Settembre 2022

     L’abbandono in Dio

01/09/2022

Gesù

Mia piccola Maria, la Santa Parola di stasera vi chiama all’abbandono in Dio, ad avere fiducia in lui. Solo chi vive nel suo abbandono fiducioso acquisisce la sua sapienza. Lo afferma la prima lettura. Nessuno si illuda: chi si crede un sapiente in questo mondo, i cosiddetti dotti, coloro che si credono astri di scienza e detentori del sapere, ma che non mi hanno riconosciuto, si facciano stolti di questa terra per riconoscere la vera sapienza che è Dio. È solo in lui, nella partecipazione con il Padre celeste, nella sua collaborazione che l’uomo costruisce, realizza, edifica ogni sua opera: sia umana, quando è protesa al bene, sia spirituale.

È la realtà che pone in evidenza l’episodio del Vangelo in cui richiamo gli apostoli, che dopo aver lavorato invano tutta la notte nella pesca, senza aver preso nulla, dico loro di riprendere il largo ed essi, sulla mia parola, in nome di essa ritornano a pescare. E il pescato sarà così abbondante e copioso che dovranno chiamare un’altra barca per ricolmarla di pesci.

Come mai quindi gli uomini non comprendono? Non hanno fede. Essi estromettono Dio, poiché vogliono fare da soli. Si ritengono capaci e superiori: ciechi senza lume e talmente gonfi di boria e orgoglio da troneggiare sui loro podi e farsi divinità. Cacciano il loro Padre creatore, persistendo nel loro cattivo agire, nonostante gli evidenti fallimenti, le delusioni, le macerie che tutto intorno a loro lasciano estendendo la loro sterilità e ogni conflitto. Ciò accade perché sono poveri insipienti. Non c’è la sapienza. Quando essa si comprende e si assimila? Quando ci si fa umili, si riconosce la propria miseria e i propri limiti, riconoscendo quindi il proprio bisogno, conseguendo la ricerca del Signore e ponendosi in sua collaborazione, ci si fa alleati e ne scaturisce, in fede e promessa della mia parola, che essa porterà a compimento ciò che dice: ogni realizzazione di ogni compimento, ogni raccolto che sarà proficuo e prospero di beni, ogni opera concreta come in quelle dello spirito.

Ci si lamenta molto che non ci sia frutto al proprio apostolato, che non ci sia pescato di anime. Ciò avviene poiché, seppur sospinti da un proposito buono, le creature si pongano però davanti a Dio, non vi si abbandonano: si fidano delle loro solo forze e non quelle del proprio Signore. Io ancora chiamo e intimo sulla mia parola: tornate a pescare, e sulla mia parola intendo non solo il seguito al consenso del mio mandato, ma un’aderenza di vita santa, a una visione di adempimento al mio insegnamento nella pratica delle sante virtù. Nella loro partecipazione e adesione non può che nascere una raccolta di frutti sani, abbondanti, che ricolmeranno le vostre intenzioni, le opere di ogni apostolato, poiché vi siete fatti sapienti di Dio e i miei pescatori di anime.

Vi benedico.

 

     I tempi dello Spirito

02/09/2022

Gesù

Mia piccola Maria, gli uomini del mio tempo ancora mi riprendono per dirmi: “Come mai i discepoli di Giovanni pregano e digiunano, mentre i tuoi mangiano e bevono?”, ed Io rispondo loro: “Possono mai gli invitati a nozze digiunare mentre lo sposo è con essi?”. Non che la preghiera e il digiuno non fossero graditi a Dio, anzi. Sin dai tempi più antichi l’uomo si è rivolto al suo Creatore prostrandosi con la sua offerta impreziosita di invocazioni e digiuni per stipulare la sua alleanza con lui. Con la mia venuta, con il Signore Iddio che viene a sigillare il suo nuovo patto nelle sue di nozze, dinanzi alla sua presenza concreta e tangibile, come non possono coloro che mi riconoscono e mi seguono non gioirne di esultanza e farne festa?

Il tempo dello spirito ha i suoi tempi che si alternano nei suoi ritmi nella vita dell’uomo. C’è il tempo in cui si gioisce e il cuore è tripudio di giubilo in cui canta il suo inno di gratitudine, simile al menestrello Francesco che inneggiava di lodi all’Altissimo. C’è il tempo della prova con il suo dolore e la sua sofferenza che, accolta, si fa digiuno e preghiera nella sua invocazione di creatura che richiede e ricerca nel suo bisogno il rifugio di Dio e il suo soccorso. Il Padre celeste ama entrambe queste realtà. Ama sia la letizia, con il suo canto donato a lui, come l’offerta del lamento con la sua pena, che si fa ancor più meritoria e nobile in quanto nella sua croce redime.

Quando c’è la gioia e quando la sofferenza, quando sovviene il sorriso e quando la penitenza con le sue lacrime? Quanto maggiormente un popolo vive in grazia e in ubbidienza alla Santa Parola, adempie e segue il mio insegnamento, cerca e non commette peccato, e tanto meno pecchi quanto più godrà della presenza del Cristo risorto vivendone la conseguente gioia e gaudio in ogni pienezza. Se un popolo invece vive in disgrazia di Dio, in disubbidienza al mio insegnamento, si oppone alla Santa Parola e si ostina a peccare, esso cadrà sempre più nel suo baratro di mali e oscurità, ancor di più urgerà l’intercessione della preghiera, del digiuno e di ogni penitenza di suffragio. Esso si farà tempo di purificazione e riscatto, e nel dolore poco si esulta, ma nella sua pena redime. Il pianto lava e ricrea.

C’è anche una dimensione spirituale vissuta personalmente. Quanto più un’anima cresce nell’amore di Dio e lo ama, quanto più essa godrà e si beatificherà della sua presenza. Ugualmente quando se ne sentirà priva, ne vivrà il lutto della sua mancanza simile al dolore di una vedovanza. E in tutti questi periodi che si alternano, figli, Iddio richiede a voi un filo conduttore che vi leghi, che è quello della fedeltà. Come afferma la prima lettura, siete servi e amministratori dei misteri di Dio. Ciò che vi si richiede è che ognuno risulti fedele: ogni giorno sia vissuto con il cuore proteso e fisso al Padre celeste per tutti i giorni, che siano di luce o buio, di sorriso o pianto, che vi trovi sempre pronti e desti alla venuta dello Sposo che vi porterà nel suo talamo, ove le nozze saranno eterne e la felicità perenne e stabile per sempre.

Vi benedico.

 

     La totalità dell’amore di Dio

03/09/2022

Gesù

Mia piccola Maria, il richiamo del Vangelo è forte e può sembrare esigente e severo: “Guai a chi ama suo padre, sua madre, i suoi figli, moglie o fratelli più di me. Non è degno di me”. Iddio desidera nel suo discepolo un cuore indiviso, integro, perché possa avere la totalità della sua sequela. Egli vi offre tutto, ma richiede anche il tutto della creatura: vuole che sia amato al di sopra dei vostri affetti, seppur leciti ed onesti, al di sopra dei vostri interessi che, quando vi occupano, seppur fosse per un solo intento il pensiero e il cuore, ad esso andrebbe sempre il vostro anelito e predominerebbe sull’intero vostro operato, distogliendo dalla santità dell’amore divino e non riuscendo, di conseguenza a vivere in pienezza il proprio mandato, il progetto che il Padre celeste richiede.

Sappiate che ogni affettività, ogni ambizione, ogni legame terreno e desiderio si fanno idolatri quando si fanno superiori all’amore di Dio che ne viene soffocato. Ciò che il Padre Santissimo vuole nel suo richiamo prioritario è il bene della persona, dato che egli, a colui che si offre a lui, ne ricolmerà con l’abbondanza del suo di amore, con la sua benedizione e ogni fonte di merito a propria santità e per la salvezza di molti. Iddio è munifico e moltiplica la vostra donazione, la accresce e la evolve per un beneficio ulteriore che si maggiora per tutti. La sua chiamata all’amore, che è primaria e fondamentale nel cammino dello spirito, non è data solo per la vita sacerdotale e consacrata. Egli la esige per tutte le creature, per coloro che vogliono essere i suoi, sia che siano laici, soli o coniugati nel matrimonio e con famiglia.

Un’infusione piena in Dio non impoverirà l’uomo o lo distoglierà dalle sue mansioni. Iddio ricambierà ricolmando di tutte le energie, le potenzialità, le capacità di vivere bene e in pienezza il matrimonio, la genitorialità, ogni rapporto con le persone, il lavoro e il fine di ogni mandato nella Chiesa e nella società. Quando un’anima, seppur sposata, venisse chiamata dal Signore a un impegno più profondo a sua gloria, non venga impedita o condannata. Non giudicate la persona come se dovesse essere solo relegata al suo più stretto compito familiare. Iddio sa, dà la grazia per effettuare una sua missione e non richiede mai più di ciò che la creatura non possa effettuare in suo nome. Voi dimenticate ed arginate il potere divino lo sminuite relegandolo al secondo posto delle vostre primarie e fallaci forze. È Iddio che offre il tempo, le energie, ogni capacità e vigore, e donando alla stessa famiglia che si pone al suo servizio ogni profitto e vantaggio. Egli stesso darà la sua cura e il suo soccorso.

Il Vangelo prosegue richiedendo di portare la croce, di non rinnegarla o bestemmiarla. Chi la rifiuta non è degno di me, in quanto la croce è data dal Santissimo Padre per la salvezza dell’uomo e per far sì che per mezzo suo possa dare redenzione a molti che andrebbero perduti. Questi due aspetti nell’amore divino e nella croce sono la sequela che vi fanno miei seguaci e miei discepoli. Essi si fondono in un’unica realtà, che è quella del compimento della volontà di Dio. Voi direte: “Ma come si può, Signore, compiere tale volere sì arduo nel partecipare del tuo primario amore e l’accoglienza alla croce?”. Iddio vi offre tutta la grazia e tutti i mezzi suoi necessari.

Ed oggi, che ricordate nel primo sabato del mese il Cuore Immacolato di Maria, Io continuo ad esortarvi: andate, andate da mia Madre. Ella non solo è Madre di Dio, ma Madre vostra. È la maternità che dà vita. E voi, consacrandovi a lei, dandovi a lei, ella vi trasfonderà l’amore, la forza, l’attitudine di ogni azione per portare a compimento il progetto della vostra storia a santità.

Vi benedico.

 

     Nella conversione si rivive la carità

05/09/2022

Gesù

Mia piccola Maria, nel Vangelo di stasera Io entro in una sinagoga in giorno di sabato e vi risano un uomo dalla sua mano inaridita. Compio un’opera di bene che crea però scandalo tra gli astanti, dato che è compiuta in giorno di sabato. Anzi, essi attendevano che io facessi qualche gesto clamoroso, proprio per trovare un motivo per attaccarmi. Per loro, scribi e farisei, le prescrizioni e le norme della legge superavano la stessa carità, mentre Io vengo a riportare il giusto senso nella verità. La carità va oltre la legge, anzi essa stessa ne è il compimento.

Iddio desidera che l’uomo ami, che sia onesto e leale, puro, il cui pensiero sia limpido e il cuore retto, le sue mani generose, dato che è dalla propria interiorità vissuta che scaturisce ogni opera di giustizia e capacità di effettuare il bene. Solo quando l’uomo vive concretizzando la Santa Parola in sé che egli sa comprendere e partecipare della carità, del vero amore nel quale si nobilita e si santifica. Lo descrive bene San Paolo nella prima lettura, quando denuncia un grave caso di moralità in una comunità cristiana. Essa continuava a praticare i suoi riti senza darsi peso della situazione di grande peccato attuato da uno di essi. Questo male andava prima estratto alla sua radice e poi si potevano continuare ad offrire riti al proprio Signore. L’immoralità è sempre stata presente nel mondo, ma mai come oggi è diffusa ovunque. non c’è quasi più lembo della terra, qualsiasi realtà che non sia occupata e lordata da ogni forma di lussuria e corruzione.

Ove trovare dei punti luce, delle Oasi di purezza? Sono ormai molto rare. Il peccato di oggi ha raggiunto gli sprofondi degli abissi di ogni aberrazione e mai come in questo tempo le anime precipitano a frotte negli inferi. Ogni abominio compiuto ricade come un fardello sulla terra, con le sue conseguenze, e così come il bene contagia diffondendo la sua di benedizione, ugualmente il male si protende spargendo la sua maledizione.

Il Padre celeste aveva creato l’uomo perché fosse felice del suo giardino terrestre, ma è l’essere umano stesso che peccando si è creato la sua infelicità e la sua condanna, dalla quale ci si può riscattare solo emendandosi e cambiando condotta. Gli uomini, nonostante notino e siano coscienti di essere poveri infelici che brancolano nel buio di sé stessi e nelle tenebre del mondo persistono a cercare emozioni e momenti di esultanza che diano senso e pausa alla loro tristezza, al loro spesso tormentato e angosciato spirito, rincorrendo continuamente i piaceri di ogni moralità e i traguardi di successo mediante compromessi e disonestà a discapito dei fratelli.

Il male compiuto è la semenza che essi si danno: tanto più commettono peccati, tanto più il loro spirito si ammala e agonizza, langue senza vita apportando la sua conseguenza che corrode spesso la mente e ammalando il medesimo corpo. È la creatura che sparge la semenza maligna di ogni retaggio di male compiuto, cui conseguono dolori, ingiustizie e sofferenze, malattie da cui solo la conversione dà nuova luce la coscienza, la sua purificazione e la sua rinascita che viene offerta perlopiù oggi, come è stato anche nei tempi passati, mediante la croce dei giusti, degli innocenti, dei crocifissi di Cristo che lavano nel loro sangue le sozzure che si compiono per poter protrarre la stessa vita e l’esistenza del mondo, che si sarebbe già esaurito e divorato dal suo male se il mio Sangue offerto e la carità dei buoni, con la loro riofferta, non ci fosse stata.

Io vi esorto, figli, emendatevi. Ognuno che si converte in verità dà trasformazione di bene e vita all’intera umanità. Il Santissimo Padre vuole che voi viviate un’esistenza santa, che diveniate il profumo di incenso che libera dal fetore delle colpe, che siate puri nel cuore e nel corpo come le cristalline sorgenti di alta montagna per dare lavacro ad ogni sozzura, che le vostre mani siano l’amore che compie e che riveste, che dà calore fecondando la sterilità e il gelo delle creature. Solo allora, quando sarete divenuti candore agli occhi miei, tutte le vostre preci, i vostri riti, le vostre offerte e celebrazioni saranno accolte da Dio che ne darà ogni benedizione ed effetto.

Vi benedico.

 

     Chi mi vive, si fa mio tocco che risana

06/09/2022

Gesù

Mia piccola Maria, si apprestano presso di me le folle per essere sanate e liberate da ogni male possibile, e ne venivano guariti. Cercavano in ogni modo di toccarmi, poiché avevano compreso che da me usciva una forza che dava guarigione. Mi direte allora: “Come mai oggi, Signore, non avvengono più tante guarigioni, sì grazia da tanta mole di forme di malattia e liberazione di mali psichici e spirituali?” Ed Io dico a voi: “Ove sono le masse che mi cercano, che credono in me, nel mio potere, che hanno fede?”, dato che, se così fosse, ne vedreste attuata la sua opera.

Io sono sempre lo stesso, sono sempre con le braccia aperte e disponibili. Mai ho abbandonato l’uomo nel corso della storia, ma ove è ora questa mia ricerca? Io sono presente come allora. Molti affermeranno che era possibile, di tanti miracoli, poiché c’era la presenza concreta e tangibile della mia Persona, ma Io sono il medesimo e vi ho dato la parola: “Sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo”. Ma ove è la conversione che è richiesta all’uomo? Perché persiste a peccare, e peccare grandemente?

È già nella conversione, nel suo cambiamento al bene, nel suo ravvedimento che c’è la cura. Nel mio insegnamento, nella mia parola accolta e vissuta ci si risana, portando il suo beneficio non solo all’anima, ma anche alla psiche e alle membra. Nella Santa Parola partecipata e incarnata nel proprio vissuto si adempie al volere divino: l’uomo riacquista il suo equilibrio. Con la preghiera, in cui la creatura fonda il suo desiderio e l’unità del suo Dio, ella si nutre del Santo Spirito che ulteriormente apporta i suoi elementi che curano, danno luce, riformano nel pensiero divino annullando e ricreando il pensiero spesso errato e distorto della creatura, da cui diparte tutto il suo comportamento e il suo agire.

Io ci sono e vengo a voi, mi potete più che toccare: vi potete nutrire delle mie specie eucaristiche. Voi, prendendo e ricevendo le mie Carni e il mio Sangue, esse si fanno parte del vostro di corpo e vengono a circolare nelle vostre di vene.

Se voi viveste queste disposizioni con fede, come afferma il Vangelo, il Padre e Io con il Santo Spirito verremmo ad abitare in voi, facendo non solo sanità nella vostra persona, ma facendovi diventare cura e medicina per il vostro prossimo. Osservate la moltitudine dell’umanità: non viene al Padre celeste a richiedere e crede nel suo intervento. Pur tra coloro che vengono in chiesa: fra di essi è una parte minima di coloro che veramente vivono il cristianesimo. In questo piccolo resto il Signore Dio vostro spesso lascia che questi figli continuino a portare la loro croce di malattia o altro, che non viene tolta in quanto essa nella sua accoglienza e offerta d’amore si fa cura per i molti malati, ciechi e oppressi dal demonio che andrebbero perduti. La loro di malattia o sofferenze date nell’unione partecipata con Dio sono il riscatto, sono i dolori santi che tagliano i perversi legami e liberano, la medicina che solo può riscattare i tanti cui ancora il Padre celeste vuole dare possibilità di salvezza.

Notate la vita dei santi: hanno patito, e le molte folle delle genti accorrevano a loro perché avevano compreso che in essi viveva la presenza di Dio e ne cercavano anche solo il tocco per ricevere soccorso e guarigioni. Se gli uomini si convertissero, si ponessero nello stato di grazia riceverebbero direttamente la benedizione divina e un cammino di resurrezione e rinascita alla primaria sanità di vita, simile a quando l’uomo è uscito dalle mani del Creatore, o il bimbo irrorato nelle acque del Santo Battesimo.

Figli miei, uniti a me, coloro che mi si fanno accanto è con me condividono ciò che sono, si fanno la mia carne e il mio stesso sangue: carne e sangue che redimono, liberano, ricreano, al quale nel loro percorso i molti che li incontreranno potranno ritrovare il mio tocco. Io in essi sono e da me e chi è in me esce una forza, un potere che dà pace, sanità e ogni bene.

Vi benedico.

 

     Le beatitudini

07/09/2022

Gesù

Mia piccola Maria, il Vangelo di stasera per lo più crea scandalo nei molti. Esso esorta a vivere l’opposto di ciò che insegna al mondo. Il mondo incita e sprona a vivere ogni appagamento e soddisfazione, a gozzovigliare e rincorrere senza cercare di perdere nessun piacere possibile, ad avere il successo. Solo allora la vita di un uomo può essere considerata una vittoria e di buona riuscita. Iddio, invece, vi offre le sue beatitudini che creano sconcerto e sono ritenute stoltezza per i senza Dio. Egli vi chiama ad accogliere il dolore, a saper vedere e riconoscere le ingiustizie e la sua speranza, persino quando c’è la persecuzione per la fede in suo nome a darne lode. Voi direte, ma come si può dinanzi al pianto trovare un sorriso, dinanzi a ciò che umanamente sembra un fallimento trovare gioia, dinanzi alla prova di ogni pena saperne intravedere la luce.  Figli, l’unica motivazione che ne dà il senso e il suo fine è il cielo. Accogliere la vostra sofferenza, la vostra lotta che è prima con sé stessi e poi con il mondo è nel fine che vi attende, per il merito che ne acquisite per la vita eterna.

Il Padre celeste vi chiede di non attaccarvi a tutto ciò che vivete. Questa terra è relativa, fugace e transitoria: non attaccatevene il cuore. Non vivete la famiglia, il lavoro, gli affetti, le cose, ogni realtà solo fine a sé stessi, ma partecipatele per il tempo che vi è dato per compiere la santa volontà di Dio, adempierne la sua missione per santificarvene. Potete gioirne, ma non attaccatevene il cuore, come se tutto ciò vi appartenesse per sempre. Nemmeno alla vita stessa, perché vi verrà ripresa.

Dove sono finiti tutti gli uomini che hanno varcato il suolo di questa terra? Dove sono i potenti del passato, con i loro domini, i ricchi con i loro tesori, i gaudenti con i loro piaceri? Essi giacciono nella polvere e ciò che era loro e possedevano è stato tolto o passato ad altri, poiché, come dice San Paolo, passa la scena di questo mondo. Coloro invece che avranno sofferto, avranno lottato per la giustizia, per difendere la giusta causa che è quella della verità divina, essi troneggeranno potenti, straricchi e munifici di ogni abbondanza.

Ah, se poteste vedere le meraviglie del paradiso, non calcolereste più le ricchezze e i tesori umani che nullità e spazzatura. Il vostro pianto, la vostra battaglia la vostra povertà e privazione di ogni diritto sarà croce che vi avrà santificato, dato che solo chi si fa santo potrà accedere al regno.  Se non fosse stata questa la vostra meta, ma avreste dovuto vivere solo in funzione dei vostri appagamenti ed istinti, solo per questa povera terra, il Padre celeste non vi avrebbe richiesto nulla, anche se nel vostro cattivo agire vi sareste già estinti. Ma Iddio vi vuole con sé a godere della sua di vita, per farvi vivere nella sua di reggia ove alberga e si può accedere solo in santità. Qui ogni vostra lagrima sarà asciugata, ogni ferita di ingiustizia risanata, ogni esclusione e privazione e miseria patita verrà colmata di tutte le abbondanze e le magnificenze che vi rivestiranno nel suo banchetto eterno.

Vi benedico.

 

     Evangelizzare è farsi Vangelo

09/09/2022

Gesù

Mia piccola Maria, tutti sono chiamati ad evangelizzare, a promulgare ovunque il santo Vangelo. Evangelizzare è necessario, vitale, indispensabile per essere cristiani. Il cristiano deve farsi Vangelo. Lo dichiara fortemente San Paolo nella prima lettura: annunciare il Vangelo è una necessità, è un mandato dato direttamente dal Signore, dal quale non ci si può dispensare. Egli lo diffonde non solo con la parola, ma con la testimonianza della propria vita: si dà tutto a tutti per portare la salvezza ai fratelli. San Paolo sottopone il suo stesso corpo a una vigorosa disciplina per non insegnare ad altri ciò che egli stesso non vive.

Il cristiano deve farsi simile, dice, agli sportivi che si sottopongono a severe regole e si autodisciplinano per correre verso una vittoria che, pur, è solo umana e corruttibile. Quanto più un cristiano deve lottare, operare, correre per porsi in opera per il regno di Dio, per poter giungere al premio di un podio celeste che però non è corruttibile, ma eterno. Chi si considera mio seguace, chi si dichiara mio discepolo e frequenti la Chiesa, ma non si ponga all’evangelizzazione rimanendo statico e amorfo, rinchiuso solo ai suoi interessi e non si pone all’adempimento del mio mandato, non è mio discepolo. Ognuno sarà responsabile di quello che poteva fare nel mio annuncio, nella proclamazione del regno di Dio, e non l’ha fatto.

Il Vangelo va ascoltato e messo in atto, va vissuto per far sì che la vostra stessa persona si faccia mia parola vivente e la trasmetta con il suo corpo, con la sua parola, con il suo operato e insegnamento che Io ho dato. Solo quando ci si è fatti Vangelo se ne trasmetterà la luce, così come Io affermo: un cieco che guidi un altro cieco finiranno in un fosso. Solo quando uno possiede la luce può divenire guida per l’altro. Quando la creatura si è assimilata a me, al suo maestro, essa diviene via, mezzo, la strada su cui molti ritroveranno il senso e la capacità di vedere e comprendere le verità divine.

Come mai tante omelie, tante predicazioni non ottengono effetto? Perché prima di predicare al prossimo bisogna che colui che evangelizza incarni ciò che dice, che nel suo cuore vibri l’azione dello Spirito Santo che è l’energia d’amore che solo feconda la mia parola nelle anime. Il pensiero del cristiano deve farsi corrente, emanazione di benedizione, la sua parola emessa sapienza, la sua opera trasmissione di amore che crea nel bene. Allora il Vangelo in lui si proclama e ne porta gli effetti, si fa strada che, illuminata dal sole radioso di Dio, verrà percorsa da molti che ritorneranno al Padre. Il cristiano è la torcia, è la fonte, è il pane che si è lievitato e cotto per darsi a nutrimento per tutti.

Vi benedico.

 

     Siate operatori di misericordia

11/09/2022

Gesù

Mia piccola Maria, la Santa Parola di oggi è ricca ed abbondante. Vi viene messa in evidenza e presentata la misericordia del Santissimo Padre. Il Padre celeste è misericordia, è il suo grande attributo mediante il quale si prende cura di ogni creatura e cerca nel massimo modo possibile di condurla alla salvezza. Egli pazienta, attende, ricrea, accoglie sempre il figlio pentito che ritorna a lui e lo perdona, pronto a ricreargli una nuova vita. La sua misericordia si protende sugli uomini da sempre.

Lo evidenzia la prima lettura, quando dinanzi al popolo ebreo che si era pervertito, che nel suo errato comportamento aveva dimenticato e rinnegato la sua liberazione e l’intervento divino della sua prigionia, si è posto in adorazione di un idolo, un vitello d’oro, Iddio ne è stato preso da santa ira, sì che desiderava annientarlo, ma è stata bastante la supplica, l’intercessione di Mosè autentica e veemente che il Padre retrocede dai suoi gravi proponimenti nel dare ancora proroga e tempo al popolo al suo ravvedimento.

Lo dichiara San Paolo che si riconosce un grande peccatore macchiato di crimini gravi, ma in cui Dio ne ha riconosciuto l’ignoranza dalla vera fede, dandogli modo di potersi riscattare e farne suo apostolo. Il Cuore del Santissimo Padre è di sì tale misericordia che vuol riprendersi ogni figlio che, pur avendo errato, ritorni a lui. Lo attende, lo guarda, fa tutto ciò che è possibile perché si emendi e ne gioisce di grande giubilo quando si converte. Quale tripudio nel suo Cuore, quale festa nei cieli se una creatura fosse ai bordi di un precipizio e stesse per cadere, prossimo al suo sprofondo, ma riesca a lasciare il baratro per tornare sui passi del Signore. Essa tornerà a guardare il suo sguardo, a stringergli la mano, ritorna a vivere il suo nuovo parto di una ricreazione di vita. Cosa se ne farebbe infatti Dio di un figlio che vada perduto, che seppur malvagio e reo andasse perso? Quale dolore, quale perdita per un’anima che egli ha creato, redento e ne ha preso cura cercando di darne continua santificazione, e quale vittoria la sua rinnovata conquista.

Iddio è il buon pastore che ama le sue pecore e ne rincorre e ricerca per le vie più sperduti quelle smarrite, e ritrovandoli se le pone sulle spalle per ricondurle al suo ovile. Pure voi siate imitatori della misericordia divina, fatevi operatori di misericordia, simile al vostro Padre celeste: operatori con la preghiera come Mosè, che intercedono per la conversione dei peccatori. La prece per essi è luce che libera dall’oscurità delle tenebre ed è la scure che taglia i vincoli con il demonio. E la pietra che vi si presenta nella durezza delle anime, tanto è più dura quanto più occorre l’orazione con il suo anelito e il suo pianto che l’amalgamino e la plasmino a morbidezza ed ogni dolcezza.

Siate operatori con le opere di carità, con le opere di misericordia cui vi invita il Vangelo, con il vostro perdono al male ricevuto: attraverso di essi riacquisterete anime per il cielo e fratelli sulla terra. Nella vostra misericordia molti impareranno ad amare, si scioglieranno i ghiacci del cuore e torneranno a credere sperando.

Pure in questi tempi ancora più perversi e cattivi, il Padre celeste vuole salvare l’umanità nella sua divina misericordia, che si fa anche giustizia che ripara e riforma. Dissolti tutti i mezzi di richiamo che nella pace non sono stati ascoltati dalle genti, saranno il dolore e la prova di purificazione che egli userà non per la distruzione, ma per eliminare il male, che solo nella sofferenza laverà e ne verrà tolta la sua cancrena per portarne nuova rinascita, nuova vita di un’umanità che torna, rinnovata nel bene, per continuare il suo progetto divino per merito e per l’azione della misericordia di Dio.

Vi benedico.

 

     Il Santissimo nome di Maria

12/09/2022

Gesù

Mia piccola Maria, la Chiesa oggi ricorda il Santissimo nome di Maria: nome soave che si innalza dalla terra al cielo e dal cielo discende alla terra portando la sua benedizione. Miriam, il cui nome è pace, colei che è chiamata ed invocata dai figli nel mondo in un perenne Ave: Ave Maria, è un coro di impetrazione in cui si ricerca, si richiede il soccorso della Madre Santissima. E se ogni mamma terrena che viene chiamata risponde al figlio e lo accudisce, ugualmente la Madre celeste al suo richiamo ne porta il suo aiuto e la sua protezione. Ella, nella sua missione materna, nel suo impegno cui è sempre fedele, ne porta alle creature la sua vicinanza e la sua assistenza. Allarga il manto che si estende sopra i suoi devoti e ne allunga ancora il lembo per ricoprirne altri per cui pregano e richiedono grazie.

Maria è la fonte che dà origine con il suo nome all’annuncio dell’angelo e all’incarnazione divina. È sempre alla sua pronuncia discende lo Spirito Santo, vibrando nelle anime nel portare il suo amore. L’Ave Maria scioglie il Cuore di Dio. Egli si compiace che gli uomini la invochino e a lei ricorrano. Da quante prove e pericoli nel corso della storia, per il ricorso a lei, Iddio ne ha risparmiato le genti donando pace. Ave, Ave Maria si ripete nello sgranare i rosari e nell’impetrazione di ogni prece rivolti a lei, che si fanno un tamtam che martellano il capo dei demoni che ne vengono storditi, nauseati, frastornati nel suo santo suono ricorrente che fermano di molto il loro perverso agire.

In cielo il nome di Maria a caratteri d’oro si innalza maestoso e i beati, i santi si deliziano di pronunciare il suo nome al cui suono emesso si fa simile allo stillare del miele alla loro bocca. Gli angeli inneggiano il suo nome e ne cantano le lodi, e l’Altissimo la guarda e la rimira incantato nella sua più bella creatura, al cui nome risuonano tutte le virtù, tutti i meriti, l’adorazione di cui si delizia e che l’hanno glorificato come nessun altro essere umano. Come intenerire il Cuore del Santissimo Sovrano, come far discendere ogni grazia ed essere esauditi? Pregate, invocate Maria ed egli vi ascolta.

Le anime che rimangono fedeli sono il piccolo resto che perlopiù sono unite alla Madonna, che continuano a chiamarla per nome e la pregano con il cuore. Sono esse che ancora sostengono e intercedono, danno proroga al mondo. Ah, se la Chiesa tutta, tutti i suoi governanti la amasse e ricorrerebbero a lei chiamandola, la Madre acquieterebbe le sue bufere, ricucirebbe le sue divisioni riportando verità e unità. Come mai non vi ricorrono? Non la amano. Per ricorrere autenticamente a Maria ci vuole l’umiltà. Il suo nome placa e infonde la piccolezza. È solo facendosi minimi che voi potete realmente incontrare Dio, avere il suo beneplacito, i suoi doni. Quando su questa terra vi incontrate nel suo massimo modo il Signore Dio vostro, se non nell’Eucaristia? Ma per ricevermi in essa ci vuole non solo la grazia, ma è necessaria l’umiltà. E chi più della Madre celeste nella sua unione può darvela?

Osservate il Vangelo di oggi: il centurione romano vuole una guarigione per il suo servo, ma pieno di fede, nella sua profonda umiltà si ritiene indegno di stare dinanzi alla mia presenza e manda altri a dirmi: “Signore, non sono degno di riceverti, ma dì una parola e il mio servo sarà guarito”. Chi vi può dare tale capacità di fede e umiltà, della coscienza della vostra pochezza, ché vi accostate a me perlopiù con tracotanza, superficialità e indifferenza. Come potete essere esauditi? Andate ad irrorarvi di Maria, a rivestirvi e intesservi della sua natura. Solo allora imparerete ad accostarvi al santissimo banchetto nelle dovute disposizioni. Prima di nutrirvi a me chiamate la Madonna e date a lei l’incombenza di ricevermi dicendo: “Signore, non sono degno ma mando la Madre Santissima: sia lei a darmi a te e a riceverti nel mio cuore”. Chiedete a lei, nel suo nome, ad ogni comunione, ed ella verrà in voi ed Io vedrò non più la vostra indegnità, le vostre miserie, ma mia Madre e di lei in voi mi allieterò esaudendovi, dandovi ogni grazia. Ah, sé tutti venissero a ricevermi con Maria nel cuore, invocando con amore il suo nome: ne amerà in verità il mio, ella mi amerà per voi. La pioggia di ogni benedizione e guarigione pioverebbe sui molti cui pregate a loro salvezza e beneficio.

Vi benedico.

 

     Io sono il Signore della vita

13/09/2022

Gesù

Mia piccola Maria, Io sono il Signore della vita: in me la vita si ricrea e si riforma, cambiano i suoi modi e nella sua evoluzione, ma continua. In me la morte non ha l’ultima parola, non ha vittoria. Io sono la risurrezione. Qual è la paura più grande nell’uomo, se non la morte. Egli vede morire molti dei suoi cari, dei suoi amici e sa che dovrà giungere la sua ora e la teme, ma Io vi dico: coloro che a me si fanno vicini e mi amano, sentono e vengono trasfigurati della mia vita, se ne ammantano e se ne nutrono sì da non più temerla, dato che in me tutto si trasforma, cambia, ma vive. Voi vivrete un nuovo stadio, una rinascita nel mio mondo, nella mia Persona, e ne riceverete gli elementi così come quando siete illuminati dal sole e ve ne irradiate della sua luce. Quanto più sarete ad essa esposti, la assimilerete facendovi voi stessi questa luminosità che non può perire.

Periscono sì le povere membra che sono l’involucro che rivestono il vostro spirito. Esse si dissolvono nel tempo nelle ossa e poi nella polvere, ma stanno dormendo nell’attesa della loro rinascita, del loro ricongiungimento a ciò che ora siete uniti in un unico composto, ma in un corpo fattosi trasfigurato, spirituale e divino. È lo spirito che dà vita al corpo: tutto ciò che in voi è pensiero che crea, energia che offre l’azione, i sentimenti nel cuore, il dolore o la gioia, tutto questo forma lo spirito, che è l’alito divino che il Creatore vi ha immesso e non può morire, ma deve santificarsi su questa terra per il tempo che vi è dato, santificandosi nella mia Persona e vivendola.

Io ho crocifisso il mio corpo, la mia vita alla croce perché fosse donata e trasfusa in voi. Nella mia unità, nella mia partecipazione voi ne assorbite gli attributi che sono eterni. O morte, dice la Santa Parola, ove è la tua vittoria? In Cristo voi vivete la risurrezione. Il Vangelo ve lo manifesta quando una povera vedova che si strugge per il dolore del suo figliolo morto, Io la esorto: “Non piangere”. Ridò vita al figlio restituendolo alla madre. Piangere è umano, il distacco dei propri cari è doloroso, ma per la fede in me, per il cielo che vi attende nel quale vi rivedrete è solo un arrivederci.

Ciò che ora dovete vivere è santificare lo spirito, effettuando la missione che il Padre Santissimo vi ha dato. Ognuno, come dice San Paolo, ha il suo dono che deve esplicitare: chi è chiamato ad essere apostolo, chi profeta, chi ha il dono di guarire gli infermi, chi ad essere maestro, eccetera. Ognuno è un pezzo di corpo, una parte delle sue membra che sono tutte fondamentali poiché nella loro funzione attuata danno motore all’intero organismo dell’umanità e lo fanno vivere. Voi insieme formate il mio intero corpo, un corpo che si riforma in me per la vita eterna per formare un’umanità del mio corpo mistico risorto. Sarà il trionfo di Dio e vostro.

Quando passate dinanzi alle tombe degli uomini, sappiate che essi nei loro sepolcri, seppur fattisi polvere dormono, dormono nell’attesa, ma nello spirito vivono e se le moltitudini gioiscono nei cieli, altri attendono la sofferenza espiatrice. Ognuno ha un nome, una storia che ha vissuto. Ognuno sarà per sempre con quel che ha conquistato ed è diventato.

Voi siete chiamati a compiere la missione che Dio vi ha dato, che vi realizza nella santità per il bene di tutti, ma lo potrete attuare se ambite, nel suo ambito, al suo carisma più grande. E qual è, se non l’amore? È l’amore che dovete vivere, partecipare e diffondere. Amando voi darete la mia vita, una vita che rinasce e la fa tornare nei poveri figli miei che si sono fatti anime spente, ormai agonizzanti e morenti: l’accensione della vita che può ritornare per essi e il mondo intero. Chi in me ama, vive. Chi in me ha amato non potrà conoscere la vera morte.

Vi benedico.

 

     La Santa Croce

14/09/2022

Gesù

Mia piccola Maria, oggi la Chiesa celebra la croce, la mia Santa Croce che si innalza verso l’alto per attrarre a sé tutte le croci degli uomini: le croci di ieri, oggi e domani ed unirle a sé. Esse si fanno un’unica mia croce redentiva che lava il peccato e ricrea la vita. La croce è dolore, è bagnata dalle lacrime e dal sangue della propria sofferenza. È proprio perché costa tanto che è così preziosa, che ha un valore salvifico che santifica. L’uomo la teme, cerca di tenerla lontano, spesso perlopiù la rifiuta e la valuta come un suo male. Non ne riconosce la preziosità, proprio perché non conosce me, non si identifica nel suo Maestro salvatore e crocifisso. Senza l’adesione, l’accoglienza alla croce Io stesso ne vengo escluso e rifiutato, non avviene la mia fusione.

Anch’Io, come uomo, l’ho temuta. Ne fremevo di terrore, dato che Io ne conoscevo, erano aperte alle mie visioni ogni trafittura, ogni piaga, ogni scavamento alle mie carni che avrei dovuto patire, l’intensità del suo spasimo interiore, mentre come Dio l’anelavo, bruciavo dall’ardore di riardermi e consumarmi in essa per poter dare nuova rinascita agli uomini. Queste due realtà coesistevano insieme e mi trafiggevano il Cuore, ma nell’abbandono alla volontà del Padre mio l’ho accolta nella pace ed abbracciata per il suo bene che avrebbe apportato su tutte le creature.

Io e la croce siamo divenuti un’unica cosa, un’unica essenza. Essa mi ha scarnificato le membra che si sono uniformate e plasmate alla croce. Il mio sangue e le mie lacrime l’hanno irrorata e penetrata tutta. Carne e croce si sono compenetrate, nel quale Io ne ho vissuto il suo parto, e così come una madre dà vita al figlio nel suo dolore e nel suo sangue, ugualmente Io nella croce conficcato ho dato luce e nuova ricreazione all’umanità.

Il Santissimo Padre non ha risparmiato il suo unico Figlio, dandogli come trono una croce per voi. Da questa sublime ed eccelsa offerta d’amore dovreste comprendere quanto egli vi ami, immensamente vi ami. Se capiste tale amore, cosa più vi tratterrebbe, di cosa più temereste? Nel suo amore, fiduciosi, vi abbandonereste alla vostra di croce e ne seguireste il percorso della sua via Crucis, che pur nelle sue tappe tempestate da cadute, prove, ogni flagello fisico e interiore, voi andreste avanti fedeli, proseguireste per giungere sul Calvario, per farvi unità con il vostro redentore nella cui croce si fonde la vostra e dalla terra si fa scala che si innalza e vi fa salire al cielo.

Non c’è altra strada, figli miei. Il Padre creatore vi aveva dato un giardino di delizie nel quale l’albero della vita si ergeva per darvi la sua bellezza, il più bello e maestoso, simbolo dell’opera divina che ne dava rappresentanza, ma l’uomo l’ha dissacrato deturpandolo e rubando ciò che era suo, mangiando il frutto che potesse contenere nutrendosi l’intera potenzialità di Dio: divenire ed essere al suo posto. E dal peccato commesso ne ha conosciuto la morte.

Chi può essere come Dio? Solo la superbia che alberga e inneggia a ciò che non può essere lo ricerca a suo diritto, ma che non può avere. Dalla stessa superbia come riparare, se non nell’umiltà della croce? È dallo stesso legno ferito ed usurpato dal peccato che Iddio ha ridato il suo riscatto nel legno della croce. Su di essa Dio stesso vi si è disteso per darvi al nuovo giardino nell’Eden dei cieli.

Andate incontro alla vostra croce nella pace. Nella sua accettazione si soffre meno, essa si fa più dolce e lieve, un legno meno aspro. I santi giungevano a provarne la gioia per la salvezza che ne apportava ai fratelli e per l’unione che dava al loro amato Signore. Come riuscire a portarla? Il segreto è guardare me, lo sguardo fisso a me. Venitemi dietro ché porto la croce avanti a voi, passo dopo passo, e guardate alla Madre Addolorata che ha accompagnato me, il suo figliolo, dandomi forza. Accompagnerà anche voi. Insieme vi condurremo diretti alla salvezza per mezzo della croce, innalzati verso le vette celesti. La croce è la fonte che lava dalle colpe, il sangue che dà nuova vita, il farmaco a vostra salute e la vostra nuova ricreazione e risurrezione.

Vi benedico.

 

     La Madonna addolorata

15/09/2022

Gesù

Mia piccola Maria, oggi la Chiesa ricorda la Madonna addolorata. Inenarrabili dolori di mia Madre che ha patito dopo me, il Cristo, come nessuno. Ella è stata il riflesso del dolore di Dio. Dotata di una natura sensibilissima, Maria sin dagli albori della sua infanzia ha sofferto di un patimento interiore che le procurava una spaccatura nell’animo. Era uno scalpellio continuo che lacerava il suo intimo e la scavava nello spirito sino alle sue trasparenze. Lei, l’Immacolata Concezione, percepiva e poteva notare persino un corpuscolo, l’ombra di un punto d’offesa arrecata a Dio, e ne gemeva con dolore ponendosi in prima persona a sua riparazione, divisa tra quest’amore assoluto in lei che richiede ogni perfezione di santità per il Padre celeste nella riparazione alla sua offesa, e l’amore misericordioso per le creature che amava immensamente e che vedeva errare ed andare a perdersi.

 Maria sin da bambina si è posta ad offerta, a vittima di espiazione per riparare a gloria dell’Altissimo e riscatto per gli uomini. Una sofferenza mistica partecipata e donata, vissuta in un’anima immacolata, piena di grazia, la cui limpidezza, delicatezza e sensibilità è la trasparenza di ogni virtù, ma che ne arreca maggiore intenso dolore di cui gli uomini non sanno e non possono comprenderne la profondità e l’intensità che cozza contro la durezza e la grossolanità delle persone. Tali dolori, vissuti in un crescendo, in un’evoluzione giunta all’apice sulla croce, l’ha resa regina dei martiri, di un martirio che supera quello di tutti i santi. Al mio arrivo, nella sua maternità accolta, si è posta totalmente a difesa a tutela e cura di me associandosi ad ogni mia pena, persecuzione, povertà e disagio. Il dolore dell’attesa di ciò che dovrà compiersi, di cui già conosce nelle sacre scritture e per le divine rivelazioni alla mia passione e morte, arrecano a lei ogni giorno la sua pena che ne avvicina il tempo.

Con quanta trepidazione nel mio apostolato avvertiva e conosceva le offese e disprezzi e rifiuti arrecati alla mia Persona, al quale ulteriormente si poneva a riparazione dei peccati fatti al suo Figlio ma anche Signore, in affrancamento al dispregio fatto all’Amore Divino. Mi ha seguito senza mai lasciarmi, pur da distante con la sua preghiera e la sua penitenza che mi raggiungeva e sosteneva dando forza al mio apostolato. Il suo spasimo ha raggiunto la vetta nella mia santissima passione, nella quale si è posta a mio fianco condividendo ogni pena.Se nell’orto del Getsemani, così come indica la prima lettura, con forti grida e lacrime supplicavo il Padre mio, la Madre non era da meno e seppur non presente gemeva e supplicava nel suo strazio materno che mi fosse alleviato il tormento. Le mie piaghe sono state le sue, la verga che colpiva il mio corpo entrava misticamente nelle sue di carni, lo stillicidio delle mie spine negli spasimi del suo capo.

Nel percorso della mia via crucis ella, pregando incessantemente, colloquiava e mi rincuorava nel Cuore. Solo quando ormai sfiancato e prostrato sono caduto a terra, schiacciato dalla croce, chi se non lei venendomi incontro con il suo sguardo e la sua mano mi ha soccorso con il suo immenso, irradiato amore materno che ha rinvigorito e dato nuova forza per riprendere il cammino. È lei che stando sotto la croce ha accolto il mio Sangue e il mio pianto. I colpi del martello che mi avevano conficcato nei chiodi rimbombavano ai suoi orecchi e inchiodavano il suo Cuore alla mia croce. La Madre mia vedeva e sentiva le grida e le derisioni dei soldati, ma anche il digrignare dei demoni che cercavano di terrorizzarla, ma ella, nel suo abbandono alla Volontà Santissima del Padre, ancora ne rinnovava il suo Fiat, il suo consenso alla mia offerta alla quale si univa in un’estasi d’amore passione dolorosa nella quale si fa, con me, corredentrice dell’umanità.

 Maria si fa madre di tutti, vive il parto della vostra rinascita: siete rinati dai miei dolori e dai suoi. Andate dalla Madre addolorata nelle vostre pene. Ella sa, conosce. Come Madre di Dio e degli uomini vive la pienezza e la perfezione di un amore che si fa fuso nella sua misericordia materna, e nella sua offerta sublimata totalmente in Cristo ella comprende, ha cognizione di ogni sofferenza e vi soccorre, vi asciuga le lacrime, che ella stessa ha versato. Si protende particolarmente su quei genitori che perdono un figlio, si approssima per dare grazie di ogni sostegno e conforto, rende la loro perdita; data a lei, un dono santo per il trionfo a gloria di Dio e loro, e per far sì che si faccia bene che si dilata a tutti, simile a lei che sotto la croce ripete ora per essi: Padre ti offro il tuo e mio Figlio, mia carne e mio sangue. È nella passione vissuta del proprio amore crocifisso che c’è la redenzione.

Vi benedico.

 

     Siate amministratori dei beni di Dio

17/09/2022

Gesù

Mia piccola Maria, Iddio vi chiama ad essere amministratori dei suoi beni. Lo potrete se farete la vostra scelta, così come intima il Vangelo stasera: “Non si possono seguire due padroni, Dio e la ricchezza. O si segue e si serve Dio, o si segue la ricchezza”, poiché se si serve il Signore Dio, si emulerà il suo esempio e il suo insegnamento, lo si amerà. Se si segue la ricchezza sarà seguire sé stessi, la propria idolatria che cerca ogni compenso dei suoi desideri e mire. Per poter raggiungere i suoi scopi, per soddisfare la sua persona, l’uomo si fa ladro dei beni divini: li sottrae al Padre e ai fratelli, giungendo a compiere ogni male.

Egli, credendosi astuto e furbo, dice fra sé: “Chi potrà scoprirmi, chi potrà vedere ciò che compio del mio malfatto?”, senza sapere che l’altissimo Signore scruta e filtra ogni pulviscolo, che ogni giorno è pesato e posto sulla bilancia del giudizio, e se gli uomini non avranno saputo amministrare i suoi beni, usurpando, come potrà il Padre celeste dare l’amministrazione dei suoi beni eterni?

Ora è il tempo della semina e del lavoro, dei tesori da accumulare per arricchire il regno divino, ma se ne avrete sottratto o non ne avrete preso cura alla vostra indifferenza ed apatia, cosa vi resterà? Voi del lavoro di oggi formate la rendita di cui vivrete per l’eternità. Se poco avrete dato, poco riceverete. Se non vi sarete adoperati, ma l’avrete usurpato nel vostro male, non avrete nulla, nessuna eredità, ma il vostro stesso male centuplicato per l’infinito. Lo pone in evidenza la prima lettura quando descrive che chi calpesta il povero e chi cerca di sterminare gli umili, che sono possesso di Dio, di sua appartenenza, chi cerca di smerciare il frumento usando bilance false, affamando gli indigenti, il Padre non potrà dimenticare gli operatori di tale iniquità.

Perché ciò accade? I figli di questo mondo, dice il Vangelo, i figli delle tenebre sono più scaltri dei figli della luce, cui spiega bene nella parabola di stasera dell’amministratore disonesto che, scoperto dei suoi ladrocini, viene licenziato dal padrone. Ma cosa fa? Cerca di farsi dare dai debitori del suo Signore una parte sottratta che ne creasse per lui una rendita di vita, tanto che persino il suo padrone accortosene ne ammirò la scaltrezza, ma Io dico a voi: il Padre dei cieli inversamente non se ne compiace, ma se ne addolora perché se i suoi figli si adoperassero alacremente al suo servizio, tale opera ricoprirebbe di luce ogni tenebra ed ogni male verrebbe soverchiato.

Cosa fanno i cristiani? Perlopiù dormono, sono assopiti, non combattono, non si adoperano e si fanno così conniventi al male che si propaga poiché non si sono adoperati nella lotta per ogni verità e giustizia. Come afferma San Paolo, praticate la preghiera, l’intercessione, le suppliche, particolarmente per chi ha potere per far sì che governino con onestà. L’orare è un impegno che aiuta le creature a giungere alla conoscenza della verità. Siate operatori di evangelizzazione, operatori di carità. Questo è il tempo che non va sprecato. Esso non corre, galoppa, e quando non ve ne resterà più cosa porterete, se non ciò che avete creduto e difeso e amato per voi e il prossimo? Questi sarà il bene e raccolto più prezioso che verrà benedetto da Dio, che lo amplierà per darvi la sua amministrazione dei propri possedimenti celesti.

Siate desti: il nemico assonna, intorpidisce, assopisce le menti, cerca ogni metodo per stordirvi e allontanarvi così il pensiero dall’opera divina. Beati coloro che rimangono pronti e alacri al richiamo del Santissimo Sovrano di chiedere a voi il suo resoconto e rendiconto, e vi troverà colmi del suo raccolto.

Vi benedico.

 

     Fatevi portatori di luce

20/09/2022

Gesù

Mia piccola Maria, fatevi portatori di luce, diffondete, propagate la mia luce, così come indica il Vangelo stasera. La lanterna accesa va esposta in alto in modo che la vedano tutti, perché possa illuminare tutta la stanza, simile al sole che irradia ovunque la sua luminosità e il suo calore sull’intera terra, ma se esso si nascondesse non ci sarebbe più né il suo chiarore, né il surriscaldamento: ne perderebbe il senso e il suo servizio. Ugualmente voi, figli miei: la vostra fede non va celata, né tenuta nascosta come un tesoro geloso o timorosi di diffonderla perché ne venga in cambio un giudizio di riprovazione. Bisogna essere audaci, entusiasti, forti nel portarla al prossimo tramite la propria testimonianza con la preghiera e con la parola.

Molti, considerandosi buoni cristiani, pur venendo in chiesa e formulando qualche invocazione, trattengono a sé quel poco di fede acquisita, quel lieve lumicino che vivono e trattengono in modo chiuso e privato, non espandendo ad altri ciò che hanno ricevuto. Hanno compreso sì che c’è un Dio che va anche ricordato con qualche formula, ricevono i sacramenti, ma ciò che hanno acquistato, di cui partecipano in fase solo di spettatori e riceventi, credono sia il grado assoluto di fede da partecipare, che abbiano fatto ciò che dovevano fare nei riguardi di Dio, che tutto questo sia bastante e non crescono, non vanno avanti, pensando che il credo acquisito sia sufficiente, mentre la fede un cammino continuo, non arresta il suo passo nel suo percorso spirituale che si evolve e si amplia. E quanto maggiormente diffonde la sua opera in un frutto concreto al prossimo, quanto ne accresce ancor più la sua luce. Se ci si accontenta del proprio stadio di conoscenza e partecipazione, essa si arresta, si ferma, si restringe alla sola persona, non si alimenta e si spenge. Una fede chiusa a sé chi ne illumina? Nemmeno la sua anima. La luce è come l’amore che va donata perché deve portare un effetto di bene. Il suo potenziale, che dà altra vita, come Cristo non si restringe, non si limita o arresta, non si contenta, ma si espande con le sue braccia protese a tutti.

Come dare la luce? Si può darla se ci si fa luce, torcia di Dio che riarde accendendosi continuamente al suo falò. Per irrorarne perennemente la fiamma dovete riardervi ad esso e non solo: spargerne poi le fiammelle o simili al sole protenderne i suoi raggi. Solo propagandola darete effettività al suo servizio santo.

Voi date luce primo con l’emendamento della vostra vita che si adopera nel rispetto e nell’onore dato al prossimo nell’opera di ogni giustizia e carità. Lo descrive la prima lettura: non negare un bene a chi ne ha diritto se hai la possibilità di farlo, non tramare il male, non litigare senza motivo con nessuno, non invidiare il malvagio per i suoi successi poiché Iddio ha in orrore il perverso, mentre la sua amicizia è per i giusti, in modo che la vostra condotta renda credibilità, sia testimonianza del bene e della parola che dà.

Secondo con la preghiera, non solo intima e personale, che è la base dell’unione con Dio, ma anche nel ritrovarsi spesso in una preghiera comunitaria che, oltre alle celebrazioni in chiesa, venga fatta in piccoli nuclei nelle case, che si fa impetrazione forte e dà input e allarga l’intercessione che offre luce alla verità nei fratelli lontani.

Terzo con la parola che si pone a difesa dell’insegnamento divino nel farvi apostoli della Santa sua Parola evangelizzandola.

Tutti siete chiamati, ognuno secondo il proprio stato e le proprie possibilità. Nell’amore di Dio che vibra ed è acceso in voi, tutti lo potete. A questo motivo vi dico di ascoltare bene, poiché se non ci si pone nell’ascolto del cuore, la parola rimane dura, spenta, ma se la si medita, se la si accoglie si accende nell’animo e vive spronando a dare a tutti ciò che voi avete compreso ed assimilato: l’immensa ricchezza della conoscenza di Dio, della sua fede, e non potrete trattenerla nell’offrirla a tutti. Di tutto ciò che avrete vissuto cosa ne resterà delle cose e degli impegni materiali pur buoni che vi hanno così occupato? La luce che invece siete stati e avrete dato sarà la luce che vi rivestirà e vi illuminerà per sempre. Quanto maggiormente avrete diffuso la mia luce, tanto più ne possederete. Quanta poca vi sarete adoperati a dare, poca ve ne ricoprirà. E si siete stati immersi alle tenebre, alle tenebre sarete immersi.

Vi benedico.

 

     Seguitemi

21/09/2022

Gesù

Mia piccola Maria, dico a Matteo nel Vangelo di stasera: “Seguimi”, ed egli lasciò subito il banco delle imposte per porsi a mia sequela. Cosa gli ha fatto dare decisione di sì forte scelta? Matteo si è incontrato con il mio sguardo, occhi negli occhi, nel quale si è irradiato ed attraversato la trasmissione del mio Santo Spirito che ha portato nel suo finalmente la pace, il ristoro, la rigenerazione alla sua anima. Egli nel suo disordine morale, nella sua cattiva condotta era preso da tormenti e ne cercava una via che lo liberasse, che lo sanasse da questo male, che ponesse fine e quiete alla lacerazione del suo spirito. E nel mio incontro ha sentito e ritrovato quel che cercava, la pace e la forza di abbandonare ciò che lo teneva legato, dal quale non riusciva a sottrarsi: la sua bramosia del denaro, a cui dava per ottenerlo ogni frode al suo prossimo.

È da me che passa ogni trasmissione al bene, ogni capacità di rinascita, ogni vigore di distacco dal peccato. La mia chiamata in Matteo al mio seguito è stata ritenuta con sdegno dai presenti. Essi affermavano: come poteva un maestro, e quindi un giusto, di una levatura morale più alta, potersi rapportare e chiamare alla sua sequela un tale peccatore? Questo denotava e dava discredito alla mia Persona, a ciò che Io dichiaravo di essere: un maestro d’Israele e lo stesso figlio di Dio, il Messia. Com’era possibile che lo fossi? In un uomo che si sporcava, si inquinava nello stare a mensa con ogni sorta di peccatori? Non comprendevano che Iddio è Padre che salva i suoi figli, che viene in me a portare la redenzione.

Io sono il medico e la cura per i poveri peccatori che sono malati nell’anima ed è solo ricevendo la medicina che Io sono, Cristo Signore, che essi possono risanarsi, guarire e tornare alla vita. È solo con la mia luce che possono svanire le loro tenebre. Io in mezzo a loro li libero dall’oscurità e li traggo al nuovo radiore di un nuovo giorno, dando libertà ai loro spiriti prigionieri del male. Passano le generazioni muoiono gli uomini e ne rinascono altri, ma tornano a compiere gli stessi peccati, a cadere prigionieri delle medesime colpe, e cosa fa il Signore Dio vostro, se non cercare di curare i suoi figli che senza il suo intervento perirebbero?

Iddio è nel tempo di questa vita terrena che viene e vi soccorre con la sua misericordia e il suo amore per salvare le sue creature e vi invita a seguirlo ed emularlo. Io vi incito a seguirmi: seguitemi per imitare il vostro Signore e salvatore. Siate misericordiosi, fatevi con il vostro amore unguento salutare che dà cura alle piaghe dei vostri fratelli. Non ritenetevi migliori degli altri, superiori ai loro peccati considerandovi dei giusti, perché chi si ritiene un santo non ha bisogno di essere redento, di essere innestato alla mia Persona. Voi siete tutti peccatori, voi che siete passati e filtrati dalla mia redenzione nel mio Sangue che sempre ve ne necessita per non cadere alle vostre miserie, ai vostri istinti, alle vostre debolezze umane. Ma nel percorso che però avrete fatto lavandovi continuamente le vostre colpe in me, nella pur povera fede acquisita, simile al vostro Maestro, andate verso l’altro con uno sguardo di misericordia, di amore per riconquistare un figlio perso a Dio.

State però sempre fissi al mio sguardo per far sì che non abbiate voi a contaminarvi, a perdervi tra i mali del mondo ritenendovi più forti. State continuamente irradiati alla mia luce che, infusa in voi, ne trasmetterà la mia corrente, il mio Santo Spirito che penetrerà il prossimo. Siate la mia cura che assimilata in voi e sanandovi dà vita nuova, medicamento alle ferite infette degli altri. Siete tutti figli dello stesso Padre, come afferma San Paolo, che opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. Ugualmente siete rigenerati dal medesimo vostro unico salvatore, Cristo Signore, che vi chiama a seguirlo. Siete tutti fratelli che partecipano di un’unica speranza, un’unica vocazione per giungere uniti alla casa del Padre.

Vi benedico.

 

     Vanità delle vanità

22/09/2022

Gesù

Mia piccola Maria, Io vado con la mia luce e cerco di penetrare ovunque trovi un varco, anche nelle menti dei potenti, ma essi hanno uno spessore di durezza che si chiude ad ogni “apri”. Voi continuate a pregare però, ché della vostra preghiera ne faccio scudo ai miei piccoli, alle mie genti che essi vogliono colpire.

“Vanità delle vanità, tutto è vanità”, dice il Qoelet stasera. L’intera vita è vanità. Essa sfugge, non vi appartiene, per un breve tempo vi occupa e poi vi lascia. L’uomo cerca di appropriarsene, se ne attacca il cuore, pensa di possederla, cerca di trattenerla tra le mani come l’acqua tra le dita, che però scivola e torna al suo scorrere. Ognuno ha una storia, ma breve, transitoria di cui ne verrà smemorato anche il ricordo. La polvere si posa sui sepolcri e persino il nome viene cancellato. La vostra esistenza è il battito di ciglia di Dio nella sua eternità. Quel che opera l’uomo, per cui si affanna, per cui si adopera nei suoi giorni ha il suo limite e ciò per cui si è adoperato verrà perso: a che pro affannarsi, agitarsi, combattere contro l’altro, arrecare ogni danno, correre senza posa per un’ambizione, per ogni fine umano che ha il suo termine?

I vostri giorni sono contati come i capelli del vostro capo e ciò che ve ne dà valore, che ve ne ammanta a merito, è l’impreziosirli della presenza divina, rivestirli della ricchezza delle proprietà che Iddio vi offre. La vostra storia rimarrà stampata solo nel Cuore di Dio; solo in lui voi acquisterete una nobiltà tangibile ed eterna. Dovete farvi spugne che si immergono nell’oceano del Creatore, impregnarvene tutta per quel che può contenere delle sue acque che contengono i suoi elementi nel quale vi refrigereranno, vi creeranno nella sua natura sorgiva e creante dandovi una natura divina per l’eternità.

Come infondervi della sua natura, se non conoscendo il vostro Signore Gesù che è venuto in mezzo a voi proprio per farsi conoscere, amare e rivestirvi di sé? Dovete ambire alla mia conoscenza, ad entrare in rapporto con me. Assimilando la mia Persona voi vi incontrate con la Santissima Trinità e ve ne rivestite di ogni suo attributo, pur nei limiti della vostra natura umana.

Anche Erode nel Vangelo di stasera, venuto a conoscenza della mia fama, voleva incontrarmi, vedermi, non per venire a me, ma per curiosità e invidia, per appropriarsi di portenti che potessero dare a lui magnificenza e ulteriore potenza. Voleva usufruire di beni superiori che ne ammantassero la sua regalità. E nell’incontro che poi è avvenuto, nella mia passione, ha forse capito? Non c’è stata rivelazione della mia Persona, non ha potuto incontrarmi e né conoscermi, dato che i suoi scopi erano legati alla sua malizia. Vanità delle vanità, ove è finito il suo reame e tutti coloro che come lui hanno agito nel sopruso?

Chi vuole assimilare i miei attributi, partecipare della mia natura divina, deve passare attraverso la via del cuore, la via della verità e dell’umiltà. In esse si scopre l’amore mio, e nell’amore solo mi si conosce e vengono infuse e assorbite quelle proprietà che vi rendono roccia che non può essere scalfita, non può essere spodestata, su cui si costruisce il vostro intero edificio spirituale che sarà concreto ed eterno. La vanità è come il vento. La fede in me è fattiva, consistenza concreta e tangibile che non passa e non perisce.

Vi benedico.

 

     San Pio

23/09/2022

Gesù

Mia piccola Maria, oggi celebrate la memoria di San Pio, vetta tra le vette che si innalza per la sua santità, per l’eroicità delle virtù vissute. Egli è il crocifisso che ha accolto in sé il mio spasimo, per quanto possa aver recepito: si conficca alla mia croce e ne assorbe il patimento. Tutte le fibre delle sue membra ne soffrono, il suo spirito e il cuore ne gemono. Non c’è niente della sua persona che non sia compenetrato ai chiodi del mio legno. Il suo dolore partecipato alla mia santissima passione lo ha reso padre degli uomini, rigenerandoli alla salvezza. Si è fatto così partecipe alla mia sofferenza da sottrarre innumerevoli anime alle prese del demonio, che lo ha pungolato e tormentato in mille modi per arrestare la sua opera di salvezza.

Cosa sono stato Io per San Pio? Egli ha scelto in me la parte più preziosa e dura da vivere: la mia santissima passione. Vi si è associato, sì da farsi il mio Cireneo e consolatore. Agli apostoli del Vangelo di stasera chiedo chi fossi Io per le folle, per gli altri, ed essi dichiarano che c’era chi mi riconosceva in qualche profeta risorto, chi nel Battista redivivo. Pietro mi riconosce in ciò che Io sono: il Cristo di Dio, ma Io affermo anche che sono il servo sofferente, colui che sarà crocifisso, che dovrà tribolare negli spasimi tra il rifiuto e la condanna dei sacerdoti e delle folle.

San Pio vede ed accoglie questo di me: la mia croce, aspra e abbietta agli uomini, la parte più difficile e dura, più dolorosa, di cui essi più temono e rifuggono, lasciandomi solo e abbandonandomi. Egli è il mio combattente che combatte contro le forze oscure che si addensano tra le anime, nei confratelli, nella Chiesa, ovunque il nemico cerchi di portare scompiglio, divisione, lotta e ogni peccato per arrecare distruzione alle creature. Si pone in prima persona a loro difesa, le ama teneramente, ne riconosce la poca fede e la loro debolezza umana. E unendosi a me comprende che è alla mia associazione redentiva, in cui si fa offerta, che gli diviene scudo e arma che caccia e indietreggia l’iniquo per ricondurre le anime liberate al loro Signore. Per quanto a volte fosse stato sulla terra burbero e severo, l’ha fatto per scuotere le persone dalla loro superficialità e intorpidimento, risvegliandole alla serietà della verità del loro credo e l’impegno dovuto a Dio.

San Pio non indietreggia alla sua missione, pur se abbandonato e ripudiato, accusato ingiustamente e incompreso da molti che intorno avrebbero dovuto tutelarlo nella Chiesa, mentre lo hanno osteggiato e perseguitato, ma egli è andato sempre avanti. Ha in sé la sapienza divina che lo conduce ad andare dritto, proteso solo allo sguardo e al santo volere di Dio. Ha compreso, delizia delle sapienze, che il dolore è amore che dà nascita alla vita, ed è solo nel dolore che si impara ad amare.

Voi non potrete raggiungere San Pio: la sua santità si erge tra i cieli nel regno e, pur nella sua gloria, ancora continua il suo mandato di aiuto e intercessione alla cura dei figli sulla terra e nel dare sostegno per protendere in alto le anime purganti. È sempre lì alla porta del cielo ad attendere che essi rientrino ed esultare per ciascuno che ne varchi l’entrata. Per essere veramente i suoi figli, i suoi devoti, dovete accogliere la vostra di croce, non rifiutarla: se non la partecipate non potrete avere unione a me crocifisso e redentore. Alla mia unità voi ne scoprite il mio amore, che in esso si fa offerta redentiva. Per far sì che voi possiate attuare questo progetto salvifico, San Pio vi invita ad andare dalla Madonna, a pregare il Santo Rosario al quale egli tutta la vita è stato legato e ne ha preso forza. Ella vi legherà a lei, ve lo cingerà a tutti intorno perché non abbiate a disperdervi. Ad ogni suo grano vi aiuterà a vivere le tappe della mia vita, nella quale è intessuta la sua, in modo che vi renderà la vostra croce più dolce, amalgamata alla vostra anima con una speranza viva nel cuore e la fortezza nel vostro intento. Pregatela sempre. Maria e San Pio vi condurranno certi in paradiso.

Vi benedico.

 

     Epulone e Lazzaro

25/09/2022

Gesù

Mia piccola Maria, il Vangelo di stasera vi ripresenta la realtà dura e difficile degli inferi. Gli uomini non vi credono più e ne sfuggono anche alla memoria e al pensiero. La Chiesa scivola via il suo discorso e ne ha imbarazzo, sicché quasi più omelia ne emette parola. Eppure, Io vi dico che essi sono realtà più concreta di ciò che oggi vedete e toccate. Luogo e stato di tormento i cui spasimi terribili sono eterni. Potete capire cosa sia eterno? Se gli anni della vostra vita terrena, con la sua sofferenza hanno un termine, l’inferno dura senza tempo.

 Il ricco Epulone di cui parla stasera la parabola, gozzoviglia e ingrassa, banchetta e gode senza preoccuparsi minimamente di chi pure alla sua porta muore di fame, come Lazzaro devastato dalle piaghe. Al termine però del loro peregrinare terreno, Lazzaro viene condotto in cielo, ricompensato dei suoi dolori, della sua ingiusta sorte patita. Epulone precipita agli inferi, ove sì tanto è lo strazio che chiede ad Abramo che sia Lazzaro che venga di intingere la lingua di una goccia di acqua per placare il suo tormento. Ahimè, ciò non è possibile che avvenga, poiché i due mondi sono ormai separati e distanti, impenetrabili. Ognuno vive a sé.

Sempre ci sono stati i ricchi epuloni e i poveri lazzaro in ogni generazione, e oggi questo si maggiora nelle moltitudini ché vogliono tutti appagarsi, realizzare il proprio benestare e vivere del fatuo di ogni divertimento, senza nessun pensiero per chi è sofferente, per chi geme sotto il peso delle molte ingiustizie sociali, del povero anche della porta accanto. Lo afferma la prima lettura stanno distesi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani, mangiano e cantarellano, bevono il vino in larghe coppe e si ungono degli unguenti più costosi, ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano. Questi epuloni che ammassano senza condividere niente di ciò che posseggono all’indigente, che lasciano di vivere di stenti gli affamati e ancor più li derubano pur del poco che hanno per la loro sopravvivenza, non hanno nessuna empatia, non provano nessun sentimento per i fratelli nel dolore e nel bisogno: li vedono come esseri inutili e fastidiosi, spesso da cancellare dalla loro vista.

Quanti figli che brancolano anche nelle grandi città, emarginati, rifiutati, scomodi, invisibili, che vengono allontanati come appestati e ghettizzati: si fanno poveri zombi che camminano errando piagati nell’anima e incapaci di vivere. Forse sono i più malvagi, perché decadono ai loro mali? Spesso sono in questo stato perché più fragili o perché feriti dalle ingiustizie e dai soprusi subiti da non riuscire a rialzarsi, ma di essi tanti, se gli epuloni di ogni settore si occupassero con la loro provvidenza, sarebbero salvati ed emendati. Si rimane perlopiù indifferenti. Forse che malvagio che colpisce direttamente è più colpevole? L’indifferenza uccide, e lo è altrettanto.

Quanti si ritroveranno a giudizio impreparati. Oggi gozzovigliano senza darsi pensiero e non sanno a quale baratro stanno per precipitare. La fame che non hanno saziato sarà quella che patiranno sino allo spasimo delle loro viscere. Il freddo entrerà con il suo gelo sino all’interno delle ossa scavandole, mentre i poveri lazzari banchetteranno con Dio lautamente. E benedetti e beati saranno coloro che si saranno prodigati, che hanno condiviso i loro beni, asciugando molte lacrime. Essi saranno i ricchi innalzati nel regno.

Vi benedico.

 

     L’opera di Satana

26/09/2022

Gesù

Mia piccola Maria, Satana in questo tempo lavora in modo indefesso. Il suo malvagio operato non ha posa. Ha sparso i suoi sgarri ovunque sulla terra, riuscendo ad insinuarsi in ogni settore, in ogni realtà sociale, sino ai vertici della Chiesa. Corre tessendo la sua tela velenosa come un ragno malefico che va protraendo i suoi fili per intrappolarne le prede. Gli uomini non credono più alla sua azione, dato che se così fosse, se vi credessero, così come quando si sa che un nemico viene ad attaccarti, ci si porrebbe subito in difesa, si cercherebbe un rifugio, si tutelerebbe da lui, ma non lo fa. La stessa Chiesa si è privata di molti dei mezzi divini con i quali lo combatteva e ne arrestava l’avanzata, e i pochi ancora che lottano contro il demonio vengono molto limitati nel loro esercizio e perseguitati.

L’iniquo vuole la distruzione degli uomini. Il suo livore e odio trasuda come bava dalla sua orrida bocca. I suoi occhi rossi di sangue non cessano di cercare chi devastare. Le sue braccia si fanno catene che si prolungano come calamite, che attraggono e imprigionano i miei figli. Ovunque voi vedete divisione, frode, odio, rivalità, gelosie, guerra, lussuria di ogni perversione, oltraggio ai divini comandi, è egli che ne è il fautore, che li fomenta e trova varco alla sua opera mediante la debolezza, la superficialità e l’incuria umana dal peccato.

In questo tempo egli trova la terra spianata al suo avanzamento. Ove sono le barriere, ove l’esercito di benedetti pronti a difesa? L’iniquo in questo particolare periodo storico trova molti uomini che gli si fanno alleati, che si pongono a suo servizio per far aumentare il suo impero di male. Gli offrono i loro servigi e la loro anima per avere in cambio ogni sorta di favori, privilegi, salute e potere, ma sono dei poveri sventati che hanno già firmato la loro dannazione. Altri compiono riti e impetrazioni al diavolo con rituali i cui atti sono innominabili, compiuti con ogni lussuria animalesca, omicidio e sacrilegio nell’oltraggio a ciò che è sacro e innocente per dare forza alla sua ascesa di ogni potere su questo mondo. Ci sono però anche figli che, pur essendo stati prima retti, onesti, fedeli al Signore, nel momento in cui sono messi alla prova in cui giunge la croce si scagliano contro Dio e lo rinnegano, rifiutano la fede e si gettano tra le braccia del serpente che ulteriormente li avvelena nella sua rabbia rivoltandosi.

La maggiore azione del maligno avviene comunque nella quotidianità tramite il peccato attuato dalle moltitudini che trasgrediscono e feriscono, lacerando la loro alleanza con il Padre celeste che faceva scudo, corazza alla sua distruzione. Basta una feritoia, una falla, una minima apertura che l’iniquo scivola e passa entrando. Cosa ferma e disarma l’attacco del nemico. La prima lettura in Giobbe stasera lo mette in evidenza. Egli, uomo integro, amante di Dio e rispettoso, viene messo alla prova da Satana che, dopo avergli distrutto gli averi, ucciso i suoi figli, devastata la vita, ancora dalle sue labbra ne esce l’inno alla lode di Dio, affermando: “Dio ha dato, Dio ha tolto, sia benedetto il nome del Signore”.

Giobbe rimane giusto e fedele, pur dinanzi alla bufera: ha atteso che passasse e ritornasse la quiete nella sua santa pazienza. Ah la pazienza quale mirabile virtù, oggi così bistrattata, sicché per ogni minimo intoppo, per misere difficoltà già l’uomo si albera nella sua ira, già c’è la rivolta nell’animo umano.

Chi è il paziente, chi è piccolo? Giobbe è un piccolo, è umile, e dinanzi alla piccolezza che non richiede niente per sé e si abbandona pienamente al volere divino, Satana non può nulla. Ogni suo attacco è una sconfitta. Lo dichiara il Vangelo di stasera, quando mi viene presentato un bimbo posto dinanzi a me, ad esempio per gli apostoli, che discutevano sulla loro grandezza. Chi è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande. Nell’umiltà c’è la vittoria su Satana.

Vi benedico.

 

     Fatevi mia benedizione

27/09/2022

Gesù

Mia piccola Maria, il Vangelo vi richiama ad essere sempre benedizione, ad avere rispetto e tolleranza per l’altro, a rispondere al male ricevuto con il bene. Nel bene c’è sempre la vittoria. Dinanzi al rifiuto di un villaggio di samaritani che non mi vollero ricevere, Giacomo e Giovanni presi da sdegno mi dissero: “Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?”, ma Io li rimproverai fortemente. Iddio non viene a distruggere i suoi figli, ma a salvarli. Di fronte ai tanti torti che si possono ricevere ad offese e ad ogni ingiuria, nel quale spesso si è attaccati, Io chiedo che vi facciate mio segno nel non corrispondere al male con altro male, ad offesa con un’altra offesa, ma ad essere sempre portatori di benedizione. Quanto più se vi adoperate nell’evangelizzazione e siete portatori della mia Santa Parola, per la quale si possono ricevere derisioni, appellativi offensivi, diffamazioni.

Io continuo ad esortarvi a non controbattere come molti fanno nel loro amor proprio ferito con risentimenti, rancore, altre accuse e ogni invettiva, o persino con la maledizione. La maledizione è il linguaggio di Satana, non di Dio che vi vuole operatori di assoluto bene. Se anche vedeste o doveste subire ingiustizie, cattivo comportamento e atti da ledere la verità e ogni bene, voi ponetevi in difesa con le armi di Dio e quel che nella giustizia umana vi si offre, ma non maledite. Lasciate ogni giudizio al Signore, ogni suo riscatto a lui. Non siate mai operatori di vendetta, pur nelle vostre ragioni, ma operatori di pace, per essere simili e segno del vostro Padre nei cieli.

Lo dico anche a coloro che sono genitori, che spesso a causa di comportamenti errati dei propri figli giungono a maledirli. Non è con la maledizione che vengono ravveduti. Essa ne porta le sue malevole conseguenze. Ugualmente in chi pur avete beneficato e vedete dinanzi a voi la risposta di tanta ingratitudine, di tanti sacrifici dati e non corrisposti e ve ne sentiti traditi e amareggiati: non maledite. Ricordate che ciò che è stato buono, fatto pure a un ingrato, rimane tesoro nel cuore di Dio e non dimenticato.

Dovete farvi benedizione e portare il vostro frutto nella vostra persona che si è fatta benedetta in Dio, e ne ha irradiato ovunque, pur con la sua sola presenza. Sappiate che lo spirito parla e agisce, raggiunge e opera, e come le mani costruiscono e danno cose buone, così possono dare distruzione e dare il male. Ugualmente fa lo spirito che, pur distante, porta i suoi effetti positivi o negativi. Pensate agli operatori del maligno che possono nei loro riti occulti raggiungere e colpire nelle infauste loro maledizioni. Lo stesso accade per la carità del cuore e del pensiero: voi ne portate la realizzazione della sua benedizione.

Il vostro pensiero, i sentimenti del cuore, la vostra parola devono farsi amore: l’amore vince e porta la sua luce e il suo calore che illumina e riscalda le anime. La carità inizia proprio dall’educazione, dalla cortesia, dal rispetto verso l’altro, e se anche la persona non ne comprende il senso, non sembra che ne sia degna, voi rimanete fissi a me per essere mio faro che si espanderà su di essi e porterà poi il suo esito.

Oggi, che ricordate San Vincenzo de Paoli: egli è stata fiamma ardente di carità, è stato prodigo di una provvidenza fattiva e concreta sui più poveri ed infelici, ma si è prodigato anche in una carità spirituale più nascosta, ma potente, tramite la preghiera, la vita sacramentale, nell’offerta della sua persona, nella quale ha sparso la benedizione di Dio. Pure voi, già nello sguardo, nel consiglio e la consolazione data, nella vicinanza al fratello, nell’amore di Dio che vive nell’animo vi fate mia benedizione. Molti affermeranno: “Signore, ma è difficile. Come è possibile dinanzi a ciò che sgradevole, ingiusto, malevole, dare amore?”. Voi dovete pregare e starmi sempre vicino. Sarò Io in voi ad essere la vostra mano, il vostro cuore, il vostro pensiero che spande il mio bene.

Vi benedico.

 

     I Santi Arcangeli

29/09/2022

Gesù

Mia piccola Maria, celebrate la solennità dei tre Santi Arcangeli, che risiedono come fiamme perennemente ardenti intorno al trono dell’Altissimo. Essi ardono dell’amore di Dio, sempre adoranti e pronti ad ogni suo ordine. Ognuno di essi ha una proprietà, un potere, un attributo divino che lo caratterizza. Proprietà distinte ma concatenate: una prescinde all’altra, combaciando nei loro effetti per il bene comune alle anime che ne consegue. Al loro comando sono posti miriadi di angeli, eserciti posti dall’Eterno per poter soccorrere gli uomini.

Michele è colui che combatte contro le forze del nemico, il più umile. Per questo ha potuto sconfiggere l’iniquo, Lucifero, cacciandolo dopo la grande battaglia nei cieli dal paradiso. La sua battaglia però non si è fermata, è continua. Il nemico in tutti i tempi, perennemente, tormenta le creature cercando di portarle ai suoi abissi e mai come in questo tempo si è fatto sfrontato: entra e sfida San Michele persino dall’interno della Chiesa, ove scivola sinuoso per portare il suo sconvolgimento e la sua divisione.

Gabriele è la fortezza di Dio. Egli ha l’incarico di portare l’annuncio della Santa Parola ed aiutare ad incarnarla. Così come gli è stato dato per l’annuncio a Maria, egli continua a portarla ovunque cercando di infonderla sempre negli uomini e di amalgamarne gli elementi alle anime, in modo che ne nasca l’amore divino.

Raffaele, medicina di Dio, non fa che soccorrere portando l’unguento divino per dare saluto alle creature malate nello spirito e nel corpo. Da quante piaghe di dolore e infermità egli sottrae e dai molti pericoli. Se non aveste avuto gli Arcangeli con i loro Angeli a difesa e soccorso, voi non avreste potuto tutelarvi. Sopraffatti, soccombereste a tutti gli attacchi delle potenze infernali con i loro eserciti demoniaci, che sono coloro che vi apportano ogni genere di dolori, sofferenze e ingiustizie. Vi possono devastare le menti, i corpi e lo spirito. A questo motivo è fondamentale che ricorriate, invochiate ed amiate i Santi Arcangeli. Essi potrebbero fare molto di più mediante la vostra preghiera, nell’amore che date loro, nei vari santi riti ad essi offerti nei quali acquistano forza, possibilità, un’energia di santità che permette che avanzino e caccino Satana, riportando ogni bene di verità e giustizia.

La Chiesa dovrebbe onorarli con più solennità, ricorrere spesso ad essi con vari tributi e cerimonie, porre delle loro statue che siano onorate e a difesa della Chiesa, fare più esercizio della corona angelica nelle comunità come in privato, invocare ed offrire la preghiera della Santa Madre ad essi: ella si pone in prima linea a fronteggiare la lotta al demonio. Se fossero più invocati, se in tutti i luoghi esposti ci fosse la loro immagine, se ne portassero i cristiani la devozione Io vi dico che gli ambienti e ogni realtà si svuoterebbero dell’influsso satanico, dalla presa di posizione e possesso che lascia la sua mefistolica impronta in ogni luogo col suo malevolo effetto sulle persone, che non se ne avvedono e si imbevono della sua nocività impregnandosene l’anima.

Michele è colui che è artefice di ogni vittoria contro Satana. La parola di Dio verrebbe ascoltata, l’animo predisposto ad accoglierla e Gabriele ve la uniformerebbe al vostro spirito, sì che da incredule e lontane le folle si farebbero amanti del Signore con la conseguenza di una vita cristiana santa. Da quante malattie verreste esentati, quanti lutti evitati, sofferenze che non conoscereste: la medicina di Dio vi verrebbe data da Raffaele, che si porrebbe a protezione e prevenzione vostra da ogni male. Egli si pone a tutela degli sposi e aiuta nella loro crisi e divisioni, accompagna il malato nel suo percorso come ha accompagnato Tobia per ricondurlo salvo dal padre.

Ponetevi come piccoli consacrati ai santi arcangeli, rincantucciatevi come creature sotto la loro tutela e non vi discostate da essi. Ogni giorno chiedete che la loro spada e scudo vi siano davanti, che le loro ali vi rivestano, che il loro elmo vi ricopra: essi lotteranno per voi e vinceranno tutte le vostre battaglie.

Vi benedico.