestie selvatiche e in tutto il 
			bestiame e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo 
			e tutti i pesci del mare sono messi in vostro potere. Quanto si 
			muove e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come già le 
			verdi erbe”. Da una maledizione dopo il diluvio si passa quindi 
			ad una benedizione!  Satana perde il suo potere assoluto sulla natura e 
			l’umanità riprende il suo cammino nella Volontà Divina. Scrive 
			infatti la Piccarreta: Volete sapere perché la terra non produce?… Perché 
			in vari punti del mondo la terra coi terremoti spesso si apre e 
			seppellisce nel suo seno città e persone?… Perché il vento, l’acqua, 
			formano tempeste e devastano tutto?… Perché tanti mali, che tutti 
			sapete? Perché le cose create posseggono una Volontà 
			Divina, che le domina, e perciò sono potenti e imperanti; sono più 
			nobili di noi, perché noi siamo dominati da una volontà umana, e 
			perciò siamo degradati, deboli e impotenti. Se per nostra sorte 
			metteremo da banda l’umana volontà, e prenderemo la vita del Voler 
			Divino, anche noi allora saremo forti, imperanti… saremo fratelli 
			con tutte le cose create; le quali non solo non ci molesteranno più, 
			ma ci daranno il loro dominio sopra di loro, e noi saremo felici nel 
			tempo e nell’eternità!…[1] All’uomo viene quindi ridata la possibilità di 
			riappropriarsi di questo dominio perso nell’Eden da Adamo ed Eva. Di 
			più, la battaglia tra angeli e demoni ora può avvenire solo tramite 
			l’uomo, non più coinvolgendo il regno animale. Scrive la Bitterlich: Secondo la volontà di Dio gli angeli e i demoni si 
			possono combattere solo nell’uomo.[2] Per aiutare l’uomo Dio può dettare quindi a Noè le 
			prime regole sapienziali, unica vera via per l’evoluzione 
			dell’intera umanità. Leggiamo la Ossi: Quella che viene ritenuta evoluzione umana, in 
			ordine alle conquiste sapienziali umane, è faticatissima risalita 
			dal baratro in cui la colpa aveva gettato la conoscenza 
			intellettuale dell’uomo.[3] 
					
					
					
					[1] 
					“Appello di Luisa per il Regno della Divina Volontà”, Luisa 
					Piccarreta 
					
					
					
					[2] 
					I Santi Angeli del giorno, Gabriele Bitterlich 
					
					
					
					[3] 
					Scritti vari, A.M. Ossi Dio disse: “Questo è il segno dell’alleanza, che io pongo tra me e voi e tra ogni essere vivente che è con voi per le generazioni eterne. Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell’alleanza tra me e la terra. Quando radunerò le nubi sulla terra e apparirà l’arco sulle nubi ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e tra ogni essere che vive in ogni carne e noi ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne. L’arco sarà sulle nubi e io lo guarderò per ricordare l’alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra”. Disse Dio a Noè: “Questo è il segno dell’alleanza 
			che io ho stabilito tra me e ogni carne che è sulla terra”. (Gn. 
			9,12-17) Cosa si cela dietro questo simbolismo? Sentiamo 
			Valtorta: Arcobaleno: segno di pace. Arcobaleno: ponte fra 
			Cielo e Terra. Maria, pacifico ponte che ricongiunge Cielo e 
			Terra, Amatissima che con la sua sola presenza ottiene misericordia 
			ai peccatori. E Dio nei secoli avanti il Cristo, quando le 
			prevaricazioni degli uomini accumulavano le nubi dei divini castighi 
			sull’Umanità dalla dura cervice e dallo spirito superbo, 
			contemplando nel suo Pensiero Colei che ab eterno era stabilita Arca 
			della divina Parola, Fonte della Grazia, Sede della Sapienza, 
			pacifica gioia del suo Signore, disperse le nubi dell’inesorabile 
			castigo, concedendo tempo all’Umanità in attesa della Salvezza.[1] E ancora la Ossi: In Maria SS. velo verginale è la cascata di grazie 
			che dal cielo accoglie il candore, il gettito spumeggiante intessuto 
			d’arcobaleno, perché non sia dimenticata dall’uomo la sua alleanza 
			con Dio.[2] Come per gli angeli, così anche per l’umanità Maria 
			si pone come garanzia di pace e alleanza con Dio.  
					
					
					
					[1] 
					“Lezioni sull’epistola di Paolo ai Romani”, 1 
					
					
					
					[2] 
					“In dodici stelle il perché dell’amore a Maria”, 3a 
					stella, cap.  2.3 Abramo – La forza della fede Iddio Padre si sceglie un popolo, Israele, al fine 
			di realizzare il suo disegno di redenzione per l’umanità. Un popolo 
			deve però avere un capostipite, che il Signore trova in Abramo. Vi è 
			comunque, come sempre, da superare una prova. Leggiamo Valtorta: Paolo scrive, riportando le parole della 
			Scrittura: “Abramo credette a Dio e gli fu imputato a giustizia”. Ma 
			sebbene la Scrittura dica questo dopo che Abramo credette alla 
			promessa divina di una discendenza, veramente Io vi dico che Abramo 
			credette molto prima, quando già aveva la certezza che da Sarai non 
			avrebbe avuto discendenza, quando, profugo fuor dalla sua terra e 
			dal suo parentado, era nelle condizioni meno favorevoli a credere 
			che il Signore avrebbe fatto di lui “una grande Nazione” e che alla 
			“sua progenie Dio avrebbe dato quella terra” che poscia fu la 
			Palestina, quella terra estesa “a settentrione, mezzogiorno, oriente 
			e occidente”, data a lui e ai suoi posteri, a quella “progenie che 
			Dio avrebbe moltiplicata come polvere della Terra”. Da un seme può venire spiga granita e da questa, 
			sparsa coi suoi granelli, cento nuove spighe e da queste, 
			riseminate, mille e poi dieci e cento mila. Ma se manca il seme 
			primo, come può aversi posterità e moltiplicazione? Abramo non aveva 
			il seme: l’erede. Dal grembo sterile di Sarai non fioriva seme di 
			posterità. Eppure, nonostante tutto, Abramo credette che Dio gli 
			avrebbe concesso l’erede, né la sua fede si affievolì per passar di 
			tempo senza compimento di promessa. E ciò gli fu imputato a 
			giustizia. Senza tener conto delle altre opere sue, Dio lo giudicò 
			degno di grazia per la sua fede.[1] E dalla fede di Abramo nasce Isacco, da cui 
			discenderà Giacobbe. E con Giacobbe abbiamo la figurazione mistica 
			di una strana lotta tra l’uomo e l’uomo-Dio, una lotta non da nemici 
			che si odiano, anzi: rappresenta la difficoltà dell’uomo di seguire 
			la Volontà di Dio, pur amandolo. Dirà anche S. Paolo: Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non 
			abita il bene; c’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità 
			di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male 
			che non voglio. (Rm. 7,18-19) E possiamo chiederci: quando terminerà questa 
			lotta? Leggiamo la Genesi: Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino 
			allo spuntare dell’aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì 
			all’articolazione del femore e l’articolazione del femore di 
			Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. Quegli disse: “Lasciami andare, perché è spuntata 
			l’aurora». Giacobbe rispose: “Non ti lascerò, se non mi avrai 
			benedetto!”.”(Gn. 32,25-27) Ecco quando terminerà la lotta: quando spunterà 
			l’aurora, l’ora di Maria, tempo di pace e di benedizione per l’uomo! 2.4 Mosè – L’Oreb, il roveto ardente Con Mosè l’umanità inizia a scalare la vetta della 
			prima montagna sacra. Leggiamo la Ossi: La gioia del cuore nasce quando il cuore, con 
			fede, comincia a confidare in me che, pellegrino, busso al cuore di 
			ogni uomo. Nel sereno consenso dell’anima di lasciarsi istruire, 
			plasmare, amare da me, Gesù, Signore Iddio vostro, per l’anima 
			inizia la salita ai tre monti della Trinità SS.: Oreb, Calvario, 
			Sion. Sull’Oreb l’anima, similmente a Mosè, coglie ed è 
			colta dalla sacralità di un terreno nuovo; si toglie i sandali, si 
			prostra e prega, per meglio accogliere la voce ed il divino incanto 
			che proviene dalla fiamma ardente del roveto: l’Amore Divino. Dopo 
			di che l’anima accoglie la legge, la ama, la segue, la interiorizza.[1] L’umanità sull’Oreb riceve i dieci comandamenti. 
			Grazie ad essi sarà possibile tentare la scalata anche alle altre 
			tre montagne sacre. Cosa aggiungere su Maria, di quanto già non si 
			conosca, che possa rendercela ancor più bella e cara? Proviamoci, incominciando dalla Ossi: Itinerario gioioso e splendido, santo, 
			profondamente esaltante e commovente, è l’Immacolata Concezione di 
			Maria SS. Nuova Eva, santa e immacolata, vera figlia di Dio, 
			potente incanto, per la realtà preordinata e straordinaria d’essere 
			caso umanamente unico perché l’unico, potente Dio, potesse in lei 
			generare il Figlio benedetto, Gesù.[1] Cosa significa: “Caso umanamente unico?”. 
			Continuiamo con una locuzione, a prima lettura sconcertante, della 
			Cornado: Maria era “ab aeterno” creata, nel seno di Anna fu solo depositata  dietro fecondazione mistica”. “Voi fate i figli in provetta e forse che Io non li posso fare in provetta 
			celeste?. E aggiungiamoci Valtorta: Per volere del Padre, in vista dei meriti del 
			Figlio, e per opera dello Spirito Santo, poté, dalla donna 
			Immacolata, Eva novella e fedele, assumere umana carne il Figlio, 
			poiché lo Spirito Santo coprì della sua ombra l’Arca non fatta da 
			mano d’uomo.[2] Proprio come dice S. Paolo, parlando di Maria e 
			confrontando la Tenda costruita dagli Ebrei nel santuario, simbolo 
			dell’alleanza tra Dio e gli uomini, con quella rappresentante la 
			nuova alleanza:  Cristo invece, venuto come sommo sacerdote di beni 
			futuri, attraverso una Tenda più grande e più perfetta, non 
			costruita da mano di uomo, cioè non appartenente a questa creazione. 
			(Eb. 9,11). Fecondazione mistica, Arca, Tenda non costruita da 
			mano d’uomo… La curiosità aumenta, rischiando fantasie fuori luogo. 
			Ritorniamo all’inizio, ad Adamo ed Eva, e sentiamo cosa scrive 
			sempre la Valtorta in merito: Doppiamente “primogenito” è il Cristo, dal suo 
			nascere. Perché nato come ancor uomo non era nato, essendo che 
			quando nacque ad Adamo il primogenito, Adamo già più non poteva 
			generare figli soprannaturalmente vivi. Concepiti quando già i 
			progenitori erano corrotti e caduti nella triplice concupiscenza, 
			nacquero morti nella vita soprannaturale. E ogni padre e ogni madre, 
			da Adamo ed Eva in poi, così procreò. Anche Gioacchino ed Anna avrebbero così procreato, 
			benché giustissimi entrambi, sia perché essi pure lesi dalla colpa 
			ereditaria, sia perché il concepimento di Maria avvenne in modo 
			semplicemente umano e comune. Di straordinario nella nascita di 
			Maria, la predestinata Madre di Dio, vi fu solo l’infusione, per 
			singolare privilegio divino, dato in vista della futura missione 
			della Vergine, di un’anima preservata dalla Macchia d’origine, anima 
			unica, tra quelle di tutti i nati da uomo e donna, che fosse 
			immacolata.
			
			
			
			[3] Tutto si chiarisce: le anime sono tutte tratte da 
			Adamo, Eva compresa, ad eccezione di quelle di Gesù e Maria, che 
			sono preesistenti. La fecondazione mistica riguarda quindi 
			l’infusione dell’anima immacolata di Maria. Opera divina che rende 
			il concepimento di Maria unico. Ella è la primogenita tra tutte le 
			creature nate da uomo e donna, senza macchia come era Eva testé 
			creata dal Padre nell’Eden. Si può ben dire, quindi, che Maria è la 
			nuova Eva. 
					
					
					
					[1] 
					“In dodici stelle il perché dell’amore a Maria”, 2a 
					stella, cap.  
					
					
					
					[2] 
					“I Quaderni dal 1945 al  
					
					
					
					[3] 
					“I Quaderni dal 1945 al  Cosa aggiungere? Proviamo a cominciare con la Ossi: Regale silenzio rende Maria arca della nuova 
			alleanza; velata, sacra urna che il Padre santamente feconda, 
			secondo il disegno primordiale, non solo per custodire ma per 
			generare nella verginità del suo seno il Cuore divino, immensamente 
			grande, di Gesù, il Signore.[1] Secondo il disegno primordiale?! Cosa significa? 
			Stavolta, però, ci è più facile coglierne il significato. Leggiamo 
			infatti Valtorta Invece il Cristo, nato da Maria, è primogenito da 
			seno inviolato spiritualmente, essendoché Maria, fedele alla Grazia 
			come nessuna donna seppe esserlo da Eva in poi, non conobbe neppure, 
			non dico la più piccola colpa veniale, ma neppure la più piccola 
			tempesta atta a turbare il suo stato di perfetta innocenza e il suo 
			perfetto equilibrio, per cui l’intelletto signoreggiò sempre sulla 
			parte inferiore, e l’anima sull’intelletto, così come accadeva in 
			Adamo ed Eva sinché non si lasciarono sedurre dal Tentatore; e 
			primogenito da seno inviolato materialmente, perché, essendo Dio sia 
			Colui che la rendeva Madre come Colui che da Lei nasceva, e quindi 
			dotato del dono proprio degli spiriti di penetrare ed uscire senza 
			aprir porta o smuover pietra, Dio entrò in Lei per prendervi natura 
			umana e vi uscì per iniziare la sua missione di Salvatore senza 
			ledere organi e fibre. Primogenito e unico nacque così, dalla Piena di 
			Grazia, il Vivente per eccellenza, colui che avrebbe ridato la Vita 
			a tutti i morti alla grazia. Nacque non da fame di due carni, ma nel 
			modo come avrebbero avuto vita i figli degli uomini, se si fossero 
			mantenuti vivi nella grazia.[2] Proseguiamo: Gesù è l’unigenito del Padre di cui è anche il 
			Primogenito. Dal Pensiero divino, che non ha avuto principio, è 
			stato generato il Verbo, anche Egli senza mai aver avuto un 
			principio. Egli è quindi come Dio, il Primogenito assoluto. Ed è il 
			Primogenito anche come Uomo, benché nato da Maria – a sua volta 
			detta “Primogenita” dalla Sapienza e dalla Chiesa – perché, per la 
			sua paternità dal Padre Iddio, è il primogenito vero dei figli di 
			Dio, non per partecipazione ma per generazione diretta.[3] Quindi Gesù è il nuovo, vero Adamo. Per concludere: Egli, Figlio Primogenito per generazione eterna. 
			In Lui il Padre ha visto tutte le cose future, non ancora fatte, 
			quelle materiali e quelle spirituali, perché nel suo Verbo il Padre 
			vedeva la creazione e la redenzione, ambedue operate dal Verbo e per 
			il Verbo.[4] 
					
					
					
					[1] 
					“In dodici stelle il perché dell’amore a Maria”, 1a 
					stella, cap.  
					
					
					
					[2] 
					“I Quaderni dal 1945 al  
					
					
					
					[3] 
					“I Quaderni dal 1945 al  
					
					
					
					[4] 
					“I Quaderni dal 1945 al  2.7 La Redenzione – Il diluvio di sangue Il Figlio non è stato riconosciuto, se non da 
			pochi! Leggiamo S. Matteo: Disse loro: “Voi chi dite che io sia?”. Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio 
			del Dio vivente”. E Gesù: “Beato te, Simone figlio di Giona, perché 
			né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che 
			sta nei cieli”. (Mt. 16,15-17) Chi non è nel Padre non può riconoscere il Figlio! 
			Da qui le innumerevoli sfide e prove e tranelli sino all’estremo:  Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in 
			tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla 
			croce! (Mt. 27,40). Anche i demoni lo tentano in vari modi. Ad esempio, 
			pur conoscendo il divieto di Dio di dominare gli animali dopo il 
			diluvio universale, tuttavia ne fanno richiesta al Figlio: Giunto all’altra riva, nel paese dei Gadarèni, due 
			indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro; erano tanto 
			furiosi che nessuno poteva più passare per quella strada. Cominciarono a gridare: “Che cosa abbiamo noi in 
			comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a 
			tormentarci?”. A qualche distanza da loro c’era una numerosa 
			mandria di porci a pascolare; e i demòni presero a scongiurarlo 
			dicendo: “Se ci scacci, mandaci in quella mandria”. Egli disse loro: “Andate!”. Ed essi, usciti dai 
			corpi degli uomini, entrarono in quelli dei porci: ed ecco tutta la 
			mandria si precipitò dal dirupo nel mare e perì nei flutti. (Mt. 
			8,28-32) Il tentativo di far compiere al Figlio qualcosa 
			contro la legge del Padre fallisce: mandare non significa possedere, 
			e i porci, a differenza dell’uomo, pur di non farsi possedere dai 
			demoni si tolgono la vita, obbedendo alla Volontà Divina!  Anche gli scribi e farisei, capitanati da Satana, 
			tenteranno in tutti i modi di dimostrare che il Figlio di Dio non 
			osserva la legge del Padre, cercando di farlo cadere in tentazione, 
			ma senza riuscirvi. Anzi, è proprio da questa legge che tutti gli 
			uomini, Gesù e Maria esclusi, traggono la loro condanna. Chi di 
			voi è senza peccato scagli la prima pietra (Gv. 8,7), 
			dirà il Figlio di Dio. Come per gli angeli ribelli, non vi sarebbe 
			possibilità di perdono per nessun uomo. Ma il piano divino vuole 
			concedere all’uomo una via di salvezza. E il Figlio di Dio, pagando 
			un prezzo altissimo, “compra” dal Padre i peccati di tutta 
			l’umanità, espiandoli in maniera perfetta: Non sia fatta la mia, 
			ma la tua Volontà. (Lc. 22,42), dimostrando al Padre che l’uomo 
			può essergli figlio fedele, sino al sacrificio. Questi è il 
			Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto (2Pt. 
			1,17). È il Figlio che ottiene dal Padre il diritto di giudicare i 
			fratelli di sangue. Ma il suo intento, per ora, è un altro: Voi 
			giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se 
			giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il 
			Padre che mi ha mandato. (Gv. 8,15-16). E ancora: “Dio non ha 
			mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il 
			mondo si salvi per mezzo di lui.” (Gv. 3,17).  La salvezza dell’uomo: ecco il vero motivo del 
			Sacrificio di un Dio! Dirà infatti il Figlio di Dio: Ora, perché 
			sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di 
			rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, 
			prendi il tuo lettuccio e và a casa tua” (Mc. 2,10-11). 
			E perché tutta la creazione conosca questo potere e Colui a 
			cui è stato affidato, Gesù, il Cristo, sale sul monte Calvario per 
			suggellare col suo Corpo ed il suo Sangue questo patto contratto col 
			Padre: la Redenzione. Come dice S. Paolo: Non con sangue di capri e 
			di vitelli, ma con il proprio sangue entrò una volta per sempre nel 
			santuario, procurandoci così una redenzione eterna. (Eb. 9,12). È un diluvio di sangue, quello che si sprigiona dal 
			Cuore trafitto del Figlio di Dio. C’è chi addirittura lo ha chiamato 
			diluvio di Sangue! Dice a proposito Gesù a Valtorta: “Quando con la mia Morte ho squassato le porte 
			dell’al di là e ne ho tratto i dormenti alla prima risurrezione, ho 
			anche aperto le chiuse dei laghi mistici nel cui lavaggio si deterge 
			il segno che uccide, muore la Morte dello spirito, la vera Morte, e 
			nasce la Vita dello spirito, la vera Vita.[1] Quindi, se il diluvio d’acqua aveva sterminato gran 
			parte dell’umanità, il diluvio di sangue compie e compirà per 
			misericordia di Dio la prima resurrezione, quella dello spirito, per 
			i giusti di tutti i tempi, passati, presenti e futuri, per tutti gli 
			uomini di buona volontà. Chiedersi cosa sarebbe successo se Longino, col suo 
			atto di pietà verso il Cristo morto al fine di evitargli il 
			crurifragio, non avesse squarciato quel Cuore, ci porterebbe 
			lontano. Sia solo monito di quanto l’uomo sia importante, con le sue 
			azioni di carità, nell’attuazione del piano di salvezza di Dio. 
			Detta il Padre a Valtorta: 
			Avete 
			avuto la Luce. Ve l’ho mandata, la mia Luce, perché la parabola 
			dell’umanità fosse illuminata da Essa. Ve l’ho mandata perché non si 
			potesse dire che ho voluto tenervi nel crepuscolo dell’attesa. Se 
			l’aveste accolta, tutta l’altra parte del cerchio che unirà il 
			cammino dell’uomo, dal suo sorgere al suo finire, sarebbe stata 
			illuminata dalla Luce di Dio, e l’umanità sarebbe stata avvolta da 
			questa Luce di salvezza che vi avrebbe condotto senza scosse e 
			dolori nella Città della Luce eterna. 
			Ma voi 
			avete respinto la Luce. Ed Essa ha brillato al sommo del cerchio e 
			poi sempre più è rimasta lontana da voi che siete discesi per 
			l’altro cammino non dicendo ad Essa: “Signore, resta con noi ché la 
			sera dei tempi sopravviene e noi non vogliamo perire senza la tua 
			Luce”. Come nel corso del giorno, voi uomini siete venuti incontro 
			alla Luce, l’avete avuta e poi siete tornati nelle tenebre. Essa, la 
			mia Luce, il mio Verbo, è rimasto come Sole fisso nel suo Cielo dove 
			è tornato dopo che non la morte, ma il vostro respingerlo lo hanno 
			riportato.[2] Hanno così termine, con la fine del secondo quarto 
			di cerchio, i primi tre tempi (un tempo, due tempi) della storia. 
			Dice in proposito Gesù a Valtorta: 
			Tre 
			giorni: tre epoche, prima del convito di gioia. La prima, dalla 
			creazione del mondo sino alla punizione del diluvio; la seconda, dal 
			diluvio alla morte di Mosè. La terza, da Giosuè, mia figura, alla 
			mia venuta. Vedremo come vi saranno altre due venute, una 
			intermedia in Spirito nella gloria dei primi risorti nella carne 
			(alla metà di un tempo) e quella finale in cui Gesù tornerà per 
			tutti come Dio, Giudice, Re e Sacerdote eterno. 
					
					
					
					[1] 
					“I Quaderni dal  
					
					
					
					[2] 
					“I Quaderni dal  
 
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