01/03/2022 Gesù Mia piccola Maria, la prima lettura vi esorta: “Siate
santi, perché Dio è santo”. Tutti potete esser santi, nessuno escluso.
Ad ognuno egli offre un compito, una missione, una vocazione, e a ognuno
dà i mezzi, le possibilità, la grazia per potersi santificare attraverso
di essi. Le creature che sono più vilipese, nascoste, sconosciute al
mondo, le più escluse, gli ultimi di cui parla il Vangelo, disprezzati,
tribolati e percossi sulla terra, che hanno però vissuto la loro prova
nella fede credendo nell’amore di Dio, fedeli alla legge del Signore,
saranno i primi nel regno: santi sconosciuti, mai canonizzati, non
segnati sul calendario, ma conosciuti nel Cuore di Dio. Quale sorpresa
avrete in paradiso. Giunti nell’eden celeste il Padre Santissimo li pone
ai suoi podi, ed essi ne rimangono pieni di stupore e meravigliati,
tanto sono abituati alla loro condizione misera e ultima nel mondo, che
dicono: “Signore, ma proprio a noi, proprio a noi, Signore?”, sì che
l’Eterno conferma ad essi: “Sì. A voi, miei piccoli, disprezzati e
maltrattati sulla terra, la cui fedeltà e obbedienza ha superato e
creduto in me, oltre il fuoco delle prove e delle croci. A voi va il
premio più ambito dei primi posti”. La santità può però essere perseguita da tutti, anche
da coloro che hanno avuto più mezzi e possibilità umane che, pur non
essendo percossi da durezze più gravi e tribolazione, come per gli
ultimi che saranno poi primi, possono anche essi mediante queste
agevolazioni e ulteriori stati di migliore condizione di vita, usarli
perché divengano bene da propagare e santificazione, ponendole a
servizio degli altri. Questi, adempiono e corrispondono alla chiamata di
Dio, ricambiando nella carità con ciò che hanno ricevuto per la gloria
sua. Come santificarsi? Risponde il Vangelo: abbandonandosi
completamente in Dio. Tutto ciò che siete e avete ricevuto non diventi
il fine della vostra vita, ma il mezzo che vi riconduce al cielo. Beati
quelli che avranno abbandonato tutto per il mio nome: case, campi,
genitori, figli, mogli e sorelle, perché se tutta avranno donato per il
progetto divino, ponendosi a mia sequela, tutto ritroveranno e gli sarà
dato di nuovo in eterno. Beati anche quelli che, pur restando nella famiglia tra
i propri cari, ottemperando al lavoro, non li abbiano però vissuti solo
in loro funzione, ma abbiano servito e amato per condurli alla salvezza,
per congiungerli al Padre celeste. La loro opera, la loro sofferenza
patita e offerta, il compito effettuato nella carità del servizio per
amor mio, li santificheranno e ne darà santificazione, sì che coloro che
avranno perso sulla terra i loro genitori, se stati ubbidienti e fedeli
a Dio, li ritroveranno nei cieli. Quelli che saranno perso i figli li
riabbracceranno, chi avrà sofferto per la dipartita e l’abbandono dei
propri familiari e amici per la mia causa, li rincontreranno e ne
rivivranno l’unione e l’amicizia in eterno. I figli che avranno perduto
campi, case, beni per seguirmi si ritroveranno nella città di Dio, nelle
sue sconfinate vallate ricolme di ogni meraviglia e abbondanza. Fatevi santi, anime mie, dato che per accedere al regno
si può solo nella santità. Siate figli del Padre vostro, che è santo. Vi benedico.
La preghiera, il digiuno, la carità 02/03/2022 Gesù Mia piccola Maria, oggi con la celebrazione delle
ceneri entra la Quaresima, che identifica il percorso della vostra
esistenza, che vive la sua purgazione. Un itinerario che nelle sue prove
purifica per condurvi alla risurrezione. Questa purificazione continua
monda la vostra anima dal peccato, dato che solo un’anima che si è fatta
monda potrà risorgere. Le ceneri che vi vengono poste sono l’emblema, il
segno della vostra relatività, del tempo breve che possedete e che
passa. Dal niente siete stati tratti e al nulla le vostre membra
ritorneranno. Solo la vostra anima, se pure santificata, porterà alla
glorificazione il anche vostro corpo. Le ceneri si formano bruciando gli
elementi nel fuoco: è ciò che ne rimane. Anche voi venite tastati nel
fuoco di ogni croce: in chi è più grave il fardello, in chi più lieve,
ma tutti ne sono toccati nella vita, tutti debbono affrontarlo perché si
dia attraverso di esso testimonianza della vostra fede. Come poter superare ed affrontare le prove, le
sofferenze della croce, che nel percorso della vita dovete accogliere?
Dove trovarne la forza, come impreziosire il tempo che viene dato, pur
nella sua brevità? Il Vangelo vi risponde: con la preghiera, il digiuno,
la carità. Queste sono le colonne che sostengono e conducono al
traguardo della santità. La preghiera vi eleva verso l’alto, innalza lo
spirito e lo unisce a Dio, si fa comunicazione celestiale che mantiene
un filo di fusione al cielo. Mediante di essa, da figli, vi fate
intercessione per voi stessi e per gli altri, lode e ringraziamento,
perdono e misericordia richiesta su di voi e diffusa sul prossimo. Il
digiuno, che rappresenta la mortificazione, quella più ostica d’essere
ascoltata e accolta, ma molto gradita Dio, poiché costandovi mette in
evidenza la concretezza del vostro dono. La sofferenza lava il peccato,
si fa parafulmine dai mali che potrebbero ricadere sul mondo. Il digiuno
non è solo la privazione del cibo, ma tutto ciò che, pur essendo lecito
e vi è gradito, potete offrire divenendo offerta di salvezza. La carità,
che è l’espressione massima dell’amore dato. Una carità fattiva e
concreta, una carità spirituale che tempesta di preziosità la vostra
vita, si arricchisce nei vostri atti di donazione che divengono
diamanti, rubini, ogni gemma che risplenderanno nella vostra di anima e
ne rivestiranno le anime altrui. Tutto questo percorso attuato nella pratica della
preghiera, del digiuno e della carità, negli anni che vi sono concessi
di vivere, sono il compendio della vostra conversione, che è soprattutto
l’allontanamento e il ripudio del peccato, che solo se estromesso da voi
permette che voi possiate santificarvi e dare santificazione. È il
cambiamento del cuore che è ciò che il Padre Santissimo più attende per
farvi concretamente figli suoi, che nella vostra adesione e volontà
aderiate e vi assimiliate completamente a lui. Egli vi attende sempre. È
il Padre che aspetta dinanzi alla porta che il figliol prodigo ritorni
pentito del suo male per riabbracciarlo ed accoglierlo di nuovo a casa,
ma ne vede venire sempre meno all’orizzonte. Ricordate che la preghiera, il digiuno e la carità
hanno fermato le guerre, superato ogni travaglio E difficoltà umane che
sembravano insormontabili, ha dato sazietà e sanato malattie: tutto è
possibile a Dio, però a lui bisogna tornare con cuore sincero e contrito
per vivere di lui e con lui. Un tempo, dinanzi a conflitti e prove, il
popolo si poneva in preghiera per rivolgere il suo sguardo all’aiuto del
cielo. Oggi sono pochi, pochi nel confronto della massa dell’umanità.
Pochi anche gli ucraini che si pongono a pregare. Ad armi perlopiù
rispondono con altre armi, e cosa ne otterranno? Il Padre Santissimo continua ad attendere. Vi benedico.
03/03/2022 Gesù Mia piccola Maria, a cosa serve se l’uomo guadagna il
mondo intero, ma poi perde l’anima sua? Voi siete dinanzi a una scelta,
venite al mondo per prendere posizione e vi vengono presentate due
strade. La prima è la strada della benedizione, la seconda la strada
della maledizione. La prima conduce alla vita eterna, la seconda ai
precipizi degli inferi. Venite posti al setaccio della vostra scelta. In
essa venite filtrati in modo che ne esca l’essenza migliore della
figliolanza di Dio. Nel primo percorso la via è più travagliata, costa
sacrificio, è più impervia, perché richiede impegno e adesione al volere
divino, passa attraverso la croce che richiede un rinnegamento di sé,
dei propri desideri, ambizioni e passioni, per ricercare un bene
supremo. Ed è mediante questa vostra adesione che venite filtrati. La
via non è agevole, si fa fatica perché è in salita, ma conduce verso le
divine altezze e al suo trionfo. La seconda via è quella che la massa
preferisce poiché è più allettante, più consona ai progetti umani: ha
meno ostacoli, si libera da tante difficoltà, si scrolla della croce, è
più agevole e facile. Non richiede grande sforzo: porta la soddisfazione
di sé, delle proprie voglie, delle proprie mete, delle proprie
soddisfazioni. Va in discesa, ma non ci si rende conto che si interrompe
improvvisamente e c’è il precipizio con la sua caduta. Una via porta alla vita eterna, l’altra al mondo con la
sua corruzione per gli inferi. Cosa vi può dare la forza e vi fa
adempiere il primo percorso, se non l’abbandono e la confidenza alla
santa volontà di Dio, che ne trarrà il meglio per voi? Anch’Io sono
passato attraverso il crogiolo di una prova come voi non siete chiamati
a patire, sono stato filtrato e soppesato in ogni mio gesto, parola,
intenzione. Come uomo mi sono dovuto sottoporre e piegare tutto me
stesso alla volontà del padre Santissimo Ci sono stati attimi anche per
me di grande tribolazione, sì che la mia umanità ha tentennato dinanzi
alla prova suprema e terribile che mi aspettava, ma mi ci sono
sottoposto completamente, non ho ricercato niente per me. Come un acino
sotto il torchio ho lasciato che fossi compresso perché ne uscisse tutta
l’essenza per il bene maggiore della vostra salvezza. Dovete guardare
me, seguirmi, starmi sempre dietro e non vi perderete, stare recinti
come chi segue il capocordata legato a lui, ed Io vi traccerò il
percorso, vi guiderò lungo la strada, vi farò superare gli ostacoli, vi
porterò al traguardo, vi farò giungere alla mia casa che vi attende e
che sarà per sempre vostra, e voi vi farete come dice il salmo, pur
lungo il suo tratto, un albero piantato lungo il corso d’acqua che darà
frutto a suo tempo. Vi benedico.
04/03/2022 Gesù Mia piccola Maria, oggi, primo venerdì del mese, si
ricorda il mio Divin Cuore, un Cuore che è tutto straziato,
completamente forato, come se tutti i proiettili della guerra lo
avessero colpito e trapassato da parte a parte. Non fa che travasare
sangue e cerca riparazione e consolazione per rimarginare le sue ferite.
Il mio Divin Cuore patisce per l’inascoltare degli uomini, che ovunque
non fanno che parlare di contrattaccare alla guerra con altre armi. Si
sentono solo tamburi di ogni forma di insurrezione, non comprendendo che
con le potenzialità degli armamenti che si possiedono oggi, cosa
potrebbe ricadere su tutti? Molte voci affermano che per avere la pace bisogna
controbattere, per avere la libertà ci si deve ribellare con altra
violenta risposta, ma quando a un conflitto si risponde con altro
scontro, si può ottenere la pace? Anzi, lo si accende e lo si
inasprisce. È forse pace la distruzione, il sangue versato, le rovine e
ogni grido di dolore? Forse che è libertà il lamento e il pianto dei
bambini, la prigionia delle persone, dei malati e anziani nei
sottosuoli? Si può costruire un paese nella sua prosperità, nelle
macerie? Pochi alzano la voce per dichiarare di disarmarsi, di
porre il cessate il fuoco con la propria rinuncia. Vengono subito
accusati, aggrediti e messi a tacere. Stolti gli uomini che agiscono senza pensare che
attizzando il fuoco si propaga un incendio nel quale essi stessi possono
bruciare. Questo avviene perché i cuori si sono fatti duri, superbi,
inalterati, mentre la prima lettura vi insegna che Iddio si compiace di
un cuore pentito e contrito, e che è un cuore che si fa a me simile,
mite e umile. Il mio Cuore è pace e porta la pace. La guerra nasce già
dentro di sé, ha un’origine nella propria interiorità. Se un uomo vive
nella sua anima riarsa di ostilità, egli porterà ovunque e fomenterà la
sua battaglia, spargerà sofferenze e divisioni, lotte e contrasti.
Perché si è in questa condizione, sia personale, ma nell’unione della
massa che si fa generale, divenendo situazione di conflitto? Perché
avete disconosciuto, respinto, rinnegato questo mio di Divin Cuore. Se
esso fosse presente tra le creature, ne vedreste gli effetti della sua
armonia, della sua serenità, del suo equilibrio vissuto nei popoli. C’è bisogno di penitenza, del digiuno di cui parla la
prima lettura. Quel digiuno che nella sua offerta si fa riparazione, che
nella sua privazione espia su di sé gli errori e le colpe, richiama alla
riconciliazione di Dio sulle genti, ricuce e rinsalda il contrasto in
nuova unità. Quando l’uomo si fa contrito e penitente lo sguardo della
misericordia divina si posa su di lui e su molti altri. E se moltitudini
si pongono penitenti e si rivolgono al Padre celeste, offrendo un animo
cambiato, ravveduto, mite, egli placa le collere e le ire che si
spargono nel mondo intero, sobillato da rabbia e ogni aggressione,
riportando la pace. Il Cuore di Dio è amore, è gioia, è festa d’esultanza e
di questo suo gaudio vuol impregnare gli esseri umani, ma essi per
acquisirlo debbono conformarsi al suo Cuore tornando a lui. Nel Vangelo
di stasera vi viene messo bene in evidenza, quando i discepoli di
Giovanni affermano: “Come mai, diversamente da essi e dai farisei, che
digiunavano, i miei discepoli banchettassero”, sì che Io rispondo: “Come
si può digiunare quando lo sposo è presente? Verranno poi i tempi in cui
lo sposo verrà sottratto loro, ed anch’essi digiuneranno, così come poi
è stato. Iddio è lo sposo vostro. Se viveste la sua sponsalità,
ne condividereste continuamente la sua presenza nella gioia di un
banchetto nuziale, ma poiché lo estromettete, lo rinnegate, lo ferite
abiurandolo, ne pagate le conseguenze di un lutto, di una vedovanza che
vi ritrova soli e disorientati e indifesi, sì che il nemico è lì pronto
a ghermirvi, a potervi attaccare e distruggere. Il digiuno con la sua
mortificazione, la penitenza patita, lava l’offesa arrecata a Dio, ne
paga il conto con il suo tributo, ne riallaccia di nuovo l’adesione e
l’alleanza. Tornate al mio Divin Cuore, fate riparazioni e amatelo
per far sì che trovi ancora anime su cui riposarsi e sperare che l’uomo
non gli sia nemico, che non lo avversi ma torni a farsi figlio, e nel
suo cuore troverà ogni pace. Vi benedico.
05/03/2022 Gesù Mia piccola Maria, lo Spirito mi porta nel deserto ove
affronto la mia grande battaglia con Satana. Egli mi attacca
ferocemente, non ha nessuna remora, in quanto non ha che odio in sé. Non
possiede nessun sentimento che non sia veleno e ferocia. La sua natura
possiede ed è solo malvagità, sì che egli è tutto ciò che è contrario a
Dio. Lo affronto come uomo: non mi piego a lui, alla sua tentazione,
vincendolo per far sì che nella mia vittoria patita ci fosse la vostra,
che per i miei meriti acquisiti voi potete vincere le vostre battaglie
con lui. La sua persecuzione è iniziata ancor prima della mia
gestazione nella gestazione di Sant’Anna, che attendeva la madre mia
Santissima, proseguendo poi nel suo attacco alla sua gravidanza che
forgiava le mie carni, dato che egli subodorava qualcosa di grande e
santo che stesse nascendo e che gli era avverso. Persecuzione che
prosegue nella mia nascita indurendo i cuori, chiudendomi tutte le
porte, e che persevera nella mia infanzia, poiché dietro ad Erode c’è
sempre il demonio che agisce e che non si arresta dinanzi al sacrificio
e al sangue di innocenti. Con molti tormenti ha proseguito nella mia
fanciullezza e nella giovinezza con ogni tentazione al quale ha trovato
risposta nel mio scudo di rifiuto. Nel deserto avviene la lotta aperta, che si fa palese
in uno scontro a tu per tu. Ancor prima delle tentazioni finali egli,
con la sua combriccola di diavoli, mi sottopone a prova, sotto ogni
forma ora allettante e poi orripilante, per darmi terrore e attaccarmi,
giungendo a percuotermi e aggredirmi anche fisicamente, particolarmente
quando nelle notti mi nascondevo fra gli anfratti di grotte. Io mi
rifugiavo nel Padre mio ottemperando in ogni mortificazione e digiuno,
nella supplica che si elevava al cielo e che dava forza e energia al mio
Spirito. Il tocco finale delle sue zampate è nelle tre tentazioni citate
nel Vangelo, in cui si rimarca e mette in evidenza le seduzioni basilari
e uniformi che attaccano e invadono gli uomini in tutte le generazioni,
le medesime di sempre: la tentazione del possesso, la brama dei beni
terreni, delle ricchezze materiali e di ogni opulenza; la tentazione del
potere che sovrasta sulle altre creature, il dominio di ogni potenza; il
culto dell’idolatria di sé che giunge a porsi in adorazione del maligno,
che si fa asservito a lui per farsi tale, per avere i suoi poteri e
vuole essere un dio. La mia vittoria sulle sue tentazioni è piena. Io le
supero perché vado oltre, dato che il mio cuore, la mia volontà, l’amore
mio appartiene al cielo, al suo infinito. Non può essere legato a ciò
che, seppur umanamente è grande, è transitorio, limitato e soprattutto
perfido e cattivo, contrario a ciò che sono. L’iniquo tornerà a insidiare il mio cammino
predisponendo rabbia, livore, contrapposizione nelle tappe del mio
apostolato, gelosie e invidie, forme di cospirazioni e vendette tra
molti, particolarmente nelle caste più elevate. Tornerà al contrattacco
del mio bene profuso sulle creature con l’ultima guerra per uccidermi.
Egli fomenterà, aizzerà, farà fuggire i miei apostoli mettendo ad essi
paura e terrore, corromperà del tutto il cuore già inquinato di Giuda.
La sua ferocia si scatenerà con veemenza lacerando in ogni modo il mio
corpo e il mio cuore, con una durezza e un accanimento feroce che è
stato tale proprio perché satanico. Quando Io quindi verrò crocifisso e
sarò appeso alla croce, egli presente godrà, sguaiato manderà i suoi
urli di trionfo e lascivi guaiti di chi gemendo gode, credendo di avermi
per sempre sconfitto. I diavoli si porranno danzando intorno alla croce,
tripudiando esultanti. Alla mia morte però, consumata l’offerta dell’Agnello
immolato che avrà pagato in pienezza il debito umano a Dio, saziata ogni
ingiustizia e reso il saldo ad ogni offesa, già si sentenzierà la mia
vittoria sulla morte e sull’intero inferno.
E il mio Sangue, che discenderà,
ne impegnerà la terra e l’umanità. E il mio riscatto aprirà gli inferi
nel suo precipizio, e i demoni decadranno in esso: il demonio è
sconfitto. Io l’ho vinto per sempre. E se oggi gli uomini decadono alle
sue trame, si fanno schiavi e presi alle sue tentazioni, è perché non si
oppongono ad esse, non combattono, ma anzi ne ricercano come fossero un
valore e una presa di libertà di diritto. Quando le anime si pongono
schierate a me e per i miei meriti cercano il mio soccorso alle sue
macchinazioni e intrighi, li supereranno e ne saranno liberi. Beati coloro che a me si appellano, che alle mie virtù,
alla mia immacolatezza, alla mia sofferenza patita per essi, per questi
miei meriti mi ricercano e invocano aiuto. Essi ne saranno protetti,
resi forti: sarà lo scudo ai suoi dardi che non permetterà che ne siano
feriti, ne fermerà l’avanzata. Sarò la spada che lo arresta e lo abbatte
vincendolo, sempre. Vi benedico.
07/03/2022 Gesù Mia piccola Maria, il Vangelo stasera vi presenta la
realtà del giudizio universale, a cui tutti sarete presenti, dal primo
uomo agli albori del mondo sino all’ultimo, dal più piccolo, nel primo
alito di vita, di pur pochi istanti, al più tardo nell’età che ha
vissuto sulla terra. Tutti sarete vagliati. Ognuno avrà già ricevuto il
suo giudizio personale e quindi già valutato: se una pecora del mio
gregge o un caprone del demonio. Ma nel giudizio finale di tutta
l’umanità che sia stata esistente avviene il taglio netto, la
separazione totale tra benedetti e maledetti, da salvati o dannati. Il
bene viene separato per sempre dal male in una frattura eterna. E
seppure una parte dell’umanità abbia generato l’altra, si spezzano i
legami in base solo della carne e si diventa fratelli, sorelle, genitori
nella rinascita della dimensione e l’unione spirituale. Il giudizio passerà attraverso la bilancia della
carità. Verrete soppesati dall’amore che avete dato: amore che è
uniforme, comprensibile, attuabili da tutti gli uomini e da tutte le
religioni. Vi chiederò se mi avete soccorso, curato, assistito,
visitato, e i miei benedetti, attestando la loro buona natura, ancora si
porranno in discussione nella loro umiltà, ancora non si riconosceranno
nelle loro qualità e nei loro meriti, nel bene che è stato dato ad
altri, che è stato come se fosse stato fatto a me. Mentre i maledetti
ancora si camufferanno nella loro falsità, attestando la menzogna. Si
arroccheranno del bene e meriti non attuati, ancora manifesteranno la
loro corrotta e cattiva natura, che è ormai da loro acquisita e
posseduta in eterno. La carità è la perla che si innalza maestosa e preziosa
su tutte le virtù. Chi adempie sempre ad essa rivela la sua anima retta,
poiché chi vive nel dono e ama non può poi essere diversamente e agire
ingiustamente per altre cause: non può che rivelare la verità della sua
bontà nell’interezza del suo essere. Ugualmente per un’anima che vive di
egoismo, che non ha dato, chiusa solo al suo benestare, rivelando di
conseguenza anche la sua natura malevola in tutti gli altri aspetti. Se
non si possiede la carità, se non si ama, è perché si è duri, cattivi e
ci si nasconde nella menzogna. Ogni pianta o è sana o è marcia. Siate
sapienti, figli, impreziosite il tempo che avete per ricolmare di gemme
rilucenti il bagaglio della vostra anima. Più vi sarete fatti dono, e vi
sarete impoveriti per rivestire il prossimo, più ne sarete ammantati di
ricchezze nei cieli. Se invece siete stati gretti, avari, trattenendo e
accumulando solo per voi e disinteressandovi dei fratelli, più sarete
ancorati nella miseria estrema ove sarete ignudi, scarni, affamati, soli
e abbandonati negli anfratti oscuri degli inferi, nei quali chi porterà
più a voi soccorso, a chi griderete il vostro aiuto, chi vi amerà più?
Sorte terribile. Ammantativi della verità del Vangelo e rivestitevene le
vostre anime. Vi benedico.
Il segno di Giona ai vostri giorni 09/03/2022 Gesù Mia piccola Maria, nel Vangelo di stasera affermo agli
uomini del mio tempo: “Questa generazione perversa e malvagia cerca
segni dal cielo per poter credere, ma non gli verrà dato che il segno di
Giona”, nei tre giorni della mia passione, morte e risurrezione per la
redenzione degli uomini. Il peccato sempre ha percorso le strade del
mondo in ogni suo periodo storico, ma l’uomo antico cercava ancora
segni, veniva preso dal timore di Dio e più facilmente si poteva
ravvedere. Oggi, in questa generazione che si è fatta più grandemente
empia e feroce, non cerca più segni, ed anche quando ne vengono
manifestati sono pochi coloro che credono e che li accolgono. Se prima i
cuori erano fatti duri, sono giunti a farsi pietrificati, e ancor più al
suo posto è entrato il diavolo, sì che a questa umanità che non ha
ascoltato i continui richiami e le grazie di misericordia date, verranno
dati al culmine della grande tribolazione i tre giorni di fitta tenebra
e angoscia, che saranno passione, morte e risurrezione nella rinascita
del sole radioso del nuovo giorno. La prima lettura vi narra come Ninive, di cui grave era
la colpa, abbia ascoltato la predicazione e l’ammonizione della sua
distruzione da Giona e si è ravveduta, ponendosi in penitenza, pentiti e
affranti nel digiuno e nella mortificazione. I cuori degli abitanti si
sono fatti contriti e posti a fare ammenda del loro peccato, sì che la
mano dell’Onnipotente, che era pronto a colpirla, si è arrestata. Anche
voi sareste ancora in tempo, ma quanti si fanno penitenti e si pongono a
fare riparazione? Quanti si convertono e cambiano la loro vita
dall’errore al bene e alla sua giustizia. Oggi l’uomo non ha più nemmeno un re, come Ninive, che
si cosparge nelle ceneri e fa penitenza indicandone la via, vivendola
lui stesso, al popolo che governa per la propria espiazione. Voi avete
per capi nei governi, negli statisti, affiliati di Satana che parlano
con lingua doppia: parlano di prosperità e defraudano, parlano di pace,
ma fomentano la guerra. Tutto quello che oggi si compie, e che da essi viene
escogitato nel segreto, è che i conflitti si propaghino a tutte le
nazioni. Non ci sono innocenti: gli Stati sono, chi più chi meno,
colpevoli. Anzi, coloro che si nascondono e non si pongono apertamente
alla guerra sono maggiormente responsabili di chi, pur gravemente reo,
la sta effettuando, ma sono coloro che hanno sobillato, fomentato,
preparato per provocare tutto questo male. Ed ora in molti cercano di
incentivare e accelerare questo processo di promulgazione e diffusione
alla distruzione. I capi, non solo della Russia, ma quelli d’Europa,
dell’America e altri connessi sono fortemente colpevoli e complici. Il
sangue degli innocenti ricade con condanna su tutti i paesi che hanno
dato origine e provocato. I potenti della terra, molti di coloro che
hanno le redini del mondo, sono figli del diavolo. Quanti sacrifici
hanno offerto a lui per avere potere, ed ora ne sono sottoposti a totale
ubbidienza per divulgare il progetto di devastazione di Satana. Cosa potete fare voi, figli miei, piccolo popolo mio?
Ognuno di voi sia un tassello della mia pace, della mia terra, del mio
Cuore. Ognuno di voi è importante e fondamentale. Vi fate nel mio
seguito le mie piccole oasi, i parafulmini che limitano, frenano,
arrestano tanti mali che ancor più pesantemente possono colpire la
terra. Siate voi la purificazione nella vostra mortificazione, riparate
e implorate, siate intercessione dinanzi al cielo, dato che da voi
nascerà la nuova umanità. Beati coloro che si stringono a Dio e si pongono in
stato di grazia. Essi entreranno il nel ventre della balena come Giona,
ove sarà loro rifugio, che seppur nel buio e nello sgomento attenderanno
al riparo, senza precipitare fuori nella tempesta, negli abissi del mare
oscuro, per uscire dopo i tre giorni e vedere e contemplare l’esplosione
del nuovo giorno radioso del sole di risurrezione. Vi benedico.
10/03/2022 Gesù Mia piccola Maria, quale potere ha la preghiera, quale
potenza è la preghiera: supera le potenze nucleari e la forza della
bomba atomica. Essa penetra i cieli, può cambiare i cuori e gli eventi.
Se gli uomini si ponessero da figli che riconoscono in Dio il loro
Padre, cosa non verrebbe concesso ad essi, quanti mali svanirebbero, ove
sarebbe l’avanzata di ogni guerra? Iddio, da Padre, ai suoi figli che a
lui ricorrono e chiedono aiuto, si pone a difesa, a fortezza e ausilio,
a rifugio e sostegno. Ogni male dinanzi a lui viene abbattuto: il solo
sguardo di fuoco annienta il nemico. Basta il gesto della sua mano che
si alza in comando e il diavolo, con l’intero inferno, si ripiega a
ritroso schiacciato e le creature sicure e certe si farebbero intorno a
lui festanti e libere. Guardate alla prima lettura stasera in Ester, che teme
e trema per l’ardire di impetrare dinanzi al suo re che, come leone
ruggente, si pone a dominio. Ella si rifugia confidente e fiduciosa al
Dio dei suoi padri, implorando la sua difesa e il suo intervento:
“Signore, sono sola, sono orfana, non ho altro che te”. Chi prenderà a
tutela la sua causa, se non il Signore dei cieli, che dinanzi alla sua
sincera e accorata prece interviene per placare il leone nel re, che si
fa docile, e per riportare giustizia nella vittoria ai suoi nemici.
Perché i popoli non si
genuflettono, non si pongono tra le braccia di Dio Padre, non impetrano
il suo intervento? Se tutti, o la massa della moltitudine,
riconoscessero e amassero il loro Dio, se si facessero confidenti e
fiduciosi in lui, cosa potrebbero i leoni feroci nei potenti della
terra? Un soffio dell’alito divino, che verrebbero scaraventati e
portati via ai loro abissi con tutto il residuo del loro male e i
progetti della loro devastazione. Il Vangelo vi esorta: “Chiedete e otterrete, cercate e
troverete, bussate e vi sarà aperto”. A un figlio che chiede con cuore
sincero, Iddio risponde e soccorre. Voi direte: “Ma quante volte abbiamo
chiesto, pregato, e non abbiamo ottenuto”. Figli, la preghiera viene
esaudita, ma alle sue condizioni: vi viene richiesto di convertirvi, di
disporvi al bene, di emendarvi dal peccato, dato che solo in un otre,
quello della vostra anima che si fa vuota di colpa e resa degna del suo
candore, può ricevere ed entrare la grazia. O almeno la creatura deve
disporsi sinceramente a fare il cambiamento verso Dio. Ciò che chiedete
deve essere sottoposto alla volontà divina, in quanto il Signore sa ciò
che a voi è più buono concedere: ciò che adempie è secondo il suo
disegno, che è il raggiungimento della salvezza e della santità. Per la grazia ci vuole anche il suo tempo, perché
seppur già acconsentita e accreditata, per far sì che si adempi nei suoi
effetti concreti deve raggiungere la sua maturazione, a volte in anni,
con la preparazione delle creature, nelle disposizioni degli eventi.
Voi, pregando ponete il seme che Dio pone alla sua terra. Ci vorrà la
vostra partecipazione nell’opera che darete, nella perseveranza e nella
pazienza di un lavoro che pregando, amando e anche soffrendo, concima e
disseta con le vostre lacrime la terra che fa sì che il seme cresca e si
maturi nel frutto. Sappiate però che se ciò che avete chiesto è giusto,
certamente vi verrà concesso. La preghiera deve farsi atto d’amore: quanto più voi in
essa amate, tanto più riceverete l’amore di Dio che si infonderà in voi
e intorno a voi. Tanto più vi farete minimi, piccoli, bisognosi, quanto
più il Padre vostro si piegherà per aiutarvi. Quanto più l’anima vostra
vivrà la sua sponsalità con lui, quanto più Iddio vi amerà da sposo, vi
porterà nel suo talamo, circondandovi e colmandovi di tutte le dolcezze
e di tutti i vostri desideri esauditi. Vi benedico.
La parola sia pura e dia riconciliazione 11/03/2022 Gesù Mia piccola Maria, la santa parola di stasera vi sprona
ad esaminare la vostra coscienza in profondità, a scrutarvi
interiormente, dato che vivete spesso un cristianesimo superficiale,
mentre il Padre vostro nei cieli è molto esigente: vi dà tutto, non
trattiene niente a sé, vi ama totalmente, ma richiede anche il vostro di
tutto, per quel che ogni persona può, anche se nella sua misericordia è
sempre pronto a riabbracciarvi e riprendervi a sé, dinanzi al vostro
ritorno a lui pentiti. Sappiate guardarvi dentro. Vi ritenete sempre i
migliori, i giusti, i retti, ma perlopiù, nella massa, fate del bene
solo a chi vi riama e vi fa del bene, e verso chi vi si oppone
ricambiate altrettanto con offese, vendette o l’estromissione dalla
vostra vita. E se non si colpisce direttamente l’altro, se ne porta
nell’intimo il rancore, la rabbia, il risentimento. Io vi chiamo ad avere una giustizia che supera l’umano,
che è ristretta ai propri modi di vedere, ai propri formalismi e
tradizioni, ad andare oltre per guardare con l’occhio di Dio che ama
sempre, che nell’amore misura e giustifica, per chiedervi di essere
rigorosi con voi stessi quanto misericordiosi con il prossimo, a
superare il detto dell’uomo antico “occhio per occhio, dente per dente”,
poiché non sarete giudicati solo per una vendetta diretta che colpisca
fisicamente, ma anche nella vostra parola emessa, a cui date poco peso:
parola che attacca e che spesso con la lingua uccide l’intimo del
fratello, la stima altrui e il suo nome. Se poteste osservare quale
cloaca sia diventata la bocca dell’uomo, e quale fetore trasmette tra
accuse, giudizi, condanne, critiche, pettegolezzi, parolacce,
imprecazioni e ogni forma di invettiva e turpiloquio, che sparse tutte
insieme nell’aria si fanno trama fittissima di male che ricade su tutti.
Non solo la parola, ma anche i cattivi pensieri, la malizia della mente,
le espressioni malevole pur da lontano, discorsi contrari di ogni
biasimo verso il prossimo, le critiche sussurrate all’orecchio. Non
sapete che lo spirito parla, si dilata e raggiunge portando la sua
benedizione come la maledizione che, seppur distante, colpisce il
fratello che ne porterà alle sue conseguenze? Io vi chiamo a purificarvi da tutto ciò, a dare
riconciliazione e pacificazione nel vostro intento nel corso del viaggio
della vita verso tutti, particolarmente con chi a voi è avverso o voi lo
siate a lui, prima di dover giungere e presenziare dinanzi al tribunale
divino, in quanto sarete valutati e filtrati attraverso un fitto
setaccio nel quale potrete passare solo se purificati e riconciliati.
Quanti fedeli, venendo pur in chiesa, ricevendomi nell’Eucaristia,
vengono portando in sé odi, rancori, astio, ché da anni hanno magari
escluso dalla loro vita il proprio fratello: come possono fare la
comunione? Cosa significa fare la comunione, se non essere in unità? E
come si può essere in unità con me, se il proprio essere è diviso, se in
sé vive la lacerazione? A questo motivo vi dico nel Vangelo: “Prima di
portare la tua offerta sull’altare, vai a far pace con tuo fratello.
Molti mi diranno: “Signore, se abbiamo espresso giudizi e parole
contrarie, è perché meritate dal cattivo comportamento dell’altro”, ed
Io vi rispondo: “Voi fate la vostra parte nel bene per quel che a voi è
possibile, per far sì che vi sia accreditato a merito. Per l’altro, se
non si emenderà, passerà attraverso il giudizio di Dio che non avrà più
proroghe”. Come riuscire ad avere questa capacità di riconciliazione, di
perdono, questa portata d’amore che supera la vostra di giustizia?
Dovete guardare a me, vostro Signore crocifisso, e chiedermi, a me che
ho perdonato tutti, gli stessi crocifissori: “Signore, insegnaci a
perdonare, insegnaci ad amare, insegnaci ad avere una parola di bontà”.
Imparate da me, vostro maestro, che vi insegna e vi infonde il retto
pensiero e la retta azione. Io vi darò il perdono, l’amore, ogni
capacità di comunione: la mia parola, che esprimerà in voi solo il mio
bene. Vi benedico.
12/03/2022 Gesù Mia piccola Maria, stasera nel Vangelo mi manifesto
nella mia divinità alla mia trasfigurazione. Seppur per un breve tempo,
viene dato un bagliore della gloria divina che si fa presente dinanzi ai
miei apostoli che, presi dallo stupore e dall’incanto della sua
bellezza, mi dicono: “Signore, è bello stare qui”. Vorrebbero fermarsi,
sostare per sempre sul Tabor, ma Io dichiaro che non è possibile, che
bisogna discendere per tornare a Gerusalemme per prendere la croce,
prima Io, per patire e morirvi, e poi per ognuno che dovrà soffrire
portando la propria. La visione è stata data loro per accrescere la
fede, per fortificarli alle prove future, per dare consolazione e
speranza a ciò che avrebbe dato seguito alla loro vita. Ma per
conquistare la vetta del Tabor bisogna vivere il tragitto della propria
via crucis, che purifica nella sua ascesa dalle scorie del peccato e ne
rende meritori: trasforma salendo con la sua fatica, nel quale si vive
una metamorfosi del proprio essere, che perde la sua materia per
innalzarsi allo spirito. È un cammino sul monte dello spirito che aprirà
la visione della conquista della sua cima nell’estasi divina. Come poter accogliere la croce che si fa fardello nel
percorso, darvi sapienza ad essa, al suo valore, se non come afferma il
Padre celeste nella nube sul Tabor: “Questi è il Figlio mio, l’eletto,
ascoltatelo!”? Nell’ascolto della santa parola del mio insegnamento, al
mio seguito, voi dovete permearvene, infonderla nel vostro essere per
divenire e farvi un tutt’uno, parola di Dio e carne vostra, che
accogliendola in sé, partecipandola, si fa carne spirituale che vi
innalza alle sante mete delle vette celesti. Ancor prima che gli apostoli contemplino la
trasfigurazione, essi sono presi da un grande torpore: si addormentano,
ciò che accade anche ad Abramo quando nel patto sacro con il Padre
Santissimo, dopo aver sacrificato degli animali, c’è l’attesa del suo
segno, della sua manifestazione che dava credito e benedizione al
sacrificio ricevuto e ne stipulava l’alleanza. Anche Abramo viene preso
da pesante sonno e persino terrore. Questo accade ed è rilievo della
povertà umana, che deve vivere il suo transito nel sonno della morte per
poter aver visione del divino. È sinonimo della caducità e limite umano,
del distacco che deve fare di sé, dalla propria corporeità, per potersi
porre in contatto con la realtà spirituale, il suo contatto con la
divinità. Come riuscirvi, se non si passa attraverso la potatura dal
peccato? Lo afferma bene San Paolo, nel quale nella seconda lettura dice
che il ventre dell’uomo si fa suo Dio: ciò di cui si dovrebbe
vergognare, egli lo brama, si attacca al suo desiderio perdendosi. Iddio vi chiama a vivere la purezza, il candore nella
vostra interezza, pensiero, cuore, corpo, dato che solo chi si fa puro
si stacca dalla prigionia e dalle catene della carne, dalla sua
pesantezza che lo fa ricadere a terra e non ascendere. Nel pudore, nella
limpidezza, nel chiarore della propria castità che rende virgineo
l’essere ci si fa leggeri, lievi, e più spedito è il cammino, più celere
il volo verso l’alto. Mi direte: “Ma come riuscire a tutto ciò?”,
a superarvi. Figli miei, prima
della salita al Tabor avevo passato l’intera notte in preghiera. La
preghiera è il tramite tra la terra e il cielo, tra il corpo e lo
spirito. La preghiera è il vostro atto di fede continuo che permette che
siate sostenuti e sorretti da me, che vi introduco e conduco segnando il
passo nel sentiero pur faticoso del monte, che vi aiuta a portarne la
croce, vi rende atti all’adempimento della sacra parola, vi dà capacità
e forza nel distacco da ogni lussuria e male. La preghiera sono le ali
che vi faranno volare alla cima del Tabor, ove la gloria di Dio si farà
manifesta per sempre e solo nel gaudio. La vostra pena è breve, la
felicità del regno è eterna. Vi benedico.
14/03/2022 Gesù Mia piccola Maria, il Vangelo vi sprona e incita:
“Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro nei cieli.
Ah, la misericordia, quale grande attributo di Dio. Egli ne riversa le
mani piene in continuazione sui figli dell’uomo. Anche quand’essi
pur siano colpevoli e rei, li sovrabbonda dei suoi benefici e delle sue
provvidenze per fare in modo che tanto amore profuso riconverta i cuori
a lui, e che ricevendo la sua munifica misericordia essi ne impegnino
l’essere per essere capaci di contraccambiare e donarla al prossimo. Voi chiedete a Dio ogni grazia, miracolo, il perdono
dei peccati, ed esigete che il vostro signore vi perdoni sempre, vi
affranchi e dia continua assoluzione alle vostre colpe, vi riprenda e
accolga comunque. Sì, il Padre celeste è un padre buono, sì tenero, dal
Cuore di una pietà infinita, e a un figlio che a lui si rifugia
veramente pentito del suo peccato, egli lo trae a sé, gli tiene il capo
tra le ginocchia, gli asciuga le lacrime, lo bacia in volto, lo
riabbraccia vincolandolo a sé. Ma voi, avete la medesima misericordia?
Cosa si dice nel padre nostro: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi
li rimettiamo ai nostri debitori”, e venendo alla confessione come
potranno essere perdonati i vostri peccati, se voi non avete avuto
misericordia per l’altro? Nella vostra mancanza di perdono è presente ancora
chiusura, ostilità e durezza, quindi un peccato di cui non ci si è
pentiti. Spesso siete dei giudici severi e critici, che non revocano né
ammenda né remissione: dinanzi all’errore dell’altro siete pronti ad
ogni sentenza di condanna. E seppur la sua colpa è più lieve delle
vostre, per voi stessi ve ne date giustificazione, mentre per il
fratello c’è solo il giudizio e la riprovazione. Questo accade perché
non amate. La misericordia e frutto dell’amore, ma anche l’amore
che ne scaturisce con la sua qualità è frutto della misericordia. Sono
sorelle unite che si intercalano nelle loro funzioni ed effetti. Come
può scaturire e accrescere in voi la misericordia? Nella misura in cui
vivete rettamente, vi adoperate per ogni opera di bene, vi adoperate
nella carità, in una preghiera partecipata e profusa sugli altri, nella
dimensione spirituale che vivete nel rapporto con Dio, voi me venite
arricchiti e rivestiti. La misericordia nasce dalla sorgente del vostro cuore
che ama e che amando si dona. Nella misura in cui si protende questo
amore, la sorgente si accresce in ruscello, i cui rivoli si protraggono
e diffondono nei terreni aridi circostanti che vengono bagnati e
dissetati, e nella carità che si amplia se ne maggiorano le acque
facendosi fiume, sino a farsi mare nella santità. A questa acqua di
misericordia, a cui molti verranno a dissetarsi dall’arsura di ogni
compassione da ricevere, in cui molti potranno navigare per poter
giungere al porto della salvezza, con la sete che riarde per ogni
mancanza di pietà ricevuta che ne ha inaridito l’anima, tornano a
rinfrancarsi, a dare nuova fecondità, a nuova misericordia partecipata
nelle creature. La misericordia dimentica i torti ricevuti e dà
giustificazione dell’errore altrui, aiutando nel riscatto e nella
rinascita. Se vi siete fatti misericordia, la misericordia vi accoglierà
non imputando a voi le vostre di colpe, in quanto essa le ha lavate e ha
ricreato anche voi a nuova vita. Quando tornerete a me, nel vostro di giudizio, Io vi
sarò presente e mi vedrete venire incontro nella mia misericordia, ma
poi sarete soppesati sulla bilancia divina e se la vostra anima sarà
intessuta e ammantata di misericordia sarà leggera, una piuma che si
innalza, ma se non avrà concesso niente nella sua intransigenza e
durezza, sarà pesante cadendo negli abissi. Cosa peserà in voi? Più la
misericordia o il peccato? Più il perdono dato, o il giudizio di
condanna? Vi benedico.
16/03/2022 Gesù Mia piccola Maria, quale gioia per San Giuseppe la
consacrazione e il nuovo gruppo in suo onore. Esorto tutti a consacrarsi
al cuore buono, santo e giusto di Giuseppe. Egli, a chi a lui si affida,
copre con il suo sacro manto e avvolge la sua protezione e custodia, ne
ricopre la persona, la casa, la famiglia, e se ne prende cura: vi sarà
vicino sempre, in ogni vostro frangente, nei vostri problemi, sino al
vostro ultimo respiro. Vi sarà accanto aiutandovi nel transito. Fate i
mercoledì in suo onore, offrendo le Sante Messe a San Giuseppe per ogni
intenzione. Egli si fa arca nella quale potrete entrare ed essere al
sicuro. Beati coloro che si fanno suoi devoti: chi vive la sua devozione
è predestinato alla salvezza. Ecco il Vangelo vi espone bene nel brano di stasera la
natura dell’uomo, che è sempre esposta verso il miraggio della
grandezza, della conquista ad ogni rilievo. Anche se possiede un animo
buono ed è proteso al bene, il suo richiamo nel suo ego richiede lo
sfoggio di sé e la sua affermazione. Io avevo appena finito di
annunciare tutto il dolore che avrei dovuto subire nella mia passione,
crocifissione e morte, il patimento del mio martirio che vedevo
palesarmi dinanzi in tutte le sue fasi e ne tremavo nell’intimo: ne
vedevo gli scherni e la ferocia accanirsi contro di me, le atroci
percosse, la carne trafitta, gli spasimi dell’agonia, ma i miei apostoli
nemmeno avevano recepito il dolore e l’urgenza di ciò che avrei dovuto
patire, sì che la madre di Giacomo e Giovanni, in ginocchio
prostrandosi, si preoccupa invece e mi implora per i suoi figli.
Desidera seggi accanto a Dio nei cieli, sì che Io rispondo: “Ma siete
voi disposti a bere l’amaro calice”, e spiego loro che il governo e la
conquista dei cieli è opposta a quella terrena. I re e i governanti
nella terra sono perlopiù despoti che opprimono e dominano, che
richiedono per sé ogni schiavitù e servizio, ma la gloria divina non è
così: si occupano i seggi celesti sempre più elevati quanto più ci si
pone al servizio facendosi servi di tutti. Più si è sottoposti e ci si
fa schiavi nella carità, e più ci si rende grandi per le altezze divine,
servizio che è proprio quello che gli uomini non vogliono seguire e
sottoporsi. Giacomo e Giovanni, ed anche la loro madre, berranno un
calice di pena e occuperanno gli alti seggi del trionfo, ma la
disposizione di stare una o destra e uno a sinistra del mio trono viene
occupato e stabilito dall’eterno Padre. A voi non compete ricercare
grandezze né terrene, né quelle del regno celeste. Non dovete ambire e
desiderare oltre ciò che appartiene solo alla volontà di Dio. Voi dovete
pensare solo all’oggi. Oggi dovete porvi al servizio solo per amore,
senza pensare ad altro Ogni giorno, dice il Vangelo, basta alla sua pena. Voi
vivete giorno per giorno, stando inginocchiati nell’impetrazione della
preghiera verso i cieli per intercedere e riparare per i vostri peccati
e quelli altrui, per porvi il grembiule di chi si pone ad accudimento in
ogni opera di bene che potete. Questi è il tempo, il presente. Ciò che
sarà poi è nelle mani dell’Onnipotente che tutto vede e gestisce, e così
sarà per il posto che occuperete nel regno. I profeti di Dio che annunciano la verità, come
descrive la prima lettura, vengono sempre screditati: si cerca di porli
in fallo, di non dare loro ascolto e infangare la loro parola, che è un
annuncio sempre di croce e servizio ad essa, che è proprio ciò che
l’uomo non vuole. E così come è stato con Geremia, con tutti i profeti e
il vostro stesso Signore, si cerca in tutti i modi di farli tacere. Se
però voi vi ponete all’ascolto e vi adoperate per seguire i santi
annunci che sono a vostra salvezza, il Padre stesso vi darà il posto più
bello e consono per voi, il vostro, l’unico, il seggio di gloria nel suo
giardino divino. Vi benedico.
17/03/2022 Gesù Mia piccola Maria, del brano del Vangelo di stasera si
presenta la realtà terribile, onnipresente dell’inferno. Quell’inferno
di cui quasi non si parla più. Si pone un velo anche nella Chiesa,
perché si afferma che Iddio, che è così misericordioso e buono, non
permetterebbe esistessero gli inferi, dimenticando però che egli è sì
bontà e misericordia infinita, ma quando tutte le grazie infuse dei suoi
divini attributi ne vengono rifiutati, rimane sempre la parte della
giustizia, che pur Dio è, che non è stata ottemperata. Può Iddio dinanzi
e quei figli che nella loro vita gli sono stati fedeli ed hanno lottato
e si sono sacrificati per adempiere al suo insegnamento, che hanno
combattuto per ogni bene e verità, piegando e sacrificando la stessa
loro vita, dare il medesimo premio a chi ha vissuto dissacrando,
operando nel male, senza farsi scrupolo e senza pentimento, portando
corruzione e malvagità nel mondo? Iddio è un Padre che avrà tentato di tutto per la loro
salvezza, che però essi hanno ripudiato e rifiutato, non rimanendo che
una misericordia rinnegata e una giustizia da adempiere. L’inferno non è
stato creato da Dio. I demoni cacciati dal paradiso hanno formato il
loro impero e sono gli uomini che decidono di tuffarvici, poiché il
Signore ha posto dinanzi al suo baratro una rete fittissima del suo
amore per fare in modo che non vi precipitino, ma sono essi stessi che
lacerano o alzano la rete perché vogliono essere parte di esso. Un tempo
si meditava molto della presenza dell’inferno: ora è divenuto un tabù,
una leggenda che se descritta si vieni tacciati di medioevalismo, di una
realtà superata, in quanto solo per amore bisogna innalzarsi alla vita
divina. Sì, l’amore è la condizione purissima e prioritaria che dovrebbe
elevarvi al cielo, ma spesso anche il timore, figli miei: come
sussisteva un tempo è santo. Il santo timore di Dio, che almeno, se non
per amore, per la paura di non cadere negli oscuri baratri ci si emenda
e ci si può salvare. Questo luogo scuro, senza più barlume di luce e
speranza di uscita, è sorte terrificante e pur senza proroga. E per
quanto un’anima sia stata malvagia e feroce sulla terra, ciò che lo
attende non è paragonabile per il tormento che dovrà patire per
l’eternità. In esso i luoghi sono divisi in varie sezioni, come
Dante per ispirazione dello Spirito ha descritto. Ogni stadio è
proporzionato alla colpa e al male commesso. Quanto più si è stati
reprobi e rei, tanto più grave sarà il patimento. I dannati si sbranano
fra loro senza posa. Gli stessi demoni non fanno che colpire ferocemente
le anime a loro piacere e in modo atroce, ma le medesime anime dannate
hanno in sé ormai solo odio, hanno perso ogni minimo sentimento umano e
la loro brama maggiore è di portare nello stesso luogo di tribolazione i
viventi, soprattutto i propri familiari e amici, in quanto in essi vige
lo stesso pensiero diabolico: portare anime all’inferno. Molti dei
dannati vengono evocati e chiamati dagli uomini sulla terra con lo
spiritismo e ogni vocazione satanica, o per direttissima del maligno per
portare supporto ai diavoli che sono nel mondo e si adoperano essi poi
nei vari posti e case, soprattutto infestate, di condurre a disperazione
le creature. Nel punto più profondo degli inferi c’è Lucifero, che
continuamente sbrana, defeca le anime in un ciclo perpetuo e senza
tregua. Esse sono soprattutto quelle che hanno ricevuto di più in grazie
e beni spirituali. Anime religiose, sacerdotali, alti prelati, che, come
Giuda, hanno venduto per 30 denari il loro Signore e maestro. Nel Vangelo questo ricordo dell’inferno si ripresenta
con il ricco Epulone, che vive sollazzandosi nei piaceri e nelle
ricchezze, lasciando morire di fame, angherie e ingiustizie il povero
Lazzaro che rappresenta i molti Lazzaro che nella fame e nelle piaghe
hanno vissuto nel dolore e in ogni privazione. È un ciclo che si
ripresenta ad ogni generazione. Però gli Epulone di tutti i tempi
periranno nel fuoco eterno. I Lazzaro saranno compensati e riceveranno
il premio dal Padre eterno nel gaudio. Quindi non abbiate invidie o
gelosie e dite quanto i ricchi e potenti siano fortunati nelle loro
abbondanze e nei loro domini. Quale sorte atroce e per essi riservata,
se non si convertiranno. La visione dell’inferno Iddio la concede solo in casi
eccezionali, poiché l’uomo non può sostenerla e vorrebbe, anche per quei
santi o per i bambini di Fatima, a cui hanno avuto per breve tempo avuto
la sua visione, è perché sono stati sorretti dalla grazia di Dio che ha
fatto vedere loro solo ciò che in parte avrebbero potuto sostenere, ma
era importante per ricordare agli uomini e alla Chiesa che l’inferno c’è
e che bisogna fare di tutto per non cadervi, e non solo, bisogna
adoperarsi per cercare di salvare anche gli altri fratelli, dato che
ogni figlio che si perde è una perdita amarissima e dolorosissima per il
Cuore di Dio. Ognuno è un suo alito, ognuno è una sua goccia di sangue,
ognuno è una fiammella del suo Spirito, che devono tornare a vivere per
il cielo. A che serve questa vostra esistenza così breve, se decade in
questa triste sorte? Vi benedico.
18/03/2022 Gesù Mia piccola Maria, ogni pecorella che vuole stare nel
mio ovile non mi può essere sottratta. Sin quando è accanto a me, ci
sono Io dinanzi e non può essermi tolta. La parola di stasera mette in evidenza quale sia la
sorte di tutti i discepoli, gli apostoli, i profeti che mi annunziano,
che sono sempre perseguitati, se non persino uccisi. Essi proclamano una
parola di verità e gli uomini vogliono la menzogna, proclamano il bene
da vivere e gli uomini vogliono il male da compiere, annunziano una via
di rettitudine e giustizia mentre essi vogliono il peccato. La loro
presenza irrita, la loro voce è fastidiosa ai loro orecchi, in quanto
scruta e mette in evidenza le loro cattive coscienze. Cercano quindi di
eliminare ciò che ne porta ad essi ogni forma di turbamento o visione di
una realtà di bene che non vogliono vedere, né accogliere. Ugualmente, spesso accade che dinanzi ai miei prodi che
di me portano immagine gli uomini osservino e notino un’impronta di
sacralità, l’orma di Dio su di loro, che ne fa recinto esclusivo del
Padre Santissimo, che nei doni divini con cui ne vengono arricchiti
provoca ad essi invidie e gelosie, un livore sordo, per cui nell’astio
hanno il desiderio di eliminare chi credono sia potenziato di tali doni,
che ad essi invece dovevano essere riservati. La gelosia e l’invidia è la colpa che sin dalla notte
dei tempi ha provocato odi e persino macchiato di sangue le mani degli
stessi fratelli. Ricordate: da Caino ad Abele, su cui lo sguardo di
favore dell’Eterno si era posato per la bontà e l’innocenza di Abele, ma
ne ha provocato la gelosia in Caino che lo uccide; da Giuseppe, di cui
ricordate stasera nella prima lettura, i cui fratelli si corrodono per
essere gelosi sia per la preferenza del padre anziano nei suoi riguardi
che per il dono dei sogni, con cui il Signore lo aveva arricchito, e ne
programmano prima l’omicidio e poi lo vendono agli egiziani. Tutti i profeti che sono susseguiti hanno subito la
medesima sorte, come è accaduto con la mia Persona, che dinanzi
all’evidenza di una sapienza divina e dei portenti di conversione e
guarigione, di miracoli, si faceva palese l’intervento e il favore di
Dio. Ma gli stessi sacerdoti, i farisei, i molti nobili uomini di
potere, non avevano interesse all’attestazione di verità e santità di
cui poter usufruire e aderire a loro salvezza, ma ne scaturiva la cecità
dell’invidia che dava tormento al loro intimo per condurli alla mia
uccisione. Quale peccato è la gelosia e l’invidia, che spesso può
essere anche scatenata dalla mancanza nei propri riguardi, di cui hanno
ragione, ma nel cattivo sentimento che poi se ne prova essi passano a
una colpa maggiore per il risentimento e la rabbia che provano nei
confronti dell’altro, che spesso comporta maldicenze, calunnie e anche
vendette. Se tutti avessero la sapienza del valore di ogni creatura che,
come descrive il Vangelo, è terra coltivata, curata, cinta dal Creatore
per farne una vigna fruttuosa, non si andrebbe ad estirpare e usurpare
il lavoro fatto, ma ci si farebbe collaboratori di Dio per far sì che la
vigna si ampli e si faccia grande, espansa e copiosa. Nella vigna del
mio tempo terreno, che ho cercato di coltivare per darne il frutto di
un’uva regale che si fa vino per la mensa del Re dei cieli, per
l’invidia e le gelosie hanno eliminato me per estromettere tutta
l’opera, sì che Iddio ha fatto sì che tale terra sacra sia stata offerta
a un altro popolo, alla mia Chiesa, ove ancora discepoli, apostoli,
profeti hanno continuato il mio operato per renderla preziosa, feconda e
santa. Ma l’invidia e la gelosia, fomentata sempre da Satana a cui gli
uomini aprono le porte per le loro brame, la corrodono all’interno, ad
ogni ambizione, e la lacerano per possederla secondo il proprio
pensiero e dominio, o per abbatterla e distruggerla, poiché essa si fa
voce della mia parola e mano della mia opera. Forse che tutto il lavoro, il sacrificio, il
combattimento sofferto sia stato vano? No, figli miei, è una croce che
rigenera e permette la risurrezione di vittoria. Voi perseverate, pur in
pochi, sino all’ultimo respiro, sino all’ultima goccia di sudore, sino
all’ultima goccia di sangue, perché dopo c’è sempre il trionfo. Vi benedico.
19/03/2022 Gesù Mia piccola Maria, oggi voi celebrate la solennità del
mio grande padre Giuseppe. Padre così caro quanto santo. Giuseppe, di
un’umanità profondissima, in cui viene rispecchiato per quanto uomo
possa l’immagine riflessa di Dio Padre. Egli ne porta rivestito
l’eccellenza di ogni virtù: umilissimo e inabissato nella sua povertà,
ubbidiente e rigoroso all’adempimento della sua missione infusa
pienamente nella santa volontà di Dio, operoso e concreto nella sua
attività lavorativa che svolgeva anche con pregevole fattura e da cui
egli passava con naturalezza dall’operosità e dall’attenzione del suo
lavoro di mani incallite alla vita contemplativa, che sin da bambino
viveva. Per ore si chiudeva nella sua preghiera e nel suo rapporto
amoroso con l’Eterno, a cui si era consacrato nella sua illibatezza già
infante. Egli, il puro in tutta la sua interezza e anche il virile
pronto ad ogni battaglia contro ogni attacco del nemico e ad ogni difesa
per l’innocente, e per porsi a rischio della sua vita a mia tutela e a
tutela della sua sposa. Uomo pratico, ma anche un mistico, in quanto era
visitato come l’antico Giuseppe da sogni che erano visioni. Entrava
spesso in estasi nella sua prece, unendosi alla contemplazione delle
realtà divine, testimoni dei miei sacri misteri. Come nessuno ha
condiviso la mia familiarità, la confidenza e la tenerezza nella sua
partecipazione materna, e come nessuno al mondo ha amato la sua sposa,
come Giuseppe ha amato Maria e come nessun padre come Giuseppe ha amato
me. Nella bottega, preso dalla fatica del suo sudore,
solerte e zelante, Io stesso lo rimirava incantato di ciò che Giuseppe
fosse, la cui bontà è paragonabile al riflesso della bontà del Padre
celeste, simile un pezzo di pane appena sfornato e fragrante per essere
mangiato da tutti. Quanto lavoro in offerta ai poveri, quanto lavoro
malpagato, quanto cibo tolta la sua bocca, di cui già era scarno, dato
che a coloro che bussavano indigenti alla sua porta era pronto a darne. Giuseppe è un grande conoscitore delle sacre scritture.
Il suo linguaggio di uomo riservato era parco, ma si esprimeva a
riferimento sempre della sacra parola. E dinanzi a tanta austerità
avreste incontrato anch’un uomo di spirito, sorridente e pronto a
confortare per dare rianimo a un afflitto. Non sapete che Giuseppe sin
da giovane è colui che si protendeva a soccorrere i malati, a stare
accanto ai moribondi. È lui che giovanissimo ha accudito personalmente
la madre nel suo percorso di malattia alla morte. E ugualmente ha fatto
con quelli di casa e quelli del proprio paese. La sua di malattia è stato un martirio in cui ha
cercato di nascondere il suo dolore per non dare altro affanno, ma Io ne
conoscevo l’intensità e l’offerta che aveva donato per dare sostegno e
aiuto per il mio apostolato di vita pubblica e per la mia opera di
redenzione, che presto sarebbe iniziata. Se da bambino con mia Madre
erano sue le braccia alle quali mi sostenevo e rifugiavo, nella sua
avanzata età erano le sue povere membra ammalate che a me si stringevano
e che ero Io poi a sostenere. Il suo ultimo grido d’amore stato per
l’eterno Padre, per la sua sposa colomba del suo cuore, per me, di cui
l’ultima parola è stato: figlio. Se c’è stata una tribolazione che più ha lacerato la
sua anima è stata quella di sentirsi incapace e inefficiente al suo
compito e di non potermi dare quell’abbondanza. quelle possibilità che
pensava mi aspettassero come Signore e Dio, che nella sua povertà non
poteva darmi. Iddio però è stato pienamente soddisfatto di quanto
Giuseppe abbia fatto oltre le sue forze umane, sì che la maestà infinita
lo ha innalzato a grande gloria nei cieli. Giuseppe è un astro che si innalza sugli altri astri e
il Padre Santissimo ne ha fatto il patrono e custode della santa Chiesa,
protettore delle famiglie, dei moribondi e anche dei deboli e malati.
Pregate e invocate San Giuseppe, confidenti per ogni intenzione. Egli vi
aiuterà e darà grazie, dato che grande è il suo potere di intercessione
sul Cuore dell’Altissimo. Credete che la morte, quand’eravamo ancora
sulla terra, ci abbia diviso, che la sua di partita abbia separato? Egli
era sempre in me presente, ed egli nel luogo verde di delizia, ma di
attesa, ha continuato a pregare per me: luogo ove prima della mia
risurrezione i giusti attendevano il gaudio e la visione perfetta di Dio
nell’entrata del regno. Da lì egli mi seguiva, amava e pregava. Nella
mia passione e crocifissione Giuseppe, se non carnalmente, come la Madre
Santissima, era spiritualmente accanto alla mia croce. Nella mia discesa
dopo la morte, ove mi sono recato se non nel luogo ove i patriarchi, i
profeti, i giusti di tutti tempi passati attendevano il mio ritorno? Ed
Io mi sono precipitato per andare incontro per primo a Giuseppe. Il mio
primo abbraccio a lui che, venendo ancora a me, mi ha chiamato:
“Figlio”. E Io ho risposto: “Padre”. San Giuseppe è l’appendice del mio
amatissimo Padre celeste. Vi benedico.
21/03/2022 Gesù Mia piccola Maria, ecco un profeta non è mai accettato
da quelli del suo paese, spesso della sua famiglia, o anche della
propria parrocchia. Conoscendolo sin dalle origini non credono che la
mano di Dio possa esser posata su di lui, poiché attendono che ciò che è
straordinario non possa toccare la normalità, l’ordinarietà. Anch’o nel
mio paese a Nazaret non sono stato accolto e né ascoltato, anzi, hanno
pensato di uccidermi portandomi su una rupe per farmi precipitare. Non
sono riusciti a vedere la gemma della grazia che Dio ha riversato fra di
loro, come non avevano saputo riconoscere nemmeno negli anni passati la
santità della Santa Famiglia vissuta fra di essi, che nella loro umiltà
celavano la straordinaria santità, ma nemmeno a valutarne le virtù che
erano evidenti e palesi, dal quale prendere edificazione ed imitarli. Dinanzi alla mia parola che è rugiada divina che
amalgama, umidifica il terreno dell’anima per plasmarla a Dio, essa non
ha potuto attecchire tanto il loro animo era pietrificato. Dinnanzi ai
miracoli e alle guarigioni di cui avevano sentito parlare, che seppur
poche e limitate a causa della loro incredulità ci sono state nel
circondario di Nazaret, non sono riusciti a scuoterli ed arricchirli per
darne irradiazione di fecondità per la loro carità e il bene da
adempiere in quanto i loro cuori erano inariditi. Il profeta annuncia e opera, ma ne porta il raccolto se
viene accolto nella sua parola. Oggi quanti sono i profeti di Dio che
annunciano il suo richiamo di ravvedimento e il suo messaggio di
conversione? Non moltissimi, ma ci sono. C’è chi ascolta nel cuore come
questa mia figlia, altri che ricevono persino visioni, ma perlopiù
questi miei messaggeri che si fanno araldi non vengono seguiti. È minimo
il numero di fronte alla massa dell’umanità: vengono discreditati e
perseguitati in mille modi, particolarmente da quelli intorno a sé, da
quelli di casa o di chi conosce. Se Io, il Signore, sono stato accusato di ogni menzogna
quanto più ricusa nel profeta che è solo uomo e a cui possono più
facilmente colpire per i propri limiti e povertà, di cui essi hanno
conoscenza. Ma proprio la croce, a volte è l’incorrispondenza, spesso
una fatica che pare per il momento non porti frutto, dà il timbro della
loro autenticità, dato che ove molto è l’applauso e la gratificazione,
Io non sono. Per riconoscere la veridicità del profeta si comprende da
ciò che annuncia, che deve essere specchio del Vangelo, seguirne
integralmente i dettami e gli insegnamenti, le ammonizioni, la croce che
ne consegue e che ne comporta la pena in chi viene arricchito del dono
divino e dalla preghiera, sua e la vostra, che ne dà discernimento. Ricordate: chi accoglie il profeta accoglie me. Notate
come il Vangelo ricorda la vedova di Sarepta che accoglie nella carità
il profeta Elia. Alla sua generosità Iddio la ricompensa con
l’abbondanza della sua provvidenza, in un olio che non avrà termine e
con il quale sarà scambio di ogni nutrimento per lei e i molti a cui
avranno potuto presso la sua casa trovare sostentamento. Osservate al
lebbroso Naaman che si reca in viaggio da Eliseo e seguendo le sue
disposizioni ubbidisce alla sua parola per bagnarsi sette volte nel
Giordano, sì che per tale fede fu risanato. L’accoglienza del profeta
che di me porta significato riveste di beni e virtù, vi libera dalla
lebbra del vostro peccato ricongiungendovi al vostro Padre celeste. Vi benedico.
23/03/2022 Gesù Mia piccola Maria, Iddio vi offre la Santa Legge perché
sia salvezza per l’uomo, legge che cuce come abito fatto appositamente
per la sua misura. Mosè la espone e la dona al popolo d’Israele,
elogiandola: legge saggia, meravigliosa e giusta, che se fosse vissuta
da essi diverrebbe nazione che splenderebbe della sua luce su tutte le
altre, che la additerebbero e ne prenderebbero esempio per ammantarsene.
Io stesso vengo nel mondo non per annullarla, ma per portarne il
compimento, così come è richiesto a ognuno di voi che nella propria vita
ne deve portare il suo di compimento. Legge valida ed eterna, valida per ogni tempo e
generazione, che non può essere minimamente cambiata o travisata in
quanto essa è verità divina ed immutabile. Come mai quindi gli uomini la
trasgrediscono? Non si sottopongono ad essa trasgredendo la santa
volontà di Dio. Perché l’uomo vuole seguire il peccato e mentre i
dettami della legge conducono alla vita eterna, il peccato conduce alla
morte. Può un padre che ami i suoi figli indicare una via, se non quella
che li fa vivere e condurre al regno? Ognuno di voi dovrebbe vivere di
questa sua paternità divina indicando, insegnando, ma soprattutto
vivendo i dettami divini, dato che se dice ed esorta gli altri a
seguirli, ma egli stesso non li adempie, non ne darà nessuna
testimonianza e, anzi, ne verrà posto a giudizio, mentre chi vi
partecipa è già insegnamento vivente che ne dà indicazione con il suo
stesso comportamento a cui molti faranno riferimento. Egli diviene
simile a una tavola della legge di Dio che manifesta e porta impresso su
di sé il dettame divino che si fa palese e visibile allo sguardo e
all’esortazione di tutti. Ahimè, tutti i comandamenti oggi sono dissacrati e
violati, tutti, e con nessuna remora di scrupolo o pentimento,
credendoli superati e non più importanti, dato che ognuno si fa la
propria legge a suo comodo e piacere secondo i propri desideri, anche se
cattivi e perversi. L’intera legge è devastata e calpestata dall’uomo, e se
per i comandamenti da vivere, per il rispetto, per l’amore di fratelli a
cui ancora alcuni si confessano, i primi, tre che sono fondamentali in
quanto danno le fondamenta e il senso a tutto il resto, sono quelli di
cui non ci si accusa nel pentimento, come si dovrebbe. Quanti sono
coloro che confessano di non amare e servire Iddio come priorità della
propria vita spirituale? A quanti altri dei si prostituiscono, a quanti
idoli che si sono costruiti si pongono all’asservimento? Quanti coloro
che imprecano contro l’Eterno, non solo nel nominare il suo Santissimo
Nome ed abiurandolo, ma nell’imprecare contro la sua santa volontà e il
suo agire nel proprio vissuto? Quanti, pur partecipando alla Santa
Messa, santificano realmente la festa nel nome di Dio e la vivono in
stato di grazia? Se vengono partecipati i primi tre comandi,
particolarmente nel primo, intrattenendosi nel rapporto unitivo con il
Santissimo Padre con la preghiera, i Sacramenti, si ha la luce, la
forza, il sostegno, la grazia di poter adempiere a tutti gli altri.
Senza il primo fondamento che si fa base, trave che sostiene l’intera
costruzione, tutto il resto decade: la porta si apre ad ogni abiura e
decadenza, e ogni altra norma della Santa Legge non verrà seguita. La
legge di Dio è uno specchio: tanto più la vivete, tanto più ne
riflettete l’immagine e vi fate somiglianti al suo Creatore. Vi benedico.
24/03/2022 Gesù Mia piccola Maria, stasera già alla sua vigilia voi
celebrate la straordinarietà dell’evento dell’incarnazione nel grembo
verginale di Maria, un evento che è un’esplosione silenziosa ma
potentissimo, che porterà il suo effluvio e cambiamento alla storia.
L’annuncio a Maria con il suo consenso e la conseguente mia incarnazione
si può ben definire la seconda creazione avvenuta nel mondo. Nella prima
Iddio ha creato tutti gli elementi, gli esseri viventi e l’uomo. Nella
seconda lo Spirito Santo si infonde nelle carni della Madonna per dare
nuova nascita all’uomo-Dio in me, Gesù Cristo: carne di Maria e Spirito
Santo che si uniscono e si plasmano per portare la mia incarnazione e
venuta, la nuova rinascita sulla terra nel cristianesimo a nuova vita di
grazia. Maria all’invito dell’angelo dà il suo consenso
pienamente. Ella è pronta, libera, disponibile nel suo abbandono, nella
sua umiltà, nella sua purezza. Il “sì” si apre spontaneamente per
adempiere la santa volontà dell’Eterno, che compirà così il suo progetto
di redenzione. Voi conoscete bene l’episodio che avete più volte
ascoltato, che la Madre Santissima non solo ha compiuto nell’annuncio
divino, lei nella sua gestazione, in cui ha portato Dio, ma che ha il
perenne compito di gestire anche voi, tutti figli di Dio. Siete quindi
chiamati, dinanzi all’annuncio che continuamente la Chiesa vi offre e vi
viene fatto, di partecipare alla vostra di incarnazione, e lo potrete se
vorrete essere concepiti dalla Madre Santissima che gestirà anche voi
per essere partoriti di nuovo alla grazia. Se Io, il Signore, sono
passato e forgiato nel suo grembo verginale, quanto più voi dovete
vivere questo passaggio in cui offrendovi a lei, la Madre del cielo vi
porterà nel suo grembo che è il suo Cuore materno per uniformarvi al suo
santo sposo, lo Spirito Santo, unendovi le sue sante proprietà e virtù
per ricrearvi a somiglianza di suo Figlio. In questa transizione umana
che passa nel grembo divinizzato di Maria c’è la terza creazione: la
materia creata che si infonde, si purifica per innalzarsi alla grazia
passa attraverso la maternità Santissima della Madonna, che vi aiuta, vi
riforma, vi partorisce per farvi creature rinnovate a una nuova umanità
spiritualizzata e divina. Così come avete bisogno di una madre per nascere la
terra, dato che l’Onnipotente così ha stabilito che fosse per far sì che
ci sia la partecipazione della maternità umana, che ne desse il suo
contributo, ugualmente per nascere allo spirito avete bisogno della
Madre divina, Madre nello spirito che è l’utero, il grembo del suo Cuore
che vi fa nascere al cielo. A voi la disponibilità di dare il vostro
consenso, e lo potrete se pur voi avete un animo umile, abbandonato e
puro, che vi fa comprendere e dà luce di tale sapienza e capacità di
accoglierla. Vi fate in questo modo nuova nascita per voi stessi che si
farà modo di rigenerazione per molte altre anime. Contemplate Maria. Ella è la donna del “sì”. Non ha mai
pensato a sé stessa, si è messa completamente in gioco: pur solo una
fanciulla nell’annuncio dell’angelo si è fidata totalmente di Dio. Il
suo “sì” non è stato solo per il tempo dell’Annunciazione, ma è
persistito sino alla croce e oltre, sino al suo ultimo respiro. Un “sì”
che gli è costato anche molte lacrime. Se oggi voi potete venire a
Messa, ricevere i Sacramenti, il perdono di Dio, è per merito del suo
“sì”. Senza il suo consenso Io non sarei venuto a voi, non mi avreste
avuto. Ora c’è l’attesa dal Padre celeste che voi, come Maria,
diciate “sì”, diate la vostra risposta: “Eccomi Signore, io vengo per
fare la tua volontà”. Ma in voi quante durezze, ostacoli, timori
frapponete, e al suo richiamo rispondete: “Non ho tempo, ho molte cose
da fare, o altri impegni, non ne ho voglia”. E tutto questo, nel quale
cercate di darvi una continua giustificazione, è perché non avete fede,
dato che Iddio è il padrone del tempo: egli dà forza e sostiene l’agire,
dà il desiderio e l’amore per compiere la sua opera. A differenza della
Madonna, voi pensate a voi stessi, a ciò che voi volete. Potete dare a
volte un consenso a parole che però non c’è effettivamente, perché
volete compiere la vostra di volontà. Non avete né abbandono, né umiltà,
né purezza di intenti, poiché siete ripiegati in voi. Se così non fosse,
non sareste ora dinanzi a un baratro nel quale l’umanità sta
precipitando. Dareste di più, formereste gruppi di preghiera, vi fareste
operatori di carità, educatori nella catechesi, dareste voi stessi. Ma i
più non lo fanno, e in molti che, pur in chiesa si pongono a tali
servizi, cercano molta compiacenza e gratificazione perdendo il valore
del merito della sua santificazione. A questo motivo vi ho dato una Madre solo con lei,
dandovi e consacrandovi a lei, voi riuscirete per suo mezzo di dare un
“sì” vero, benedetto, gratuito, dato che sarà lei in voi a dare il suo
di “sì”, sì che Io potrò venire, dimorare in voi e nascere. Con lei voi
potrete riconoscervi per quel che siete realmente e dire: “Signore, sono
il tuo servo, si compia in me mesi secondo la tua volontà”. Vi benedico.
27/03/2022 Gesù Mia piccola Maria, stasera vi viene narrato il noto
episodio del figliol prodigo che mette in rilievo l’infinita
misericordia del Padre celeste, la sua bontà che non si può sondare:
egli, sempre pronto a riprendersi un figlio che torna, che per quanto
reo, se pentito, riaccoglie nel suo perdono. Questo brano lo evidenzia:
egli è lì all’uscio, a scrutare l’orizzonte continuamente per notare se
il figlio disperso torni a lui, alla sua casa, e quando lo vede venire,
seppur egli lo abbia rinnegato e abbandonato, abbia disperso tutte le
sue sostanze in bagordi e prostituzione, è sollecito ad andargli
incontro, ad abbracciarlo, a rivestirlo delle sue vesti, a far festa,
dato che un figlio che era morto è tornato in vita. Questa felicità del
Padre Santissimo si ripresenta per ognuno che nel mondo, e in ogni
generazione, si emendi con verità. Pur se il suo peccato fosse di fuoco,
se si pentisse all’ultimo istante, Iddio è pronto, disponibile a
riprenderlo a sé. Oggi ancora, in questo periodo così tenebroso e oscuro,
se gli uomini si pentissero del male che compiono e come il figliol
prodigo riconoscessero i loro errori chiedendo a Dio di essere perdonati
e di accoglierli a sé, ove sarebbero i tamburi di guerra, le
ingiustizie, ove il potere del diavolo dei suoi adepti che tornerebbero
ai loro baratri? Il Padre vi ha dato un mezzo eccelso per attestare la
sua nuova giustificazione a voi e il suo perdono nella Confessione: dono
così grande nel suo valore quanto bistrattato e dissacrato dei
cristiani. La massa dei fedeli, ma persino tra i sacerdoti e le anime
consacrate sempre meno ricorrono a tale Sacramento, ritenendolo superato
e dichiarando di confessarsi direttamente a Dio. Ma il sovrano dei cieli
ha disposto che il suo perdono passasse attraverso la mediazione del
sacerdozio, perché ne ha richiesto un esercizio di umiltà da parte dei
penitenti e una verifica della loro assoluzione da parte dei ministri.
Le file di fedeli che vengono a ricevere le mie Carni senza esser
confessati o confessati male sono moltitudini: così a peccato aggiungono
il sacrilegio che ricade su di essi, sulla propria famiglia e sul mondo
intero. Non sapete che ciò che arreca maggior oltraggio dinanzi
all’Altissimo è la colpa, il sopruso verso gli innocenti? E chi è il più
innocente, se non Cristo Signore nell’Eucaristia, che viene dissacrato e
usurpato nelle sue Specie in ogni abominio, ma anche ricevuto in anime
che sono cloache di fetido fetore? Bisogna prima passare per il lavacro
confessionale, bagno divino dei peccati, mentre molti vi si recano per
una terapia, una seduta psicologica, un’enunciazione dei propri problemi
e peccati altrui. Altri se ne danno ogni giustificazione e da soli si
assolvono. Molti confessano delle colpe e ne omettono altre, c’è chi va
senza pentimento solo per adempiere a un dovere per delle celebrazioni
particolari, sapendo in coscienza che tornerà a ricompiere il medesimo
peccato. Tutto ciò invalida la Confessione. Dio è un Padre premuroso, ma
non si può barare con lui, bisogna andare con sincerità e accortezza. Sappiate che il demonio è lì, accanto al confessionale,
e vi entra anche dentro proprio per far travisare l’anima, porla in
confusione o vergogna, dato che sa che l’assoluzione dà nuova grazia
alla creatura e ne perde il possesso. Ove credete che sia il demonio?
Solo tra la malvagità e ogni infamia? Lì già tutto gli appartiene. Si
pone invece alla caccia, particolarmente nelle chiese, nei luoghi di
culto, ove c’è sentore di sacro e salvezza per far tutto decadere. Imparate a confessarvi, anche le minime colpe. Dalle
piccole che si addensano e maggiorano entrano le grandi, mentre una
pulizia profonda vi risana e vi tiene saldi e uniti a Dio. Imparate per
questo a fare bene come si faceva un tempo l’esame della coscienza,
nello scrutarvi interiormente sino alle viscere. Invocate lo Spirito
Santo che vi aiuti e ve ne dia luce. Sappiate anche discernere per un
buon confessore a cui affidare la guida della vostra anima, se volete
fare un cammino più profondo nello spirito, ma nella necessità qualsiasi
sacerdote, nell’elencare i peccati, fosse anche il più peccatore, quando
alza la mano per darvi l’assoluzione è il Signore che vi dona la sua
remissione e il suo perdono. A un’autentica e sentita confessione c’è la
rinascita, venite ricreati alla grazia, lavata ogni macchia nell’anima
che viene riverginizzata al suo originario candore che, pur se foste
canuti e curvi, il Padre vi rivedrà infanti al primo vagito ed esulterà:
questo figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato
ritrovato. Alleluia. Vi benedico.
28/03/2022 Gesù Mia piccola Maria, nel Vangelo di stasera ricorre a me
un padre per impetrare la grazia per il suo figlio gravemente malato che
rischia di morire, e Io gli dico: “Va, tuo figlio vive!”. Quanto vorrei
che questa esclamazione si levasse su tutti gli uomini, che ogni
creatura ricevesse ogni sanità e salvezza. Dinanzi a una natura
devastata nella sua creazione dall’uomo, agli innumerevoli genitori che
piangono per le malattie fisiche e morali dei propri figli, dinanzi al
pianto di coloro che gemono e soffrono nelle guerre Iddio vorrebbe
elevare nel suo intervento il suo grido di liberazione, dato che la sua
maggiore gioia è dare guarigione, salvezza e amore, e di impregnarne la
terra, ma desidera altresì che sia invocato, amato e servito. Desidera
che le genti si intrattengano con il loro Padre e Signore, che lo
preghino per formare un filo d’unione tra la terra e il cielo,
un’orazione che attende particolarmente nell’unità delle famiglie, che
unite preghino insieme, simile a come accadeva un tempo, quando esse si
raccoglievano intorno ai focolari nello sgranare del Rosario e di ogni
prece o di letture sacre, che si facevano incenso che si elevava sino
alle altezze divine. Dio cerca l’amore, è amore, e vuole partecipare
della sua essenza nei suoi figli che ne vivano la presenza primaria nel
cuore, che sottopongano il loro agire e il loro vissuto fecondato
dall’amore divino che si adempie nella sua santa volontà accolta. Vuol
essere servito nel compiere la sua sacra legge e nel porsi a servizio
della carità che si esprime nel soccorso dei fratelli. Il padre del giovane ammalato del Vangelo si pone in
cammino per venire a me, e che da giorni era in preghiera:
un’invocazione accorata e fiduciosa verso l’Eterno. Se tutta questa
impetrazione fosse così effettuata nel mondo intero, Iddio darebbe una
nuova rigenerazione all’umanità, alzerebbe la sua mano per dire ancora:
“Ecco, tutto rivive. Non più guerre, né fame, né ingiustizie, né
malattie, né dolori, che sono il retaggio del peccato e delle colpe, di
ogni abominio umano, di ogni rifiuto e incorrispondenza al proprio
Santissimo Signore. Lontani dalla vita di Dio entra ogni male che
corrode le membra e lo spirito, devasta le menti e ne porta tutte le
nefaste conseguenze che vivete. Oggi dinanzi all’Onnipotente c’è un mondo che geme la
sua agonia, un’umanità che rappresenta un organismo ormai infetto che è
in putrefazione, tant’è corroso e invaso da ogni metastasi. Ne è rimasta
una piccola parte di esso che mantiene la sua sanità e che si pone
ancora ad invocare il mio aiuto, impetra il mio soccorso. Cosa dovrò
fare per dare guarigione? Dovrò intervenire chirurgicamente per estrarre
tutte le metastasi che finirebbero per ricoprire tutto con la loro
contaminazione, e questo comporterà sofferenze, ma dalla piccola parte
di cellule rimaste sane Io ne trarrò una nuova creazione, così come
dalla polvere ho tratto Adamo, così come dalla costola ho tratto Eva. Da
questa minima parte rimasta intatta ricreerò a sanità un nuovo
organismo, sì che la mia voce ancora si eleverà dicendo: “Ecco, mio
figlio vive!”. Vi benedico.
Chi crede in me, è possessore della vita eterna 30/03/2022 Gesù Mia piccola Maria, ponetevi sotto la protezione di San
Giuseppe, sotto il suo sacro manto, ed egli sarà per voi rifugio per i
tempi più gravi e difficili. Tutti coloro che mi amano e a me ricorrono
invocando il mio soccorso e la mia protezione, saranno coloro che
verranno posti nell’arca santa che li proteggerà e li terrà al sicuro
come Noè, nell’attesa che vedano nuova terra. Ecco, chi crede in me, dice il Vangelo stasera, crede
nel Padre che mi ha mandato, crede nel Padre mio del quale sono un’unica
cosa, sì che egli non sarà sottoposto al giudizio di condanna, ma
erediterà la vita eterna. Questo perché finché l’uomo ha fede in Dio,
per quanto peccatore, pur se è caduto negli errori, giunge sempre poi al
pentimento e si ravvede. Per la misericordia in cui crede e si appella
verrà perdonato e ne riceverà salvezza, mentre quando non si crede più
in Gesù Cristo e in chi da lui proviene ed è, non avrà più senso la
fede, né il pentimento né la conversione, perdendo ogni speranza
nell’eternità.
Qual è stata l’azione continua del demonio contro la
mia Persona? Sin dai miei tempi terreni quello di screditarmi, di farmi
perdere ogni valore e significato dinanzi agli uomini, dato che sa che
senza fede in me, egli può annientarli. Si è cercato poi, soprattutto
negli ultimi secoli e particolarmente negli ultimi decenni, di demolire
e distruggere ogni mia credenza. Le scienze, le filosofie, teorie varie
hanno cercato in ogni modo di cambiare, deformare, frantumare la mia
Persona, martellando e indottrinando, per fare un lavaggio alle menti,
per travisare il pensiero e con esso il cuore, per togliere ogni forma
di spiritualità che potesse condurre alla trascendenza, dato che così si
ha fede solo in ciò che è parte della ragione ed è razionale, riponendo
solo nell’uomo la sua centralità, il suo massimo valore e riferimento,
la sua origine e il merito di ogni sua conquista e bene. L’unica
trascendenza permessa è quella che si fa falsaria alla mia Parola e al
mio Spirito, che cerca di darne emulazione, ma dove è il maligno che
manovra e devasta l’intelletto con il suo di pensiero camuffato, che
conduce all’opposto delle verità divine. Si è cercato persino di distruggere l’origine divina
della creazione, che nella sua meraviglia e tangibilità si fa
concretezza e testimonianza visibile del Creatore, e perdendo visione
della genesi e della sua nascita quanto più si è perso e si perde fede
nella mia Persona, nel mio insegnamento, nei Sacramenti. Chi ne
comprende e ne ha sapienza, che sa discernere ove è la verità? Chi è
umile. L’umile comprende e accoglie la verità, come chi è veritiero è
franco, che ne è continuamente alla ricerca, e nella verità accolta si
fa umile. Sono virtù sorelle e complementari. Coloro che le posseggono
sono i piccoli del regno di Dio. Sappiate che nell’inferno ci sono anche i vergini, ma
non gli umili, mentre in paradiso vi sono anche i poveri peccatori
riscattati che si sono fatti umili, ma non ci sono i superbi, dato che
nella superbia non entra né Iddio, né verità, né amore, e in essa si
adempie la sua perdizione. Cosa dovrà fare il Padre celeste?
Riverginizzare l’intelletto umano, scrivere sulla nuova pagina bianca di
nuovo candore che non porta né macchia, né riflesso di ogni ombra che
possa oscurare dal suo virgineo pensiero, che crea e dà vita. E lo potrà
con un popolo tornato umile, sincero, piccolo e amante. Preparatevi già
da ora a condividere e vivere quest’intimità di fede e riconoscimento,
questa attestazione e testimonianza di me, Cristo Signore, nella vostra
partecipazione di vita offerta in carità per la salvezza dei vostri
fratelli, in modo che pur voi facciate parte di questa nuova terra
ricreata. Vi benedico.
31/03/2022 Gesù Mia piccola Maria, nel Vangelo di stasera ancora Io
elevo il mio grido, ancora innalzo la mia voce per farmi accogliere dal
popolo di Israele che non riesce a riconoscermi e seguirmi,
particolarmente tra i suoi sacerdoti e maestri che si fanno guida, di
cui molti ne seguono le direttive. Non credono in me, seppure Io non sia
venuto per ricercare attestazione per la mia gloria, dato che, come
afferma il Vangelo, Dio non necessita della gloria umana. Egli è
bastante a sé stesso, ma viene per ammantare e rivestirne gli uomini
della sua. Vengo a Nome del Padre Santissimo per portare redenzione e
salvezza a un popolo che invece ricerca la propria gloria, incensandosi
gli uni agli altri. E nella gloria umana c’è l’arresto all’evoluzione e
all’adesione dell’amore divino. I giudei che mi interpellano mi pongono a giudizio, non
credono in me, ma affermano di credere nelle sacre scritture, nella
legge di Mosè, sì che Io rispondo ad essi che se credessero nella sacra
scrittura, se vivessero la legge di Mosè mi accoglierebbero in quanto
Mosè ha parlato di me. La sacra parola mi annuncia: ho la medesima
radice, provengo dallo stesso unico Dio che mi ha mandato. L’uomo compie sempre gli stessi errori, ricade sulle
stesse colpe. La sua natura si ripiega sempre al suo istinto e
corruzione: e infatti anche al tempo di Mosè, che aveva ricevuto le
tavole della legge, la via santa che Dio aveva donato al popolo, non
solo per uscire dalla schiavitù d’Egitto, ma dalla schiavitù di Satana.
E come esso risponde? Cosa fanno gli uomini? Rigettano il sacro monito,
la sua santa direttiva e insegnamento per porsi in adorazione del
vitello d’oro, di un idolo che rappresenta Satana dinanzi al quale
ballano e rendono adorazione e onori, dato che gli offre ogni
licenziosità e permissioni di vizio, pur se coteste cose condurranno a
morte, mentre il Padre celeste è via di rigore e virtù che richiede
nella sua attuazione il proprio rinnegamento, che costa rinunce e
sacrificio, che conduce alla vita. L’uomo è sempre simile a sé stesso e
alle sue tentazioni e debolezze, ed anche allora voleva ed ambiva alla
propria gloria umana e per essa ha posticipato e arretrato da sé la
gloria di Dio. Oggi forse tutto ciò è cambiato? No, figli miei, il
mondo balla e danza intorno al vitello d’oro che è il trono del diavolo
sulla terra, che lancia sulle genti le sue pietre che sembrano oro, ma
sono un’illusione: sono solo sterco con il quale compra le anime e la
loro eternità, e pietra dopo pietra si fanno viottolo che porta al suo
impero malefico. L’umanità vuole il vizio, l’immoralità e le gozzoviglie
fronteggiando con la disubbidienza e il rinnegamento la riconoscenza e
partecipazione al loro Padre e Dio. Essa si è unita al diavolo e con lui
ancora grida al Signore: “Non ti servirò”. Sono in questi tempi Io in combattimento con l’intero
esercito celeste, nel quale il braccio forte con il nemico si fa più
intenso. Egli ha sfoderato l’intero impero demoniaco con i suoi sgherri
sulla terra e Maria Santissima, con San Michele, gli angeli santi, tutti
i piccoli di Dio sono posti ormai a battaglia contro di esso. Intervengo
per pormi a difesa dei miei fedeli che soccomberebbero dinanzi a
un’armata potente come quella demoniaca e della massa dell’umanità che
si è schierata con il vitello d’oro e non ferma la sua danza satanica. Io dico a voi, e per quanti fratelli potete chiamare e
pregare, di venire a me. Ancora siete in tempo. Io sono ancora con le
braccia aperte per condurvi a salvezza. Schieratevi consapevolmente
dalla parte di Dio con la vostra conversione di vita e adesione a me,
Cristo Signore. Vi benedico. |