Settembre 2023

     L’amore dà riparazione

01/09/2023

Gesù

Mia piccola Maria, oggi, primo venerdì del mese, si ricorda il mio Divin Cuore, un Cuore che eleva un grido di dolore, tanto è grande il suo spasimo. Quanto è inascoltato dagli uomini che rimangono assenti e indifferenti. È il mio un grido per il loro disamore: non mi amano più e non amandomi non sanno più amarsi fra loro e si fanno sempre più infelici. Cosa può consolare, riparare a tanta offesa, a tanto strazio che richiede la sua riparazione e la sua consolazione, oltre all’Eucaristia offerta, se non l’amore stesso?

Amandomi voi ne date cura, nell’amore voi vi riformate alla sostanza di Dio che è puro amore: il suo attributo partecipato in voi a lui ritorna e vi si unisce santificandovi. Quando voi amate date unzione, oliate il vostro intero vissuto, sia che pregate, che lavoriate, che riposiate e che studiate: qualsiasi sia la vostra opera, se oliata dell’amore mio, tutto viene santificato, tutto si fa dono offerto che si può fondere all’essenza divina.

Come acquisire, conquistare tale amore? Il mio Divin Cuore ne trabocca, e se ne desideraste veramente a piene mani ne ricolmerei il vostro. Dovete starmi vicini, farmi presso di voi, così come quando avete bisogno di calore vi avvicinate al fuoco, al suo falò, e ne venite riscaldati, ma se ne state lontani come potete riceverlo? Come mai i santi sono stati così ardenti nell’amore, infiammati, da offrirne e spanderlo alle anime? Perché vicini a Dio, infusi a lui, fattisi uno con lui. Solo oliati dell’amore potete santificarvi e dare santità.

Lo espone bene il Vangelo di stasera delle dieci vergini: cinque sagge e le altre stolte. Metà ben fornite ed accuratamente equipaggiate dell’olio nella lampada per andare incontro allo Sposo che viene. Le altre, che non se ne hanno dato prima affanno di colmarlo e che pretendono di partecipare ugualmente alle nozze. Ma senza l’olio dell’amore, senza l’amore non ci si può unire allo Sposo che le disconosce.

Cosa sarà il suo incontro con lui, se non le nozze celesti nel talamo di un amore infinito. Chi è felice, chi vive nella sua pienezza, nella sua sponsalità? Chi conosce e vive l’amore di Dio. Essi sono la parte del mio Cuore sanato che ne  riforma i tratti lacerati, le pieghe doloranti, balsamo e cura che si versano su di essi e ne placano l’offesa e ne ritracciano la sua bellezza.

Vi benedico.

 

     La mia sequela è nell’amore

02/09/2023

Gesù

Mia piccola Maria, la Santa Parola stasera vi pone in evidenza il sacrificio, l’impegno alla mia sequela, quanto costi seguirmi e farsi mio discepolo, venire dietro a me e rinnegare sé stesso. Lo affermò nel Vangelo stasera: “Chi vuol venire dietro di me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua”.

Rinnegarsi vuol dire rinunciare ai propri piaceri, a conseguire le proprie mire, ai propri desideri per compiere un piano divino più alto, nel volere di Dio, qualsiasi sia la chiamata, non solo nella vocazione religiosa, ma anche della famiglia. Essa deve attuare il suo cammino per adempiere alla santificazione, al progetto del Padre Santissimo che ha per ognuno.

L’uomo, dinanzi alla rinuncia, al sacrificio, si indispone, vuole fare la sua volontà, non quella di Dio, e la combatte, vuole far emergere la propria persona, i propri progetti, anche se questi comportassero delle fatiche, ma sarebbero quelle sue di ambizioni, non comprendendo, così come ricorda il Vangelo, che seppure ne conquistasse il mondo intero, se ne avesse tutte le soddisfazioni terrene, ogni ricchezza e fama, ma perde poi la sua salvezza, perde l’eternità: a cosa ne sarebbe stato valso? Perderebbe comunque tutto, gli verrebbe tolta con la vita ogni cosa, mentre chi si pone al servizio dell’Eterno, pur nella sua privazione e rinunce, tutto ne avrà in cambio. Iddio ne glorificherà il suo intero vissuto.

Io preannuncio ai miei apostoli la mia prossima morte, la mia santissima passione e croce, e Pietro, rimanendone scandalizzato, cerca di allontanarmene dicendo: “Dio non voglia, non sia mai Signore”, ed Io lo rimprovero aspramente. Egli ragiona non secondo il pensiero divino, ma la mentalità umana. Proprio su quella croce Io dovrò salire e morirvi. È da essa che nasce la luce di ogni radiazione che ha dato a voi vita all’eternità, grazia della redenzione all’intero genere umano. La croce è dolore, ma apporta il suo riscatto: la sofferenza paga un tributo con il quale si dà valore al proprio sacrificio. È dalle fatiche patite che nascono le grandi conquiste.

Mi direte: “Come si fa, Signore, ad accogliere tale rinnegamento di sé?”. Nell’amore, figli. L’amore è una forza travolgente, supera le potenze di una bomba nucleare nel cuore. Esso vi fa superare e intraprendere ogni prova, tutti gli scogli più duri e le montagne più ardue. Quando si ama l’amore paga, costa, ma è di un valore prezioso, di un oro sopraffino che può saldare ogni conto. Ci si fa missionari dell’amore di Dio in ogni campo.

Osservate a Geremia nella prima lettura: egli si sente sedotto dall’ardore verso il suo Creatore, ne proclama la sua parola tra le genti, ma ne viene ricambiato con il dileggio, la persecuzione, il disprezzo, il maltrattamento, sì che a volte pensa di abbandonare la sua missione per sfuggire a tali sofferenze. Lui, che era così sensibile d’animo che ne patisce tantissimo. Eppure l’amore è talmente preponderante, forte, appassionato, che lo richiama sempre alla volontà suprema del Santissimo Padre.

L’amore deve ardere nei vostri cuori, esserne alla ricerca con desiderio così come il salmo vi cita stasera, simile alla cerva che assetata brama le fresche acque. Ugualmente voi amate me, vostro Signore: l’arsura della mia presenza nel vostro anelito che vuole dissetarsi di me. Questo darà senso e fortezza al mio seguito. Quanto più cercherete il mio amore, tanto più lo bramerete, tanto più ve ne rivestirò, quanto maggiormente avrete amato tanto più il mio amore vi consolerà e vi ricoprirà, all’infinito.

Oggi, che contemplate il primo sabato del mese di riparazione del Cuore Immacolato di Maria, andate da questa Santissima Madre e chiedete a lei che vi dia pur solo una goccia del suo amore per il suo Signore, e voi ricevutala già ne brucereste. Maria si è rinnegata sino a dare in sacrificio il suo unico Figlio in olocausto, in un supplizio atroce. Non ha vissuto nel mondo, ma di una vita interiore profondissima nel quale amava e nel cui amore si è fatta pieno dono, e nella sua offerta ne ha partorito grazia all’umanità.

Vi benedico.

     Santa Teresa di Calcutta

05/09/2023

Gesù

Mia piccola Maria, Io entro in una sinagoga ed inizio a proclamare la Santa Parola. Al solo suono della mia voce il nemico si rivela, si agita, egli che aveva preso possesso in uomo, dicendo: “Basta, che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio”. Ma Io non disquisisco con lui, non mi pongo a confrontarmi con il demonio: gli intimo di tacere e lo caccio.

Gli astanti alla vista della liberazione rimangono stupiti, non sanno capacitarsi: come è stato possibile? Non hanno compreso e ancora oggi non si comprende, sì che dico a voi: non solo per me è stato possibile cacciare l’iniquo, ma tutti possono: coloro che vivono la Santa Parola, che non solo ascoltano, ma la mettono in atto, la partecipano, si fanno essi stessi parola di Dio incarnata. Essi divengono un esorcismo vivente. Ovunque vadano ne portano l’essenza, il riflesso, l’impronta, sì che il maligno lo avverte, lo subodora e si agita e si pone in contrapposizione. Sente che la sua forza si disperde, che la sua azione perversa viene limitata, se non arrestata.

Come assimilarsi alla Divina Parola, cosa la incarna, se non un’assimilazione alla mia Persona, in me che sono il Verbo stesso? Chi adempie questo si fa parola che vive e opera nel mio Nome, portando i suoi santi effetti. Chi ne diviene parte ne emette già al suono della sua voce la sua grazia che si espande come un soffio dell’alito divino che riporta alla sua creazione, che riconduce alle sorgenti della nascita di ogni albore quando sussisteva solo il bene creativo del Padre Santissimo.

La Santissima Parola si esplica nella pratica fattiva, nella preghiera profonda e perseverante, nell’opera che si pone al servizio di Dio e dell’uomo, che si fa presente nella carità, che effonde il suo dono su tutti, particolarmente sui bisognosi, sui poveri dei poveri nel corpo come nello spirito.

Oggi voi ricordate Santa Teresa di Calcutta, tanto minuta e piccola e quanto grande nella santità, con un cuore dilatato nell’amore dato. Ella si è fatta parola di Dio apportandone il suo bene alle creature. La sua mano non si è dispensata a soccorrere particolarmente coloro che sono considerati scartati dalla società, dai più reietti e abbandonati ai disperati, ai malati, ridonando ad essi la loro dignità di esseri umani e figli di Dio.

La sua opera non si è fermata solo al soccorso. Ella si è offerta all’Altissimo perché le anime non solo nel corpo, ma anche nello spirito ricevessero la ricchezza della fede. Dinanzi all’esperienza di tanti poveri non solo nell’ignoranza del credo, ma nell’incredulità, nel rifiuto, ne ha preso su di sé il loro vuoto, la loro miseria intima, patendo su di lei un’aridità terribile che l’ha provata sino alle viscere, sì da gridare: “Dio ci sei?”.

La sua privazione sensibile alla fede veniva nella sua sofferenza partorita alle anime non credenti, non solo: alle sue mani quanti poveri figli, sbandati e vessati dal maligno, posseduti da lui che ella ha ricevuto, alle cui sue cure, al suo amore ella, nella sua permissione e donazione al Signore, ne prendeva su di sé il loro male per liberarle, per cui Santa Teresa ne ha patito la sua persecuzione e la sua vessazione sulla sua stessa persona. Uno stillicidio di anni che ha ridato vita nuova a figli ritrovati, liberi nel Signore, rinati dalle prigioni che spesso erano scaturite dal peccato, dal marasma di un mondo inquinato, proprio per il male impunemente compiuto che ricadeva su molti piccoli.

Ora Teresa risplende in paradiso e intorno a sé si innalza la lode di gratitudine dei suoi beneficiati he per mezzo suo, sono entrati nella beatitudine.

Figli miei, anche voi, seppur non potrete levarvi a tali altezze di santità, siete chiamati a farvi mia parola che opera, che non rimane lettera morta su delle righe scritte, ma viva, operante, efficace, che dirama da voi e in voi salute e salvezza nel mondo.

Vi benedico.

 

     Nella preghiera si dà liberazione

06/09/2023

Gesù

Mia piccola Maria, quale via, quale segreto di grazie comprende a devozioni filiali a San Giuseppe! Benedetti coloro che lo pregano e al suo cuore giusto, buono e santo si consacrano, che lo onorano con preci particolarmente nel giorno del primo mercoledì del mese a lui dedicato. San Giuseppe si prenderà cura di voi e delle vostre necessità. Una pioggia di grazie farà discendere sulle vostre persone.

Ecco nel Vangelo di stasera Io andavo per le strade di Israele e le folle gridavano a me e invocavano il mio intervento. Bastava solo il tocco delle mie vesti, il mio sguardo, la mia voce, che ne venivano risanati dalle loro malattie. Quanti malati nel corpo e nello spirito, quanti ossessi che venivano liberati. Essi mi cercavano, soprattutto le folle dei più poveri che non avevano mezzi per potersi curare. Venivano a ricercarmi anche nei luoghi deserti ove Io andavo ad appartarmi nel rifugio della mia preghiera, per prepararmi alla prossima missione. Non desistevano, poiché avevano toccato con mano l’efficacia del mio intervento.

Io sono sempre lo stesso di ieri e oggi, sono e sarò sempre il medesimo medico che ha facoltà di curare e sanare le membra e ogni realtà umana, lo spirito e la psiche. Ho potestà su ogni creazione, su ogni germe e cellula e origine di vita e ne posso dare nuova rinascita e rigenerazione. Tutto è sottoposto al mio volere e posso ridare nuova vita a ciò che è spento, che è morto o sta agonizzando.

Vedo in questo tempo un mondo occupato e devastato da malattie di tutti i generi, più dei miei tempi terreni. Malati nel corpo, ma anche nella mente e spiritualmente, occupati e vessati, ossessionati dal nemico: un’immensa moltitudine, la maggioranza simile a un’epidemia di ogni forma di male. Ma le folle, le folle di adesso non gridano a me, non mi ricercano, non hanno più fede in me, né in ciò che sono e posso, e gli uomini rimangono prigionieri di sé stessi e delle proprie infermità. È come una metastasi che si espande continuamente e si maggiora per portare la sua cancrena. Allora Io pongo le mie cellule sane, i miei figli a me fedeli che vivono nella mia grazia e li frappongo dinanzi ad essa per non permettere che occupi e contamini l’intero organismo.

Nel Vangelo di stasera mi pregano per la suocera di Pietro che è colpita una forte febbre, ed Io dinanzi alla loro intercessione la guarisco. La salute riacquisita la rende subito operante, ma la aveva ottenuta per la preghiera ricevuta. Ove più questa mole di preghiera che si affievolisce sempre più? Nell’invocazione a Dio voi date liberazione, richiamate il suo sguardo su di voi che per i meriti del vostro orare, della vostra supplica permette che la benedizione discenda allontanando il male.

Voi mi direte: “Signore e quando coloro che, pur fedeli e devoti a te, pregano, ma restano ammalati?”. Figli miei, il peccato che si compie è l’origine dei vostri mali, ed è contagioso: infetta ovunque, anche i buoni. Molti ricevono la malattia che, seppure è sempre retaggio del peccato, si fa anche grazia di redenzione, dato che Dio la permette per la propria espiazione, per purificarsi dai propri peccati ed esser pronti all’eternità.  Questa sofferenza espiatrice li eleva all’alto, li spurga per essere mondati, puri al cospetto divino. Altri da innocenti ne subiscono le sorti poiché il Signore Dio vostro li rende a lui simili, li assimila a sé, si fanno dei crocifissi che con il loro dolore innocente danno sanità alle anime altrui, le redimono: è l’acqua pura che può lavare lo sporco, particolarmente le colpe dei propri familiari e non solo. La loro innocente espiazione salva dalla dannazione.

Io sono la vostra cura, la vostra medicina: statemi sempre vicini, nutritevi di me. Tanto più questo umanità si facesse presso di me vivendomi che ne assorbirebbe la mia salute, ne troverebbe giovamento l’intera terra. Più santità vissuta e meno malattie e dolori, più peccato commesso che non ne rimane che il suo antidoto di salvezza nella croce.

Vi benedico.

 

     Fatevi pescatori di anime

07/09/2023

Gesù

Mia piccola Maria, ogni creatura, ogni situazione che con verità E cuore mi viene presentata Io la prendo in me e mi metto in sua opera, ma non agisco con irruenza, non entro con violenza, ma attuo tutto nel tempo alla sua maturazione, ne do fattura la sua forma plasmandola sino alla sua completezza.

Stasera Io vi chiamo tutti a farvi pescatori di anime, a porvi anche voi alla loro ricerca, al loro pescato, e dato che tutto nasce da Dio anche le vostre azioni, il vostro agire per portare il loro buon esito debbono aver origine e portare al loro compimento nell’ubbidienza alla Santa Parola, che esprime il Divino Volere. Io vi invito a prendere il largo, a non rimanere inattivi a guardare passivi il tempo che passa, il mare che è di fronte a voi che pullula di pesci, ma che rimangono tra le acque non pescati e non possono entrare nella mia barca che è la Chiesa.

Ci sono dei pescatori che, pur adoperandosi per il loro buon fine, con ottime intenzioni, si affannano con le sole loro forze umane e non ottengono nelle loro opere il frutto aspettato. Come mai tanto apostolato, tante preghiere che non si realizzano? Ricordate: è lo Spirito Santo che feconda l’azione che portate avanti. Le opere si compiono nello spirito, ma egli discende ove vede la Santa Parola vissuta.

Come mai la Chiesa si fa sempre più sterile, sempre meno vocazioni, sempre meno fedeli? Perché ove la Divina Parola si attua discende lo Spirito e ne apporta il suo raccolto più o meno abbondante. Ove la Santa Parola non viene contemperata, egli non discende e non c’è vita, né nascita, né compimento di raccolto di anime.

Nel Vangelo di stasera San Pietro invano aveva pescato la notte e tornato a riva, sfiduciato e stanco, all’invito di riprendere il largo mi dice: “Sulla tua parola, Signore, io tornerò a pescare”, e il suo pescato nella fiducia in me fu così abbondante da colmarsi due barche che parevano affondare per il loro peso. Pietro ne comprende che è stata davvero una pesca miracolosa avvenuta per opera divina, sì che si sente così piccolo, povero nella sua condizione di peccatore dinanzi alla mia manifestazione di Dio.

Ugualmente voi operate nel mio Nome, datemi le vostre braccia, le vostre gambe, il vostro cuore, perché siete i miei strumenti attraverso i quali Io stesso ne compio ogni opera. Voi direte: “Signore, oggi i tempi sono difficili, duri. I cuori non si convertono. Le situazioni ardue”. È vero, figli miei, oggi gli uomini hanno chiusi loro cuori, inasprito gli animi, si sono fatti come non mai increduli, ma Io vi dico che ove c’è un mio fuoco che si accende, ove vibra la mia luce essa ne apporta il suo lume alle creature.

La Divina Parola è la medesima, e sempre attua in me il suo esito. Non vedo più molte barche che coraggiose si pongono ad andare verso le onde e la lontananza dalla riva per accogliere le anime che vi sono immerse. Qualcuno ancora le affronta, ma trova che gli scogli sono fatti più impenetrabili e alti per poter passare. Eppure, Io dico, per l’impegno che il mio pescatore avrà esercitato, pur se pare non abbia successo, che sembri un fallimento, se rimane fedele al mio fine tutto ciò non andrà perduto.

Altri miei pescatori si ritrovano a combattere contro le bestie feroci che infestano il mare e impediscono la pesca, ma il combattimento attuato che persevera, pur se sembra non abbia vittoria, pur ne porterà all’arresto dei mostri marini e il loro impedimento nel tempo.

Io vi dico che chi è stato il mio pescatore che ha perseverato, pur se pare senza quali traguardi, nemmeno una lacrima, nemmeno una fatica, nemmeno una prece andrà perduta. In cielo ne contemplerete la raccolta del vostro pescato. Io per il vostro amore e la vostra fede in me ho ritirato la rete dal mare che avevate gettato, colmandola di pesci.

Vi benedico.

 

     La correzione fraterna

10/09/2023

Gesù

Mia piccola Maria, la Santa Parola, il Vangelo di oggi vi esorta a vivere la correzione fraterna, a prendervi cura uno dell’altro, a non voltarvi dall’altra parte dichiarando che non siano i vostri problemi, poiché nessuno si salva se non ha aiutato a salvare. Iddio richiede nella comunione fraterna che vicendevolmente voi vi occupiate del prossimo, che non affermiate come Caino: “Sono forse custode di mio fratello?”. Sì, figli miei, voi siete custodi fra di voi ed Io chiederò conto anche del male compiuto da altri che voi non avete operato per fermarlo, non vi siete adoperati a cambiarlo, a portarne la buona opera per arrestare il male che discende poi a discapito sull’intera società.

Il peccato di ognuno è simile a una ruota, come una valanga porta la sua conseguenza in ferite e sofferenze che danneggeranno la vita delle altre persone. Quando vedete che un fratello si comporta male, che si fa malvagio, che erra con il suo atteggiamento e sta dannandosi recando dannazione, vi chiedo di essere solerti per riprenderlo con le giuste disposizioni dal suo errore.

Tutto questo è carità, ma voi pensate alla carità solo nel soccorso, nel dare cibo e sollievo ad infermità fisiche. Tutto ciò è cosa buona, ma si richiede una carità spirituale che si fa più alta perché più meritoria: ci vuole coraggio per riprendere, per educare, per correggere. Bisogna perdere la faccia spesso la stima e per l’amor proprio vi si rinuncia, si ha paura di essere riprovati, giudicati, venire contrariati e perderne così l’amicizia. Così accade che, anche se vedete il male, fate finta di non vedere, di esserne compiacenti divenendo così alleati del peccato commesso.

Quante volte, persino nelle situazioni sbagliate dei figli, i genitori coprono e pensano che la loro tolleranza sia amore. Non sapete che il vero amore vive della verità? Nell’ipocrisia, nella menzogna, nel quieto vivere per stare bene e non creare dibattiti che possono invece diventare crescita, non c’è amore, ma la via alla perdizione. Non vi date peso, non vi preoccupate del vero bene che è la salvezza delle anime.

Voi direte: “E quando, Signore, pur avendo ripreso alla via della rettitudine il fratello non ascolti, così come afferma il Vangelo Io dico: “Andate in due o tre testimoni”. Ricordate che ove si opera nel nome di Dio e della sua verità, egli è presente, vi aiuta. Se anche non dovesse ascoltare i testimoni avete la preghiera, il ricorso potente dell’intercessione che se adoperata in comunità si fa forte. La supplica perseverante si fa cura dell’altro e segno tangibile dell’amore alla sua anima che non potrà andare perduta, ma porterà salvezza a molte di esse che non andranno perse. Se le avrete amate voi, può non accoglierle Dio?

La correzione è richiesta però per tutti, anche per voi, per emendarvi dai vostri di sbagli, dalle vostre cadute. Siete pronti a vostra volta ad accogliere la correzione altrui? Siete così umili da non sentirvi solo maestri che insegnano ad altri e ne puntano il dito, ma sanno ricevere il consiglio e l’emendamento di cui anche voi avete bisogno? Solo quando si sa ricevere ed applicare l’invito di conversione a sé stessi si può educare e darne la via al prossimo. E siete disposti prima di disciogliere i nodi da altrui a sciogliere i vostri? Se siete stati offesi, se avete ricevuto ingiurie e ingiustizia, siete disponibili a non portare risentimento e non farne solo processi di condanna dentro e fuori di voi?

I nodi si attorcigliano e si fanno poi matasse inestricabili, ma se voi li sciogliete già da qui su questa terra ne verranno disciolti anche in cielo. Nel vostro cuore rappacificato e amante voi date luce. Nell’offrire correzioni e lasciarvi correggere c’è la crescita nello spirito e la via che conduce a Dio.

Vi benedico.

 

     La mano inaridita

11/09/2023

Gesù

Mia piccola Maria, il Vangelo vi espone l’episodio dell’uomo dalla mano inaridita, guarito da me in giorno di sabato. Quando le persone non vivono la propria profondità spirituale, non sono alla ricerca della verità, non hanno per fine la carità, sono sempre prevenuti pur dinanzi a un bene compiuto e vi se ne ritorcono poi contro. Io chiamo quest’uomo a porsi ritto dinanzi a me e in centro all’assemblea in modo che sia visibile a tutti e lo risano affermando: “È lecito o no in giorno di sabato fare del bene o il male, dare la vita o sopprimerla?”. Eppure dinanzi alla mia domanda e all’opera compiuta, farisei e scribi astanti, pur sgomenti non obiettano risposta. Non è per loro importante che la persona sia risanata, che la mia parola è la sapienza stessa che esprime le sue altezze divine, che si compiano miracoli: essi non cercano il vero o il bene, ma l’adempimento alle loro vedute ristrette, il compimento ai loro fondamenti che non devono essere superati. Dicono fra di loro: “Come è possibile che compia tutto ciò? Forse è un mago?”, ma non se ne vedono i trucchi. “Forse opera per mezzo del diavolo”, ma può il nemico fare un’opera di santità? “Forse può derivare da Dio…”, sarebbe l’unica certezza. Ma essi ne distolgono il pensiero. Sono prevenuti alla mia Persona accecati dall’invidia e dalla gelosia, legati alla trincea della loro superbia che cerca solo di potermi annientare, trovare il modo di arrestare e annullare ciò che compio e sono.

Iddio dà a tutti la scelta: vuoi scegliere il bene o il male? Chi sceglie il bene lo riconosce, lo ama e lo segue adoperandosi per esso. Chi sceglie il male è accecato, non sa vedere nemmeno l’evidenza, ma persegue solo ciò che lo invade e fa parte dei suoi interessi, propagando altro male.

Io dico a voi: qual è la vostra scelta, quale via volete perseguire? La massa risponderebbe il bene, ma poi constata non la parola, ma i fatti, il vissuto, l’adoperarsi per esso. Le parole rimaste astratte e non realizzate perdono il loro senso: sono il vuoto di ogni vero significato. Tutti vi ritroverete dinanzi a questo bivio e molti che pur si adoperano per combattere e diffondere la giustizia, ogni verità e carità, si troveranno, anche pur dinanzi al loro effetto positivo che si fa palese, a vedersi contrariati, contrastati e perseguitati, a dover lottare per poter difendere tali valori.

Il bene è una conquista che ne apporta però la vita a tutti. Ricordate: il demonio vi immobilizza, vi rende come la mano inaridita, vi paralizza a sé e vi rende inoperosi al bene, tutto il bene che potreste dare trovando mille cavilli nel quale giustificarsi. Iddio invece vi libera, vi libera nell’agire, vi sprona al cammino, vi apre le strade alla sua opera. Troverete che in molti come con me per gelosia per invidia, perché superati i loro schemi e progetti, cercheranno di bloccarvi, ma nell’unione a me Io ne vinco l’inerzia dicendo: “Sta ritto dinanzi a me e alla società, dato che Io ti rendo libero per andare in mio Nome”. Quando giungeranno a me, se torneranno con la mano ancora inaridita, è perché non mi avranno cercato, non mi avranno chiamato, rimanendo fermi e inoperosi nella loro inerzia, decretando la loro condanna.

Vi benedico.

 

     La semina della mia parola

13/09/2023

Gesù

Mia piccola Maria, Io sono la Parola, la Parola che crea dalla quale tutto ha preso vita. La mia Parola è creatrice. Dal soffio della mia bocca ha detto: “Sia luce”, e luce è stata. Siano aria e acque, ed esse sono state. Ha dato forma a tutte le creature viventi, alla flora e alla fauna, ne ha plasmato e infuso nel suo alito dalla mia bocca l’uomo. La mia Parola ne ha dato respiro e moto, e un tempo destinato a ciascuno di esistenza su questa terra.

Tutti coloro che vivono della mia Divina Parola si fanno creativi e portatori di vita, di continua nascita. Coloro invece che la rifiutano trincerano i beni ricevuti a sé stessi spengendoli e conducendoli alla morte.

Il Vangelo di stasera letto in questa parrocchia vi presenta la parabola del seminatore. Io sono il buon seminatore che sparge la sua Divina Parola: la sua semenza è buona e la cospargo ovunque, su ogni luogo e campo, ma essa ne dà germinazione al suo bene a secondo della terra in cui cade. Se un terreno è sassoso, se roccioso, essa non attecchisce a causa della sua durezza. Se cade in un posto di rovi e cespugli di grovigli, essa non verrà che soffocata. Se cade in una terra infestata da parassiti, da uccellacci e animali voraci, la divoreranno subito. Se cade in una terra buona, fertile, umida, essa verrà accolta e risucchiata in sé per portare nella sua fecondità l’intero suo frutto.

La mia semina è continua e persevera. È un seme divino, ma la terra da accoglierla dipende da voi, da come l’avete lavorata, se vi siete adoperati a farlo, se ve ne siete presi cura. Cosa fare se la terra del vostro cuore è pietrosa, dura? Dovete smussarla, dovete addolcirla rendendola morbida con la conversione, l’amore partecipato che la rende misericordiosa. Se la vostra terra è un groviglio di interessi, pene, problemi che si ammassano e si fanno sempre più impenetrabili, dovete ricorrere alla speranza, nutrirla della fede che ne districa le matasse. Se siete invasi dalle bestie nemiche e cattive dei vostri vizi, delle vostre dipendenze nelle quali i demoni sguazzano e vi rendono prigionieri, dovete ricorrere alla preghiera a una vita santa che fa di voi una trincea invalicabile al loro attacco poiché ne disgusta il sapore che si fa amaro per essi dalla vostra vita benedetta.

Mentre se siete una terra già lavorata, buona, essa è come il grembo fertile di una madre che riceve e ne accoglie, nascendo dalla sua gestazione la germinazione di tenere pianticelle. Bisogna adoperarsi per rendere buono il terreno e spesso ci vogliono le lacrime, la mortificazione, perché si faccia umido e plastico alla forma della mia Parola. E come? Lo dice San Paolo. Dovete estirpare da voi passioni, desideri cattivi, menzogne, idolatria, ira, animosità e ogni oscenità per rendervi una terra pura che si fa vergine di ogni intralcio e durezza, di ogni contaminazione, libera di essere seminata da Dio, perché da essa nasceranno giardini fioriti e campi rigogliosi, frutteti di provvido raccolto ed Io, il seminatore, ne rimirerò compiaciuto la sua opera trapiantando tale vita ricreata nella mia bellezza, nelle mie praterie celesti.

Vi benedico.

 

     La Croce

14/09/2023

Gesù

Mia piccola Maria, stasera celebrate la Santa Croce, la mia Santissima Croce che ha dato a voi ancora l’opportunità, tramite il suo riscatto, alla rinascita alla vita eterna. Dal legno antico dell’albero della vita nel giardino terrestre in cui il serpente ha fomentato la tentazione all’uomo con il suo primo peccato, a un altro legno: il mio, nella croce, nel quale crocifisso ad essa nelle membra ne ho purificato il veleno del serpente con l’intero suo male, lavandolo nel mio Preziosissimo Sangue.

La croce è l’antidoto al peccato, al morso del serpente che sin dagli albori della creazione ha infettato. Eppure, Iddio dinanzi alla caduta degli uomini ne ha preannunciato già la vittoria su di esso: “Una donna ti schiaccerà il capo”. Sarà lei, la Madre Santissima, Madre del crocifisso.

Ancora nel deserto, dopo aver tentato il popolo a mormorare contro Dio e Mosè, i serpenti mordono per uccidere le creature, e ancora il Padre Santissimo ne fa innalzare un’asta con infisso un serpente che preannuncia la prossima mia croce, segno di salvezza, al cui sguardo le persone vengono sanate dal loro veleno.

Le creature continueranno ancora a peccare, fomentate dalla serpe di Satana in ogni peccato commesso, e ancora l’altissimo Signore donerà suo Figlio in olocausto, posto su una croce per far sì che dal suo patimento ridoni vita nuova nella grazia all’umanità, che viene redenta da ogni male.

La croce è vittoria. In essa Io ho vinto l’intero impero satanico con le sue forze occulte e tutto l’abominio compiuto dagli uomini: la morte stessa, poiché nella croce Io la supero, Io ne do resurrezione.

Lo so, la croce si teme, se ne ha paura e si guarda a distanza con terrore, dato che reca sofferenze, ma proprio perché duole e costa che ne ha valore. Essa è il lavacro dell’acqua pura del dolore che solo può lavare lo sporco e la putredine di ogni fango nell’anima. Anch’Io la ho temuta, ne ho avuto tremore. Sin da bambino, lavorando nella bottega di mio padre, il lavoro del legno si forgiava nelle mie mani e quante volte questi due pezzi si univano formando una croce, sì che ne rimanevo atterrito, ma anche un fuoco mi dilaniava il Cuore nell’impeto al suo desiderio per poter salvare l’umanità, adempiere alla Volontà Santissima del Padre mio, offrirmi in sacrificio dell’amore, e non mi è stato risparmiato niente in me che sono animo mite: ogni tratto della mia pelle, ogni limbo della mia carne, ogni osso non è stato risparmiato né dispensato stillicidio e tortura alla mia sensibilità umana e dignità divina. Ma la ho accolta e abbracciata come bene supremo a vostra salvezza.

Anche voi siete chiamati ad accoglierla, e mi direte: “Come si fa, Signore, ove trovarne il coraggio, la forza?”. In me, figli miei, nel crocifisso, ché l’ho patita per voi da innocente mentre voi ne espiate le vostre colpe e quelle di molti, come Io per tutti. Come potrete? Guardando a me, fissi a me. Io ve ne darò l’amore. L’amore sarà il vostro fine rivestimento della vostra croce. In essa voi amandola la trasformate da legno ruvido, ispido, duro urticante, che vi si conficca e fa gemere, cambiarla in legno fiorito, in un albero verdeggiante ricolmo di frutti come alla sua originaria creazione.

Da chi hanno ricevuto forza alla loro croce quanti vi hanno preceduto, ove i molti santi e martiri? Quanti ancora che nel mondo ne sono sofferenti ed essi stessi crocifissi? Da me che sono in croce per attrarre tutte le croci della terra, simile a una calamita che le unisce alla mia dandone irradiazione di ogni santità.

“Guardate a colui che hanno trafitto”, dice la Parola, e nei avrete ogni vittoria. Il demonio ha paura della croce. Essa lo ha sconfitto e sempre lo sconfiggerà. Dinanzi alla croce patita e amata egli perde le sue conquiste e le anime si salvano.

Vi benedico.

 

     Il perdono

16/09/2023

Gesù

Mia piccola Maria, la Santa Parola stasera vi presenta il richiamo al perdono, parola tanto abusata quanto dinanzi soprattutto a situazioni importanti non adempiuta, dato che il perdono non è umano, ma divino, è un dono dato infinito che viene offerto gratuitamente dal proprio cuore nella misericordia verso l’altro. “Quante volte”, dice Pietro, “dovrò perdonare al fratello? Sette volte?”, ed Io ribadisco: “Non sette, ma settanta volte sette”, cioè sempre, così come fa il Padre vostro nei cieli che dinanzi alla richiesta di remissione della propria colpa dinanzi a un figlio che sinceramente ne è pentito, che piange i suoi errori e ne chiede venia, anche per peccati obbrobriosi, egli è sempre pronto a riaccogliere, il suo cuore si sviscera di tenerezza e ne offre continuamente perdono. È ciò che accade quando anche voi andati a chiedere l’assoluzione del Sacramento della Confessione ai vostri di peccati: ne venite sempre da me accolti, ché nella vostra sincera accusa e dolore ne venite sempre perdonati.

Molti figli però non assimilano l’esempio, non ne seguono l’insegnamento. Quanti poi in verità sono pronti a dare il proprio condono al prossimo, di fronte a ingiurie, offese, sofferenze, ingiustizie ricevute? Lo descrive il Vangelo stasera. Di fronte a un grosso debito condonato dal re a un suo servo che l’ha supplicato disperatamente di dargli proroghe e remissione, egli glielo concede. Ma poi il servo a sua volta dinanzi a un suo debitore che richiede tempo e clemenza al suo di debito, egli si fa invece spietato e ne reclama subito il suo diritto di pagamento a discapito dell’amico.

Dirò di più. Quanti a propria volta sono invece coloro che hanno colpito il fratello, che lo hanno umiliato, dato lacerazione di ogni mortificazione, perseguitato con ingiustizie, e chi di loro sia pronto poi a riconoscere e dichiarare il suo errore e richiedere il perdono dicendo: “Perdonami, ho sbagliato”? E quanto sia disponibile a parlare, a chiarire con sincerità che egli si è ravveduto e ha compreso del male fatto per aprire un dialogo alla riconciliazione? In entrambi i casi, quando non venga effettuato il perdono è perché non c’è umiltà, ci si arrocca sulle proprie posizioni e orgoglio, portando in sé covoni di risentimento e anche odi.

Sapeste i molti fedeli che pur venendo in chiesa sono senza perdono, quanti mancati atti di umiltà e misericordia che ricreano rapporti e vita nuova, ma non vi si piegano poiché si ritengono giusti. Essi adempiono i vari precetti, m sono e restano in disaccordo e giudicano il prossimo a condanna. A volte pure ragione per ciò che si è subito, ma Iddio chiede capacità di pietà e dono di giustificazione a sua immagine.

Non si vive la compassione, non si ha empatia, poiché non si vive la profondità del proprio credo. La preghiera è solo spesso una parvenza, uno scarabocchio la croce, solo formule senza cuore e partecipazione autentica, non si scalfisce l’interiorità, dato che non c’è autentica unione con Dio, ma solo una doratura che copre, un rivestimento che se scartavetrato e posto dinanzi alla Parola Divina ne scopre il proprio egoismo e la propria indifferenza, che non ha che cura del suo proprio amor proprio. Non si immedesima e non ha premura della condizione del fratello.

Voi direte: “Signore, ci sono delle offese gravissime compiute, molte bagnate nel sangue. Hanno pagato innocenti, ci sono stati abusi e sofferenze enormi, persecuzioni e oltraggi. È vero, lo so, figli, ma il Padre Santissimo dà il tempo a questi perdoni più dolorosi e gravosi da dare, quando la ferita è aperta larga e sanguinante per fare in modo che si risani. Nell’unione a me, nel ricorso a Dio con la preghiera e la carità partecipata, l’adorazione e le Sante Messe il Signore fa discendere il suo balsamo che la guarisce e la chiude. Perciò vi dico che perdono è divino, poiché le mani stesse dell’Eterno, se a lui ci si affida, ne ripara la situazione, ve ne dà la cura, ve ne offre la capacità, vi rende un cuore nuovo: il suo. Da soli non potreste.

Solo nel pieno perdono voi tornate a vivere e vi fate liberi. Se sapeste quanti mancati perdoni hanno poi causato conseguenze in malattie e tormenti del nemico. Seppure non poteste avere modo di confrontarvi con chi vi ha offeso o voi avete offeso, sia la vostra riconciliazione nell’animo vostro: pregate per loro, fate celebrare Sante Messe, offrite carità. Il bene ripara, è la migliore vendetta, è il grande riscatto che tutto ricostruisce.

Guardate a me stando fissi al crocifisso, che ho perdonato ai miei stessi crocifissori. Guardate alla Madre Santissima che è presente dinanzi a coloro che scarnificavano il Figlio: nel suo immenso dolore ha perdonato. Il perdono sconfigge il male, abbatte il maligno, ricrea, dato, così come afferma la Santa Parola: “Se voi non perdonate o non chiedete perdono di cuore al fratello, come potete poi voi chiedere grazie al Signore Dio vostro?”.

Vi benedico.

 

     La fede

18/09/2023

Gesù

Mia piccola Maria, stasera nel Vangelo un centurione romano mi manda un messaggio per richiedermi la grazia della guarigione del suo servo in fin di vita: un servo che gli era molto caro, poiché lui devoto. Egli è un uomo di onore, un soldato addestrato al dovere e all’obbedienza, ma anche amabile con i suoi familiari e la servitù, giusto con i suoi sottoposti, uomo provvido e generoso, la cui carità si estendeva al popolo ebraico e ai molti poveri che bussavano alla sua porta. Proprio la sua vita di virtù ha plasmato il suo spirito e ne ha permeato di fede. Egli ha sentito parlare di me, ha conosciuto le mie opere e ha creduto in me, ma nella sua umiltà, ritenendosi indegno di stare al mio cospetto, manda- altri a dirmi: “Signore, Io non sono degno di accoglierti, ma dì solo una parola e il mio servo sarà guarito”. Dinanzi a tanta fede rimango edificato ed ammirato, e ne do la guarigione al suo servo.

Voi, figli miei, che siete così colmi di paure, che vi lasciate spaventare facilmente dagli eventi, che vi smarrite e vi prende spesso il panico, a volte la disperazione e vi sentite così soli, questo vi accade proprio perché non c’è fede o ce n’è così poca. La fede vi accende di coraggio, vi sprona a vivere, dato che siete certi della presenza di Dio in voi che non vi abbandona, ma si prende cura dei suoi figli. Con il suo sguardo e la sua mano vigila su di voi, e tanto più la creatura lo riconosce e lo vive come Padre, tanto più si sente al sicuro della sua presenza abbandonandosi a lui.

Maggiormente lo sguardo di Dio si protende sull’anima che è certa del suo soccorso, che egli interverrà che il Padre ha amore per essa. In questa condizione d’animo fiducioso, più ci si abbandona e si corrisponde, tanto più svaniscono timori e incertezze, ogni allarme e depressione, simile al bimbo che sta stretto tra le braccia del suo papà e rimane sicuro e tranquillo a lui, certo che il genitore lo accudisce e lo protegge, che egli affronterà ogni suo problema poiché gli è un figlioletto ed egli, il padre, lo ama.

Come avere fede, se non desiderandola, se non ricercandola, implorando di riceverla con la preghiera? Nella supplica e nel ricorso continua a Dio, con una vita che si intercala tra le sue preci, il Padre fa discendere la sua grazia e nella fede ricevuta voi acquisite e saprete anche esercitare tutte le altre virtù. Ugualmente, se vi adoperate nella carità, nel bene dato, nelle virtù esercitate, il Signore Dio vi ricopre della sua presenza e come una nuvola ricolma dei suoi beni si distende sopra di voi, infondendovi della sua fede. Due realtà che conducono una all’altra e si completano a vicenda.

Se però voi, figli, non ricorrete a Dio, non vi plasmate a lui, voi stessi vi isolate, vi sentirete deboli e come potrete affrontare le prove della vita? Ne avrete timore e vi scoraggerete. Quando le pecore rimangono sole i lupi le circondano e le sbranano, ma quanto più rimangono ancorate al proprio pastore che si sentiranno protette e saranno al sicuro.

La fede acquisita fa conseguire miracoli, fa discendere grazie. Voi ne scavalcherete le montagne e sarete pronti ad affrontare il mondo intero, poiché sapete con certezza che Iddio, l’onnipotente, è con voi. Molti diranno: “Signore, noi ti abbiamo cercato e chiesto con fede grazie, che però non sono mai state ricevute”. Figli, non tutto ciò che chiedete è sempre lecito e giusto avere. I tempi alla sua maturazione sono di Dio e deve accadere ciò che secondo la sua Santa Volontà deve realizzarsi nella vostra vita, ma ciò che è buono, ciò che è vero e secondo i suoi intenti a suo tempo, nella fede che vi sostiene, lo riceverete.

Chi ha la fede è un uomo ricco, ha uno stato di pace. Essa plasma all’attesa, alla pazienza, alla speranza che vi tempra e vi rende forti, ve la fa accrescere: si accresce la fede e accresce l’amore, che nobilita la vostra anima, nel quale vi si fa presente che la parola di Dio si realizza nella vostra ubbidienza ad essa e si fa certezza.

Vi benedico.

 

     La testimonianza della croce

20/09/2023

Gesù

Mia piccola Maria, pregate per i governanti di tutto il mondo. Pregate per il governo in carica, pregate perché di qualunque indirizzo sia possa apportare buone politiche, leggi giuste per il bene del popolo. Consacratevi al mio Preziosissimo Sangue, poiché tutti i falchi, i lupi, i rapaci, gli avvoltoi, sono sempre pronti a distruggere ogni piano che sia sano e a vantaggio delle persone.

Ecco, “Chi mi vuol seguire prenda la sua croce e mi segua”, dice il Vangelo. Questa è la mia sequela, la mia strada. La croce da accogliere è l’unica via da percorrere. Non ce n’è un’altra per avere la salvezza. È una via di dolore che spesso fa piangere, ma, come afferma il salmo: “Chi semina nel pianto raccoglierà nella gioia”. Si va nel cammino della vita, con le sue prove, tracciando con le proprie lacrime, ma poi, al suo traguardo, nella sua mietitura, si raggiunge il giubilo.

La croce, figli miei, vi identifica. Non potete essere miei, non potete considerarvi cristiani se non vi amalgamate ad essa, se non ne siete conformati. La croce comporta sì un sacrificio, ma è un impegno che vi valorizza, dà significato al vostro essere e al vostro esistere, a ciò che di nobile potete costruire su questo mondo. Ma la croce ha anche il suo limite, il suo punto che delimita il suo termine, mentre l’eternità beata è beatitudine infinita, il gaudio di un sorriso eterno. Voi in cielo ringrazierete il Signore Dio nella vostra croce vissuta, dato che per suo mezzo avrete potuto conquistarlo. Essa si è fatta scala che ve ne ha innalzato, la chiave che ve ne ha aperto le porte.

Per coloro invece che la rinnegano, che la rifiutano, poiché vogliono solo il gaudere, il piacere di questa terra, o peggio ancora la scaricano sugli altri, perdono il senso di sé stessi, il progetto divino da compiere, si fanno vuoti su questo mondo non apportandovi niente, e rimarranno nel loro vuoto disperdendosi nella perdizione.

La croce, figli, è sì una prova che costa fatica, una sofferenza da accettare in sé, ma beati coloro che riescono ad amarla poiché il suo peso si fa minore: ne acquisiranno la sapienza del suo fine e nella sua pena ne sapranno vedere e riconoscere la bellezza del suo significato, apportandone la sua santità su tutti.

Si va con sforzo, con sacrificio, così come ogni opera comporta. Pensate al contadino che per avere il suo raccolto deve lavorare la terra perché ne accolga il seme e deve seguire con cura la crescita delle piante, deve lottare per adoperarsi a riparo contro le piogge e il sole cocente, contro i tempi di aridità o alluvioni, contro epidemie che possono aggredirle, o i vari insetti e parassiti devastarle. Ma poi, raggiunta la loro maturazione, l’intera sua fatica, il buon lavoro, verrà premiato e ne parteciperà con letizia il suo raccolto.

 Ugualmente è così per la vostra vita, figli. La croce in voi porta il suo essere di bene, sempre, non solo per le croci delle malattie cui più solerte e più spesso va il pensiero, ma ogni realtà, problema, situazione, comporta le sue croci e il suo affanno. Croce è anche quella della difesa della fede, che spesso si paga con incomprensioni, derisioni, persecuzioni, particolarmente in un contesto quale quello di questa epoca così dura e amorale.

I miei cristiani di oggi debbono farsi guerrieri in difesa del loro credo, adoperarsi con coraggio per tutelare la verità e il mio Santo Nome. Sapeste quanti fedeli che venendo in chiesa e partecipando a tutti i riti, poi lasciano che Io sia beffeggiato e si pongono essi stessi alla mia derisione, al mio scherno, per essere ben visti anche nella propria dimensione familiare.

Oggi, che ricordate i miei santi martiri coreani, che hanno dato la vita in difesa della fede, quando questi falsi devoti si presenteranno dinanzi alla mia corte celeste, Io li rinnegherò come essi mi hanno rinnegato e dirò, presentando questi miei prodi martiri: “Ecco, essi hanno sofferto per darmi testimonianza, ma ora sono felici. Ne pagano il riscatto di un’eternità beata. Di voi Io invece ne ho vergogna e vi disconosco”. A tutti coloro che mi avranno amato, accogliendo per mio amore la mia croce, Io dirò, manifestando davanti a tutti il loro valore: “Ecco essi sono i miei cavalieri, hanno creduto e patito per il mio Nome. Io offro loro la corona della vittoria”.

Vi benedico.

 

     San Matteo

21/09/2023

Gesù

Mia piccola Maria, stasera viene presentata la figura di San Matteo, il mio apostolo, un esattore delle tasse che riscuoteva per i romani e quindi odiato dal popolo dal quale veniva rigettato poiché considerato un traditore, un loro nemico, ma Io non lo disdegno e mi rivolgo a lui, mi accosto al suo banco mentre ha ancora le monete tra le mani e lo guardo. Il mio sguardo gli penetra fino alle profondità dell’intimo di sé, lo Spirito Santo lo invade della sua luce e del suo amore, ed egli sente che la misericordia di Dio è su di lui e lo chiama, e ne ha pietà della sua condizione di peccato e ne vede nel mio incontro un nuovo riscatto alla sua vita, la possibilità del ravvedimento, sicché quando gli dico: “Seguimi”, egli è pronto, lascia il banco delle imposte per venirmi dietro e mi seguirà per tutta la vita fino ad essermi testimone con il suo martirio.

Forse che coloro che avevano visto la scena ne siano rimasti compiaciuti, vedendo che un pubblico peccatore abbandoni la vecchia via della colpa per seguire il bene. No, anzi ne hanno trovato motivo di scandalo. I farisei, vedendo che mi intrattenevo anche con altri pubblicani e peccatori, che pranzassi persino con loro ne traggono motivo di condanne e mormorazione affermando: “Come può un maestro d’Israele, e quindi un uomo che dovrebbe essere pio e osservante della legge e giusto, che dice di venire persino da Dio, porsi in combutta con i peccatori? Ciò costata che egli appartenga alla medesima risma, sia della stessa razza”.

Io però ribadisco che non sono venuto per i sani, ma per curare i malati, non a chiamare i giusti, ma i peccatori. Iddio ama i suoi figli e viene a curarli. Egli è medico dell’anima e si piega, si curva, si pone in mezzo ad essi per sanarli dei loro mali, come fa un medico del corpo che per poter guarire l’infermo mette le sue mani nelle sue piaghe infette, si posta direttamente per curare ogni infermità e togliere ogni infezione con la sua opera. Ugualmente fa il Padre celeste che si pone tra le sue creature, particolarmente quelle più bisognose, malate, immerse nell’errore, per dare loro nuova vita, ricreazione nella grazia.

La conversione di Matteo vi manifesta che se Dio ha guarito Matteo nell’animo può sanare tutti i Matteo della terra e di tutti tempi. Quanti sono pure oggi gli esattori di molteplici ingiustizie e truffe, di ladrocini, di usurai che conducono i fratelli alla disperazione e alla morte. Quanta idolatria per il denaro che si fa matrice di possesso, di brama, da cui hanno origine tutti i mali. Cosa può convertirli? Matteo ha ricambiato il mio sguardo. Nel suo animo non si erano spenti del tutto gli antichi insegnamenti ricevuti da fanciullo e il richiamo ad essi. Non si è voltato altrove, riaccogliendoli in sé e tutto ciò lo ha salvato.

La moltitudine dei Matteo di oggi invece mi sfuggono, cercano di non guardarmi, rifiutano il mio Volto e la mia opera di sanità alla loro persona, da ogni cambiamento che sanno richiederebbe per essi una rinuncia che non vogliono attuare.

A questo motivo chiamo voi, anime mie. Siate il mio sguardo che da me in voi si riflette e si proietta su di essi, le mie mani che giungono a posarvisi per guarirli ovunque Io venga rifiutato e voi sapete: tra i vostri amici, conoscenti, familiari. Come potete: con la parola e l’esortazione, con l’esempio e con la preghiera. Tutto occorra alla finalità del loro riscatto, alla rinascita del bene e di ogni santità.

Ma richiamo pure voi a rimanere umili, a non considerarvi mai superiori, arrivati, i migliori e i giusti, poiché se siete sanati dal peccato, se vivete nella rettitudine, è per la mia misericordia che vi salva, che vi sostiene e vi cura costantemente. Quella misericordia alla quale fate riferimento, ma se vi allontanaste da essa voi pure cadreste nelle stesse colpe se non peggiori.

Siete tutti figli dello stesso Padre, così come afferma San Paolo nella prima lettura: avete un solo Dio che è Padre di tutti, che è al di sopra di tutti e opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. Iddio guarisce nella sua misericordia che opera perennemente, ma quando la sua misericordia viene rifiutata, e non c’è ascolto, usa anche la fermezza e l’autorità che è sempre suo frutto, sempre sua appendice per un bene superiore che è quello della salvezza dell’anima, della salvezza eterna.

Vi benedico.

 

     Gli ultimi saranno i primi

23/09/2023

Gesù

Mia piccola Maria, la parabola del Vangelo di stasera vi espone la figura del fattore che va in cerca di operai per lavorare nella vigna. Il fattore si fa rappresentazione del Signore, che continuamente è in opera alla ricerca e alla chiamata dei suoi figli perché si rendano operosi nella sua opera e non disperdano inutilmente il tempo e l’unica vita che posseggono dissipandola nel vuoto e nell’inerzia.

Egli li chiama già alle prime ore della giornata. Molti ne acconsentono recandosi al lavoro, altri li richiama al mezzodì, ed essi pure vengono a porsi in attività. Il fattore si reca al tardo pomeriggio e nota che ancora altri sono rimasti sulle sponde delle strade, rimanendo inoperosi, sicché vi si accosta chiedendo ad essi perché non siano occupati, come mai se ne stiano tutto il giorno senza fare niente, ed essi ne danno risposta dicendo: “Nessuno ci ha presi a giornata”, cioè nessuno li ha chiamati. Il Padre Santissimo, nella figura del fattore, invita sempre le sue creature a seguirlo. Li prende anch’essi che stanno alle sponde dei luoghi più abbandonati perché vengano a lavorare nella sua vigna. Chi sono questi ultimi non chiamati, lasciati soli e non notati? Essi rappresentano gli scartati, i considerati inutili dalla società, sicché non adeguati e non rappresentativi nemmeno per l’opera divina, secondo il pensiero umano: malati, fragili, miserabili, gli ultimi. Iddio invece accoglie e chiama tutti, ognuno è indispensabile nella sua vigna, cioè nella sua Chiesa, a qualsiasi tempo e sempre.

Nella parabola, terminata la giornata di lavoro, il padrone fa pagare tutti con la stessa paga che era stata pattuita, sia per i primi operai come per gli ultimi, scatenando nei primi il malcontento e le mormorazioni: “Come mai il medesimo pagamento?”, loro che avevano faticato l’intero giorno e ne avevano patita l’intera calura del sole. Cosa invece potevano ricevere gli ultimi che avevano lavorato solo poche ore verso la sera? Iddio, figli, dà a tutti la medesima retribuzione nella vita eterna, ma da precedenza a coloro che hanno operato nell’amore, il suo, condiviso e offerto. Egli non giudica secondo gli schemi umani, secondo le tabelle dei vostri parametri di giustizia. Egli guarda oltre. Lo afferma la prima lettura: “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie e i miei pensieri sovrastano i vostri”.

Il Santissimo Padre misura la sua mercede da dare nel suo compenso a seconda dell’amore vissuto. Ne è esempio nella seconda lettura San Paolo che vorrebbe subito raggiungere il suo amato, me, il suo Signore nel cielo, ma altrettanto l’amore per i fratelli ne arresta l’impeto per il bene che ancora può apportare ad essi, e per amore si sottopone al Santissimo Volere di Dio L’amore è il senso alla sua opera.

Quante mie creature che, pur avendo operato nel nome di Dio e per il suo progetto divino, non hanno mai raggiunto quell’intensità, quell’ardore di unione a me, mentre altri, seppur in tarda età, alla sera della vita, hanno poi saputo dare: in pochi anni hanno partecipato con quell’amore, con quella veemenza di desiderio nel quale hanno offerto tutto sé stessi, così come avviene anche in chi, seppur ultimo tra i peccatori, si menti, si converta in tale profondità da raggiungere poi una santità che molti, pur operosi e buoni, seppur chiamati e corrisposta alla prima ora, non hanno mai conosciuto.

Ci sono altre anime, figli miei, che sconosciute, disprezzate, di cui nessuno conosce la storia, anonime su questa terra, che hanno invece superato in eroicità di carità e santità chi pure hanno compiuto grandi opere nel mio Nome, ma si fanno oltre, nella loro grandezza, solo perché hanno amato e amato grandemente. L’esempio di tante madri di famiglia fattisi eroiche in vite sacrificate e umiliate, che in condizioni dure, discriminate e sottoposte hanno corrisposto nella dimensione formando un componimento di amore, di donazione totale.

Quali sorprese avrete in cielo. I primi nel mio regno saranno proprio i miei figli rifiutati nel mondo che non hanno avuto né mezzi, né agevolazioni, né cure e considerazione: poveri dei poveri, abbandonati ingiustamente, calpestati, considerati inermi e inutili, lo scarto dell’umanità, che nella loro privazione hanno però dato e dato molto di più di chi poteva. E Iddio non dimentica e ripaga da Dio nel suo regno, nella paga di un’eredità di amore che li rivestirà, sovrastando gli ultimi maggiormente poiché più hanno amato.

Vi benedico.

 

     Siate portatori di luce

25/09/2023

Gesù

Mia piccola Maria, Io sono la luce, sono il sole radioso infinito che irradia senza posa, e coloro che si apprestano accanto a me, che mi stanno vicini, la ricevono e ne riflettono divenendo portatori di luce. In essa mi acquisiscono assorbendo il bene, l’amore, le virtù, che si infondono in essi e ne spargono, mentre coloro che si fanno distanti, che vivono nell’ombra, se non nelle fitte tenebre, in tale oscurità non vedono, perdendo ogni capacità di visione, di sapienza e discernimento: operando il male di cui sono intessute le tenebre ne assimilano la natura diffondendo le opere cattive, senza comprendere l’entità della gravità di ciò che fanno. È nel buio che trama il demonio, che rifugge la luce, ove opera camuffandosi e nascondendosi sì che gli uomini che ne partecipano del suo buio più non lo distinguono, ed egli può così facilmente portarli a distruzione.

I figli della mia luce sono invece nel pieno giorno e possono vedere quando il lupo viene a ghermirli e porsi quindi a sua tutela, recingersi a difesa, respingere ogni suo attacco. La mia luce infusa non può trattenersi a sé: è diffusiva e si sparge formando altre fiammelle. Quando un’anima è luminosa della mia grazia, essa la trasmette in ogni luogo già con la sua sola presenza, con il suo sguardo, con la parola, con i suoi atti. La luce della fede acquisita in chi la possiede vive l’entusiasmo di propagarla, si fa gioia da condividere agli altri, così come quando c’è un grande evento delle nozze, la nascita di un figlio, l’avvenuta guarigione: la si annuncia per renderne partecipe tutti. Chi dice di possedere la fede, pur intima, personale, ma non venga manifesta, non ne sentisse nessun input a condividerla, è segno che è ancora dormiente, assopita, non ha respiro.

Come distinguere chi è nella luce? L’anima che mi riflette ha in sé uno sguardo limpido, chiaro, buono, la sua parola è verace pura, onesta, le sue mani danno misericordia e carità, mentre chi non ne possiede e rimane serrato alla sua oscurità, il suo sguardo è cupo, malizioso, falso, la sua parola è doppia, volgare, contorta, i suoi atti sono rivolti a colpire il fratello, o a tenere le mani chiuse al suo egoismo.

Come infondersi della mia luce? Nell’ascolto della mia voce, nella mia Parola che venendo poi adempiuta vi fa creature luminose apportandone le sue opere. Con la preghiera, nella quale voi la ricercate, ove al vostro desiderio Io faccio discendere la luce dello Spirito Santo che vi ricolmerà dei suoi doni alla vostra missione per farvi altri fari che riaprono, che squarciano nel vostro chiarore la notte dei vostri fratelli.

Voi direte: “Signore, e quando pur ricevendo la fede, anelando alla sua luce, noi viviamo nell’aridità di spirito, non vediamo che ombre, non ne abbiamo consolazione e speranza, né ne percepiamo future prospettive?”. Figli, se a volte ciò accade è perché Dio vi dà questo tempo di oscurità per farvi crescere, per darvi una fede maggiore, ma poi, come per tutte le notti, ritorna sempre il nuovo giorno: con la santa pazienza nell’orazione si attenda l’alba con il suo barlume che torna continuamente a sorgere.

Le notti oscure dell’anima sono delle prove date raramente da Dio nella sua gravità e profondità e solo ad anime sante, che nella loro brama di Dio, pur se non ne vedono la luce, non ne avvertano la presenza è per loro una privazione che si fa dono per dare luce ai molti che non ne posseggono. È una grazia che nasce dalla loro offerta di crocifissione.

Ricordate: tutti coloro che hanno illuminato di me, che si sono fatti miei fari sulla terra, saranno le stelle che continueranno a illuminare il cielo. Ogni mio raggio ritorna a congiungersi alla mia luce eterna.

Vi benedico.

 

     Mia madre e i miei fratelli

26/09/2023

Gesù

Mia piccola Maria, nel Vangelo di stasera dinanzi al richiamo di una visita da parte di mia madre e dei miei fratelli Io dico: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Voi, figli miei, voi siete mia madre e i miei fratelli. Tutti coloro che mi seguono, che mi amano, che compiono la mia Santa Parola. Dirò di più. Tanto maggiormente le anime mi si fanno vicine e attuano il mio Santo Volere, esse si fanno mia carne, mio sangue, mio spirito, parte di me stesso: uno con la mia persona.

Voi penserete che con questa affermazione Io sia stato troppo duro nei confronti della mia Santissima Madre, ma forse che non amassi mia Madre e i miei parenti? Io vi attesto che ho amato e amo la mia carissima Madre sino alle viscere della mia interiorità, l’ho innalzata sino alle altezze supreme del cielo, al di sopra di tutte le creature, dei santi e degli angeli, posta accanto al trono divino, dato ch’ella non solo è stata l’incarnante del Verbo, ma lei stessa si è incarnata nella mia Parola facendosi un tutt’uno, mai separata, e amalgamata ad essa alla quale si è uniformata totalmente

Ella, innestata nel Verbo che si fa opera e ama, vi insegni ad amare il Padre celeste con tutti i suoi figli, vi indica la via nella Santa Parola vissuta. Amate ed incontrerete e vi fonderete all’amore. Perdonate, siate misericordiosi, ed incontrerete e vi congiungerete alla divina misericordia. Siate carità con il vostro dono e vi rincontrerete e vi assimilerete alla suprema carità: vi farete medesima natura di Dio, sua sostanza, parte di sé.

Ma come amate? Qual è la vostra misericordia e carità, dato che se voi affermate di amare Dio e siete indirizzati e protesi solo a lui, senza però prendervi cura dei fratelli, che amore è il vostro? O se dite di amare i fratelli, ma non rivolgere il vostro cuore al Santissimo Padre, che amore è? l’uno prescinde all’altro. Solo nell’amore di Dio esso vi dono l’amore vero per i fratelli, e l’amore per essi lo testimonia: questo è l’amore pieno, completo, che la Madonna ha vissuto e che hanno condiviso coloro che ne hanno seguito.

Volete essere come Maria, farvi mia madre? Vivete nella sua maternità che si è esplicata nell’adempimento della Santissima Volontà, come lei l’ha adempiuta. Maria che ne ha dato continuamente il consenso, che ha detto sì, pur dinanzi a un mistero così grande come quello della divina incarnazione in una fanciulla, ed ha accolto. Quando, pur dinanzi a peripezie, fughe, persecuzioni e privazioni, ha sempre riaffermato il suo consenso. Quando anche dinanzi all’estremo sacrificio di suo Figlio ha partecipato con il suo supplizio, aderendo al progetto del Padre, amandovi suo Figlio, ma anche tutti i figli dell’uomo. Persino i crocifissori, corrispondendo con amore, misericordia e carità.

Ugualmente voi, vivendo il Santissimo Volere di Dio nella vostra vita, ottemperando nei suoi precetti, procedendo nella sua via, ne vivrete la maternità, vi fate mia madre. Lo stesso se vi fate offerenti nella vostra offerta, miei seguaci, così come lo sono stati i santi, i martiri, i miei apostoli, tutti benedetti che, seppur sconosciuti al mondo, hanno amato e ne hanno vissuto: così vi fate i miei fratelli.

Mi direte: “E come, Signore, raggiungere tali sublimi mete?”. Fondetevi all’Eucaristia, ricevetemi sempre, unitevi alle mie carni offerte per voi, onorate la mia Santissima Madre che vi aiuterà a rimanere fedeli e amanti dell’Eucaristia. Vi darà il suo Cuore perché la amiate come lei ha amato incarnando me, la Parola, la volontà di Dio, facendosi madre e sorella dell’umanità, e quindi voi in lei vi fate i miei fratelli

Vi benedico.

 

     Siate dimora di Dio

28/09/2023

Gesù

Mia piccola Maria, nel Vangelo di stasera Erode cerca di potermi vedere, di incontrarmi: ha sentito parlare di me, dei miei prodigi e delle mie facoltà taumaturgiche e vorrebbe poterle usare a suo vantaggio. Non mi ricerca per poter conoscere l’utilità della mia missione, il suo fine di salvezza per il bene che ne potrebbe apportare al popolo, ma solo per sé stesso, per accrescerne il suo potere. La sua curiosità verrà soddisfatta quando mi incontrerà nell’unica volta nella mia santissima passione, ma ancora ne ricercherà in me manifestazioni superiori, credendomi fossi potenzialmente un mago. Ne desiderava le manifestazioni nei suoi effetti pirotecnici, ma non ne avrà da me nessun segno, nessuna risposta, dato che non avrebbe dato ascolto a nulla.

Egli era solo la ricerca di effetti speciali che potessero dare a lui rinnovato potere. Dinanzi al mio silenzio egli come ne ha ricambiato? Con dileggio, annichilimento e derisione per ricevere il plauso della corte, quella stessa corte che non ha riconosciuto in me il Signore che passa, affermando fra di loro: “Sarà forse un profeta redivivo, il Battista risorto?”. Questo è accaduto poiché erano ciechi nella loro presunzione, uomini che, seppur studiosi, non avevano nessuna ricerca di Dio e della sua verità, sicché tanti beni ricevuti, la grandezza di un reame per Erode con tutte le possibilità di operare nella carità, di farne vantaggio per le genti e santificazione alle loro anime sono andate disperse.

Le grazie date da Dio per la propria conversione nell’incontro e l’ascolto di Giovanni e della mia stessa presenza sono andate perdute. A cosa ne è servito tanto dispendio di agi, ricchezze e potere? A tante possibilità di operare nel bene? A tanta esclusione e rifiuto all’ascolto del richiamo di Dio alla sua grazia, cosa ne è scaturito? Il vuoto che disperde e nella sua responsabilità precipita e paga agli inferi un debito inestinguibile.

Quando un’anima è veritiera sinceramente desidera l’incontro con il suo Signore, disponendosi con atteggiamento di umiltà e anelito alla sua conoscenza: Iddio viene sempre incontro, si fa riconoscere e incontrare. È ciò che accade e rivela la prima lettura, quando gli uomini invece di costruire il tempio al loro Signore Dio si soffermano a costruire i loro interessi. Non ne hanno tempo. Tralasciano l’edificazione della casa al loro Padre creatore, ma si adoperano nel loro lavoro senza trovare adempimento né pienezza e risoluzione, poiché senza la priorità al servizio divino non si edifica nella vita, ma si disperde nel nulla, come afferma la lettura: il loro salario viene posto in un sacchetto forato.

Oggi le moltitudini non sono cambiate, ma peggiorate. Non fanno che correre ed affannarsi per andare dove? Si agitano per cosa? Quando il tempo ha la sua scadenza e si viene poi privati di tutto, tutto ciò per cui sono inutilmente dati fatica? Escludono Iddio dalla loro opera: non hanno tempo da perdere, perché devono ammassare guadagni, successi, carriere e piaceri. Non si adoperano per costruire la loro casa interiore, per farne dimora a Dio. Non entrano in chiesa, così come il loro spirito non intreccia nessuna fusione con il loro Padre celeste, lasciandolo all’esterno, escluso dalla loro esistenza.

Alcuni dicono: “Verrà, verrà poi il tempo, quando ne potrò avere, o quando giungerà la vecchiaia”, ma non sanno che il tempo è in mano all’Eterno, che egli ha il potere di muovere lancette oltre o darne il loro arresto, che esso è un bene prezioso e limitato e va ricolmato impreziosendolo di beni? E se questo tempo non venisse dato, se venisse fermato prima dei suoi giorni? Tutto quello per cui ci si sarà adoperati e presi affanno andrà perduto con un’esistenza sprecata.

Beati coloro che edificano la costruzione della loro casa dell’anima per farne il tempio dell’Altissimo: ne farà, dando cura ad essa, la sua dimora in modo che quando egli ne prenda possesso vi regni. Il Santissimo Sovrano penserà egli stesso a ciò che occorre alla sua casa, ai suoi bisogni e alle sue necessità. La creatura avrà tutto: sarà bastante di ogni cosa, dato che il Padre stesso, con la sua presenza, ne darà il tributo della sua pienezza.

Vi benedico.

 

     I Santi Arcangeli

29/09/2023

Gesù

Mia piccola Maria, la Chiesa oggi celebra i Santi Arcangeli, i grandi Angeli che sono sempre dinanzi al trono di Dio in adorazione. La loro felicità è l’adorazione a lui, sempre pronti ad ogni minimo cenno del loro Signore per adempiere ad ogni suo servizio. Essi sono a capo di miriadi di angeli, a secondo del compito che debbono compiere.

Michele è a capo delle schiere che combattono contro le forze occulte, le orde tenebrose, i demoni che pullulano sulla terra, che hanno abbandonato nella loro massa l’inferno e si sono riversati nel mondo ove affliggono gli uomini per condurli a perdizione. Se ancora oggi voi tutti non siete periti e caduti alle sue trame è perché Michele con i suoi angeli vi hanno difeso e vi difendono, si prendono tutela di voi e molto più potrebbero, se gli uomini li invocassero con più forza e desiderio per ricercare il loro aiuto. Il loro potere di intervento si accresce proprio dal richiamo dell’invocazione al loro soccorso.

Michele ha già sconfitto Satana nella grande battaglia nei cieli, ove lo ha fatto precipitare dalle sue altezze agli sprofondi dei precipizi. Iddio ha opposto al più superbo degli angeli, alla sua lotta, il più umile, il più piccolo in Michele che l’ho ha vinto. Ecco la via che vi indica Michele per abbatterlo da tutti i suoi tranelli, da tutti i suoi inganni: la via dell’umiltà, la via di colui che è stato l’umile tra gli umili nel Sangue del Divino Agnello.

Gabriele è colui che con le sue miriadi di angeli viene a portarvi l’annuncio di Dio. Non solo quello della venuta del Signore che viene, come è accaduto sia nella nascita del Battista che ne è il preannunciatore, come nell’Annunciazione a Maria. Egli vi rivela, vi predispone alla missione a cui siete chiamati, quale è il vostro progetto nella vostra di vita nel quale vi aiuta a compierlo infondendo ad esso la Santa Parola, ad incarnare nel vostro vissuto, nella vostra opera, Gesù Cristo, a farla santa incarnandola nello Spirito Santo.

Gabriele è l’annunciatore di tutte le nascite che vengono fecondate e innestate al moto vivente, non solo umano ma per opera del soffio divino che la accende. Ritorna poi insieme agli altri Arcangeli e all’Angelo custode al tempo della nascita al cielo per ricondurre le anime ad esso.

 Raffaele è la cura, la medicina che cura, il balsamo che dà sollievo alle piaghe delle creature, è la consolazione che vi accompagna nel cammino di croce in modo che si faccia, nel suo percorso, via di guarigione e sanità allo spirito per introdurvi degni al cospetto dell’Eden. Non solo vi cura dalle malattie, ma anche dai dolori, dalle varie tribolazioni umane. Si pone accanto per sostenervi e dare al vostro male una nuova dimensione e rinascita al bene.

 Beati coloro che li onorano, che li venerano e pregano, che a loro si affidano: li avranno sempre accanto, particolarmente nei periodi di prova, nella tentazione e nel tormento, nelle difficoltà e nelle crisi dello spirito, dell’incapacità nella ricerca della fede, nella conoscenza del proprio Santissimo Padre con la medicina, la terapia celeste che vi viene in soccorso per ricordarvi che Iddio è con voi.

Se voi cercate Dio, se lo pregate, se lo amate, come non potrà aiutarvi e sostenervi tramite i suoi Santi Arcangeli? Ciò accade soprattutto quando giungeranno i tempi predetti dalle profezie: coloro che li avranno onorati saranno al sicuro, come i passeri che proteggono la loro nidiata essi saranno avvolti, come le mura che si ergono e vi circondano non permettendo che la furia delle tempeste vi tocchino. Si porranno i Santissimi Angeli a recingervi con le loro ali intorno a voi, sorreggendovi su di esse, e poi vi porranno sopra per farvi volare e raggiungere il cielo.

Vi benedico.

 

     La Parola

30/09/2023

Gesù

Mia piccola Maria, Io sono la Chiesa. Quand’anche la mia istituzione, nella direzione dei suoi alti prelati fossero mancanti e contrarie alle mie verità di fede, se ne disponessero leggi che vi si antepongono, per chi mi segue e mi rimane invece fedele, mi invoca, Io sono e sarò sempre presente, mai abbandonerò le mie creature: mi ritroveranno sempre e avranno sempre il mio sostegno, pure in tali condizioni.

Quanto vale la parola? Quando ha valore? Quando mette in atto ciò che dice, pratica ciò che ha detto. È l’azione che ne consegue che dà significato, preziosità e credito alla parola proclamata. Quando la parola detta non consegue l’opera, pur nei suoi più alti concetti, nelle omelie più forbite, nelle altezze della sua conoscenza, si dice, ma non fa, è solo fumo nell’aria che si fa evanescente e si disperde.

Lo manifesta la parabola stasera del Padre, che invita i due figli ad andare a lavorare la vigna. Il primo, al suo richiamo risponde che non ne ha voglia, ma poi si pente e va. Il secondo risponde subito con il consenso preso dal suo primario entusiasmo, ma poi non vi si reca. Chi avrà adempiuto il volere del Padre, chi è che ha dato senso e valore alla sua parola? Il primo. Pur se in ritardo nel suo ripensamento ha compreso il doveroso impegno ed è andato. Diversamente dai farisei e anziani del popolo di quel tempo e di oggi, che sembrano diano il loro plauso di accoglienza alla sapienza divina, che fanno proseliti e proclami, acclamazioni di saggezza, di studi teologici, ma poi non li vivono: dicono e non fanno. Può esser nobile la parola, se poi essi stessi non la partecipano. Iddio allora accoglie altri figli che, seppur hanno peccato e anche grandemente, si pentono nel profondo, si convertono autenticamente. Chi è che compie la Parola di Dio, se non i secondi?

Il Padre celeste, guarda la verità del cuore. A questo motivo che Io affermo nel Vangelo: “Le prostitute i pubblicani vi precederanno nel regno di Dio”, poiché dall’errore essi si sono distanziati e in sincerità si sono convertiti al bene. Il Santissimo Sovrano li accoglie. In essi si è compiuta la sua Santa Parola. Quanti, pur stando nella Chiesa, non ascoltano gli insegnamenti dati: sembra che vi si attengano, ma fuori fanno poi ciò che vogliono. Altri figli, pur essendo invece stati distanti da essa, ne ritornano emendati dal peccato, danno affidamento alla Divina Parola volgendo la loro nuova vita ai suoi canoni. Cosa farà l’Eterno, se non riaccoglierli felice nella sua casa, rinnovando a onore la loro figliolanza? È l’atteggiamento che dovrebbero fare molti che ne occupano le mura, ma non lo spirito, che vi si fanno ipocriti e traditori, pur nella loro apparenza di consenso, perdendo l’eredità della loro di figliolanza.

La Santa Parola va vissuta. In un tempo come questo, ove il mondo sbraita, urla, fa rumori e frastuoni, le parole si fanno perlopiù insulse, fatue e indecenti, ove la moltitudine si ribella alla Santissima Volontà di Dio e al suo precetto, cosa fare? Dinanzi a una Chiesa che vuole farsi moderna, che afferma sì che la verità è sempre la stessa, ma bisogna adattarla ai nuovi tempi, e intanto ci si predispone a deformarla, a stravolgerla: ci si ribella di nuovo al Volere di Dio e le sue leggi, cosa fare?

Adempite voi la mia Parola, figli miei, siate fedeli ad essa. Andate voi a lavorare la mia vigna, siate la parte, pur se minore, ma sana e santa che si fa più profonda nel suo pregio e qualità nello Spirito. Il Santissimo per il meglio di questo suo popolo, di questo gregge rimasto ubbidiente, perseverante e coerente ai suoi dettami, mai li abbandonerà e per voi, per il vostro merito dalla nuova vita di rinascita al mondo e alla Chiesa, per quella parola che in voi si è attuata e che ne ha portato la salvezza.

Vi benedico.