| 01/07/2022 Gesù  Mia piccola Maria, oggi voi nel primo venerdì del mese 
		ricordate il mio Divin Cuore, ma anche in questo giorno il mio 
		Preziosissimo Sangue: Cuore e Sangue, che sono organi fondamentali che 
		danno motore alle funzioni dell’intero organismo. Se il cuore smette di 
		pulsare, il corpo muore, se il sangue si ammala o arresta il suo 
		percorso, ugualmente c’è il decadimento e la morte. Organi essenziali, 
		vitali, uniti fra di loro, in quanto è il cuore che dà la spinta al 
		sangue che può fluire ovunque rigenerando continuamente. Sono 
		interconnessi: uno prescinde all’altro. Cuore e sangue che infondono 
		energia, le potenzialità, la salute: vi danno vita. A questo motivo che Io vengo a darvi il mio di Cuore e 
		il mio di Sangue, che sono non solo umani, ma divini. Al vostro che è 
		solo una funzione fisica, corporale, Io vengo a infondervene dei miei 
		attributi che vi danno vita superiore, eterna, soprannaturale, per 
		arricchirvene e rivestirvene delle loro potenze spirituali. Il mio Cuore 
		vi trasmette, vi comunica i suoi sentimenti, vi infonde le sue virtù, e 
		tanto più lo amate, lo onorate, lo invocate che esso si irradia in voi e 
		vi maggiora l’amore, quell’amore che riverserete al vostro prossimo 
		imparando ad amare come Io amo. L’adorazione, l’onore, l’impetrazione al mio 
		Preziosissimo Sangue vi apporta ogni sanità di bene, è farmaco che 
		risana dagli infiniti mali, ma soprattutto ha una potenza d’esorcismo, 
		una forza nel suo riscatto vittorioso di debellare le forze oscure dei 
		nemici, di far arretrare i demoni. Come poter guarire da tante 
		infestazioni, da tante vessazioni, da ogni forma di possesso e attacchi 
		di ogni tipo del diavolo? La Chiesa dovrebbe implorare e richiamare il 
		mio Divin Sangue per riceverne i suoi santi benefici, non solo 
		invocandolo personalmente sulla creatura che è nel bisogno ed è 
		disturbata, ma formando gruppi di preghiera e celebrazioni a sé, 
		nell’invocare l’effusione sul mondo e la Chiesa del mio Preziosissimo 
		Sangue, offrendo Sante Messe, adorazioni, suppliche e canti che ne 
		porteranno ogni forma di liberazione e guarigione dai molteplici mali 
		occulti ed anche fisici. Venite ad abbeverarvi alla sua fonte, alla 
		ferita del mio Divin Cuore che trabocca acqua e sangue, che dal suo 
		costato aperto ne ha dato la spremitura di me stesso, testimonianza del 
		mio totale dono, sì che ne è uscita l’essenza, l’acqua che vi lava nella 
		mia misericordia e il sangue che vi da ogni redenzione. Dissertandovene, 
		vi fate battito del rintocco del mio Cuore portandone ovunque andiate il 
		suo amore, vi fate goccia del mio Sangue, che ovunque siate ne porta in 
		voi la sua salute su tutti. Il mio Sacratissimo Cuore è acceso e in movimento con 
		il suo battito, pulsa vita. Voi, unendovene ne riprendete ogni suo 
		alito, ogni suo soffio che assimilato in voi ne spargete ad ogni altro 
		cuore che vi sia accanto. Nei rintocchi del vostro essi ne ricevono la 
		mia rinascita. Sarete come chi, passando per un campo secco e arido, 
		torna a darne germoglio di fioritura e rigoglio di vegetazione. 
		Contemplando il mio Divin Sangue ed abbeverandovene in grazia e 
		desiderio, meditandone il suo versamento nei sacri misteri, nella mia 
		santissima passione, come esso sia stato effuso, voi lo potete offrire e 
		intercedere per quante innumerevoli necessità e problemi patiti. Esso si 
		fa fiume che scorre e ne porta la sua sanità e ogni ricreazione al suo 
		incontro nelle cellule malate e cancerogene di ogni terra ed elemento 
		che muore, tornando a sanarsi e vivere. I parassiti muoiono, ciò che era 
		brullo e sterile si fa fertile, la durezza si plasma, il fuoco dell’ira 
		si spenge.  Come poter averne fame e sete, la brama di essi? Come 
		sentirne l’arsura e il desiderio, dato che appagandovene essi vi saziano 
		ad ogni fame e vi dissetano ad ogni sete? Dovete liberarvi delle vostre 
		opulenze e orpelli, dagli attaccamenti dei vostri effimeri beni, da 
		ricchezze materiali di amor proprio che si fanno ingombro al loro 
		anelito, farvi poveri di voi stessi, nel quale il vostro io non risieda 
		ancora sul trono, poiché finché andate alla ricerca di benessere e 
		denaro, di ogni lussuria e fomento di carne, di ogni cupidigia di 
		potere, essi vi fomentano lo spirito alla loro tenebra e vi distorcono 
		il cammino ponendovi a ogni loro vanità e possesso. Sono le medesime 
		tentazioni dell’uomo da sempre, che solo ponendosi al mio ascolto, al 
		mio richiamo può vincere. Ciò che accade a Matteo nel Vangelo di 
		stasera, al quale dico: “Seguimi”, ed egli abbandona smania di denaro e 
		cattiva condotta, che entrò in lui e può entrare in voi la dimensione 
		partecipata del mio Cuore e del mio Sangue. Questi diverranno i veri 
		tesori che vi faranno parte di me. In voi ancora il mio Cuore potrà 
		prolungare il suo battito di amore e il mio Divin Sangue scorrere per 
		portare la sua salvezza.  Vi benedico. 
 
		
		    
		Pregate il Signore delle messi 02/07/2022 Gesù  Mia piccola Maria, il Vangelo esorta: “Pregate il 
		Padrone delle messi perché mandi operai nella sua messe”. I campi sono 
		vasti, si sono fatti sempre più incolti, sono divenute praterie in cui 
		sussiste ogni tipo di sterpaglie e rovi nei quali si aggirano belve 
		feroci e insetti dannosi. Le poche messi, i cui steli sono fatti ricolmi 
		di grano, debbono lottare per non essere sovrastate dalle erbacce 
		cattive che le invadono e da ogni parassita che vogliono devastarli. C’è 
		bisogno, urge che ci siano operai per lavorarli, prendersene cura, porsi 
		a loro tutela: ma si sono fatti pochi, non solo nel numero, ma anche 
		nella qualità.  Il Padre celeste richiede che ci sia preghiera per 
		ricevere vocazioni, e la Chiesa in tempi sporadici prega per ottenere. 
		Ma Iddio non richiede solo una preghiera vocale, ma uno stato permanente 
		di preghiera vissuta che si fa concreta nella grazia partecipata. Essa è 
		prece costante e persistente, poiché se coloro che vi pregano sono in 
		disgrazia di Dio come possono pretendere che la loro invocazione sia 
		accolta? Se non c’è incontro nell’amore di Dio, come possono nascerne i 
		figli? È nella fusione allo Spirito Santo che vi infiamma di sé, che 
		nella sua azione vi feconda e ne porta il suo frutto. Il Padre stesso ne 
		arresta l’invio di nuovi operanti e non permette che ci sia risposta 
		alla chiamata del sacerdozio e della vita consacrata, in quanto nei 
		seminari, nei luoghi stessi di formazione queste anime prese da un 
		sincero entusiasmo al loro consenso, vengono poi devastate nell’intimo 
		in ambienti che non preparano a una vita spirituale, a una devozione di 
		cuore, ma solo a uomini di cultura, ad operatori del sacro razionali, 
		impreparati poi a fronteggiare le battaglie dello spirito e contro le 
		imperiose forze del nemico. Saranno pavidi ed inermi, si nasconderanno 
		al loro piccolo ambito, alla cura delle sole povere pecore che le 
		circonderanno nel loro sicuro asilo. Non irrorati dalla potenza dello 
		Spirito Santo, la medesima parola di evangelizzazione non feconderà le 
		creature, non potranno essi porsi a difesa del loro gregge in un mandato 
		che è una lotta contro le forze del male a tutela delle anime. Come 
		potranno fronteggiare l’arroganza delle genti fattesi sfrontate e ormai 
		ignoranti della Santa Parola? Combattere contro le orde del nemico che 
		si è fatto più malvagio e sfacciato?  Iddio richiede uno stato di grazia, di purificazione 
		dell’anima che vive nel suo cambiamento, nella sua conversione dal 
		peccato prima personale, perché poi possa esser segno per gli altri. 
		Egli vuole che sia una sequela a lui, ponendosi in cammino alla ricerca 
		delle persone ormai smarrite, malate e spesso occupate dal nemico, 
		mentre i miei ministri stanno assopiti e si nascondono, non ponendosi a 
		nessuna ricerca: non solo temono, ma non hanno più niente da dare per 
		ricondurre le anime a Dio. Essi stessi non amano più. Quale amore quindi 
		possono dare? Il Padre celeste incita ad essere poveri e a porvi in 
		cammino nella povertà, sprovvisti di beni acquisiti materialmente nella 
		propria persona, poiché se colmi di sé non potranno colmare delle 
		potenze di ogni attributo divino: porteranno la sola umanità che non 
		santifica. Affermo nel Vangelo: ho dato ad essi il potere di camminare 
		sopra serpenti e scorpioni e sopra tutte le potestà del nemico, niente 
		potrà danneggiarli. E nelle mie condizioni enunciate ed attuate ne sono 
		vincitori. Primo, lo stato di grazia di preghiera vissuta. Secondo, 
		infusi della potenza dell’amore divino in continuo movimento di ricerca 
		dell’altro. Terzo, nella povertà di ogni piccolezza e umiltà. È da essi 
		che piovono vocazioni di sacerdoti e religiosi santi e prosperi. Cosa c’è bisogno perché nascano i figli? C’è bisogno di 
		una mamma, della mia Madre Santissima che ha portato in sé il Sommo 
		Sacerdote. Lei, Madre del sacerdozio, della vita consacrata, di ogni 
		vocazione, porta in sé il solco dello stampo di Cristo. Riformerà tutti 
		coloro che a lei si consacrano e la amano accogliendola da Madre, 
		all’immagine di suo Figlio. Oggi, nel primo sabato del mese, onorate il Cuore 
		Immacolato di Maria, che richiede riparazione alle sue offese e ai suoi 
		oltraggi, ma anche un atto di consacrazione nel quale date tutto di voi 
		a lei. Quando la Chiesa la onorerà non solo con belle espressioni 
		formali e in certi tempi stabiliti, ma si donerà a lei pienamente? 
		Maria, che è il grembo che dà la vita di Dio, farà risorgere chiese, 
		parrocchie, monasteri e conventi che pulluleranno di abbondanza di 
		operai, di consacrati e laici che saranno da Maria uniti e infusi al suo 
		Divin Sposo, che tutta la permea, dandone santità. Solo allora le messi 
		saranno piene di operai solerti alla loro cura, le aiuteranno e queste 
		si faranno mature e ricolme di ogni abbondanza, le cui spighe dorate 
		ondeggeranno nei campi, nell’attesa che siano mietute. Gli angeli 
		verranno per riporli nei loro covoni, nei granai del Re, per farne quel 
		pane degno di essere presenziato alla sua mensa.  Vi benedico. 
 05/07/2022 Gesù  Mia piccola Maria, Io sono il tutto e sono nel tutto, 
		sono nelle mie carni eucaristiche, ma mi rivelo anche nello spirito e 
		vivo facendomi presente nel cuore delle anime che mi amano. La Santa Parola di oggi vi richiama fortemente a non 
		essere idolatri, a non cadere nell’idolatria: l’idolatria è il peccato 
		per eccellenza. Il peccato stesso è idolatria, in quanto compiendolo ci 
		si ribella a Dio, ci si contrappone a lui per ricercare sé stessi, i 
		propri desideri e voleri che gli sono contrari. Sin dai tempi più 
		antichi l’uomo si è posto contro il suo Creatore, che munifico lo ha 
		sempre ricolmato delle intere sue provvidenze, forgiandosi idoli fatti 
		con le proprie mani, di ferro, pietra e ogni altro materiale, a cui dava 
		persino un’anima nel suo immaginario prostrandosi con la sua invocazione 
		e offrendo sacrifici per ottenere di appagarsi dei propri interessi, 
		trasfondendo a cose, statue, un potere superiore che potesse 
		assecondarlo. Sculture e opere umane che non potevano dare risposta, ma 
		al cui continuo richiamo di ogni entità malefica venivano offerti riti 
		di propiziazione anche malvagi, di omicidio e ogni abominio, in riscatto 
		per avere ciò di cui bramavano: potere, ricchezze e lussurie di ogni 
		perversione, sì che a tale offerta venivano richiamate le forze 
		diaboliche che se ne investivano con la loro presenza nefasta negli 
		stessi idoli e luoghi, apportando al loro ricorso ogni male e 
		distruzione sulle persone.  Cosa è stato il peccato già agli albori del mondo in 
		Adamo ed Eva, se non l’idolatria? Essi hanno posticipato alla santa 
		volontà di Dio quella del maligno, ascoltando e sottoponendosi alla 
		volontà del serpente che è nemico e opposto all’eterno. Nel Vangelo di 
		stasera Io risano un uomo posseduto da uno spirito muto, che riprende la 
		favella, ma vengo accusato di operare tale liberazione tramite il potere 
		e in nome del diavolo. Ma può Satana andare contro sé stesso? Può 
		scacciarsi e impoverirne le sue forze? Ove è la sua logica? Egli 
		cercherà di maggiorare il suo esercito per rafforzare il suo regno, così 
		come Dio cerca di accrescere le sue anime per condurle al suo di regno. 
		Ognuno esprime sé stesso e combatte per i propri obiettivi, ma sono 
		contrapposti. Come poter capire se le cose di cui partecipate e vi 
		imbattete siano del Signore Dio vostro? Se esprimono e vivono una via di 
		verità? Lo potrete osservando se esse aderiscono pienamente 
		all’insegnamento divino, alla sua Santa Parola senza trasgredire o 
		cancellare ogni suo minimo punto, se ne viene irrorato l’amore e ne 
		vedete compiere intorno a voi il frutto della sua carità, se vivendo si 
		sparge la mia vita. Oggi in un tempo in cui tanto l’essere umano si 
		proclama moderno, razionale, pragmatico, mai come in questo contesto 
		storico si è fatto idolatra. Ciò accade perché l’uomo è un essere non 
		solo carnale, ma anche spirituale, e lo spirito cerca e ha desiderio 
		continuo di ricongiungersi al mondo che gli appartiene: ma lo ricerca 
		nella sua tenebra. Quand’anche egli si dichiari ateo spesso va alla 
		ricerca del soprannaturale, e poiché respinge l’insegnamento santo del 
		Padre celeste con la sua legge, che reputa limitativa alla sua libertà, 
		si ripiega alle molteplici teorie e pratiche esoteriche, a gruppi e 
		sette d’ispirazione a filosofie orientali, ad operatori dell’occulto, 
		finendone poi invischiati con tutto il male che ne consegue nei loro 
		perversi effetti. L’uomo va contro di sé e il suo bene, si oppone 
		all’Eterno che lo ama sinceramente da padre arrecandosi da soli ogni 
		danno. È stolto. Crede che il Santissimo Sovrano voglia defraudarlo dei 
		suoi beni, di ciò che ritiene legittimi diritti ad ogni suo desiderio ed 
		ambizione, per quanto sia sbagliato, al quale non vuole ci siano 
		proibizioni o restrizioni, alleandosi per ottenerle con l’altro e si 
		vende anche l’anima: non sa che si perde e firma la sua condanna. Avete 
		un’unica vita, non c’è altra proroga, e va usata con sapienza il suo 
		tempo.  Iddio ha già tutto, è bastante a sé, ma viene a voi e 
		vi indica la via nel quale assimilare la sua di ricchezza. In Dio vi 
		farete re, divini ed eterni. Non fa che aiutarvi a non precipitare nelle 
		fosse dei diavoli a cui, idolatrando, gli uomini si danno e ne ricevono 
		la morte. Seguite il Signore e prostratevi in adorazione solo a lui. 
		Adorate il signore Dio vostro e non vi prostrerete ad altri dei: ne 
		riceverete la sua vita. Chi avrà cercato e servito i demoni, cosa gli 
		resterà, se non i demoni? Se avrete cercato e servito Dio, vi resterà 
		Dio. Vi benedico. 
 07/07/2022 Gesù  Mia piccola Maria, oggi nel Vangelo Io esorto i miei 
		apostoli a porsi in cammino, ad andare per le vie del mondo per 
		proclamare il regno di Dio, annunciando la Santa Parola, guarendo gli 
		infermi, dando liberazione dai demoni. Lo potranno ripercorrendo ciò che 
		Io ho vissuto nel mio mandato, ponendo il proprio passo nel mio, a 
		sequela del loro maestro. Dinanzi ad essi si protendono vasti campi da 
		lavorare ed essi sono chiamati a farsi miei contadini, che si pongono 
		alla vanga per preparare i solchi e spargerne la semenza, che coltivino 
		la terra nell’attesa che il raccolto sia di Dio. I miei apostoli debbono 
		rivivere la mia missione che ha dato nella sua testimonianza effusioni 
		di grazie, miracoli e conversione. La stessa storia della Chiesa è tempestata dalle 
		vicende dei santi, dei benedetti, che incarnando la mia persona hanno 
		adempiuto e ripercorso le mie stesse opere in ogni bene divino profuso, 
		dando guarigioni, cacciando i demoni, sanando situazioni, trasformando i 
		cuori più induriti portandoli a santità, dando persino resurrezione ai 
		morti. Questo si è verificato poiché hanno creduto e vissuto la mia 
		Santa Parola, mi hanno accolto in sé: Cristo era presente dentro di loro 
		e ne hanno riportato le medesime potenzialità ed effetti. Come mai oggi tutto questo non accade quasi più, non si 
		evidenziano frutti di ogni rinascita in Dio che ancor più darebbero 
		attestazione e visione della realtà divina, della sua fede? Ed Io vi 
		rispondo: guardate. Ove sono i prodi che infiammati dell’amore di Dio si 
		pongono nelle strade o nelle piazze a proclamare il santo Vangelo, ad 
		esortare alla conversione? Ove si sentono languire l’animo, colmare di 
		pietà e ogni compassione per recarsi spesso dai malati con gli armamenti 
		medicali divini nel sacro unguento dell’olio degli infermi? Quante sono 
		le ginocchia piegate che per ore si pongono oranti in adorazione del 
		Santissimo Sacramento, o quelli che si pongono nella lotta contro il 
		nemico per la difesa delle anime? Quando tutte queste condizioni venissero vissute e 
		compiute, se ne vedrebbero gli esiti, il prodotto d’ogni grazia di cui 
		la mia parola annuncia e Io sono stato e sono. In me si attuano. Vi 
		viene domandato di evangelizzare, di portare ovunque il mio insegnamento 
		nel porvi in continuo movimento, lungo il percorso dei sentieri della 
		vita: ciò che si ferma muore. Se l’acqua non scorre ristagna in un 
		pantano. Lo dico non solo ai sacerdoti, ma a tutti coloro che si 
		dichiarano credenti e miei amanti. Potrete camminare se leggeri e 
		sprovvisti delle zavorre dei vostri pesi, andando poveri, abbandonati 
		alla santa volontà del Padre, operando in suo nome gratuitamente, dato 
		che egli stesso provvederà alle necessità dei suoi lavoranti. E quando 
		accadesse che pur voi alacremente vi poniate in opera per la gloria di 
		Dio, ma ne riceveste solo rifiuto, che le porte non si aprissero al 
		vostro richiamo, né quelle delle case come quelle del cuore, non 
		spengete la speranza: seppure il terreno su cui vi siete adoperati 
		rimanesse brullo e arido, non accogliendo la vostra fatica, andate 
		oltre, per altre terre, ma non arenatevi. Sarà poi il giudizio divino 
		che per essi si farà ancora più duro di Sodoma e Gomorra, in quanto a 
		queste città non è stata data loro la medesima grazia. Ma a voi che 
		avete persistito per il mio amore, quando vi giudicherò potrò dire: “Sei 
		stato mio servo fedele e operaio alacre. Ora sei sempre con me. Riposa, 
		sei parte di me”.  Vi benedico. 
 08/07/2022 Gesù  Mia piccola Maria, oggi la Santa Parola vi pone in 
		evidenza la realtà della condizione di vita di colui che si fa mio 
		seguace, cosa è chiamato a vivere chi si fa di me testimone, quale 
		adesione, quale impegno, quale lotta comporterà la sua fedeltà e la 
		chiamata ad essere evangelizzatore in qualsiasi contesto condurrà la 
		propria missione. Dovete essere testimoni con la parola, l’esempio, 
		l’offerta di voi stessi, e questo comporterà spesso la persecuzione, il 
		tributo del proprio sacrificio, perseveranza e costanza a uno 
		stillicidio che cercherà di corrompervi per fermarvi. Lo dico ai 
		sacerdoti, particolarmente ai missionari che si pongono in prima linea, 
		che si fanno pionieri portando il cristianesimo in terre che vanno 
		purificate da ogni paganesimo e usi conniventi con il peccato, 
		proclamando la via della loro salvezza. Quanto sudore nelle loro fatiche 
		di apostolato, quante lacrime versate, quanto cammino in luoghi 
		sconosciuti e ardui, e molte volte con il sangue versato del martirio 
		per fecondarne le genti alla mia fede. Questa testimonianza si paga anche all’interno della 
		famiglia, tra le mura domestiche quando sussiste l’impegno 
		dell’educazione e la fermezza alla mia adesione, tra sposi che si 
		dividono per il mio credo, figli che se ne oppongono ai genitori: si 
		creano discordanze e allontanamento tra parenti e amici, se ne vive la 
		lacerazione, in quanto Cristo è segno di spaccatura tra chi vuole 
		credere e chi non vuole, tra chi, pur dichiarandosi credente, usa e 
		dissacra distorcendo le verità divine e chi ne vuole mantenere la sua 
		integrità e purezza.  Perché accade ciò? La verità dà attrito alla menzogna 
		che al suo incontro e rivelazione si inalbera, si innalza stizzosa 
		cercando tutti i mezzi di soffocarla per farla tacere. Lo spirito si 
		rivela sempre nel tempo, anche se cercasse di occultarsi, in ciò che è 
		bene come in ciò che è male, e lo spirito si assimila in quel che gli è 
		simile ed espelle ciò che gli è contrario. Cosa bisogna fare? Arrendersi 
		alle correnti del mondo per non combattere? Aderire ogni falsità pur di 
		mantenere uno stato di quiete per il proprio benestare, una falsa pace e 
		abbandonare la vita cristiana, la sua difesa, il suo impegno?  Questo accade anche all’interno della Chiesa: dinanzi a 
		verità calpestate, a eresie manifestate di cui se ne comprendono le 
		evidenze si tace, non ci si oppone per non perdere i propri posti, 
		favoritismi e benefici, lasciando però che Cristo e la sua legge venga 
		calpestata. O quanti, all’interno della famiglia, per non irretire o 
		offendere i propri cari, si sottopongono ad ogni compromesso del loro 
		peccato? Nascondono la propria fede, non danno testimonianza per una 
		relativa unione che condurrà poi tutti agli inferi.  Figli, bisogna lottare con le armi di Dio che nella 
		vostra dimostrazione ne vive la sua carità, per la salvezza che ne 
		apporta per mezzo della vostra integrità e fermezza, pur tra le 
		persecuzioni che sarà per voi croce che darà a coloro che vi 
		vivono intorno redenzione. Cosa ve ne darà la forza, la luce che vi 
		mantenga fedeli alla verità? Ché cercheranno con ogni menzogna, che si 
		camuffa a giustificazione di bene, di oscurarvi. La preghiera: la 
		preghiera sia forte e perseverante. Ugualmente la vita sacramentale. 
		Invocate lo Spirito Santo. È egli che in voi dà fortezza, virtù, lume. È 
		lo Spirito che vi darà parola, infonderà capacità, quell’amore santo che 
		è primario e scavalca ogni affettività umana che si vuole ergere a 
		primizia per distogliere e opprimere il prioritario amore di Dio che vi 
		mantiene saldi e al di sopra di ogni accomodamento e compromesso, oltre 
		le battaglie e ogni discriminazione, per cui sarete pronti ad essere 
		testimoni al di sopra di voi stessi e di questo mondo per portare 
		salvezza ai vostri fratelli e dando gloria al vostro Signore.
 Vi benedico. 
 
		
		    
		La sacra legge infonde alla carità 09/07/2022 Gesù  Mia piccola Maria, come avere la vita eterna, come 
		raggiungere il regno di Dio, come aver incontro con lui e possederlo? La 
		risposta è nell’adempimento ai divini comandi, nell’obbedienza alla 
		sacra legge che è la base comune che vi offre uno stato di grazia su cui 
		poi solo si può edificare ogni crescita spirituale, ogni profondità e 
		conoscenza d’intimità con il Padre celeste, e conseguentemente la 
		santità. È legge cui tutti sono chiamati ad eseguire. È scritta ed 
		infusa già dal Creatore nel cuore dell’uomo, vive stampata nella sua 
		coscienza ed è rivelata ed espressa nella parola divina che ne ha messo 
		il suo stampo sulle tavole date a Mosè, dall’ebraismo al cristianesimo 
		che giunge al suo fulcro nella pienezza e nel compimento della sua 
		perfezione e della rivelazione di Dio nel cattolicesimo, che permette 
		nell’adesione de comandamenti di unirvi e fondervi al Signore tramite la 
		vita sacramentale, e particolarmente nell’esplosione della sua presenza 
		concreta che viene a voi come nutrimento nell’Eucaristia. Solo nell’aderenza della legge voi sarete capaci di 
		amare. Il frutto, l’essenza dei sacri comandi è la carità. Essa vi 
		indica il sentiero, la strada della verità, e la verità vi congiunge al 
		bene, vi riforma all’amore. Iddio vi è offerto alla tavola del suo 
		Cuore, ciò che egli è, ogni trasparenza di perfezione che ne dà il senso 
		della sua sostanza che è l’amore. Nel viverne voi vi assimilate, vi 
		rispecchiate, vi fate uno con la mente, con il cuore, con la forza 
		dell’Eterno. Ottemperandoli voi onorerete, rispetterete, parteciperete 
		nella carità i rapporti con il prossimo. Alla loro fedeltà ne scaturisce 
		il dono per l’altro, in quanto cos’è l’amore, se non il dono di sé? È in 
		questo amore acquisito e partecipato che voi sovrastate, ricolmate, 
		arricchite la legge stessa, ne date ogni compimento. Quando vi viene detto che già si eseguono i divini 
		comandi, ma non ne notate scaturire il frutto della carità, non credete. 
		C’è sempre un peccato che ha penetrato, che ha trasgredito e inquinato 
		tale stato di grazia, poiché ne è subentrata magari la superbia, ogni 
		orgoglio, e nella superbia il cuore si fa duro, non ama. Cosa insegno al 
		dottore della legge che mi domanda su cosa sia il proprio prossimo? Lo 
		descrivo nella parabola del buon samaritano: è colui che si ama, a cui 
		ci si prostra servizio nel bisogno altrui, che si soccorre, a cui ci si 
		fa solleciti alla propria cura. Questi è colui che adempie alla legge, 
		che porta in sé impresso l’invito ad amare. Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, per 
		riceverne i suoi sentimenti, la sua misericordia. Lo amerai con tutta la 
		tua anima per effonderti del suo Spirito, con tutta la tua forza poiché 
		nel tuo sforzo, nel tuo impegno e rinnegamento di te stesso ne ricevi il 
		merito e ogni potenza divina, con tutta la tua mente per aderire al 
		pensiero della sapienza divina, che si sottopone alla sua santa volontà. 
		Allora ne assorbite, la sua stessa vita. Seguite i comandamenti: essi 
		danno all’uomo la sua dignità e il suo equilibrio psichico, umano e 
		spirituale, ne vive la sua ricreazione, il suo stato di beatitudine 
		iniziale del giardino dell’Eden quando il Creatore si rallegrava di 
		conversare con le creature. Ne riforma l’uomo e l’alleanza a lui, sì che 
		il regno di Dio già sussiste in voi. A questo motivo che il demonio 
		feroce di ogni invidia fa di tutto perché laceriate, spezziate il sacro 
		vincolo dell’alleanza con il Padre celeste per deformarvi a sua immagine 
		e farvi perdere ogni beatitudine.  Tornate, figli miei, tornate ad ubbidire alla legge: è 
		legge di amore. Fatevi umili: gli umili ubbidiscono e lottano contro le 
		cattive passioni. Nel vostro desiderio e sincero pentimento infinita è 
		la bontà del Padre Santissimo che vi riprende e vi pone sul cammino 
		della sua Santa Parola, che sola vi riconduce ad essere suo degno figlio 
		ed erede del cielo.  Vi benedico. 
 
		
		    
		Città di Dio, cosa siete diventate? 12/07/2022 Gesù  Mia piccola Maria, ecco si innalza il mio grido nel 
		Vangelo: “Guai a te, Corazim, guai a te, Betsaida, che siete state 
		beneficate da grazie e prodigi e non li avete accolti, che avete 
		disconosciuto il Signore che è venuto a visitarvi. Il vostro giudizio 
		sarà più severo di Sodoma e Gomorra che sono state distrutte per il loro 
		peccato, ma se avessero ricevute le stesse benedizioni, assistendo ai 
		portenti del Signore avvenuti in mezzo ad esse, si sarebbero convertite 
		e ancora sussisterebbero”.  Tuttora il mio grido si eleva sulle città cristiane: 
		guai a voi che siete state ricoperte di ogni abbondanza di beni divini, 
		le cui strade sono state attraversate dalla testimonianza dei santi, la 
		cui terra bagnata dal sangue dei martiri, cosparse delle opere sante 
		sorte in nome di Dio, le cui mani di benefattori e benedette ne hanno 
		dato vita, ammantate di chiese e basiliche nelle quali poter attingere e 
		recepire i tutti tesori divini. Dovevate essere luce che irradia sulle 
		altre città del mondo, e cosa siete invece diventate per tutti gli 
		abomini, il male perpetuato, la disaggregazione alle cose sante? Avete 
		rinnegato e disprezzato la vostra fede, calpestato il vostro credo, la 
		cui lode che si innalza è l’imprecazione di Satana: siete diventate 
		delle cloache a cielo aperto.  Lo dico a Gerusalemme: guai a te, terra amata, irrorata 
		dalle mie lacrime e dal sangue di un Dio, i cui miei passi l’hanno 
		varcata e il mio sguardo contemplata, a cui il Padre Santissimo ha posto 
		vessillo la croce di suo Figlio, in modo che fosse faro di verità a 
		tutte le genti. Tu che dovevi essere segno e tavola della legge divina 
		al mondo, cosa sei diventata? Non hai dato ascolto alla mia parola e al 
		mio richiamo, e ti sei fatta ancor più dei miei tempi bianca del tuo 
		sepolcro che racchiude però al suo interno ogni marciume e ossa di 
		morte, e il suo fetore ne invade. Guai a te, Roma, chiamata a predilezione dall’Eterno 
		come sua tesoriera, depositaria della sua Chiesa e del suo vicario, che 
		dovevi essere regina e madre di tutte le chiese dell’umanità intera, 
		fulcro del mio magistero che doveva risplendere alle coscienze. Ti sei 
		fatta invece una spelonca di ladri e covo di demoni. Cosa sei diventata, 
		se non la nuova Babilonia che espande la sua caligine ovunque? Cosa dovrò fare per esse? Non tornerò con la mia 
		amorevolezza, ma nella purificazione. Poiché si sono date al nemico, 
		egli verrà a devastarle. Ne avete offerto e posto alle sue mani i beni 
		del cielo che appartengono al sommo Sovrano. Egli, che ve li aveva dati 
		in dono per vostra santificazione, mentre voi li avete dati ai porci 
		che, come dice il Vangelo, li hanno calpestati e a voi si rivolteranno 
		sbranandovi. Solo la purificazione darà un nuovo volto: le città si 
		laveranno e l’aria si farà tersa, il profumo che si eleverà sarà 
		incenso, le tenebre si dilegueranno per farsi radiose del pieno giorno. 
		Esse partoriranno figli alla santità, in quanto vi nascerà una nuova 
		Chiesa e una nuova umanità che si farà un’unica città di Dio degna della 
		sua reggenza: unico incontrastato Re e voi i suoi fedeli abitanti.  Vi benedico. 
 13/07/2022 Gesù  Mia piccola Maria, Iddio rivela la sua sapienza ai 
		piccoli, agli umili, dato che essa nasce e ne dà rivelazione nella 
		semplicità dell’animo. È scienza infusa dallo Spirito che permea un 
		cuore aperto alla sua azione, ed è il cuore il mezzo che ne permette 
		ogni sua conoscenza. Quanti dotti e sapienti umani che, pur avendo 
		scrutato le scritture e conoscendole tutte, non si sono incontrati con 
		Dio, in quanto non si sono fatti minimi. Sono rimasti nelle loro 
		grandezze superbi, così grandi che non hanno bisogno di colmarsi che non 
		di sé, dei propri meriti, delle proprie conoscenze, sì che non possono 
		incontrarsi con l’essenza del Padre celeste, conoscerne le confidenze, i 
		suoi segreti e misteri, le intimità che possono essere rivelate solo 
		mediante un rapporto d’amore, di fusione in chi si fa povero, in chi si 
		pone in ascolto, in chi lascia che Iddio lo plasmi.  Chi è il piccolo, chi è l’umile? Chi si piega e si pone 
		a servizio. Questi è colui che ama e di cui Dio si compiace. Cosa fa un 
		genitore, come si rapporta con i suoi figli? Prende il più piccolo e lo 
		porta in braccio, lo trae a sé sino alla sua guancia per baciarlo. Si 
		pone ai suoi orecchi per dirgli le parole più dolci e suadenti. 
		Ugualmente fa il Padre Santissimo con le sue creature. Nella storia 
		della Chiesa voi vedete tempestate di vite di santi che si sono fatti 
		tali proprio perché umili, spesso nascosti al mondo, ma conosciuti da 
		Dio, che non hanno richiesto per sé, ma per adempiere il divino volere. 
		Notate di quante visioni la Madre Santissima ha elargito e a chi, se non 
		a semplici creature che, seppur conoscenti di poche nozioni basilari 
		della fede, avevano però un animo puro, innocente, con un foglio bianco 
		dove lei ha potuto scriverne una storia Santa.  Quanti santi non noti o non santificati dalla Chiesa si 
		ergono però come stelle rilucenti in paradiso. Anime che si erano fatte 
		ultime e povere, serve di tutti, e Iddio ne ha tempestato l’anima di 
		virtù e predilezioni. Altri, pur se dotti delle verità di fede e di ogni 
		cognizione teologica, si sono però santificati perché abbandonati alla 
		volontà di Dio: si sono lasciati plasmare da lui e il Signore, sulle 
		loro basi di conoscenza, li ha arricchiti ulteriormente in modo che ne 
		divenissero tesoro per la Chiesa intera. È lo Spirito che chiama e va alla ricerca dell’anima di 
		cui ha somiglianza, che porta lo stampo dell’umiltà: ne è attratto e vi 
		si riversa ricolmandola di tutti i suoi beni. Il Divino Creatore nel suo 
		immenso giardino, ricolmo delle moltitudini dei più svariati fiori, ne 
		raccoglie uno e lo offre a chi vuole. Sono fiori di ogni suo dono e 
		proprietà, fiori di sapienza che trapianta nelle terre umide e feconde 
		per far sì che se ne ornino e ne diano semenza, spargendo bellezza e 
		profumo e seme su tutti. Quanto maggiormente l’anima si pone alacre a 
		tale servizio, quanto più essa si fa minima e ama, e Iddio ne ricambia e 
		si fa ancor più munifico ricolmandola di ulteriori fiori in modo che 
		rivestendone, ne estenda e ne faccia altri suoi giardini. Come diventare umili, come farsi piccoli? L’umiltà è la 
		virtù, la dimensione più difficile da vivere per gli uomini, poiché non 
		vogliono perdere il proprio ego, essere gli artefici di sé stessi e 
		della propria vita. Bisognerà molto pregare per chiederne grazia e 
		abbandonarsi all’Eterno, lasciando che egli operi in voi. Spesso per 
		raggiungere questo stato di piccolezza per i molti è rifare un percorso 
		indietro, retrocedere nel tempo, e c’è bisogno di un’opera di 
		purificazione, di sradicamento da ogni intralcio di orgoglio e volontà 
		propria per far sì che si facciano da pietra dura una creta morbida, 
		duttile al dito di Dio che la può modellare per farne uscire la sua 
		opera, un suo strumento nel quale potere infondere del suo sapere e 
		delle sue potenzialità, farne uso e arnese per il bene di tutti gli 
		altri figli. È ciò che descrive la prima lettura. Può forse vantarsi la 
		scure contro chi se ne serve per tagliare o la sega insuperbirsi contro 
		chi la maneggia? Quando la creatura si lascia usare per il fine 
		dell’utilità di Dio, ella si è fatta umile. Solo quando lascerà sé 
		stessa potrà incontrarsi con la sapienza del cuore Ma quando l’uomo 
		comprenderà che è nel cuore il segreto di ogni sapienza di Dio?  Vi benedico. 
 
		
		    
		Misericordia Io voglio e non sacrifici 15/07/2022 Gesù  Mia piccola Maria, il Vangelo vi sprona fortemente: 
		“Misericordia Io voglio e non sacrifici”. Lo dissi ai miei tempi, ma la 
		mia parola nella sua esortazione percorre la storia nei secoli e lo 
		afferma pure ai giorni vostri. Lo affermai allora perché i cosiddetti 
		osservanti del culto, farisei che si consideravano pii e si ergevano 
		sugli altri credendosi migliori perché praticavano ed erano fedeli ai 
		riti, alle tradizioni ebraiche e ne osservavano ogni norma, credevano 
		che tutto ciò li accreditasse, li ammantasse di un’aureola di santità. 
		Tutto quel che facevano diveniva un mezzo per sé stessi, per reputarsi 
		degni e meritevoli di ogni stima. Facevano copiose offerte in oboli e 
		sacrifici di bestiole, pensando che con essi si avvalorassero del ben 
		voler di Dio e ne venissero affrancati dal loro comportamento, in quanto 
		non si convertivano, rimanendo duri, senza amore e compassione per 
		l’altro. Cambiano le stagioni, muoiono gli uomini e ne nascono 
		altri, e nel tempo che scorre il comportamento umano è lo stesso: 
		commette i medesimi atteggiamenti ed errori, si ripresentano gli stessi 
		peccati. L’uomo cerca continuamente la sua gloria ed usa persino le cose 
		sante del Signore per farsi un podio su cui ergersi e regnare, senza 
		comprendere che ciò che il Padre vuole è il cuore della creatura, che 
		ami e si effonda nella sua compassione verso i fratelli. Tuttora ancora 
		oggi Io vi sprono: misericordia Io voglio e non sacrifici, ma ahimè, 
		sono tempi questi in cui la massa dell’umanità non ha né misericordia e 
		né offre sacrifici. Pensa solo a sé stessa, al suo personale obiettivo e 
		fine. Lo dico però maggiormente per gli osservanti cristiani, per i pii 
		fedeli che vengono anche tutte le domeniche alla Santa Messa, che si 
		spendono in lunghe novene, che ottemperano ad ogni rito di tradizione 
		nella famiglia che si riveste di religiosità, che non perdono e seguono 
		tutte le processioni e feste ancorate solo nella forma al culto divino, 
		ma che non ne vivono, come nei farisei dei miei tempi, né conversione, 
		né amore, né misericordia. Si adeguano ai compromessi del mondo, convivono con 
		ogni peccato: non hanno nessun fremito di pietà al bisogno di chi è 
		posto anche alla porta accanto. Come può Iddio accogliere tali offerte 
		che sono lontane da ogni suo volere: diventano un abominio che egli 
		disgusta, che rifiuta volgendosi con lo sguardo altrove. Ciò che è stato 
		adempiuto nel suo Nome non è stato santificato dalla verità, dalla 
		grazia, dalla carità, in un’offerta dissacrata e inquinata dal male che 
		non viene benedetta e rimane sterile, senza esito. La misericordia va 
		unita al sacrificio, la carità unita all’offerta: solo in questa 
		fusione, in questa pienezza si realizza la sua santificazione.  Come avere la misericordia? Tutto nasce da Dio. Ogni 
		cosa che sussiste ed avete è sua grazia. Niente può venire da voi. 
		Chiedete, chiedete, così come potete chiedere misericordia, carità, 
		fede, ogni suo attributo. Il Padre celeste vi nutre per la vostra vita 
		corporale. Ugualmente vi nutre pure per la vita dello spirito. Ponetevi 
		alla fonte del suo Cuore paterno ed egli vi abbevererà di ogni sua 
		potenza. Datevi a lui come siete, poveri come siete, nella vostra 
		nudità: è solo lui che può colmarvene. Ponetevi poi in opera, 
		adoperatevi per quel che potete nel frazionare il vostro pane e ciascun 
		bene a chi ne è mancante. Date il vostro conforto a chi è solo. Amate 
		chi è abbandonato, ponetevi al soccorso nel vostro dono. È nella misura 
		in cui vi adoperate offrendovi, che Iddio vi riempie e sovrabbonda di 
		maggiore intensità, di carità e misericordia verso il prossimo. Tutti 
		possono dare. Voi vedrete al vostro giudizio di quanti sorrisi 
		mancanti, di quanti giudizi accusatori, di quante spalle voltate con cui 
		avete ferito i fratelli. Siate benevoli, amate e Iddio benedirà la 
		vostra offerta con tutti i vostri sacrifici e l’opera data lui ne darà 
		santificazione e farà discendere la sua prosperità di grazie su voi e 
		chi ne volete beneficiare.  Vi benedico. 
 17/07/2022 Gesù  Mia piccola Maria, la Santa Parola di oggi vi richiama 
		alle altezze del cielo, a vivere la realtà dello Spirito per 
		raggiungerlo, ad unirvi alle cose divine per innalzarvi, e ve ne indica 
		i presupposti: il primo di essi è nella carità, gemma che rifulge su 
		tutti gli attributi. Abramo nella prima lettura accoglie tre pellegrini, 
		tre inviati di Dio che ne rappresentano le Tre Santissime Persone. Ad 
		essi egli offre ristoro e ospitalità, dando riparo e nutrimento. Si pone 
		al loro servizio, servizio che i pellegrini accorgono dando il loro 
		contributo di gratitudine nella loro di ricompensa: danno notizia che 
		fra un anno Abramo e Sara, sua sposa, avrebbero avuto un figlio, il dono 
		più prezioso e atteso per la loro discendenza. Ecco, la carità offerta 
		Iddio la ricambia sempre con la sua di generosità, donandovi ogni 
		sostegno di beni materiali, ma non solo, aprendovi il cuore alle realtà 
		dello spirito, infondendovi nuovo amore, quell’amore che è sua sostanza.  La seconda disposizione è nella croce, nelle sofferenze 
		con cui voi partecipate nella vita e date al Signore. Accade così come 
		vi indica San Paolo nella seconda lettura, che egli è lieto della 
		tribolazione che sopporta nel quale dà compimento a ciò che ne manca 
		nella sua carne a favore della Chiesa. La vostra croce permette che si 
		compia pure in voi un altro tassello al completamento della 
		glorificazione di ogni salvezza divina. La croce vi innalza dalla terra 
		e vi tiene sospesi verso il cielo. In essa voi vi rivelate, in quanto 
		nel dolore c’è la rivelazione della vostra essenza: il dolore manifesta 
		la sua verità, vi purifica e vi denuda da ogni materia per portarvi alla 
		vostra nudità creativa, appena tratta dal suo Creatore per tornare a 
		lui, alla sua genesi virginea, infusa del suo puro e intoccato Spirito. Ma come poter ottemperare alla carità, saper accogliere 
		la croce? E la risposta è il Vangelo, quando vi richiama all’ascolto di 
		Dio, alla sua Santa Parola, alla fusione dei suoi beni vissuti. Vengo 
		invitato nella casa di Lazzaro e mentre Maria si pose ai miei piedi 
		adorante nell’ascolto ai divini misteri, Marta si affanna e si agita, 
		richiamando la sorella a spendere bene il suo tempo prima nei suoi 
		doveri. Marta è presa, pur se in cose buone, ma puramente umane a 
		mettere in secondo piano l’essenzialità, la priorità dell’incontro con 
		il Signore e il suo ascolto, che sono fondamenta, ciò che è vitale e che 
		solo dà energia, forza e senso all’intero vostro operato.  È da Dio che ne viene ogni benedizione e capacità che 
		apre l’intelletto al suo sapere, il cuore al suo amore, le mani alla sua 
		opera. È egli che aiuta l’uomo nel suo percorso terreno a liberarsi 
		della sua corporeità per innestarvi ogni sua grazia, che lo affranchi e 
		lo innalzi a creatura spirituale. L’uomo si imprigionerebbe 
		ulteriormente alla terra con i suoi istinti, divenendo persino 
		animalesco. È la mano dell’Eterno che lo trae dal suo pantano per trarlo 
		verso di lui. Quella terra a cui le persone danno così importanza, alla 
		quale si legano a pesanti catene per ricercarne ogni suo possedimento: 
		terra così breve e transitoria, mentre lo spirito è stabile ed eterno, 
		più concreto e definito del suolo su cui pone il passo.  Dinanzi a tale debolezza il Padre celeste ha voluto 
		donare alle sue creature una Madre alla quale sostenersi. E ieri che 
		avete celebrato la Madonna del Carmelo, la Madre delle. altezze, la 
		Madre del cielo che vi riconduce alle sue vette, è ella che vi aiuta, vi 
		guida, vi sorregge perché varchiate e saliate il monte dello spirito, 
		che solo mediante la carità, la croce e la fusione all’ascolto divino vi 
		riconducono all’ascesa del firmamento celeste. Una madre ama solo, non 
		giudica. Se il figlio cade non condanna, ma lo rialza, gli asciuga le 
		lacrime e gli sorride, lo sprona ad avere speranza e fortezza, a saper 
		guardare alle cose di lassù con cuore ardito e perseverante. Nel salire 
		l’essere umano fa fatica, ma nel suo sudore ne perde le zavorre di sé 
		stesso, facendosi più leggero e spedito il suo cammino. Datevi a lei. 
		Maria è il segreto d’un sentiero celere, che spiana tutti gli ostacoli. 
		È viatico di certezza di salvezza. Ella vi condurrà alla cima della 
		montagna, vi farà contemplare l’infinito, la bellezza che vi attendi di 
		ogni maestosa meraviglia divina, felice guardandovi che siate finalmente 
		giunti sicuri a casa.  Vi benedico. 
 18/07/2022 Gesù  Mia piccola Maria, nel Vangelo di stasera scribi e 
		farisei mi si affiancano per chiedermi un segno: vogliono un segno per 
		poter credere ch’Io sia, che dia manifestazione della mia natura e 
		credere nel mio operato. Essi mi combattevano, mi osteggiavano, ma 
		rimanevano spesso sgomenti e perplessi, e un dubbio macerava nell’animo 
		della mia veridicità, e cercavano e volevano un’assoluta certezza 
		tramite un segno. Ma Io stesso sono il segno, la rivelazione di Dio 
		sulla terra. Tutto ciò che compivo attestava che il regno di Dio era in 
		mezzo a loro: nell’annuncio della mia Santa Parola, nei miracoli che 
		avvenivano su quante folle di malati, liberazione di ossessi, su quante 
		situazioni considerate inestricabili che al mio intervento si 
		districavano. E tutto ciò cosa dava a intendere? Manifestava il segno 
		della presenza divina tra gli uomini. Ma quando non si vuol credere, pur 
		dinanzi all’evidenza, non si crede. Pur se i suoni sono melodiosi ci si 
		chiude le orecchie e ci si fa sordi, non si ascolta, pur se i colori e 
		le visioni sono allettanti e gradevoli, ci si chiude gli occhi, ci si fa 
		ciechi, non si vede. Iddio opera e si rivela nel tutto. Sono gli uomini che 
		non vogliono recepire e riconoscere la presenza di Dio, in quanto ciò li 
		richiamerebbe a guardarsi interiormente, a scrutare la propria coscienza 
		e porsi in giudizio per il cambiamento. Tuttora in molti dicono di non 
		poter credere, poiché non hanno segni: segni portentosi, soprannaturali, 
		che li meravigli ed edifichi, che nel loro stupore possano realizzare 
		nella veridicità della presenza di Dio e ciò che insegna può essere 
		realizzato. Stolti, sordi e ciechi: la vita stessa di cui si partecipa è 
		segno divino. Il suo evolversi e il suo prosieguo, ogni evento della 
		natura nel suo ciclo dà manifestazione del dito del suo Creatore. Il 
		vostro stesso battito del cuore o il vostro respiro è un suo miracolo, 
		ma per voi è solo un fenomeno scontato. Eppure notate che basta che 
		cessi il suo palpito e non ci sia alito che le creature intorno a voi 
		muoiano. Chi sostiene in equilibrio l’intero creato e dà sussistenza 
		all’uomo. Non sapete riconoscere ciò che le bestiole riconoscono: 
		gli uccellini ne cantano le lodi, le piante danno il loro frutto, ognuno 
		fedele nel suo compito al loro Padre creatore. Ho dato i miei celesti 
		doni nello Spirito: la Chiesa li contiene come una custodia preziosa per 
		darne a voi tutti, ma sapeste quanti, pur se sacerdoti che celebrano, 
		non credono più nella mia presenza nelle specie eucaristiche, e quanti 
		fedeli che continuano a ricevermi senza più fede in esse. Cercano 
		ulteriori segni per avere di essi dimostrazione. Non sono bastati i 
		prodigi e i miracoli, le grazie infinite elargite, i santi che hanno 
		attraversato la storia, i luoghi santificati dalla presenza di visioni 
		celestiali. Vi ho dato me stesso, morto e risorto, ma l’uomo non è 
		mai sazi. Vuole sempre ulteriori segni, ed Io vi dico che verranno, 
		segni forti e palesi, segni nel cielo e nella natura con i suoi 
		sconvolgimenti, segni negli eventi che porteranno una parte delle genti 
		a tornare a me, dato che per essi c’è stata molta preghiera o il loro 
		cuore era comunque ben disposto, ma la massa dell’umanità, i popoli 
		interi, pur dinanzi ad essi non crederanno: affermeranno che saranno 
		stati fenomeni naturali a cui oggi, se non c’è risposta alla loro 
		spiegazione, essa verrà data nei tempi, sempre comunque dalla scienza. Io chiedo a voi di divenire il mio segno, lo dico a 
		coloro che affermano di amarmi. Sia la vostra fede, il vostro amore, le 
		prove della vostra vita che accogliete con fortezza, fedeltà e 
		mansuetudine che si facciano mio segno. Se io vivo in voi, la mia 
		presenza si farà evidente dinanzi a tutti, attraverso la vostra 
		testimonianza che porta il mio vessillo. Anche se non scavalcherete gli 
		oceani e non percorrerete terre lontane, se portate la mia Persona, la 
		fede costante che persevera, i cuori dei molti della vostra casa si 
		apriranno, i loro occhi torneranno a vedere, gli orecchi ad ascoltare e 
		credere che per mezzo di voi il Signore vive ed è in mezzo a loro. Siate 
		voi, figli, il mio segno tra gli uomini. Vi benedico. 
 
		
		    
		Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli? 19/07/2022 Gesù  Mia piccola Maria, ecco, dice il Vangelo: “Chi è mia 
		madre e chi sono i miei fratelli?”. Lo dico a chi è venuto a 
		interpellarmi per la visita di mia Madre e i miei parenti. Lo dico per 
		mettere in rilievo e per lasciare esempio a voi che nessun affetto, per 
		quanto benedetto e santo, può e deve distogliere dando interruzione al 
		proprio mandato divino. Io non mi distolgo per dare nemmeno un saluto a 
		chi dei miei familiari è venuto a trovarmi, per non spezzare il tempo 
		del pane e della parola e della cura che sto offrendo a tutti coloro che 
		sono venuti a me, che sono in ascolto e attendono di nutrirsene. Non 
		interrompo ciò che è mio compito nel santo volere del Padre, che è 
		prioritario ad ogni pur lecito e nobile desiderio. Non che non amassi 
		tale Santissima Madre o quelli della mia casa, i quali, dopo aver 
		terminato il mio incontro con gli altri figlioli, ho accolto e avvolto 
		poi nel mio abbraccio. Ma ne do testimonianza all’integrità dell’amore 
		di Dio che si ottempera nel suo primario volere. La mia parola vi richiama: non bisogna sottoporsi alla 
		volontà degli uomini, anche se per seguire affetti umani, affetti dei 
		propri cari, che se fini solo a sé stessi portano alla loro prigionia e 
		dipendenza. Quando sono vissuti come unico fine e posti al primo posto 
		di ogni proponimento e scopo essi si fanno idolatri. È nell’adempimento 
		della santa volontà dell’Altissimo, che supera la povertà umana con i 
		suoi limiti ed errori, che la libera rivestendone con i sentimenti 
		divini e dandone santificazione. Iddio non sminuisce i rapporti e gli 
		affetti con il prossimo, ma in lui si innalzano e si nobilitano. Oggi più che mai a tutto è subalterno il Signore Dio, 
		tutto lo precede: il lavoro, gli affanni, le amicizie, i doveri e le 
		responsabilità, ogni cura ed accudimento per la propria famiglia. Gli 
		uomini affermano: “Non abbiamo tempo, chi lo farà al nostro posto?”. 
		Tutti si sentono necessari e vitali nel proprio ruolo, attuando così 
		un’opera che si stringe solo alla propria persona alle sue uniche forze 
		e capacità che si fanno sempre più defettibili, limitate e spesso 
		erronee. Il Padre celeste vi ha posto alla vostra attenzione il 
		primo comandamento, richiamandovi alla sua primaria adorazione, alla sua 
		glorificazione, alla fedeltà alla sua santa volontà, dato che alla sua 
		adesione ne vengono rivestiti di ogni benedizione e santità tutti gli 
		altri comandi. Il Padre celeste ve ne darà, alla sua unità, forza, 
		attitudini, ne distribuirà il tempo, condividerà il vostro impegno, il 
		vostro mandato forgiandolo con la sua di mano nella sua attenzione e 
		possibilità divine. Vi donerà unità e amerà in voi con il suo di Cuore. 
		Dal primo comando nasce ogni santificazione a tutto il resto, anche 
		della vostra cerchia famigliare, del rapporto con le creature e ogni 
		altro vostro intento.  Dovete pregare per ricevere l’amore, quella fede che vi 
		fa riconoscere l’intensità, la profondità, la primizia della rilevanza 
		della presenza divina nella vostra vita, nel vostro modo di pensare e 
		agire. Nel volere del Padre Santissimo c’è ciò che è meglio per voi. 
		Egli vi conosce come nessuno e sa come adoperarsi per fare il vostro 
		massimo bene. Se voi legate le sue mani estromettendolo, ponendolo in 
		secondo piano, egli non potrà operare su di voi, lasciandovi a voi 
		stessi che decadrete al vostro errore. Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli? Mia Madre è 
		sì la Santissima Vergine Maria e i miei fratelli sono quelli vissuti tra 
		i miei parenti ai miei tempi, ma lo sono stati anche tutti i figli di 
		tutte le generazioni di ogni tempo che mi si sono fatti accanto ed hanno 
		condiviso con me il loro percorso. La maternità e la fraternità si 
		attuano non solo nella carne, ma nella fusione del mio preziosissimo 
		Sangue che vi fa simili e uniti nello spirito, che spazia oltre ciò che 
		è materia. Beati coloro che lo comprendono e lo vivono nell’adempimento 
		del primato della volontà dell’Eterno. Essi si faranno non più schiavi, 
		ma autenticamente uomini liberi.  Vi benedico. 
 21/07/2022 Gesù  Mia piccola Maria, stasera nel Vangelo gli apostoli mi 
		chiedono come mai Io parlassi alla folla con parabole, mentre ad essi ne 
		vengono spiegate e date semplificazioni, sì che gli altri spesso non 
		comprendono. Io dico che non ci sono figli e figliastri, la parola di 
		Dio è per tutti, ma a coloro che si sono fatti sordi e ciechi non c’è 
		nessuna possibilità di comprensione: le coltri di ogni durezza li ha 
		ricoperti sì da non vedere e sentire. Sono coltri che nascono da un 
		pensiero chiuso, duro, spesso cattivo, che ne porta il suo peso in una 
		muraglia di oscurità anche nel cuore, non permettendo che ne possa 
		filtrare luce. Non c’è modo di entrare e varcare le loro pareti di 
		cemento, e quindi viene preclusa ogni possibilità di comprensione e 
		assimilazione della conoscenza divina. Per quelli invece il cui animo è 
		più duttile, umile, recettivo, il Padre Santissimo, apre menti e cuori 
		ancor di più, per dare spiraglio di ogni sua chiarezza di cognizione e 
		scienza.  Ecco il mistero divino si ricopre di una velatura che 
		non permette la sua piena rivelazione, dato che così ha voluto l’Eterno 
		per far sì che l’uomo si ponesse alla sua ricerca, ne desiderasse ogni 
		conoscenza e sua profondità, vivesse di fede, quella fede che permette 
		che egli si infonda nello spirito e dia manifestazione dei suoi misteri. 
		Nella misura in cui si pone nell’amore di Dio, la creatura entra in una 
		nuova dimensione che la trasforma e la eleva, e quanto più se ne 
		addentra partecipando delle sue realtà che il Padre celeste si compiace 
		di aprire i suoi spiragli di lumi, e poter fare già da qui esperienza 
		delle verità e degli attributi divini di cui un domani l’anima ne vivrà 
		in paradiso, godendone la sua comprensione e partecipazione in pienezza. Qui sulla terra è l’inizio di un percorso che conduce 
		alla salvezza, dalla salvezza porta alla santificazione e dalla 
		santificazione alla beatitudine, ove in cielo prosegue il suo cammino di 
		incarnazione divina nella sua compenetrazione ed assimilazione, 
		all’infinito, come è infinito il Supremo. E quanto maggiormente l’anima 
		ne accresce nel suo amore la sua ascesa, quanto maggiormente ne aumenta 
		il gaudio. Ora sulla terra siete come dinanzi a uno specchio, uno 
		specchio opaco che riflette l’immagine del Signore Dio sbiadita e 
		lontana dalla vostra possibilità di ricezione, ma quanto maggiormente 
		voi pregate, vi fate vicino e desiderate conoscerlo obbedendo alla sua 
		santa volontà, vivendo il suo insegnamento, prendendo parte ai doni 
		divini che vi ha lasciato, che voi immergete la vostra di immagine alla 
		sua riflessa ed egli ve ne irradierà sempre più di sé, permeandovi della 
		sua luce, della sua sapienza, impreziosendovi dei suoi attributi, ve ne 
		trasfonderà i suoi tratti per quanto l’anima possa accogliere da quanto 
		cammino sia stato fatto nell’ascesi della sua santificazione. L’anima, quanto maggiormente viene in possesso di beni 
		del cielo, tanto più ne viene arricchita. Dice infatti il Vangelo: “A 
		colui che ha verrà dato e sarà nell’abbondanza”. Ne sono state 
		testimonianze le varie storie dei santi che nel loro amore, nel loro 
		abbandono ed offerta hanno lasciato che il Signore li effondesse 
		arricchendoli di doni mistici, capacità superiori per farne beni di 
		salvezza per tutti. Tali regali divini nei santi sono stati degli 
		accenni, dei capolini delle realtà celestiali che sussistono nel regno. 
		Coloro che già sulla terra si fondono, si abbracciano, si immergono nel 
		continuo desiderio della Santissima Maestà che è Padre, Fratello, Sposo, 
		si fanno i suoi occhi, i suoi orecchi, il suo pensiero e cuore, mezzo di 
		comunicazione per il prossimo, in modo che attraverso di essi pur questi 
		figli lontani possano ancora vedere, sentire, pensare e amare il Signore 
		Dio per conoscerlo ed esserne guariti. Vi benedico. |