01/07/2022 Gesù Mia piccola Maria, oggi voi nel primo venerdì del mese
ricordate il mio Divin Cuore, ma anche in questo giorno il mio
Preziosissimo Sangue: Cuore e Sangue, che sono organi fondamentali che
danno motore alle funzioni dell’intero organismo. Se il cuore smette di
pulsare, il corpo muore, se il sangue si ammala o arresta il suo
percorso, ugualmente c’è il decadimento e la morte. Organi essenziali,
vitali, uniti fra di loro, in quanto è il cuore che dà la spinta al
sangue che può fluire ovunque rigenerando continuamente. Sono
interconnessi: uno prescinde all’altro. Cuore e sangue che infondono
energia, le potenzialità, la salute: vi danno vita. A questo motivo che Io vengo a darvi il mio di Cuore e
il mio di Sangue, che sono non solo umani, ma divini. Al vostro che è
solo una funzione fisica, corporale, Io vengo a infondervene dei miei
attributi che vi danno vita superiore, eterna, soprannaturale, per
arricchirvene e rivestirvene delle loro potenze spirituali. Il mio Cuore
vi trasmette, vi comunica i suoi sentimenti, vi infonde le sue virtù, e
tanto più lo amate, lo onorate, lo invocate che esso si irradia in voi e
vi maggiora l’amore, quell’amore che riverserete al vostro prossimo
imparando ad amare come Io amo. L’adorazione, l’onore, l’impetrazione al mio
Preziosissimo Sangue vi apporta ogni sanità di bene, è farmaco che
risana dagli infiniti mali, ma soprattutto ha una potenza d’esorcismo,
una forza nel suo riscatto vittorioso di debellare le forze oscure dei
nemici, di far arretrare i demoni. Come poter guarire da tante
infestazioni, da tante vessazioni, da ogni forma di possesso e attacchi
di ogni tipo del diavolo? La Chiesa dovrebbe implorare e richiamare il
mio Divin Sangue per riceverne i suoi santi benefici, non solo
invocandolo personalmente sulla creatura che è nel bisogno ed è
disturbata, ma formando gruppi di preghiera e celebrazioni a sé,
nell’invocare l’effusione sul mondo e la Chiesa del mio Preziosissimo
Sangue, offrendo Sante Messe, adorazioni, suppliche e canti che ne
porteranno ogni forma di liberazione e guarigione dai molteplici mali
occulti ed anche fisici. Venite ad abbeverarvi alla sua fonte, alla
ferita del mio Divin Cuore che trabocca acqua e sangue, che dal suo
costato aperto ne ha dato la spremitura di me stesso, testimonianza del
mio totale dono, sì che ne è uscita l’essenza, l’acqua che vi lava nella
mia misericordia e il sangue che vi da ogni redenzione. Dissertandovene,
vi fate battito del rintocco del mio Cuore portandone ovunque andiate il
suo amore, vi fate goccia del mio Sangue, che ovunque siate ne porta in
voi la sua salute su tutti. Il mio Sacratissimo Cuore è acceso e in movimento con
il suo battito, pulsa vita. Voi, unendovene ne riprendete ogni suo
alito, ogni suo soffio che assimilato in voi ne spargete ad ogni altro
cuore che vi sia accanto. Nei rintocchi del vostro essi ne ricevono la
mia rinascita. Sarete come chi, passando per un campo secco e arido,
torna a darne germoglio di fioritura e rigoglio di vegetazione.
Contemplando il mio Divin Sangue ed abbeverandovene in grazia e
desiderio, meditandone il suo versamento nei sacri misteri, nella mia
santissima passione, come esso sia stato effuso, voi lo potete offrire e
intercedere per quante innumerevoli necessità e problemi patiti. Esso si
fa fiume che scorre e ne porta la sua sanità e ogni ricreazione al suo
incontro nelle cellule malate e cancerogene di ogni terra ed elemento
che muore, tornando a sanarsi e vivere. I parassiti muoiono, ciò che era
brullo e sterile si fa fertile, la durezza si plasma, il fuoco dell’ira
si spenge. Come poter averne fame e sete, la brama di essi? Come
sentirne l’arsura e il desiderio, dato che appagandovene essi vi saziano
ad ogni fame e vi dissetano ad ogni sete? Dovete liberarvi delle vostre
opulenze e orpelli, dagli attaccamenti dei vostri effimeri beni, da
ricchezze materiali di amor proprio che si fanno ingombro al loro
anelito, farvi poveri di voi stessi, nel quale il vostro io non risieda
ancora sul trono, poiché finché andate alla ricerca di benessere e
denaro, di ogni lussuria e fomento di carne, di ogni cupidigia di
potere, essi vi fomentano lo spirito alla loro tenebra e vi distorcono
il cammino ponendovi a ogni loro vanità e possesso. Sono le medesime
tentazioni dell’uomo da sempre, che solo ponendosi al mio ascolto, al
mio richiamo può vincere. Ciò che accade a Matteo nel Vangelo di
stasera, al quale dico: “Seguimi”, ed egli abbandona smania di denaro e
cattiva condotta, che entrò in lui e può entrare in voi la dimensione
partecipata del mio Cuore e del mio Sangue. Questi diverranno i veri
tesori che vi faranno parte di me. In voi ancora il mio Cuore potrà
prolungare il suo battito di amore e il mio Divin Sangue scorrere per
portare la sua salvezza. Vi benedico.
Pregate il Signore delle messi 02/07/2022 Gesù Mia piccola Maria, il Vangelo esorta: “Pregate il
Padrone delle messi perché mandi operai nella sua messe”. I campi sono
vasti, si sono fatti sempre più incolti, sono divenute praterie in cui
sussiste ogni tipo di sterpaglie e rovi nei quali si aggirano belve
feroci e insetti dannosi. Le poche messi, i cui steli sono fatti ricolmi
di grano, debbono lottare per non essere sovrastate dalle erbacce
cattive che le invadono e da ogni parassita che vogliono devastarli. C’è
bisogno, urge che ci siano operai per lavorarli, prendersene cura, porsi
a loro tutela: ma si sono fatti pochi, non solo nel numero, ma anche
nella qualità. Il Padre celeste richiede che ci sia preghiera per
ricevere vocazioni, e la Chiesa in tempi sporadici prega per ottenere.
Ma Iddio non richiede solo una preghiera vocale, ma uno stato permanente
di preghiera vissuta che si fa concreta nella grazia partecipata. Essa è
prece costante e persistente, poiché se coloro che vi pregano sono in
disgrazia di Dio come possono pretendere che la loro invocazione sia
accolta? Se non c’è incontro nell’amore di Dio, come possono nascerne i
figli? È nella fusione allo Spirito Santo che vi infiamma di sé, che
nella sua azione vi feconda e ne porta il suo frutto. Il Padre stesso ne
arresta l’invio di nuovi operanti e non permette che ci sia risposta
alla chiamata del sacerdozio e della vita consacrata, in quanto nei
seminari, nei luoghi stessi di formazione queste anime prese da un
sincero entusiasmo al loro consenso, vengono poi devastate nell’intimo
in ambienti che non preparano a una vita spirituale, a una devozione di
cuore, ma solo a uomini di cultura, ad operatori del sacro razionali,
impreparati poi a fronteggiare le battaglie dello spirito e contro le
imperiose forze del nemico. Saranno pavidi ed inermi, si nasconderanno
al loro piccolo ambito, alla cura delle sole povere pecore che le
circonderanno nel loro sicuro asilo. Non irrorati dalla potenza dello
Spirito Santo, la medesima parola di evangelizzazione non feconderà le
creature, non potranno essi porsi a difesa del loro gregge in un mandato
che è una lotta contro le forze del male a tutela delle anime. Come
potranno fronteggiare l’arroganza delle genti fattesi sfrontate e ormai
ignoranti della Santa Parola? Combattere contro le orde del nemico che
si è fatto più malvagio e sfacciato? Iddio richiede uno stato di grazia, di purificazione
dell’anima che vive nel suo cambiamento, nella sua conversione dal
peccato prima personale, perché poi possa esser segno per gli altri.
Egli vuole che sia una sequela a lui, ponendosi in cammino alla ricerca
delle persone ormai smarrite, malate e spesso occupate dal nemico,
mentre i miei ministri stanno assopiti e si nascondono, non ponendosi a
nessuna ricerca: non solo temono, ma non hanno più niente da dare per
ricondurre le anime a Dio. Essi stessi non amano più. Quale amore quindi
possono dare? Il Padre celeste incita ad essere poveri e a porvi in
cammino nella povertà, sprovvisti di beni acquisiti materialmente nella
propria persona, poiché se colmi di sé non potranno colmare delle
potenze di ogni attributo divino: porteranno la sola umanità che non
santifica. Affermo nel Vangelo: ho dato ad essi il potere di camminare
sopra serpenti e scorpioni e sopra tutte le potestà del nemico, niente
potrà danneggiarli. E nelle mie condizioni enunciate ed attuate ne sono
vincitori. Primo, lo stato di grazia di preghiera vissuta. Secondo,
infusi della potenza dell’amore divino in continuo movimento di ricerca
dell’altro. Terzo, nella povertà di ogni piccolezza e umiltà. È da essi
che piovono vocazioni di sacerdoti e religiosi santi e prosperi. Cosa c’è bisogno perché nascano i figli? C’è bisogno di
una mamma, della mia Madre Santissima che ha portato in sé il Sommo
Sacerdote. Lei, Madre del sacerdozio, della vita consacrata, di ogni
vocazione, porta in sé il solco dello stampo di Cristo. Riformerà tutti
coloro che a lei si consacrano e la amano accogliendola da Madre,
all’immagine di suo Figlio. Oggi, nel primo sabato del mese, onorate il Cuore
Immacolato di Maria, che richiede riparazione alle sue offese e ai suoi
oltraggi, ma anche un atto di consacrazione nel quale date tutto di voi
a lei. Quando la Chiesa la onorerà non solo con belle espressioni
formali e in certi tempi stabiliti, ma si donerà a lei pienamente?
Maria, che è il grembo che dà la vita di Dio, farà risorgere chiese,
parrocchie, monasteri e conventi che pulluleranno di abbondanza di
operai, di consacrati e laici che saranno da Maria uniti e infusi al suo
Divin Sposo, che tutta la permea, dandone santità. Solo allora le messi
saranno piene di operai solerti alla loro cura, le aiuteranno e queste
si faranno mature e ricolme di ogni abbondanza, le cui spighe dorate
ondeggeranno nei campi, nell’attesa che siano mietute. Gli angeli
verranno per riporli nei loro covoni, nei granai del Re, per farne quel
pane degno di essere presenziato alla sua mensa. Vi benedico.
05/07/2022 Gesù Mia piccola Maria, Io sono il tutto e sono nel tutto,
sono nelle mie carni eucaristiche, ma mi rivelo anche nello spirito e
vivo facendomi presente nel cuore delle anime che mi amano. La Santa Parola di oggi vi richiama fortemente a non
essere idolatri, a non cadere nell’idolatria: l’idolatria è il peccato
per eccellenza. Il peccato stesso è idolatria, in quanto compiendolo ci
si ribella a Dio, ci si contrappone a lui per ricercare sé stessi, i
propri desideri e voleri che gli sono contrari. Sin dai tempi più
antichi l’uomo si è posto contro il suo Creatore, che munifico lo ha
sempre ricolmato delle intere sue provvidenze, forgiandosi idoli fatti
con le proprie mani, di ferro, pietra e ogni altro materiale, a cui dava
persino un’anima nel suo immaginario prostrandosi con la sua invocazione
e offrendo sacrifici per ottenere di appagarsi dei propri interessi,
trasfondendo a cose, statue, un potere superiore che potesse
assecondarlo. Sculture e opere umane che non potevano dare risposta, ma
al cui continuo richiamo di ogni entità malefica venivano offerti riti
di propiziazione anche malvagi, di omicidio e ogni abominio, in riscatto
per avere ciò di cui bramavano: potere, ricchezze e lussurie di ogni
perversione, sì che a tale offerta venivano richiamate le forze
diaboliche che se ne investivano con la loro presenza nefasta negli
stessi idoli e luoghi, apportando al loro ricorso ogni male e
distruzione sulle persone. Cosa è stato il peccato già agli albori del mondo in
Adamo ed Eva, se non l’idolatria? Essi hanno posticipato alla santa
volontà di Dio quella del maligno, ascoltando e sottoponendosi alla
volontà del serpente che è nemico e opposto all’eterno. Nel Vangelo di
stasera Io risano un uomo posseduto da uno spirito muto, che riprende la
favella, ma vengo accusato di operare tale liberazione tramite il potere
e in nome del diavolo. Ma può Satana andare contro sé stesso? Può
scacciarsi e impoverirne le sue forze? Ove è la sua logica? Egli
cercherà di maggiorare il suo esercito per rafforzare il suo regno, così
come Dio cerca di accrescere le sue anime per condurle al suo di regno.
Ognuno esprime sé stesso e combatte per i propri obiettivi, ma sono
contrapposti. Come poter capire se le cose di cui partecipate e vi
imbattete siano del Signore Dio vostro? Se esprimono e vivono una via di
verità? Lo potrete osservando se esse aderiscono pienamente
all’insegnamento divino, alla sua Santa Parola senza trasgredire o
cancellare ogni suo minimo punto, se ne viene irrorato l’amore e ne
vedete compiere intorno a voi il frutto della sua carità, se vivendo si
sparge la mia vita. Oggi in un tempo in cui tanto l’essere umano si
proclama moderno, razionale, pragmatico, mai come in questo contesto
storico si è fatto idolatra. Ciò accade perché l’uomo è un essere non
solo carnale, ma anche spirituale, e lo spirito cerca e ha desiderio
continuo di ricongiungersi al mondo che gli appartiene: ma lo ricerca
nella sua tenebra. Quand’anche egli si dichiari ateo spesso va alla
ricerca del soprannaturale, e poiché respinge l’insegnamento santo del
Padre celeste con la sua legge, che reputa limitativa alla sua libertà,
si ripiega alle molteplici teorie e pratiche esoteriche, a gruppi e
sette d’ispirazione a filosofie orientali, ad operatori dell’occulto,
finendone poi invischiati con tutto il male che ne consegue nei loro
perversi effetti. L’uomo va contro di sé e il suo bene, si oppone
all’Eterno che lo ama sinceramente da padre arrecandosi da soli ogni
danno. È stolto. Crede che il Santissimo Sovrano voglia defraudarlo dei
suoi beni, di ciò che ritiene legittimi diritti ad ogni suo desiderio ed
ambizione, per quanto sia sbagliato, al quale non vuole ci siano
proibizioni o restrizioni, alleandosi per ottenerle con l’altro e si
vende anche l’anima: non sa che si perde e firma la sua condanna. Avete
un’unica vita, non c’è altra proroga, e va usata con sapienza il suo
tempo. Iddio ha già tutto, è bastante a sé, ma viene a voi e
vi indica la via nel quale assimilare la sua di ricchezza. In Dio vi
farete re, divini ed eterni. Non fa che aiutarvi a non precipitare nelle
fosse dei diavoli a cui, idolatrando, gli uomini si danno e ne ricevono
la morte. Seguite il Signore e prostratevi in adorazione solo a lui.
Adorate il signore Dio vostro e non vi prostrerete ad altri dei: ne
riceverete la sua vita. Chi avrà cercato e servito i demoni, cosa gli
resterà, se non i demoni? Se avrete cercato e servito Dio, vi resterà
Dio. Vi benedico.
07/07/2022 Gesù Mia piccola Maria, oggi nel Vangelo Io esorto i miei
apostoli a porsi in cammino, ad andare per le vie del mondo per
proclamare il regno di Dio, annunciando la Santa Parola, guarendo gli
infermi, dando liberazione dai demoni. Lo potranno ripercorrendo ciò che
Io ho vissuto nel mio mandato, ponendo il proprio passo nel mio, a
sequela del loro maestro. Dinanzi ad essi si protendono vasti campi da
lavorare ed essi sono chiamati a farsi miei contadini, che si pongono
alla vanga per preparare i solchi e spargerne la semenza, che coltivino
la terra nell’attesa che il raccolto sia di Dio. I miei apostoli debbono
rivivere la mia missione che ha dato nella sua testimonianza effusioni
di grazie, miracoli e conversione. La stessa storia della Chiesa è tempestata dalle
vicende dei santi, dei benedetti, che incarnando la mia persona hanno
adempiuto e ripercorso le mie stesse opere in ogni bene divino profuso,
dando guarigioni, cacciando i demoni, sanando situazioni, trasformando i
cuori più induriti portandoli a santità, dando persino resurrezione ai
morti. Questo si è verificato poiché hanno creduto e vissuto la mia
Santa Parola, mi hanno accolto in sé: Cristo era presente dentro di loro
e ne hanno riportato le medesime potenzialità ed effetti. Come mai oggi tutto questo non accade quasi più, non si
evidenziano frutti di ogni rinascita in Dio che ancor più darebbero
attestazione e visione della realtà divina, della sua fede? Ed Io vi
rispondo: guardate. Ove sono i prodi che infiammati dell’amore di Dio si
pongono nelle strade o nelle piazze a proclamare il santo Vangelo, ad
esortare alla conversione? Ove si sentono languire l’animo, colmare di
pietà e ogni compassione per recarsi spesso dai malati con gli armamenti
medicali divini nel sacro unguento dell’olio degli infermi? Quante sono
le ginocchia piegate che per ore si pongono oranti in adorazione del
Santissimo Sacramento, o quelli che si pongono nella lotta contro il
nemico per la difesa delle anime? Quando tutte queste condizioni venissero vissute e
compiute, se ne vedrebbero gli esiti, il prodotto d’ogni grazia di cui
la mia parola annuncia e Io sono stato e sono. In me si attuano. Vi
viene domandato di evangelizzare, di portare ovunque il mio insegnamento
nel porvi in continuo movimento, lungo il percorso dei sentieri della
vita: ciò che si ferma muore. Se l’acqua non scorre ristagna in un
pantano. Lo dico non solo ai sacerdoti, ma a tutti coloro che si
dichiarano credenti e miei amanti. Potrete camminare se leggeri e
sprovvisti delle zavorre dei vostri pesi, andando poveri, abbandonati
alla santa volontà del Padre, operando in suo nome gratuitamente, dato
che egli stesso provvederà alle necessità dei suoi lavoranti. E quando
accadesse che pur voi alacremente vi poniate in opera per la gloria di
Dio, ma ne riceveste solo rifiuto, che le porte non si aprissero al
vostro richiamo, né quelle delle case come quelle del cuore, non
spengete la speranza: seppure il terreno su cui vi siete adoperati
rimanesse brullo e arido, non accogliendo la vostra fatica, andate
oltre, per altre terre, ma non arenatevi. Sarà poi il giudizio divino
che per essi si farà ancora più duro di Sodoma e Gomorra, in quanto a
queste città non è stata data loro la medesima grazia. Ma a voi che
avete persistito per il mio amore, quando vi giudicherò potrò dire: “Sei
stato mio servo fedele e operaio alacre. Ora sei sempre con me. Riposa,
sei parte di me”. Vi benedico.
08/07/2022 Gesù Mia piccola Maria, oggi la Santa Parola vi pone in
evidenza la realtà della condizione di vita di colui che si fa mio
seguace, cosa è chiamato a vivere chi si fa di me testimone, quale
adesione, quale impegno, quale lotta comporterà la sua fedeltà e la
chiamata ad essere evangelizzatore in qualsiasi contesto condurrà la
propria missione. Dovete essere testimoni con la parola, l’esempio,
l’offerta di voi stessi, e questo comporterà spesso la persecuzione, il
tributo del proprio sacrificio, perseveranza e costanza a uno
stillicidio che cercherà di corrompervi per fermarvi. Lo dico ai
sacerdoti, particolarmente ai missionari che si pongono in prima linea,
che si fanno pionieri portando il cristianesimo in terre che vanno
purificate da ogni paganesimo e usi conniventi con il peccato,
proclamando la via della loro salvezza. Quanto sudore nelle loro fatiche
di apostolato, quante lacrime versate, quanto cammino in luoghi
sconosciuti e ardui, e molte volte con il sangue versato del martirio
per fecondarne le genti alla mia fede. Questa testimonianza si paga anche all’interno della
famiglia, tra le mura domestiche quando sussiste l’impegno
dell’educazione e la fermezza alla mia adesione, tra sposi che si
dividono per il mio credo, figli che se ne oppongono ai genitori: si
creano discordanze e allontanamento tra parenti e amici, se ne vive la
lacerazione, in quanto Cristo è segno di spaccatura tra chi vuole
credere e chi non vuole, tra chi, pur dichiarandosi credente, usa e
dissacra distorcendo le verità divine e chi ne vuole mantenere la sua
integrità e purezza. Perché accade ciò? La verità dà attrito alla menzogna
che al suo incontro e rivelazione si inalbera, si innalza stizzosa
cercando tutti i mezzi di soffocarla per farla tacere. Lo spirito si
rivela sempre nel tempo, anche se cercasse di occultarsi, in ciò che è
bene come in ciò che è male, e lo spirito si assimila in quel che gli è
simile ed espelle ciò che gli è contrario. Cosa bisogna fare? Arrendersi
alle correnti del mondo per non combattere? Aderire ogni falsità pur di
mantenere uno stato di quiete per il proprio benestare, una falsa pace e
abbandonare la vita cristiana, la sua difesa, il suo impegno? Questo accade anche all’interno della Chiesa: dinanzi a
verità calpestate, a eresie manifestate di cui se ne comprendono le
evidenze si tace, non ci si oppone per non perdere i propri posti,
favoritismi e benefici, lasciando però che Cristo e la sua legge venga
calpestata. O quanti, all’interno della famiglia, per non irretire o
offendere i propri cari, si sottopongono ad ogni compromesso del loro
peccato? Nascondono la propria fede, non danno testimonianza per una
relativa unione che condurrà poi tutti agli inferi. Figli, bisogna lottare con le armi di Dio che nella
vostra dimostrazione ne vive la sua carità, per la salvezza che ne
apporta per mezzo della vostra integrità e fermezza, pur tra le
persecuzioni che sarà per voi croce che darà a coloro che vi
vivono intorno redenzione. Cosa ve ne darà la forza, la luce che vi
mantenga fedeli alla verità? Ché cercheranno con ogni menzogna, che si
camuffa a giustificazione di bene, di oscurarvi. La preghiera: la
preghiera sia forte e perseverante. Ugualmente la vita sacramentale.
Invocate lo Spirito Santo. È egli che in voi dà fortezza, virtù, lume. È
lo Spirito che vi darà parola, infonderà capacità, quell’amore santo che
è primario e scavalca ogni affettività umana che si vuole ergere a
primizia per distogliere e opprimere il prioritario amore di Dio che vi
mantiene saldi e al di sopra di ogni accomodamento e compromesso, oltre
le battaglie e ogni discriminazione, per cui sarete pronti ad essere
testimoni al di sopra di voi stessi e di questo mondo per portare
salvezza ai vostri fratelli e dando gloria al vostro Signore.
Vi benedico.
La sacra legge infonde alla carità 09/07/2022 Gesù Mia piccola Maria, come avere la vita eterna, come
raggiungere il regno di Dio, come aver incontro con lui e possederlo? La
risposta è nell’adempimento ai divini comandi, nell’obbedienza alla
sacra legge che è la base comune che vi offre uno stato di grazia su cui
poi solo si può edificare ogni crescita spirituale, ogni profondità e
conoscenza d’intimità con il Padre celeste, e conseguentemente la
santità. È legge cui tutti sono chiamati ad eseguire. È scritta ed
infusa già dal Creatore nel cuore dell’uomo, vive stampata nella sua
coscienza ed è rivelata ed espressa nella parola divina che ne ha messo
il suo stampo sulle tavole date a Mosè, dall’ebraismo al cristianesimo
che giunge al suo fulcro nella pienezza e nel compimento della sua
perfezione e della rivelazione di Dio nel cattolicesimo, che permette
nell’adesione de comandamenti di unirvi e fondervi al Signore tramite la
vita sacramentale, e particolarmente nell’esplosione della sua presenza
concreta che viene a voi come nutrimento nell’Eucaristia. Solo nell’aderenza della legge voi sarete capaci di
amare. Il frutto, l’essenza dei sacri comandi è la carità. Essa vi
indica il sentiero, la strada della verità, e la verità vi congiunge al
bene, vi riforma all’amore. Iddio vi è offerto alla tavola del suo
Cuore, ciò che egli è, ogni trasparenza di perfezione che ne dà il senso
della sua sostanza che è l’amore. Nel viverne voi vi assimilate, vi
rispecchiate, vi fate uno con la mente, con il cuore, con la forza
dell’Eterno. Ottemperandoli voi onorerete, rispetterete, parteciperete
nella carità i rapporti con il prossimo. Alla loro fedeltà ne scaturisce
il dono per l’altro, in quanto cos’è l’amore, se non il dono di sé? È in
questo amore acquisito e partecipato che voi sovrastate, ricolmate,
arricchite la legge stessa, ne date ogni compimento. Quando vi viene detto che già si eseguono i divini
comandi, ma non ne notate scaturire il frutto della carità, non credete.
C’è sempre un peccato che ha penetrato, che ha trasgredito e inquinato
tale stato di grazia, poiché ne è subentrata magari la superbia, ogni
orgoglio, e nella superbia il cuore si fa duro, non ama. Cosa insegno al
dottore della legge che mi domanda su cosa sia il proprio prossimo? Lo
descrivo nella parabola del buon samaritano: è colui che si ama, a cui
ci si prostra servizio nel bisogno altrui, che si soccorre, a cui ci si
fa solleciti alla propria cura. Questi è colui che adempie alla legge,
che porta in sé impresso l’invito ad amare. Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, per
riceverne i suoi sentimenti, la sua misericordia. Lo amerai con tutta la
tua anima per effonderti del suo Spirito, con tutta la tua forza poiché
nel tuo sforzo, nel tuo impegno e rinnegamento di te stesso ne ricevi il
merito e ogni potenza divina, con tutta la tua mente per aderire al
pensiero della sapienza divina, che si sottopone alla sua santa volontà.
Allora ne assorbite, la sua stessa vita. Seguite i comandamenti: essi
danno all’uomo la sua dignità e il suo equilibrio psichico, umano e
spirituale, ne vive la sua ricreazione, il suo stato di beatitudine
iniziale del giardino dell’Eden quando il Creatore si rallegrava di
conversare con le creature. Ne riforma l’uomo e l’alleanza a lui, sì che
il regno di Dio già sussiste in voi. A questo motivo che il demonio
feroce di ogni invidia fa di tutto perché laceriate, spezziate il sacro
vincolo dell’alleanza con il Padre celeste per deformarvi a sua immagine
e farvi perdere ogni beatitudine. Tornate, figli miei, tornate ad ubbidire alla legge: è
legge di amore. Fatevi umili: gli umili ubbidiscono e lottano contro le
cattive passioni. Nel vostro desiderio e sincero pentimento infinita è
la bontà del Padre Santissimo che vi riprende e vi pone sul cammino
della sua Santa Parola, che sola vi riconduce ad essere suo degno figlio
ed erede del cielo. Vi benedico.
Città di Dio, cosa siete diventate? 12/07/2022 Gesù Mia piccola Maria, ecco si innalza il mio grido nel
Vangelo: “Guai a te, Corazim, guai a te, Betsaida, che siete state
beneficate da grazie e prodigi e non li avete accolti, che avete
disconosciuto il Signore che è venuto a visitarvi. Il vostro giudizio
sarà più severo di Sodoma e Gomorra che sono state distrutte per il loro
peccato, ma se avessero ricevute le stesse benedizioni, assistendo ai
portenti del Signore avvenuti in mezzo ad esse, si sarebbero convertite
e ancora sussisterebbero”. Tuttora il mio grido si eleva sulle città cristiane:
guai a voi che siete state ricoperte di ogni abbondanza di beni divini,
le cui strade sono state attraversate dalla testimonianza dei santi, la
cui terra bagnata dal sangue dei martiri, cosparse delle opere sante
sorte in nome di Dio, le cui mani di benefattori e benedette ne hanno
dato vita, ammantate di chiese e basiliche nelle quali poter attingere e
recepire i tutti tesori divini. Dovevate essere luce che irradia sulle
altre città del mondo, e cosa siete invece diventate per tutti gli
abomini, il male perpetuato, la disaggregazione alle cose sante? Avete
rinnegato e disprezzato la vostra fede, calpestato il vostro credo, la
cui lode che si innalza è l’imprecazione di Satana: siete diventate
delle cloache a cielo aperto. Lo dico a Gerusalemme: guai a te, terra amata, irrorata
dalle mie lacrime e dal sangue di un Dio, i cui miei passi l’hanno
varcata e il mio sguardo contemplata, a cui il Padre Santissimo ha posto
vessillo la croce di suo Figlio, in modo che fosse faro di verità a
tutte le genti. Tu che dovevi essere segno e tavola della legge divina
al mondo, cosa sei diventata? Non hai dato ascolto alla mia parola e al
mio richiamo, e ti sei fatta ancor più dei miei tempi bianca del tuo
sepolcro che racchiude però al suo interno ogni marciume e ossa di
morte, e il suo fetore ne invade. Guai a te, Roma, chiamata a predilezione dall’Eterno
come sua tesoriera, depositaria della sua Chiesa e del suo vicario, che
dovevi essere regina e madre di tutte le chiese dell’umanità intera,
fulcro del mio magistero che doveva risplendere alle coscienze. Ti sei
fatta invece una spelonca di ladri e covo di demoni. Cosa sei diventata,
se non la nuova Babilonia che espande la sua caligine ovunque? Cosa dovrò fare per esse? Non tornerò con la mia
amorevolezza, ma nella purificazione. Poiché si sono date al nemico,
egli verrà a devastarle. Ne avete offerto e posto alle sue mani i beni
del cielo che appartengono al sommo Sovrano. Egli, che ve li aveva dati
in dono per vostra santificazione, mentre voi li avete dati ai porci
che, come dice il Vangelo, li hanno calpestati e a voi si rivolteranno
sbranandovi. Solo la purificazione darà un nuovo volto: le città si
laveranno e l’aria si farà tersa, il profumo che si eleverà sarà
incenso, le tenebre si dilegueranno per farsi radiose del pieno giorno.
Esse partoriranno figli alla santità, in quanto vi nascerà una nuova
Chiesa e una nuova umanità che si farà un’unica città di Dio degna della
sua reggenza: unico incontrastato Re e voi i suoi fedeli abitanti. Vi benedico.
13/07/2022 Gesù Mia piccola Maria, Iddio rivela la sua sapienza ai
piccoli, agli umili, dato che essa nasce e ne dà rivelazione nella
semplicità dell’animo. È scienza infusa dallo Spirito che permea un
cuore aperto alla sua azione, ed è il cuore il mezzo che ne permette
ogni sua conoscenza. Quanti dotti e sapienti umani che, pur avendo
scrutato le scritture e conoscendole tutte, non si sono incontrati con
Dio, in quanto non si sono fatti minimi. Sono rimasti nelle loro
grandezze superbi, così grandi che non hanno bisogno di colmarsi che non
di sé, dei propri meriti, delle proprie conoscenze, sì che non possono
incontrarsi con l’essenza del Padre celeste, conoscerne le confidenze, i
suoi segreti e misteri, le intimità che possono essere rivelate solo
mediante un rapporto d’amore, di fusione in chi si fa povero, in chi si
pone in ascolto, in chi lascia che Iddio lo plasmi. Chi è il piccolo, chi è l’umile? Chi si piega e si pone
a servizio. Questi è colui che ama e di cui Dio si compiace. Cosa fa un
genitore, come si rapporta con i suoi figli? Prende il più piccolo e lo
porta in braccio, lo trae a sé sino alla sua guancia per baciarlo. Si
pone ai suoi orecchi per dirgli le parole più dolci e suadenti.
Ugualmente fa il Padre Santissimo con le sue creature. Nella storia
della Chiesa voi vedete tempestate di vite di santi che si sono fatti
tali proprio perché umili, spesso nascosti al mondo, ma conosciuti da
Dio, che non hanno richiesto per sé, ma per adempiere il divino volere.
Notate di quante visioni la Madre Santissima ha elargito e a chi, se non
a semplici creature che, seppur conoscenti di poche nozioni basilari
della fede, avevano però un animo puro, innocente, con un foglio bianco
dove lei ha potuto scriverne una storia Santa. Quanti santi non noti o non santificati dalla Chiesa si
ergono però come stelle rilucenti in paradiso. Anime che si erano fatte
ultime e povere, serve di tutti, e Iddio ne ha tempestato l’anima di
virtù e predilezioni. Altri, pur se dotti delle verità di fede e di ogni
cognizione teologica, si sono però santificati perché abbandonati alla
volontà di Dio: si sono lasciati plasmare da lui e il Signore, sulle
loro basi di conoscenza, li ha arricchiti ulteriormente in modo che ne
divenissero tesoro per la Chiesa intera. È lo Spirito che chiama e va alla ricerca dell’anima di
cui ha somiglianza, che porta lo stampo dell’umiltà: ne è attratto e vi
si riversa ricolmandola di tutti i suoi beni. Il Divino Creatore nel suo
immenso giardino, ricolmo delle moltitudini dei più svariati fiori, ne
raccoglie uno e lo offre a chi vuole. Sono fiori di ogni suo dono e
proprietà, fiori di sapienza che trapianta nelle terre umide e feconde
per far sì che se ne ornino e ne diano semenza, spargendo bellezza e
profumo e seme su tutti. Quanto maggiormente l’anima si pone alacre a
tale servizio, quanto più essa si fa minima e ama, e Iddio ne ricambia e
si fa ancor più munifico ricolmandola di ulteriori fiori in modo che
rivestendone, ne estenda e ne faccia altri suoi giardini. Come diventare umili, come farsi piccoli? L’umiltà è la
virtù, la dimensione più difficile da vivere per gli uomini, poiché non
vogliono perdere il proprio ego, essere gli artefici di sé stessi e
della propria vita. Bisognerà molto pregare per chiederne grazia e
abbandonarsi all’Eterno, lasciando che egli operi in voi. Spesso per
raggiungere questo stato di piccolezza per i molti è rifare un percorso
indietro, retrocedere nel tempo, e c’è bisogno di un’opera di
purificazione, di sradicamento da ogni intralcio di orgoglio e volontà
propria per far sì che si facciano da pietra dura una creta morbida,
duttile al dito di Dio che la può modellare per farne uscire la sua
opera, un suo strumento nel quale potere infondere del suo sapere e
delle sue potenzialità, farne uso e arnese per il bene di tutti gli
altri figli. È ciò che descrive la prima lettura. Può forse vantarsi la
scure contro chi se ne serve per tagliare o la sega insuperbirsi contro
chi la maneggia? Quando la creatura si lascia usare per il fine
dell’utilità di Dio, ella si è fatta umile. Solo quando lascerà sé
stessa potrà incontrarsi con la sapienza del cuore Ma quando l’uomo
comprenderà che è nel cuore il segreto di ogni sapienza di Dio? Vi benedico.
Misericordia Io voglio e non sacrifici 15/07/2022 Gesù Mia piccola Maria, il Vangelo vi sprona fortemente:
“Misericordia Io voglio e non sacrifici”. Lo dissi ai miei tempi, ma la
mia parola nella sua esortazione percorre la storia nei secoli e lo
afferma pure ai giorni vostri. Lo affermai allora perché i cosiddetti
osservanti del culto, farisei che si consideravano pii e si ergevano
sugli altri credendosi migliori perché praticavano ed erano fedeli ai
riti, alle tradizioni ebraiche e ne osservavano ogni norma, credevano
che tutto ciò li accreditasse, li ammantasse di un’aureola di santità.
Tutto quel che facevano diveniva un mezzo per sé stessi, per reputarsi
degni e meritevoli di ogni stima. Facevano copiose offerte in oboli e
sacrifici di bestiole, pensando che con essi si avvalorassero del ben
voler di Dio e ne venissero affrancati dal loro comportamento, in quanto
non si convertivano, rimanendo duri, senza amore e compassione per
l’altro. Cambiano le stagioni, muoiono gli uomini e ne nascono
altri, e nel tempo che scorre il comportamento umano è lo stesso:
commette i medesimi atteggiamenti ed errori, si ripresentano gli stessi
peccati. L’uomo cerca continuamente la sua gloria ed usa persino le cose
sante del Signore per farsi un podio su cui ergersi e regnare, senza
comprendere che ciò che il Padre vuole è il cuore della creatura, che
ami e si effonda nella sua compassione verso i fratelli. Tuttora ancora
oggi Io vi sprono: misericordia Io voglio e non sacrifici, ma ahimè,
sono tempi questi in cui la massa dell’umanità non ha né misericordia e
né offre sacrifici. Pensa solo a sé stessa, al suo personale obiettivo e
fine. Lo dico però maggiormente per gli osservanti cristiani, per i pii
fedeli che vengono anche tutte le domeniche alla Santa Messa, che si
spendono in lunghe novene, che ottemperano ad ogni rito di tradizione
nella famiglia che si riveste di religiosità, che non perdono e seguono
tutte le processioni e feste ancorate solo nella forma al culto divino,
ma che non ne vivono, come nei farisei dei miei tempi, né conversione,
né amore, né misericordia. Si adeguano ai compromessi del mondo, convivono con
ogni peccato: non hanno nessun fremito di pietà al bisogno di chi è
posto anche alla porta accanto. Come può Iddio accogliere tali offerte
che sono lontane da ogni suo volere: diventano un abominio che egli
disgusta, che rifiuta volgendosi con lo sguardo altrove. Ciò che è stato
adempiuto nel suo Nome non è stato santificato dalla verità, dalla
grazia, dalla carità, in un’offerta dissacrata e inquinata dal male che
non viene benedetta e rimane sterile, senza esito. La misericordia va
unita al sacrificio, la carità unita all’offerta: solo in questa
fusione, in questa pienezza si realizza la sua santificazione. Come avere la misericordia? Tutto nasce da Dio. Ogni
cosa che sussiste ed avete è sua grazia. Niente può venire da voi.
Chiedete, chiedete, così come potete chiedere misericordia, carità,
fede, ogni suo attributo. Il Padre celeste vi nutre per la vostra vita
corporale. Ugualmente vi nutre pure per la vita dello spirito. Ponetevi
alla fonte del suo Cuore paterno ed egli vi abbevererà di ogni sua
potenza. Datevi a lui come siete, poveri come siete, nella vostra
nudità: è solo lui che può colmarvene. Ponetevi poi in opera,
adoperatevi per quel che potete nel frazionare il vostro pane e ciascun
bene a chi ne è mancante. Date il vostro conforto a chi è solo. Amate
chi è abbandonato, ponetevi al soccorso nel vostro dono. È nella misura
in cui vi adoperate offrendovi, che Iddio vi riempie e sovrabbonda di
maggiore intensità, di carità e misericordia verso il prossimo. Tutti
possono dare. Voi vedrete al vostro giudizio di quanti sorrisi
mancanti, di quanti giudizi accusatori, di quante spalle voltate con cui
avete ferito i fratelli. Siate benevoli, amate e Iddio benedirà la
vostra offerta con tutti i vostri sacrifici e l’opera data lui ne darà
santificazione e farà discendere la sua prosperità di grazie su voi e
chi ne volete beneficiare. Vi benedico.
17/07/2022 Gesù Mia piccola Maria, la Santa Parola di oggi vi richiama
alle altezze del cielo, a vivere la realtà dello Spirito per
raggiungerlo, ad unirvi alle cose divine per innalzarvi, e ve ne indica
i presupposti: il primo di essi è nella carità, gemma che rifulge su
tutti gli attributi. Abramo nella prima lettura accoglie tre pellegrini,
tre inviati di Dio che ne rappresentano le Tre Santissime Persone. Ad
essi egli offre ristoro e ospitalità, dando riparo e nutrimento. Si pone
al loro servizio, servizio che i pellegrini accorgono dando il loro
contributo di gratitudine nella loro di ricompensa: danno notizia che
fra un anno Abramo e Sara, sua sposa, avrebbero avuto un figlio, il dono
più prezioso e atteso per la loro discendenza. Ecco, la carità offerta
Iddio la ricambia sempre con la sua di generosità, donandovi ogni
sostegno di beni materiali, ma non solo, aprendovi il cuore alle realtà
dello spirito, infondendovi nuovo amore, quell’amore che è sua sostanza. La seconda disposizione è nella croce, nelle sofferenze
con cui voi partecipate nella vita e date al Signore. Accade così come
vi indica San Paolo nella seconda lettura, che egli è lieto della
tribolazione che sopporta nel quale dà compimento a ciò che ne manca
nella sua carne a favore della Chiesa. La vostra croce permette che si
compia pure in voi un altro tassello al completamento della
glorificazione di ogni salvezza divina. La croce vi innalza dalla terra
e vi tiene sospesi verso il cielo. In essa voi vi rivelate, in quanto
nel dolore c’è la rivelazione della vostra essenza: il dolore manifesta
la sua verità, vi purifica e vi denuda da ogni materia per portarvi alla
vostra nudità creativa, appena tratta dal suo Creatore per tornare a
lui, alla sua genesi virginea, infusa del suo puro e intoccato Spirito. Ma come poter ottemperare alla carità, saper accogliere
la croce? E la risposta è il Vangelo, quando vi richiama all’ascolto di
Dio, alla sua Santa Parola, alla fusione dei suoi beni vissuti. Vengo
invitato nella casa di Lazzaro e mentre Maria si pose ai miei piedi
adorante nell’ascolto ai divini misteri, Marta si affanna e si agita,
richiamando la sorella a spendere bene il suo tempo prima nei suoi
doveri. Marta è presa, pur se in cose buone, ma puramente umane a
mettere in secondo piano l’essenzialità, la priorità dell’incontro con
il Signore e il suo ascolto, che sono fondamenta, ciò che è vitale e che
solo dà energia, forza e senso all’intero vostro operato. È da Dio che ne viene ogni benedizione e capacità che
apre l’intelletto al suo sapere, il cuore al suo amore, le mani alla sua
opera. È egli che aiuta l’uomo nel suo percorso terreno a liberarsi
della sua corporeità per innestarvi ogni sua grazia, che lo affranchi e
lo innalzi a creatura spirituale. L’uomo si imprigionerebbe
ulteriormente alla terra con i suoi istinti, divenendo persino
animalesco. È la mano dell’Eterno che lo trae dal suo pantano per trarlo
verso di lui. Quella terra a cui le persone danno così importanza, alla
quale si legano a pesanti catene per ricercarne ogni suo possedimento:
terra così breve e transitoria, mentre lo spirito è stabile ed eterno,
più concreto e definito del suolo su cui pone il passo. Dinanzi a tale debolezza il Padre celeste ha voluto
donare alle sue creature una Madre alla quale sostenersi. E ieri che
avete celebrato la Madonna del Carmelo, la Madre delle. altezze, la
Madre del cielo che vi riconduce alle sue vette, è ella che vi aiuta, vi
guida, vi sorregge perché varchiate e saliate il monte dello spirito,
che solo mediante la carità, la croce e la fusione all’ascolto divino vi
riconducono all’ascesa del firmamento celeste. Una madre ama solo, non
giudica. Se il figlio cade non condanna, ma lo rialza, gli asciuga le
lacrime e gli sorride, lo sprona ad avere speranza e fortezza, a saper
guardare alle cose di lassù con cuore ardito e perseverante. Nel salire
l’essere umano fa fatica, ma nel suo sudore ne perde le zavorre di sé
stesso, facendosi più leggero e spedito il suo cammino. Datevi a lei.
Maria è il segreto d’un sentiero celere, che spiana tutti gli ostacoli.
È viatico di certezza di salvezza. Ella vi condurrà alla cima della
montagna, vi farà contemplare l’infinito, la bellezza che vi attendi di
ogni maestosa meraviglia divina, felice guardandovi che siate finalmente
giunti sicuri a casa. Vi benedico.
18/07/2022 Gesù Mia piccola Maria, nel Vangelo di stasera scribi e
farisei mi si affiancano per chiedermi un segno: vogliono un segno per
poter credere ch’Io sia, che dia manifestazione della mia natura e
credere nel mio operato. Essi mi combattevano, mi osteggiavano, ma
rimanevano spesso sgomenti e perplessi, e un dubbio macerava nell’animo
della mia veridicità, e cercavano e volevano un’assoluta certezza
tramite un segno. Ma Io stesso sono il segno, la rivelazione di Dio
sulla terra. Tutto ciò che compivo attestava che il regno di Dio era in
mezzo a loro: nell’annuncio della mia Santa Parola, nei miracoli che
avvenivano su quante folle di malati, liberazione di ossessi, su quante
situazioni considerate inestricabili che al mio intervento si
districavano. E tutto ciò cosa dava a intendere? Manifestava il segno
della presenza divina tra gli uomini. Ma quando non si vuol credere, pur
dinanzi all’evidenza, non si crede. Pur se i suoni sono melodiosi ci si
chiude le orecchie e ci si fa sordi, non si ascolta, pur se i colori e
le visioni sono allettanti e gradevoli, ci si chiude gli occhi, ci si fa
ciechi, non si vede. Iddio opera e si rivela nel tutto. Sono gli uomini che
non vogliono recepire e riconoscere la presenza di Dio, in quanto ciò li
richiamerebbe a guardarsi interiormente, a scrutare la propria coscienza
e porsi in giudizio per il cambiamento. Tuttora in molti dicono di non
poter credere, poiché non hanno segni: segni portentosi, soprannaturali,
che li meravigli ed edifichi, che nel loro stupore possano realizzare
nella veridicità della presenza di Dio e ciò che insegna può essere
realizzato. Stolti, sordi e ciechi: la vita stessa di cui si partecipa è
segno divino. Il suo evolversi e il suo prosieguo, ogni evento della
natura nel suo ciclo dà manifestazione del dito del suo Creatore. Il
vostro stesso battito del cuore o il vostro respiro è un suo miracolo,
ma per voi è solo un fenomeno scontato. Eppure notate che basta che
cessi il suo palpito e non ci sia alito che le creature intorno a voi
muoiano. Chi sostiene in equilibrio l’intero creato e dà sussistenza
all’uomo. Non sapete riconoscere ciò che le bestiole riconoscono:
gli uccellini ne cantano le lodi, le piante danno il loro frutto, ognuno
fedele nel suo compito al loro Padre creatore. Ho dato i miei celesti
doni nello Spirito: la Chiesa li contiene come una custodia preziosa per
darne a voi tutti, ma sapeste quanti, pur se sacerdoti che celebrano,
non credono più nella mia presenza nelle specie eucaristiche, e quanti
fedeli che continuano a ricevermi senza più fede in esse. Cercano
ulteriori segni per avere di essi dimostrazione. Non sono bastati i
prodigi e i miracoli, le grazie infinite elargite, i santi che hanno
attraversato la storia, i luoghi santificati dalla presenza di visioni
celestiali. Vi ho dato me stesso, morto e risorto, ma l’uomo non è
mai sazi. Vuole sempre ulteriori segni, ed Io vi dico che verranno,
segni forti e palesi, segni nel cielo e nella natura con i suoi
sconvolgimenti, segni negli eventi che porteranno una parte delle genti
a tornare a me, dato che per essi c’è stata molta preghiera o il loro
cuore era comunque ben disposto, ma la massa dell’umanità, i popoli
interi, pur dinanzi ad essi non crederanno: affermeranno che saranno
stati fenomeni naturali a cui oggi, se non c’è risposta alla loro
spiegazione, essa verrà data nei tempi, sempre comunque dalla scienza. Io chiedo a voi di divenire il mio segno, lo dico a
coloro che affermano di amarmi. Sia la vostra fede, il vostro amore, le
prove della vostra vita che accogliete con fortezza, fedeltà e
mansuetudine che si facciano mio segno. Se io vivo in voi, la mia
presenza si farà evidente dinanzi a tutti, attraverso la vostra
testimonianza che porta il mio vessillo. Anche se non scavalcherete gli
oceani e non percorrerete terre lontane, se portate la mia Persona, la
fede costante che persevera, i cuori dei molti della vostra casa si
apriranno, i loro occhi torneranno a vedere, gli orecchi ad ascoltare e
credere che per mezzo di voi il Signore vive ed è in mezzo a loro. Siate
voi, figli, il mio segno tra gli uomini. Vi benedico.
Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli? 19/07/2022 Gesù Mia piccola Maria, ecco, dice il Vangelo: “Chi è mia
madre e chi sono i miei fratelli?”. Lo dico a chi è venuto a
interpellarmi per la visita di mia Madre e i miei parenti. Lo dico per
mettere in rilievo e per lasciare esempio a voi che nessun affetto, per
quanto benedetto e santo, può e deve distogliere dando interruzione al
proprio mandato divino. Io non mi distolgo per dare nemmeno un saluto a
chi dei miei familiari è venuto a trovarmi, per non spezzare il tempo
del pane e della parola e della cura che sto offrendo a tutti coloro che
sono venuti a me, che sono in ascolto e attendono di nutrirsene. Non
interrompo ciò che è mio compito nel santo volere del Padre, che è
prioritario ad ogni pur lecito e nobile desiderio. Non che non amassi
tale Santissima Madre o quelli della mia casa, i quali, dopo aver
terminato il mio incontro con gli altri figlioli, ho accolto e avvolto
poi nel mio abbraccio. Ma ne do testimonianza all’integrità dell’amore
di Dio che si ottempera nel suo primario volere. La mia parola vi richiama: non bisogna sottoporsi alla
volontà degli uomini, anche se per seguire affetti umani, affetti dei
propri cari, che se fini solo a sé stessi portano alla loro prigionia e
dipendenza. Quando sono vissuti come unico fine e posti al primo posto
di ogni proponimento e scopo essi si fanno idolatri. È nell’adempimento
della santa volontà dell’Altissimo, che supera la povertà umana con i
suoi limiti ed errori, che la libera rivestendone con i sentimenti
divini e dandone santificazione. Iddio non sminuisce i rapporti e gli
affetti con il prossimo, ma in lui si innalzano e si nobilitano. Oggi più che mai a tutto è subalterno il Signore Dio,
tutto lo precede: il lavoro, gli affanni, le amicizie, i doveri e le
responsabilità, ogni cura ed accudimento per la propria famiglia. Gli
uomini affermano: “Non abbiamo tempo, chi lo farà al nostro posto?”.
Tutti si sentono necessari e vitali nel proprio ruolo, attuando così
un’opera che si stringe solo alla propria persona alle sue uniche forze
e capacità che si fanno sempre più defettibili, limitate e spesso
erronee. Il Padre celeste vi ha posto alla vostra attenzione il
primo comandamento, richiamandovi alla sua primaria adorazione, alla sua
glorificazione, alla fedeltà alla sua santa volontà, dato che alla sua
adesione ne vengono rivestiti di ogni benedizione e santità tutti gli
altri comandi. Il Padre celeste ve ne darà, alla sua unità, forza,
attitudini, ne distribuirà il tempo, condividerà il vostro impegno, il
vostro mandato forgiandolo con la sua di mano nella sua attenzione e
possibilità divine. Vi donerà unità e amerà in voi con il suo di Cuore.
Dal primo comando nasce ogni santificazione a tutto il resto, anche
della vostra cerchia famigliare, del rapporto con le creature e ogni
altro vostro intento. Dovete pregare per ricevere l’amore, quella fede che vi
fa riconoscere l’intensità, la profondità, la primizia della rilevanza
della presenza divina nella vostra vita, nel vostro modo di pensare e
agire. Nel volere del Padre Santissimo c’è ciò che è meglio per voi.
Egli vi conosce come nessuno e sa come adoperarsi per fare il vostro
massimo bene. Se voi legate le sue mani estromettendolo, ponendolo in
secondo piano, egli non potrà operare su di voi, lasciandovi a voi
stessi che decadrete al vostro errore. Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli? Mia Madre è
sì la Santissima Vergine Maria e i miei fratelli sono quelli vissuti tra
i miei parenti ai miei tempi, ma lo sono stati anche tutti i figli di
tutte le generazioni di ogni tempo che mi si sono fatti accanto ed hanno
condiviso con me il loro percorso. La maternità e la fraternità si
attuano non solo nella carne, ma nella fusione del mio preziosissimo
Sangue che vi fa simili e uniti nello spirito, che spazia oltre ciò che
è materia. Beati coloro che lo comprendono e lo vivono nell’adempimento
del primato della volontà dell’Eterno. Essi si faranno non più schiavi,
ma autenticamente uomini liberi. Vi benedico.
21/07/2022 Gesù Mia piccola Maria, stasera nel Vangelo gli apostoli mi
chiedono come mai Io parlassi alla folla con parabole, mentre ad essi ne
vengono spiegate e date semplificazioni, sì che gli altri spesso non
comprendono. Io dico che non ci sono figli e figliastri, la parola di
Dio è per tutti, ma a coloro che si sono fatti sordi e ciechi non c’è
nessuna possibilità di comprensione: le coltri di ogni durezza li ha
ricoperti sì da non vedere e sentire. Sono coltri che nascono da un
pensiero chiuso, duro, spesso cattivo, che ne porta il suo peso in una
muraglia di oscurità anche nel cuore, non permettendo che ne possa
filtrare luce. Non c’è modo di entrare e varcare le loro pareti di
cemento, e quindi viene preclusa ogni possibilità di comprensione e
assimilazione della conoscenza divina. Per quelli invece il cui animo è
più duttile, umile, recettivo, il Padre Santissimo, apre menti e cuori
ancor di più, per dare spiraglio di ogni sua chiarezza di cognizione e
scienza. Ecco il mistero divino si ricopre di una velatura che
non permette la sua piena rivelazione, dato che così ha voluto l’Eterno
per far sì che l’uomo si ponesse alla sua ricerca, ne desiderasse ogni
conoscenza e sua profondità, vivesse di fede, quella fede che permette
che egli si infonda nello spirito e dia manifestazione dei suoi misteri.
Nella misura in cui si pone nell’amore di Dio, la creatura entra in una
nuova dimensione che la trasforma e la eleva, e quanto più se ne
addentra partecipando delle sue realtà che il Padre celeste si compiace
di aprire i suoi spiragli di lumi, e poter fare già da qui esperienza
delle verità e degli attributi divini di cui un domani l’anima ne vivrà
in paradiso, godendone la sua comprensione e partecipazione in pienezza. Qui sulla terra è l’inizio di un percorso che conduce
alla salvezza, dalla salvezza porta alla santificazione e dalla
santificazione alla beatitudine, ove in cielo prosegue il suo cammino di
incarnazione divina nella sua compenetrazione ed assimilazione,
all’infinito, come è infinito il Supremo. E quanto maggiormente l’anima
ne accresce nel suo amore la sua ascesa, quanto maggiormente ne aumenta
il gaudio. Ora sulla terra siete come dinanzi a uno specchio, uno
specchio opaco che riflette l’immagine del Signore Dio sbiadita e
lontana dalla vostra possibilità di ricezione, ma quanto maggiormente
voi pregate, vi fate vicino e desiderate conoscerlo obbedendo alla sua
santa volontà, vivendo il suo insegnamento, prendendo parte ai doni
divini che vi ha lasciato, che voi immergete la vostra di immagine alla
sua riflessa ed egli ve ne irradierà sempre più di sé, permeandovi della
sua luce, della sua sapienza, impreziosendovi dei suoi attributi, ve ne
trasfonderà i suoi tratti per quanto l’anima possa accogliere da quanto
cammino sia stato fatto nell’ascesi della sua santificazione. L’anima, quanto maggiormente viene in possesso di beni
del cielo, tanto più ne viene arricchita. Dice infatti il Vangelo: “A
colui che ha verrà dato e sarà nell’abbondanza”. Ne sono state
testimonianze le varie storie dei santi che nel loro amore, nel loro
abbandono ed offerta hanno lasciato che il Signore li effondesse
arricchendoli di doni mistici, capacità superiori per farne beni di
salvezza per tutti. Tali regali divini nei santi sono stati degli
accenni, dei capolini delle realtà celestiali che sussistono nel regno.
Coloro che già sulla terra si fondono, si abbracciano, si immergono nel
continuo desiderio della Santissima Maestà che è Padre, Fratello, Sposo,
si fanno i suoi occhi, i suoi orecchi, il suo pensiero e cuore, mezzo di
comunicazione per il prossimo, in modo che attraverso di essi pur questi
figli lontani possano ancora vedere, sentire, pensare e amare il Signore
Dio per conoscerlo ed esserne guariti. Vi benedico. |