01/09/2023 Gesù Mia piccola Maria, oggi, primo venerdì del mese, si
ricorda il mio Divin Cuore, un Cuore che eleva un grido di dolore, tanto
è grande il suo spasimo. Quanto è inascoltato dagli uomini che rimangono
assenti e indifferenti. È il mio un grido per il loro disamore: non mi
amano più e non amandomi non sanno più amarsi fra loro e si fanno sempre
più infelici. Cosa può consolare, riparare a tanta offesa, a tanto
strazio che richiede la sua riparazione e la sua consolazione, oltre
all’Eucaristia offerta, se non l’amore stesso? Amandomi voi ne date cura, nell’amore voi vi riformate
alla sostanza di Dio che è puro amore: il suo attributo partecipato in
voi a lui ritorna e vi si unisce santificandovi. Quando voi amate date
unzione, oliate il vostro intero vissuto, sia che pregate, che
lavoriate, che riposiate e che studiate: qualsiasi sia la vostra opera,
se oliata dell’amore mio, tutto viene santificato, tutto si fa dono
offerto che si può fondere all’essenza divina. Come acquisire, conquistare tale amore? Il mio Divin
Cuore ne trabocca, e se ne desideraste veramente a piene mani ne
ricolmerei il vostro. Dovete starmi vicini, farmi presso di voi, così
come quando avete bisogno di calore vi avvicinate al fuoco, al suo falò,
e ne venite riscaldati, ma se ne state lontani come potete riceverlo?
Come mai i santi sono stati così ardenti nell’amore, infiammati, da
offrirne e spanderlo alle anime? Perché vicini a Dio, infusi a lui,
fattisi uno con lui. Solo oliati dell’amore potete santificarvi e dare
santità. Lo espone bene il Vangelo di stasera delle dieci
vergini: cinque sagge e le altre stolte. Metà ben fornite ed
accuratamente equipaggiate dell’olio nella lampada per andare incontro
allo Sposo che viene. Le altre, che non se ne hanno dato prima affanno
di colmarlo e che pretendono di partecipare ugualmente alle nozze. Ma
senza l’olio dell’amore, senza l’amore non ci si può unire allo Sposo
che le disconosce. Cosa sarà il suo incontro con lui, se non le nozze
celesti nel talamo di un amore infinito. Chi è felice, chi vive nella
sua pienezza, nella sua sponsalità? Chi conosce e vive l’amore di Dio.
Essi sono la parte del mio Cuore sanato che ne
riforma i tratti lacerati, le
pieghe doloranti, balsamo e cura che si versano su di essi e ne placano
l’offesa e ne ritracciano la sua bellezza. Vi benedico.
02/09/2023 Gesù Mia piccola Maria, la Santa Parola stasera vi pone in
evidenza il sacrificio, l’impegno alla mia sequela, quanto costi
seguirmi e farsi mio discepolo, venire dietro a me e rinnegare sé
stesso. Lo affermò nel Vangelo stasera: “Chi vuol venire dietro di me
rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Rinnegarsi vuol dire rinunciare ai propri piaceri, a
conseguire le proprie mire, ai propri desideri per compiere un piano
divino più alto, nel volere di Dio, qualsiasi sia la chiamata, non solo
nella vocazione religiosa, ma anche della famiglia. Essa deve attuare il
suo cammino per adempiere alla santificazione, al progetto del Padre
Santissimo che ha per ognuno. L’uomo, dinanzi alla rinuncia, al sacrificio, si
indispone, vuole fare la sua volontà, non quella di Dio, e la combatte,
vuole far emergere la propria persona, i propri progetti, anche se
questi comportassero delle fatiche, ma sarebbero quelle sue di
ambizioni, non comprendendo, così come ricorda il Vangelo, che seppure
ne conquistasse il mondo intero, se ne avesse tutte le soddisfazioni
terrene, ogni ricchezza e fama, ma perde poi la sua salvezza, perde
l’eternità: a cosa ne sarebbe stato valso? Perderebbe comunque tutto,
gli verrebbe tolta con la vita ogni cosa, mentre chi si pone al servizio
dell’Eterno, pur nella sua privazione e rinunce, tutto ne avrà in
cambio. Iddio ne glorificherà il suo intero vissuto. Io preannuncio ai miei apostoli la mia prossima morte,
la mia santissima passione e croce, e Pietro, rimanendone scandalizzato,
cerca di allontanarmene dicendo: “Dio non voglia, non sia mai Signore”,
ed Io lo rimprovero aspramente. Egli ragiona non secondo il pensiero
divino, ma la mentalità umana. Proprio su quella croce Io dovrò salire e
morirvi. È da essa che nasce la luce di ogni radiazione che ha dato a
voi vita all’eternità, grazia della redenzione all’intero genere umano.
La croce è dolore, ma apporta il suo riscatto: la sofferenza paga
un tributo con il quale si dà valore al proprio sacrificio. È dalle
fatiche patite che nascono le grandi conquiste. Mi direte: “Come si fa, Signore, ad accogliere tale
rinnegamento di sé?”. Nell’amore, figli. L’amore è una forza
travolgente, supera le potenze di una bomba nucleare nel cuore. Esso vi
fa superare e intraprendere ogni prova, tutti gli scogli più duri e le
montagne più ardue. Quando si ama l’amore paga, costa, ma è di un valore
prezioso, di un oro sopraffino che può saldare ogni conto. Ci si fa
missionari dell’amore di Dio in ogni campo. Osservate a Geremia nella prima lettura: egli si sente
sedotto dall’ardore verso il suo Creatore, ne proclama la sua parola tra
le genti, ma ne viene ricambiato con il dileggio, la persecuzione, il
disprezzo, il maltrattamento, sì che a volte pensa di abbandonare la sua
missione per sfuggire a tali sofferenze. Lui, che era così sensibile
d’animo che ne patisce tantissimo. Eppure l’amore è talmente
preponderante, forte, appassionato, che lo richiama sempre alla volontà
suprema del Santissimo Padre. L’amore deve ardere nei vostri cuori, esserne alla
ricerca con desiderio così come il salmo vi cita stasera, simile alla
cerva che assetata brama le fresche acque. Ugualmente voi amate me,
vostro Signore: l’arsura della mia presenza nel vostro anelito che vuole
dissetarsi di me. Questo darà senso e fortezza al mio seguito. Quanto
più cercherete il mio amore, tanto più lo bramerete, tanto più ve ne
rivestirò, quanto maggiormente avrete amato tanto più il mio amore vi
consolerà e vi ricoprirà, all’infinito. Oggi, che contemplate il primo sabato del mese di
riparazione del Cuore Immacolato di Maria, andate da questa Santissima
Madre e chiedete a lei che vi dia pur solo una goccia del suo amore per
il suo Signore, e voi ricevutala già ne brucereste. Maria si è rinnegata
sino a dare in sacrificio il suo unico Figlio in olocausto, in un
supplizio atroce. Non ha vissuto nel mondo, ma di una vita interiore
profondissima nel quale amava e nel cui amore si è fatta pieno dono, e
nella sua offerta ne ha partorito grazia all’umanità. Vi benedico. 05/09/2023 Gesù Mia piccola Maria, Io entro in una sinagoga ed inizio a
proclamare la Santa Parola. Al solo suono della mia voce il nemico si
rivela, si agita, egli che aveva preso possesso in uomo, dicendo:
“Basta, che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so
chi tu sei: il santo di Dio”. Ma Io non disquisisco con lui, non mi
pongo a confrontarmi con il demonio: gli intimo di tacere e lo caccio. Gli astanti alla vista della liberazione rimangono
stupiti, non sanno capacitarsi: come è stato possibile? Non hanno
compreso e ancora oggi non si comprende, sì che dico a voi: non solo per
me è stato possibile cacciare l’iniquo, ma tutti possono: coloro che
vivono la Santa Parola, che non solo ascoltano, ma la mettono in atto,
la partecipano, si fanno essi stessi parola di Dio incarnata. Essi
divengono un esorcismo vivente. Ovunque vadano ne portano l’essenza, il
riflesso, l’impronta, sì che il maligno lo avverte, lo subodora e si
agita e si pone in contrapposizione. Sente che la sua forza si disperde,
che la sua azione perversa viene limitata, se non arrestata. Come assimilarsi alla Divina Parola, cosa la incarna,
se non un’assimilazione alla mia Persona, in me che sono il Verbo
stesso? Chi adempie questo si fa parola che vive e opera nel mio Nome,
portando i suoi santi effetti. Chi ne diviene parte ne emette già al
suono della sua voce la sua grazia che si espande come un soffio
dell’alito divino che riporta alla sua creazione, che riconduce alle
sorgenti della nascita di ogni albore quando sussisteva solo il bene
creativo del Padre Santissimo. La Santissima Parola si esplica nella pratica fattiva,
nella preghiera profonda e perseverante, nell’opera che si pone al
servizio di Dio e dell’uomo, che si fa presente nella carità, che
effonde il suo dono su tutti, particolarmente sui bisognosi, sui poveri
dei poveri nel corpo come nello spirito. Oggi voi ricordate Santa Teresa di Calcutta,
tanto minuta e piccola e quanto grande nella santità, con un cuore
dilatato nell’amore dato. Ella si è fatta parola di Dio apportandone il
suo bene alle creature. La sua mano non si è dispensata a soccorrere
particolarmente coloro che sono considerati scartati dalla società, dai
più reietti e abbandonati ai disperati, ai malati,
ridonando ad essi la loro dignità di esseri umani e figli di Dio. La sua opera non si è fermata solo al soccorso. Ella si
è offerta all’Altissimo perché le anime non solo nel corpo, ma anche
nello spirito ricevessero la ricchezza della fede. Dinanzi
all’esperienza di tanti poveri non solo nell’ignoranza del credo, ma
nell’incredulità, nel rifiuto, ne ha preso su di sé il loro vuoto, la
loro miseria intima, patendo su di lei un’aridità terribile che l’ha
provata sino alle viscere, sì da gridare: “Dio ci sei?”. La sua privazione sensibile alla fede veniva nella sua
sofferenza partorita alle anime non credenti, non solo: alle sue mani
quanti poveri figli, sbandati e vessati dal maligno, posseduti da lui
che ella ha ricevuto, alle cui sue cure, al suo amore ella, nella sua
permissione e donazione al Signore, ne prendeva su di sé il loro male
per liberarle, per cui Santa Teresa ne ha patito la sua persecuzione e
la sua vessazione sulla sua stessa persona. Uno stillicidio di anni che
ha ridato vita nuova a figli ritrovati, liberi nel Signore, rinati dalle
prigioni che spesso erano scaturite dal peccato, dal marasma di un mondo
inquinato, proprio per il male impunemente compiuto che ricadeva su
molti piccoli. Ora Teresa risplende in paradiso e intorno a sé si
innalza la lode di gratitudine dei suoi beneficiati he per mezzo suo,
sono entrati nella beatitudine. Figli miei, anche voi, seppur non potrete levarvi a
tali altezze di santità, siete chiamati a farvi mia parola che opera,
che non rimane lettera morta su delle righe scritte, ma viva, operante,
efficace, che dirama da voi e in voi salute e salvezza nel mondo. Vi benedico.
Nella preghiera si dà liberazione 06/09/2023 Gesù Mia piccola Maria, quale via, quale segreto di grazie
comprende a devozioni filiali a San Giuseppe! Benedetti coloro che lo
pregano e al suo cuore giusto, buono e santo si consacrano, che lo
onorano con preci particolarmente nel giorno del primo mercoledì del
mese a lui dedicato. San Giuseppe si prenderà cura di voi e delle vostre
necessità. Una pioggia di grazie farà discendere sulle vostre persone. Ecco nel Vangelo di stasera Io andavo per le strade di
Israele e le folle gridavano a me e invocavano il mio intervento.
Bastava solo il tocco delle mie vesti, il mio sguardo, la mia voce, che
ne venivano risanati dalle loro malattie. Quanti malati nel corpo e
nello spirito, quanti ossessi che venivano liberati. Essi mi cercavano,
soprattutto le folle dei più poveri che non avevano mezzi per potersi
curare. Venivano a ricercarmi anche nei luoghi deserti ove Io andavo ad
appartarmi nel rifugio della mia preghiera, per prepararmi alla prossima
missione. Non desistevano, poiché avevano toccato con mano l’efficacia
del mio intervento. Io sono sempre lo stesso di ieri e oggi, sono e sarò
sempre il medesimo medico che ha facoltà di curare e sanare le membra e
ogni realtà umana, lo spirito e la psiche. Ho potestà su ogni creazione,
su ogni germe e cellula e origine di vita e ne posso dare nuova
rinascita e rigenerazione. Tutto è sottoposto al mio volere e posso
ridare nuova vita a ciò che è spento, che è morto o sta agonizzando. Vedo in questo tempo un mondo occupato e devastato da
malattie di tutti i generi, più dei miei tempi terreni. Malati nel
corpo, ma anche nella mente e spiritualmente, occupati e vessati,
ossessionati dal nemico: un’immensa moltitudine, la maggioranza simile a
un’epidemia di ogni forma di male. Ma le folle, le folle di adesso non
gridano a me, non mi ricercano, non hanno più fede in me, né in ciò che
sono e posso, e gli uomini rimangono prigionieri di sé stessi e
delle proprie infermità. È come una metastasi che si espande
continuamente e si maggiora per portare la sua cancrena. Allora Io pongo
le mie cellule sane, i miei figli a me fedeli che vivono nella mia
grazia e li frappongo dinanzi ad essa per non permettere che occupi e
contamini l’intero organismo. Nel Vangelo di stasera mi pregano per la suocera di
Pietro che è colpita una forte febbre, ed Io dinanzi alla loro
intercessione la guarisco. La salute riacquisita la rende subito
operante, ma la aveva ottenuta per la preghiera ricevuta. Ove più questa
mole di preghiera che si affievolisce sempre più? Nell’invocazione a Dio
voi date liberazione, richiamate il suo sguardo su di voi che per i
meriti del vostro orare, della vostra supplica permette che la
benedizione discenda allontanando il male. Voi mi direte: “Signore e quando coloro che, pur fedeli
e devoti a te, pregano, ma restano ammalati?”. Figli miei, il peccato
che si compie è l’origine dei vostri mali, ed è contagioso: infetta
ovunque, anche i buoni. Molti ricevono la malattia che, seppure è sempre
retaggio del peccato, si fa anche grazia di redenzione, dato che Dio la
permette per la propria espiazione, per purificarsi dai propri peccati
ed esser pronti all’eternità. Questa
sofferenza espiatrice li eleva all’alto, li spurga per essere mondati,
puri al cospetto divino. Altri da innocenti ne subiscono le sorti poiché
il Signore Dio vostro li rende a lui simili, li assimila a sé, si fanno
dei crocifissi che con il loro dolore innocente danno sanità alle anime
altrui, le redimono: è l’acqua pura che può lavare lo sporco,
particolarmente le colpe dei propri familiari e non solo. La loro
innocente espiazione salva dalla dannazione. Io sono la vostra cura, la vostra medicina: statemi
sempre vicini, nutritevi di me. Tanto più questo umanità si facesse
presso di me vivendomi che ne assorbirebbe la mia salute, ne troverebbe
giovamento l’intera terra. Più santità vissuta e meno malattie e dolori,
più peccato commesso che non ne rimane che il suo antidoto di salvezza
nella croce.
Vi benedico.
07/09/2023 Gesù Mia piccola Maria, ogni creatura, ogni situazione che
con verità E cuore mi viene presentata Io la prendo in me e mi metto in
sua opera, ma non agisco con irruenza, non entro con violenza, ma attuo
tutto nel tempo alla sua maturazione, ne do fattura la sua forma
plasmandola sino alla sua completezza. Stasera Io vi chiamo tutti a farvi pescatori di anime,
a porvi anche voi alla loro ricerca, al loro pescato, e dato che tutto
nasce da Dio anche le vostre azioni, il vostro agire per portare il loro
buon esito debbono aver origine e portare al loro compimento
nell’ubbidienza alla Santa Parola, che esprime il Divino Volere. Io vi
invito a prendere il largo, a non rimanere inattivi a guardare passivi
il tempo che passa, il mare che è di fronte a voi che pullula di pesci,
ma che rimangono tra le acque non pescati e non possono entrare nella
mia barca che è la Chiesa. Ci sono dei pescatori che, pur adoperandosi per il loro
buon fine, con ottime intenzioni, si affannano con le sole loro forze
umane e non ottengono nelle loro opere il frutto aspettato. Come mai
tanto apostolato, tante preghiere che non si realizzano? Ricordate: è lo
Spirito Santo che feconda l’azione che portate avanti. Le opere si
compiono nello spirito, ma egli discende ove vede la Santa Parola
vissuta. Come mai la Chiesa si fa sempre più sterile, sempre
meno vocazioni, sempre meno fedeli? Perché ove la Divina Parola si attua
discende lo Spirito e ne apporta il suo raccolto più o meno abbondante.
Ove la Santa Parola non viene contemperata, egli non discende e non c’è
vita, né nascita, né compimento di raccolto di anime. Nel Vangelo di stasera San Pietro invano aveva pescato
la notte e tornato a riva, sfiduciato e stanco, all’invito di riprendere
il largo mi dice: “Sulla tua parola, Signore, io tornerò a pescare”, e
il suo pescato nella fiducia in me fu così abbondante da colmarsi due
barche che parevano affondare per il loro peso. Pietro ne comprende che
è stata davvero una pesca miracolosa avvenuta per opera divina, sì che
si sente così piccolo, povero nella sua condizione di peccatore dinanzi
alla mia manifestazione di Dio. Ugualmente voi operate nel mio Nome, datemi le vostre
braccia, le vostre gambe, il vostro cuore, perché siete i miei strumenti
attraverso i quali Io stesso ne compio ogni opera. Voi direte: “Signore,
oggi i tempi sono difficili, duri. I cuori non si convertono. Le
situazioni ardue”. È vero, figli miei, oggi gli uomini hanno chiusi loro
cuori, inasprito gli animi, si sono fatti come non mai increduli, ma Io
vi dico che ove c’è un mio fuoco che si accende, ove vibra la mia luce
essa ne apporta il suo lume alle creature. La Divina Parola è la medesima, e sempre attua in me il
suo esito. Non vedo più molte barche che coraggiose si pongono ad andare
verso le onde e la lontananza dalla riva per accogliere le anime che vi
sono immerse. Qualcuno ancora le affronta, ma trova che gli scogli sono
fatti più impenetrabili e alti per poter passare. Eppure, Io dico, per
l’impegno che il mio pescatore avrà esercitato, pur se pare non abbia
successo, che sembri un fallimento, se rimane fedele al mio fine tutto
ciò non andrà perduto. Altri miei pescatori si ritrovano a combattere contro
le bestie feroci che infestano il mare e impediscono la pesca, ma il
combattimento attuato che persevera, pur se sembra non abbia vittoria,
pur ne porterà all’arresto dei mostri marini e il loro impedimento nel
tempo. Io vi dico che chi è stato il mio pescatore che ha
perseverato, pur se pare senza quali traguardi, nemmeno una lacrima,
nemmeno una fatica, nemmeno una prece andrà perduta. In cielo ne
contemplerete la raccolta del vostro pescato. Io per il vostro amore e
la vostra fede in me ho ritirato la rete dal mare che avevate gettato,
colmandola di pesci. Vi benedico.
10/09/2023 Gesù Mia piccola Maria, la Santa Parola, il Vangelo di oggi
vi esorta a vivere la correzione fraterna, a prendervi cura uno
dell’altro, a non voltarvi dall’altra parte dichiarando che non siano i
vostri problemi, poiché nessuno si salva se non ha aiutato a salvare.
Iddio richiede nella comunione fraterna che vicendevolmente voi vi
occupiate del prossimo, che non affermiate come Caino: “Sono forse
custode di mio fratello?”. Sì, figli miei, voi siete custodi fra di voi
ed Io chiederò conto anche del male compiuto da altri che voi non avete
operato per fermarlo, non vi siete adoperati a cambiarlo, a portarne la
buona opera per arrestare il male che discende poi a discapito
sull’intera società. Il peccato di ognuno è simile a una ruota, come una
valanga porta la sua conseguenza in ferite e sofferenze che
danneggeranno la vita delle altre persone. Quando vedete che un fratello
si comporta male, che si fa malvagio, che erra con il suo atteggiamento
e sta dannandosi recando dannazione, vi chiedo di essere solerti per
riprenderlo con le giuste disposizioni dal suo errore. Tutto questo è carità, ma voi pensate alla carità solo
nel soccorso, nel dare cibo e sollievo ad infermità fisiche. Tutto ciò è
cosa buona, ma si richiede una carità spirituale che si fa più alta
perché più meritoria: ci vuole coraggio per riprendere, per educare, per
correggere. Bisogna perdere la faccia spesso la stima e per l’amor
proprio vi si rinuncia, si ha paura di essere riprovati, giudicati,
venire contrariati e perderne così l’amicizia. Così accade che, anche se
vedete il male, fate finta di non vedere, di esserne compiacenti
divenendo così alleati del peccato commesso. Quante volte, persino nelle situazioni sbagliate dei
figli, i genitori coprono e pensano che la loro tolleranza sia amore.
Non sapete che il vero amore vive della verità? Nell’ipocrisia, nella
menzogna, nel quieto vivere per stare bene e non creare dibattiti che
possono invece diventare crescita, non c’è amore, ma la via alla
perdizione. Non vi date peso, non vi preoccupate del vero bene che è la
salvezza delle anime. Voi direte: “E quando, Signore, pur avendo ripreso alla
via della rettitudine il fratello non ascolti, così come afferma il
Vangelo Io dico: “Andate in due o tre testimoni”. Ricordate che ove si
opera nel nome di Dio e della sua verità, egli è presente, vi aiuta. Se
anche non dovesse ascoltare i testimoni avete la preghiera, il ricorso
potente dell’intercessione che se adoperata in comunità si fa forte. La
supplica perseverante si fa cura dell’altro e segno tangibile dell’amore
alla sua anima che non potrà andare perduta, ma porterà salvezza a molte
di esse che non andranno perse. Se le avrete amate voi, può non
accoglierle Dio? La correzione è richiesta però per tutti, anche per
voi, per emendarvi dai vostri di sbagli, dalle vostre cadute. Siete
pronti a vostra volta ad accogliere la correzione altrui? Siete così
umili da non sentirvi solo maestri che insegnano ad altri e ne puntano
il dito, ma sanno ricevere il consiglio e l’emendamento di cui anche voi
avete bisogno? Solo quando si sa ricevere ed applicare l’invito di
conversione a sé stessi si può educare e darne la via al prossimo. E
siete disposti prima di disciogliere i nodi da altrui a sciogliere i
vostri? Se siete stati offesi, se avete ricevuto ingiurie e ingiustizia,
siete disponibili a non portare risentimento e non farne solo
processi di condanna dentro e fuori di voi? I nodi si attorcigliano e si fanno poi matasse
inestricabili, ma se voi li sciogliete già da qui su questa terra ne
verranno disciolti anche in cielo. Nel vostro cuore rappacificato e
amante voi date luce. Nell’offrire correzioni e lasciarvi correggere c’è
la crescita nello spirito e la via che conduce a Dio. Vi benedico.
11/09/2023 Gesù Mia piccola Maria, il Vangelo vi espone l’episodio
dell’uomo dalla mano inaridita, guarito da me in giorno di sabato.
Quando le persone non vivono la propria profondità spirituale, non sono
alla ricerca della verità, non hanno per fine la carità, sono sempre
prevenuti pur dinanzi a un bene compiuto e vi se ne ritorcono poi
contro. Io chiamo quest’uomo a porsi ritto dinanzi a me e in centro
all’assemblea in modo che sia visibile a tutti e lo risano affermando:
“È lecito o no in giorno di sabato fare del bene o il male, dare la vita
o sopprimerla?”. Eppure dinanzi alla mia domanda e all’opera compiuta,
farisei e scribi astanti, pur sgomenti non obiettano risposta. Non è per
loro importante che la persona sia risanata, che la mia parola è la
sapienza stessa che esprime le sue altezze divine, che si compiano
miracoli: essi non cercano il vero o il bene, ma l’adempimento alle loro
vedute ristrette, il compimento ai loro fondamenti che non devono essere
superati. Dicono fra di loro: “Come è possibile che compia tutto ciò?
Forse è un mago?”, ma non se ne vedono i trucchi. “Forse opera per mezzo
del diavolo”, ma può il nemico fare un’opera di santità? “Forse può
derivare da Dio…”, sarebbe l’unica certezza. Ma essi ne distolgono il
pensiero. Sono prevenuti alla mia Persona accecati dall’invidia e dalla
gelosia, legati alla trincea della loro superbia che cerca solo di
potermi annientare, trovare il modo di arrestare e annullare ciò che
compio e sono. Iddio dà a tutti la scelta: vuoi scegliere il bene o il
male? Chi sceglie il bene lo riconosce, lo ama e lo segue adoperandosi
per esso. Chi sceglie il male è accecato, non sa vedere nemmeno
l’evidenza, ma persegue solo ciò che lo invade e fa parte dei suoi
interessi, propagando altro male. Io dico a voi: qual è la vostra scelta, quale via
volete perseguire? La massa risponderebbe il bene, ma poi constata non
la parola, ma i fatti, il vissuto, l’adoperarsi per esso. Le parole
rimaste astratte e non realizzate perdono il loro senso: sono il vuoto
di ogni vero significato. Tutti vi ritroverete dinanzi a questo bivio e
molti che pur si adoperano per combattere e diffondere la giustizia,
ogni verità e carità, si troveranno, anche pur dinanzi al loro effetto
positivo che si fa palese, a vedersi contrariati, contrastati e
perseguitati, a dover lottare per poter difendere tali valori. Il bene è una conquista che ne apporta però la vita a
tutti. Ricordate: il demonio vi immobilizza, vi rende come la mano
inaridita, vi paralizza a sé e vi rende inoperosi al bene, tutto il bene
che potreste dare trovando mille cavilli nel quale giustificarsi. Iddio
invece vi libera, vi libera nell’agire, vi sprona al cammino, vi apre le
strade alla sua opera. Troverete che in molti come con me per gelosia
per invidia, perché superati i loro schemi e progetti, cercheranno di
bloccarvi, ma nell’unione a me Io ne vinco l’inerzia dicendo: “Sta ritto
dinanzi a me e alla società, dato che Io ti rendo libero per andare in
mio Nome”. Quando giungeranno a me, se torneranno con la mano ancora
inaridita, è perché non mi avranno cercato, non mi avranno chiamato,
rimanendo fermi e inoperosi nella loro inerzia, decretando la loro
condanna. Vi benedico.
13/09/2023 Gesù Mia piccola Maria, Io sono la Parola, la Parola che
crea dalla quale tutto ha preso vita. La mia Parola è creatrice. Dal
soffio della mia bocca ha detto: “Sia luce”, e luce è stata. Siano aria
e acque, ed esse sono state. Ha dato forma a tutte le creature viventi,
alla flora e alla fauna, ne ha plasmato e infuso nel suo alito dalla mia
bocca l’uomo. La mia Parola ne ha dato respiro e moto, e un tempo
destinato a ciascuno di esistenza su questa terra. Tutti coloro che vivono della mia Divina Parola si
fanno creativi e portatori di vita, di continua nascita. Coloro invece
che la rifiutano trincerano i beni ricevuti a sé stessi spengendoli e
conducendoli alla morte. Il Vangelo di stasera letto in questa parrocchia vi
presenta la parabola del seminatore. Io sono il buon seminatore che
sparge la sua Divina Parola: la sua semenza è buona e la cospargo
ovunque, su ogni luogo e campo, ma essa ne dà germinazione al suo bene a
secondo della terra in cui cade. Se un terreno è sassoso, se roccioso,
essa non attecchisce a causa della sua durezza. Se cade in un posto di
rovi e cespugli di grovigli, essa non verrà che soffocata. Se cade in
una terra infestata da parassiti, da uccellacci e animali voraci, la
divoreranno subito. Se cade in una terra buona, fertile, umida, essa
verrà accolta e risucchiata in sé per portare nella sua fecondità
l’intero suo frutto. La mia semina è continua e persevera. È un seme divino,
ma la terra da accoglierla dipende da voi, da come l’avete lavorata, se
vi siete adoperati a farlo, se ve ne siete presi cura. Cosa fare se la
terra del vostro cuore è pietrosa, dura? Dovete smussarla, dovete
addolcirla rendendola morbida con la conversione, l’amore partecipato
che la rende misericordiosa. Se la vostra terra è un groviglio di
interessi, pene, problemi che si ammassano e si fanno sempre più
impenetrabili, dovete ricorrere alla speranza, nutrirla della fede che
ne districa le matasse. Se siete invasi dalle bestie nemiche e cattive
dei vostri vizi, delle vostre dipendenze nelle quali i demoni sguazzano
e vi rendono prigionieri, dovete ricorrere alla preghiera a una vita
santa che fa di voi una trincea invalicabile al loro attacco poiché ne
disgusta il sapore che si fa amaro per essi dalla vostra vita benedetta. Mentre se siete una terra già lavorata, buona, essa è
come il grembo fertile di una madre che riceve e ne accoglie, nascendo
dalla sua gestazione la germinazione di tenere pianticelle. Bisogna
adoperarsi per rendere buono il terreno e spesso ci vogliono le lacrime,
la mortificazione, perché si faccia umido e plastico alla forma della
mia Parola. E come? Lo dice San Paolo. Dovete estirpare da voi passioni,
desideri cattivi, menzogne, idolatria, ira, animosità e ogni oscenità
per rendervi una terra pura che si fa vergine di ogni intralcio e
durezza, di ogni contaminazione, libera di essere seminata da Dio,
perché da essa nasceranno giardini fioriti e campi rigogliosi, frutteti
di provvido raccolto ed Io, il seminatore, ne rimirerò compiaciuto la
sua opera trapiantando tale vita ricreata nella mia bellezza, nelle mie
praterie celesti. Vi benedico.
14/09/2023 Gesù Mia piccola Maria, stasera celebrate la Santa Croce, la
mia Santissima Croce che ha dato a voi ancora l’opportunità, tramite il
suo riscatto, alla rinascita alla vita eterna. Dal legno antico
dell’albero della vita nel giardino terrestre in cui il serpente ha
fomentato la tentazione all’uomo con il suo primo peccato, a un altro
legno: il mio, nella croce, nel quale crocifisso ad essa nelle membra ne
ho purificato il veleno del serpente con l’intero suo male, lavandolo
nel mio Preziosissimo Sangue. La croce è l’antidoto al peccato, al morso del serpente
che sin dagli albori della creazione ha infettato. Eppure, Iddio dinanzi
alla caduta degli uomini ne ha preannunciato già la vittoria su di esso:
“Una donna ti schiaccerà il capo”. Sarà lei, la Madre Santissima, Madre
del crocifisso. Ancora nel deserto, dopo aver tentato il popolo a
mormorare contro Dio e Mosè, i serpenti mordono per uccidere le
creature, e ancora il Padre Santissimo ne fa innalzare un’asta con
infisso un serpente che preannuncia la prossima mia croce, segno di
salvezza, al cui sguardo le persone vengono sanate dal loro veleno. Le creature continueranno ancora a peccare, fomentate
dalla serpe di Satana in ogni peccato commesso, e ancora l’altissimo
Signore donerà suo Figlio in olocausto, posto su una croce per far sì
che dal suo patimento ridoni vita nuova nella grazia all’umanità, che
viene redenta da ogni male. La croce è vittoria. In essa Io ho vinto l’intero
impero satanico con le sue forze occulte e tutto l’abominio compiuto
dagli uomini: la morte stessa, poiché nella croce Io la supero, Io ne do
resurrezione. Lo so, la croce si teme, se ne ha paura e si guarda a
distanza con terrore, dato che reca sofferenze, ma proprio perché duole
e costa che ne ha valore. Essa è il lavacro dell’acqua pura del dolore
che solo può lavare lo sporco e la putredine di ogni fango nell’anima.
Anch’Io la ho temuta, ne ho avuto tremore. Sin da bambino, lavorando
nella bottega di mio padre, il lavoro del legno si forgiava nelle
mie mani e quante volte questi due pezzi si univano formando una croce,
sì che ne rimanevo atterrito, ma anche un fuoco mi dilaniava il Cuore
nell’impeto al suo desiderio per poter salvare l’umanità, adempiere alla
Volontà Santissima del Padre mio, offrirmi in sacrificio dell’amore, e
non mi è stato risparmiato niente in me che sono animo mite: ogni tratto
della mia pelle, ogni limbo della mia carne, ogni osso non è stato
risparmiato né dispensato stillicidio e tortura alla mia sensibilità
umana e dignità divina. Ma la ho accolta e abbracciata come bene supremo
a vostra salvezza. Anche voi siete chiamati ad accoglierla, e mi direte:
“Come si fa, Signore, ove trovarne il coraggio, la forza?”. In me, figli
miei, nel crocifisso, ché l’ho patita per voi da innocente mentre voi ne
espiate le vostre colpe e quelle di molti, come Io per tutti. Come
potrete? Guardando a me, fissi a me. Io ve ne darò l’amore. L’amore sarà
il vostro fine rivestimento della vostra croce. In essa voi amandola la
trasformate da legno ruvido, ispido, duro urticante, che vi si conficca
e fa gemere, cambiarla in legno fiorito, in un albero verdeggiante
ricolmo di frutti come alla sua originaria creazione. Da chi hanno ricevuto forza alla loro croce quanti vi
hanno preceduto, ove i molti santi e martiri? Quanti ancora che nel
mondo ne sono sofferenti ed essi stessi crocifissi? Da me che sono in
croce per attrarre tutte le croci della terra, simile a una calamita che
le unisce alla mia dandone irradiazione di ogni santità. “Guardate a colui che hanno trafitto”, dice la Parola,
e nei avrete ogni vittoria. Il demonio ha paura della croce. Essa lo ha
sconfitto e sempre lo sconfiggerà. Dinanzi alla croce patita e amata
egli perde le sue conquiste e le anime si salvano. Vi benedico.
16/09/2023 Gesù Mia piccola Maria, la Santa Parola stasera vi presenta
il richiamo al perdono, parola tanto abusata quanto dinanzi soprattutto
a situazioni importanti non adempiuta, dato che il perdono non è umano,
ma divino, è un dono dato infinito che viene offerto gratuitamente dal
proprio cuore nella misericordia verso l’altro. “Quante volte”, dice
Pietro, “dovrò perdonare al fratello? Sette volte?”, ed Io ribadisco:
“Non sette, ma settanta volte sette”, cioè sempre, così come fa il Padre
vostro nei cieli che dinanzi alla richiesta di remissione della propria
colpa dinanzi a un figlio che sinceramente ne è pentito, che piange i
suoi errori e ne chiede venia, anche per peccati obbrobriosi, egli è
sempre pronto a riaccogliere, il suo cuore si sviscera di tenerezza e ne
offre continuamente perdono. È ciò che accade quando anche voi
andati a chiedere l’assoluzione del Sacramento della Confessione ai
vostri di peccati: ne venite sempre da me accolti, ché nella vostra
sincera accusa e dolore ne venite sempre perdonati. Molti figli però non assimilano l’esempio, non ne
seguono l’insegnamento. Quanti poi in verità sono pronti a dare il
proprio condono al prossimo, di fronte a ingiurie, offese, sofferenze,
ingiustizie ricevute? Lo descrive il Vangelo stasera. Di fronte a un
grosso debito condonato dal re a un suo servo che l’ha supplicato
disperatamente di dargli proroghe e remissione, egli glielo concede. Ma
poi il servo a sua volta dinanzi a un suo debitore che richiede tempo e
clemenza al suo di debito, egli si fa invece spietato e ne reclama
subito il suo diritto di pagamento a discapito dell’amico. Dirò di più. Quanti a propria volta sono invece coloro
che hanno colpito il fratello, che lo hanno umiliato, dato lacerazione
di ogni mortificazione, perseguitato con ingiustizie, e chi di loro
sia pronto poi a riconoscere e dichiarare il suo errore e richiedere il
perdono dicendo: “Perdonami, ho sbagliato”? E quanto sia
disponibile a parlare, a chiarire con sincerità che egli si è ravveduto
e ha compreso del male fatto per aprire un dialogo alla riconciliazione?
In entrambi i casi, quando non venga effettuato il perdono è perché non
c’è umiltà, ci si arrocca sulle proprie posizioni e orgoglio, portando
in sé covoni di risentimento e anche odi. Sapeste i molti fedeli che pur venendo in chiesa sono
senza perdono, quanti mancati atti di umiltà e misericordia che ricreano
rapporti e vita nuova, ma non vi si piegano poiché si ritengono giusti.
Essi adempiono i vari precetti, m sono e restano in disaccordo e
giudicano il prossimo a condanna. A volte pure ragione per ciò che si è
subito, ma Iddio chiede capacità di pietà e dono di giustificazione a
sua immagine. Non si vive la compassione, non si ha empatia, poiché
non si vive la profondità del proprio credo. La preghiera è solo spesso
una parvenza, uno scarabocchio la croce, solo formule senza cuore e
partecipazione autentica, non si scalfisce l’interiorità, dato che non
c’è autentica unione con Dio, ma solo una doratura che copre, un
rivestimento che se scartavetrato e posto dinanzi alla Parola Divina ne
scopre il proprio egoismo e la propria indifferenza, che non ha che cura
del suo proprio amor proprio. Non si immedesima e non ha premura della
condizione del fratello. Voi direte: “Signore, ci sono delle offese gravissime
compiute, molte bagnate nel sangue. Hanno pagato innocenti, ci sono
stati abusi e sofferenze enormi, persecuzioni e oltraggi. È vero, lo so,
figli, ma il Padre Santissimo dà il tempo a questi perdoni più dolorosi
e gravosi da dare, quando la ferita è aperta larga e sanguinante per
fare in modo che si risani. Nell’unione a me, nel ricorso a Dio con la
preghiera e la carità partecipata, l’adorazione e le Sante Messe il
Signore fa discendere il suo balsamo che la guarisce e la chiude. Perciò
vi dico che perdono è divino, poiché le mani stesse dell’Eterno, se a
lui ci si affida, ne ripara la situazione, ve ne dà la cura, ve ne offre
la capacità, vi rende un cuore nuovo: il suo. Da soli non potreste. Solo nel pieno perdono voi tornate a vivere e vi fate
liberi. Se sapeste quanti mancati perdoni hanno poi causato conseguenze
in malattie e tormenti del nemico. Seppure non poteste avere modo di
confrontarvi con chi vi ha offeso o voi avete offeso, sia la vostra
riconciliazione nell’animo vostro: pregate per loro, fate celebrare
Sante Messe, offrite carità. Il bene ripara, è la migliore vendetta, è
il grande riscatto che tutto ricostruisce. Guardate a me stando fissi al crocifisso, che ho
perdonato ai miei stessi crocifissori. Guardate alla Madre Santissima
che è presente dinanzi a coloro che scarnificavano il Figlio: nel suo
immenso dolore ha perdonato. Il perdono sconfigge il male, abbatte il
maligno, ricrea, dato, così come afferma la Santa Parola: “Se voi non
perdonate o non chiedete perdono di cuore al fratello, come potete poi
voi chiedere grazie al Signore Dio vostro?”. Vi benedico.
18/09/2023 Gesù Mia piccola Maria, stasera nel Vangelo un centurione
romano mi manda un messaggio per richiedermi la grazia della guarigione
del suo servo in fin di vita: un servo che gli era molto caro, poiché
lui devoto. Egli è un uomo di onore, un soldato addestrato al dovere e
all’obbedienza, ma anche amabile con i suoi familiari e la servitù,
giusto con i suoi sottoposti, uomo provvido e generoso, la cui carità si
estendeva al popolo ebraico e ai molti poveri che bussavano alla sua
porta. Proprio la sua vita di virtù ha plasmato il suo spirito e ne ha
permeato di fede. Egli ha sentito parlare di me, ha conosciuto le mie
opere e ha creduto in me, ma nella sua umiltà, ritenendosi indegno di
stare al mio cospetto, manda- altri a dirmi: “Signore, Io non sono degno
di accoglierti, ma dì solo una parola e il mio servo sarà guarito”.
Dinanzi a tanta fede rimango edificato ed ammirato, e ne do la
guarigione al suo servo. Voi, figli miei, che siete così colmi di paure, che vi
lasciate spaventare facilmente dagli eventi, che vi smarrite e vi prende
spesso il panico, a volte la disperazione e vi sentite così soli, questo
vi accade proprio perché non c’è fede o ce n’è così poca. La fede vi
accende di coraggio, vi sprona a vivere, dato che siete certi della
presenza di Dio in voi che non vi abbandona, ma si prende cura dei suoi
figli. Con il suo sguardo e la sua mano vigila su di voi, e tanto
più la creatura lo riconosce e lo vive come Padre, tanto più si sente al
sicuro della sua presenza abbandonandosi a lui. Maggiormente lo sguardo di Dio si protende sull’anima
che è certa del suo soccorso, che egli interverrà che il Padre ha amore
per essa. In questa condizione d’animo fiducioso, più ci si abbandona e
si corrisponde, tanto più svaniscono timori e incertezze, ogni allarme e
depressione, simile al bimbo che sta stretto tra le braccia del suo papà
e rimane sicuro e tranquillo a lui, certo che il genitore lo accudisce e
lo protegge, che egli affronterà ogni suo problema poiché gli è un
figlioletto ed egli, il padre, lo ama. Come avere fede, se non desiderandola, se non
ricercandola, implorando di riceverla con la preghiera? Nella supplica e
nel ricorso continua a Dio, con una vita che si intercala tra le sue
preci, il Padre fa discendere la sua grazia e nella fede ricevuta voi
acquisite e saprete anche esercitare tutte le altre virtù. Ugualmente,
se vi adoperate nella carità, nel bene dato, nelle virtù esercitate, il
Signore Dio vi ricopre della sua presenza e come una nuvola ricolma dei
suoi beni si distende sopra di voi, infondendovi della sua fede. Due
realtà che conducono una all’altra e si completano a vicenda. Se però voi, figli, non ricorrete a Dio, non vi
plasmate a lui, voi stessi vi isolate, vi sentirete deboli e come
potrete affrontare le prove della vita? Ne avrete timore e vi
scoraggerete. Quando le pecore rimangono sole i lupi le circondano e le
sbranano, ma quanto più rimangono ancorate al proprio pastore che si
sentiranno protette e saranno al sicuro. La fede acquisita fa conseguire miracoli, fa discendere
grazie. Voi ne scavalcherete le montagne e sarete pronti ad affrontare
il mondo intero, poiché sapete con certezza che Iddio, l’onnipotente, è
con voi. Molti diranno: “Signore, noi ti abbiamo cercato e chiesto con
fede grazie, che però non sono mai state ricevute”. Figli, non tutto ciò
che chiedete è sempre lecito e giusto avere. I tempi alla sua
maturazione sono di Dio e deve accadere ciò che secondo la sua Santa
Volontà deve realizzarsi nella vostra vita, ma ciò che è buono, ciò che
è vero e secondo i suoi intenti a suo tempo, nella fede che vi sostiene,
lo riceverete. Chi ha la fede è un uomo ricco, ha uno stato di pace.
Essa plasma all’attesa, alla pazienza, alla speranza che vi tempra e vi
rende forti, ve la fa accrescere: si accresce la fede e accresce
l’amore, che nobilita la vostra anima, nel quale vi si fa presente che
la parola di Dio si realizza nella vostra ubbidienza ad essa e si fa
certezza. Vi benedico.
20/09/2023 Gesù Mia piccola Maria, pregate per i governanti di tutto il
mondo. Pregate per il governo in carica, pregate perché di qualunque
indirizzo sia possa apportare buone politiche, leggi giuste per il bene
del popolo. Consacratevi al mio Preziosissimo Sangue, poiché tutti i
falchi, i lupi, i rapaci, gli avvoltoi, sono sempre pronti a distruggere
ogni piano che sia sano e a vantaggio delle persone. Ecco, “Chi mi vuol seguire prenda la sua croce e mi
segua”, dice il Vangelo. Questa è la mia sequela, la mia strada. La
croce da accogliere è l’unica via da percorrere. Non ce n’è un’altra per
avere la salvezza. È una via di dolore che spesso fa piangere, ma, come
afferma il salmo: “Chi semina nel pianto raccoglierà nella gioia”. Si va
nel cammino della vita, con le sue prove, tracciando con le proprie
lacrime, ma poi, al suo traguardo, nella sua mietitura, si raggiunge il
giubilo. La croce, figli miei, vi identifica. Non potete essere
miei, non potete considerarvi cristiani se non vi amalgamate ad essa, se
non ne siete conformati. La croce comporta sì un sacrificio, ma è un
impegno che vi valorizza, dà significato al vostro essere e al vostro
esistere, a ciò che di nobile potete costruire su questo mondo. Ma la
croce ha anche il suo limite, il suo punto che delimita il suo termine,
mentre l’eternità beata è beatitudine infinita, il gaudio di un sorriso
eterno. Voi in cielo ringrazierete il Signore Dio nella vostra croce
vissuta, dato che per suo mezzo avrete potuto conquistarlo. Essa si è
fatta scala che ve ne ha innalzato, la chiave che ve ne ha aperto le
porte. Per coloro invece che la rinnegano, che la rifiutano,
poiché vogliono solo il gaudere, il piacere di questa terra, o peggio
ancora la scaricano sugli altri, perdono il senso di sé stessi, il
progetto divino da compiere, si fanno vuoti su questo mondo non
apportandovi niente, e rimarranno nel loro vuoto disperdendosi nella
perdizione. La croce, figli, è sì una prova che costa fatica, una
sofferenza da accettare in sé, ma beati coloro che riescono ad amarla
poiché il suo peso si fa minore: ne acquisiranno la sapienza del suo
fine e nella sua pena ne sapranno vedere e riconoscere la bellezza del
suo significato, apportandone la sua santità su tutti. Si va con sforzo, con sacrificio, così come ogni opera
comporta. Pensate al contadino che per avere il suo raccolto deve
lavorare la terra perché ne accolga il seme e deve seguire con cura la
crescita delle piante, deve lottare per adoperarsi a riparo contro le
piogge e il sole cocente, contro i tempi di aridità o alluvioni, contro
epidemie che possono aggredirle, o i vari insetti e parassiti
devastarle. Ma poi, raggiunta la loro maturazione, l’intera sua fatica,
il buon lavoro, verrà premiato e ne parteciperà con letizia il suo
raccolto. Ugualmente è
così per la vostra vita, figli. La croce in voi porta il suo essere di
bene, sempre, non solo per le croci delle malattie cui più solerte e più
spesso va il pensiero, ma ogni realtà, problema, situazione, comporta le
sue croci e il suo affanno. Croce è anche quella della difesa della
fede, che spesso si paga con incomprensioni, derisioni, persecuzioni,
particolarmente in un contesto quale quello di questa epoca così dura e
amorale. I miei cristiani di oggi debbono farsi guerrieri in
difesa del loro credo, adoperarsi con coraggio per tutelare la verità e
il mio Santo Nome. Sapeste quanti fedeli che venendo in chiesa e
partecipando a tutti i riti, poi lasciano che Io sia beffeggiato e si
pongono essi stessi alla mia derisione, al mio scherno, per essere ben
visti anche nella propria dimensione familiare. Oggi, che ricordate i miei santi martiri coreani, che
hanno dato la vita in difesa della fede, quando questi falsi devoti si
presenteranno dinanzi alla mia corte celeste, Io li rinnegherò come essi
mi hanno rinnegato e dirò, presentando questi miei prodi martiri: “Ecco,
essi hanno sofferto per darmi testimonianza, ma ora sono felici. Ne
pagano il riscatto di un’eternità beata. Di voi Io invece ne ho vergogna
e vi disconosco”. A tutti coloro che mi avranno amato, accogliendo per
mio amore la mia croce, Io dirò, manifestando davanti a tutti il loro
valore: “Ecco essi sono i miei cavalieri, hanno creduto e patito per il
mio Nome. Io offro loro la corona della vittoria”. Vi benedico.
21/09/2023 Gesù Mia piccola Maria, stasera viene presentata la figura
di San Matteo, il mio apostolo, un esattore delle tasse che riscuoteva
per i romani e quindi odiato dal popolo dal quale veniva rigettato
poiché considerato un traditore, un loro nemico, ma Io non lo disdegno e
mi rivolgo a lui, mi accosto al suo banco mentre ha ancora le monete tra
le mani e lo guardo. Il mio sguardo gli penetra fino alle profondità
dell’intimo di sé, lo Spirito Santo lo invade della sua luce e del suo
amore, ed egli sente che la misericordia di Dio è su di lui e lo chiama,
e ne ha pietà della sua condizione di peccato e ne vede nel mio incontro
un nuovo riscatto alla sua vita, la possibilità del ravvedimento, sicché
quando gli dico: “Seguimi”, egli è pronto, lascia il banco delle imposte
per venirmi dietro e mi seguirà per tutta la vita fino ad essermi
testimone con il suo martirio. Forse che coloro che avevano visto la scena ne siano
rimasti compiaciuti, vedendo che un pubblico peccatore abbandoni la
vecchia via della colpa per seguire il bene. No, anzi ne hanno trovato
motivo di scandalo. I farisei, vedendo che mi intrattenevo anche con
altri pubblicani e peccatori, che pranzassi persino con loro ne traggono
motivo di condanne e mormorazione affermando: “Come può un maestro
d’Israele, e quindi un uomo che dovrebbe essere pio e osservante della
legge e giusto, che dice di venire persino da Dio, porsi in combutta con
i peccatori? Ciò costata che egli appartenga alla medesima risma, sia
della stessa razza”. Io però ribadisco che non sono venuto per i sani, ma
per curare i malati, non a chiamare i giusti, ma i peccatori. Iddio ama
i suoi figli e viene a curarli. Egli è medico dell’anima e si piega, si
curva, si pone in mezzo ad essi per sanarli dei loro mali, come fa un
medico del corpo che per poter guarire l’infermo mette le sue mani nelle
sue piaghe infette, si posta direttamente per curare ogni infermità e
togliere ogni infezione con la sua opera. Ugualmente fa il Padre celeste
che si pone tra le sue creature, particolarmente quelle più bisognose,
malate, immerse nell’errore, per dare loro nuova vita, ricreazione nella
grazia. La conversione di Matteo vi manifesta che se Dio ha
guarito Matteo nell’animo può sanare tutti i Matteo della terra e di
tutti tempi. Quanti sono pure oggi gli esattori di molteplici
ingiustizie e truffe, di ladrocini, di usurai che conducono i fratelli
alla disperazione e alla morte. Quanta idolatria per il denaro che si fa
matrice di possesso, di brama, da cui hanno origine tutti i mali. Cosa
può convertirli? Matteo ha ricambiato il mio sguardo. Nel suo animo non
si erano spenti del tutto gli antichi insegnamenti ricevuti da fanciullo
e il richiamo ad essi. Non si è voltato altrove, riaccogliendoli in sé e
tutto ciò lo ha salvato. La moltitudine dei Matteo di oggi invece mi sfuggono,
cercano di non guardarmi, rifiutano il mio Volto e la mia opera di
sanità alla loro persona, da ogni cambiamento che sanno richiederebbe
per essi una rinuncia che non vogliono attuare. A questo motivo chiamo voi, anime mie. Siate il mio
sguardo che da me in voi si riflette e si proietta su di essi, le mie
mani che giungono a posarvisi per guarirli ovunque Io venga rifiutato e
voi sapete: tra i vostri amici, conoscenti, familiari. Come potete: con
la parola e l’esortazione, con l’esempio e con la preghiera. Tutto
occorra alla finalità del loro riscatto, alla rinascita del bene e di
ogni santità. Ma richiamo pure voi a rimanere umili, a non
considerarvi mai superiori, arrivati, i migliori e i giusti, poiché se
siete sanati dal peccato, se vivete nella rettitudine, è per la mia
misericordia che vi salva, che vi sostiene e vi cura costantemente.
Quella misericordia alla quale fate riferimento, ma se vi allontanaste
da essa voi pure cadreste nelle stesse colpe se non peggiori. Siete tutti figli dello stesso Padre, così come afferma
San Paolo nella prima lettura: avete un solo Dio che è Padre di tutti,
che è al di sopra di tutti e opera per mezzo di tutti ed è presente in
tutti. Iddio guarisce nella sua misericordia che opera perennemente, ma
quando la sua misericordia viene rifiutata, e non c’è ascolto,
usa anche la fermezza e l’autorità che è sempre suo frutto, sempre sua
appendice per un bene superiore che è quello della salvezza dell’anima,
della salvezza eterna. Vi benedico.
23/09/2023 Gesù Mia piccola Maria, la parabola del Vangelo di stasera
vi espone la figura del fattore che va in cerca di operai per lavorare
nella vigna. Il fattore si fa rappresentazione del Signore, che
continuamente è in opera alla ricerca e alla chiamata dei suoi figli
perché si rendano operosi nella sua opera e non disperdano inutilmente
il tempo e l’unica vita che posseggono dissipandola nel vuoto e
nell’inerzia. Egli li chiama già alle prime ore della giornata. Molti
ne acconsentono recandosi al lavoro, altri li richiama al mezzodì, ed
essi pure vengono a porsi in attività. Il fattore si reca al tardo
pomeriggio e nota che ancora altri sono rimasti sulle sponde delle
strade, rimanendo inoperosi, sicché vi si accosta chiedendo ad essi
perché non siano occupati, come mai se ne stiano tutto il giorno senza
fare niente, ed essi ne danno risposta dicendo: “Nessuno ci ha presi a
giornata”, cioè nessuno li ha chiamati. Il Padre Santissimo, nella
figura del fattore, invita sempre le sue creature a seguirlo. Li
prende anch’essi che stanno alle sponde dei luoghi più abbandonati
perché vengano a lavorare nella sua vigna. Chi sono questi ultimi non
chiamati, lasciati soli e non notati? Essi rappresentano gli scartati, i
considerati inutili dalla società, sicché non adeguati e non
rappresentativi nemmeno per l’opera divina, secondo il pensiero umano:
malati, fragili, miserabili, gli ultimi. Iddio invece accoglie e chiama
tutti, ognuno è indispensabile nella sua vigna, cioè nella sua Chiesa, a
qualsiasi tempo e sempre. Nella parabola, terminata la giornata di lavoro, il
padrone fa pagare tutti con la stessa paga che era stata pattuita, sia
per i primi operai come per gli ultimi, scatenando nei primi il
malcontento e le mormorazioni: “Come mai il medesimo pagamento?”, loro
che avevano faticato l’intero giorno e ne avevano patita l’intera calura
del sole. Cosa invece potevano ricevere gli ultimi che avevano lavorato
solo poche ore verso la sera? Iddio, figli, dà a tutti la medesima
retribuzione nella vita eterna, ma da precedenza a coloro che hanno
operato nell’amore, il suo, condiviso e offerto. Egli non giudica
secondo gli schemi umani, secondo le tabelle dei vostri parametri di
giustizia. Egli guarda oltre. Lo afferma la prima lettura: “I miei
pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie.
Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie e i miei pensieri
sovrastano i vostri”. Il Santissimo Padre misura la sua mercede da dare nel
suo compenso a seconda dell’amore vissuto. Ne è esempio nella seconda
lettura San Paolo che vorrebbe subito raggiungere il suo amato, me, il
suo Signore nel cielo, ma altrettanto l’amore per i fratelli ne arresta
l’impeto per il bene che ancora può apportare ad essi, e per amore si
sottopone al Santissimo Volere di Dio L’amore è il senso alla sua opera. Quante mie creature che, pur avendo operato nel nome di
Dio e per il suo progetto divino, non hanno mai raggiunto
quell’intensità, quell’ardore di unione a me, mentre altri, seppur in
tarda età, alla sera della vita, hanno poi saputo dare: in pochi anni
hanno partecipato con quell’amore, con quella veemenza di desiderio nel
quale hanno offerto tutto sé stessi, così come avviene anche in chi,
seppur ultimo tra i peccatori, si menti, si converta in tale profondità
da raggiungere poi una santità che molti, pur operosi e buoni, seppur
chiamati e corrisposta alla prima ora, non hanno mai conosciuto. Ci sono altre anime, figli miei, che sconosciute,
disprezzate, di cui nessuno conosce la storia, anonime su questa terra,
che hanno invece superato in eroicità di carità e santità chi pure hanno
compiuto grandi opere nel mio Nome, ma si fanno oltre, nella loro
grandezza, solo perché hanno amato e amato grandemente. L’esempio di
tante madri di famiglia fattisi eroiche in vite sacrificate e umiliate,
che in condizioni dure, discriminate e sottoposte hanno corrisposto
nella dimensione formando un componimento di amore, di donazione totale. Quali sorprese avrete in cielo. I primi nel mio regno
saranno proprio i miei figli rifiutati nel mondo che non hanno avuto né
mezzi, né agevolazioni, né cure e considerazione: poveri dei poveri,
abbandonati ingiustamente, calpestati, considerati inermi e inutili, lo
scarto dell’umanità, che nella loro privazione hanno però dato e dato
molto di più di chi poteva. E Iddio non dimentica e ripaga da Dio nel
suo regno, nella paga di un’eredità di amore che li rivestirà,
sovrastando gli ultimi maggiormente poiché più hanno amato. Vi benedico.
25/09/2023 Gesù Mia piccola Maria, Io sono la luce, sono il sole
radioso infinito che irradia senza posa, e coloro che si apprestano
accanto a me, che mi stanno vicini, la ricevono e ne riflettono
divenendo portatori di luce. In essa mi acquisiscono assorbendo il bene,
l’amore, le virtù, che si infondono in essi e ne spargono, mentre coloro
che si fanno distanti, che vivono nell’ombra, se non nelle fitte
tenebre, in tale oscurità non vedono, perdendo ogni capacità di visione,
di sapienza e discernimento: operando il male di cui sono intessute le
tenebre ne assimilano la natura diffondendo le opere cattive, senza
comprendere l’entità della gravità di ciò che fanno. È nel buio che
trama il demonio, che rifugge la luce, ove opera camuffandosi e
nascondendosi sì che gli uomini che ne partecipano del suo buio più non
lo distinguono, ed egli può così facilmente portarli a distruzione. I figli della mia luce sono invece nel pieno giorno e
possono vedere quando il lupo viene a ghermirli e porsi quindi a sua
tutela, recingersi a difesa, respingere ogni suo attacco. La mia luce
infusa non può trattenersi a sé: è diffusiva e si sparge formando altre
fiammelle. Quando un’anima è luminosa della mia grazia, essa la
trasmette in ogni luogo già con la sua sola presenza, con il suo
sguardo, con la parola, con i suoi atti. La luce della fede acquisita in
chi la possiede vive l’entusiasmo di propagarla, si fa gioia da
condividere agli altri, così come quando c’è un grande evento delle
nozze, la nascita di un figlio, l’avvenuta guarigione: la si annuncia
per renderne partecipe tutti. Chi dice di possedere la fede, pur intima,
personale, ma non venga manifesta, non ne sentisse nessun input a
condividerla, è segno che è ancora dormiente, assopita, non ha respiro. Come distinguere chi è nella luce? L’anima che mi
riflette ha in sé uno sguardo limpido, chiaro, buono, la sua parola è
verace pura, onesta, le sue mani danno misericordia e carità, mentre chi
non ne possiede e rimane serrato alla sua oscurità, il suo sguardo è
cupo, malizioso, falso, la sua parola è doppia, volgare, contorta, i
suoi atti sono rivolti a colpire il fratello, o a tenere le mani
chiuse al suo egoismo. Come infondersi della mia luce? Nell’ascolto della mia
voce, nella mia Parola che venendo poi adempiuta vi fa creature
luminose apportandone le sue opere. Con la preghiera, nella quale voi la
ricercate, ove al vostro desiderio Io faccio discendere la luce dello
Spirito Santo che vi ricolmerà dei suoi doni alla vostra missione per
farvi altri fari che riaprono, che squarciano nel vostro chiarore la
notte dei vostri fratelli. Voi direte: “Signore, e quando pur ricevendo la fede,
anelando alla sua luce, noi viviamo nell’aridità di spirito, non vediamo
che ombre, non ne abbiamo consolazione e speranza, né ne percepiamo
future prospettive?”. Figli, se a volte ciò accade è perché Dio vi dà
questo tempo di oscurità per farvi crescere, per darvi una fede
maggiore, ma poi, come per tutte le notti, ritorna sempre il nuovo
giorno: con la santa pazienza nell’orazione si attenda l’alba con il suo
barlume che torna continuamente a sorgere. Le notti oscure dell’anima sono delle prove date
raramente da Dio nella sua gravità e profondità e solo ad anime sante,
che nella loro brama di Dio, pur se non ne vedono la luce, non ne
avvertano la presenza è per loro una privazione che si fa dono per dare
luce ai molti che non ne posseggono. È una grazia che nasce dalla loro
offerta di crocifissione. Ricordate: tutti coloro che hanno illuminato di me, che
si sono fatti miei fari sulla terra, saranno le stelle che continueranno
a illuminare il cielo. Ogni mio raggio ritorna a congiungersi alla mia
luce eterna. Vi benedico.
26/09/2023 Gesù Mia piccola Maria, nel Vangelo di stasera dinanzi al
richiamo di una visita da parte di mia madre e dei miei fratelli Io
dico: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Voi, figli miei,
voi siete mia madre e i miei fratelli. Tutti coloro che mi seguono, che
mi amano, che compiono la mia Santa Parola. Dirò di più. Tanto
maggiormente le anime mi si fanno vicine e attuano il mio Santo Volere,
esse si fanno mia carne, mio sangue, mio spirito, parte di me stesso:
uno con la mia persona. Voi penserete che con questa affermazione Io sia stato
troppo duro nei confronti della mia Santissima Madre, ma forse che non
amassi mia Madre e i miei parenti? Io vi attesto che ho amato e amo la
mia carissima Madre sino alle viscere della mia interiorità, l’ho
innalzata sino alle altezze supreme del cielo, al di sopra di tutte le
creature, dei santi e degli angeli, posta accanto al trono divino, dato
ch’ella non solo è stata l’incarnante del Verbo, ma lei stessa si è
incarnata nella mia Parola facendosi un tutt’uno, mai separata, e
amalgamata ad essa alla quale si è uniformata totalmente Ella, innestata nel Verbo che si fa opera e ama, vi
insegni ad amare il Padre celeste con tutti i suoi figli, vi indica la
via nella Santa Parola vissuta. Amate ed incontrerete e vi fonderete
all’amore. Perdonate, siate misericordiosi, ed incontrerete e vi
congiungerete alla divina misericordia. Siate carità con il vostro dono
e vi rincontrerete e vi assimilerete alla suprema carità: vi farete
medesima natura di Dio, sua sostanza, parte di sé. Ma come amate? Qual è la vostra misericordia e carità,
dato che se voi affermate di amare Dio e siete indirizzati e protesi
solo a lui, senza però prendervi cura dei fratelli, che amore è il
vostro? O se dite di amare i fratelli, ma non rivolgere il vostro cuore
al Santissimo Padre, che amore è? l’uno prescinde all’altro. Solo
nell’amore di Dio esso vi dono l’amore vero per i fratelli, e l’amore
per essi lo testimonia: questo è l’amore pieno, completo, che la Madonna
ha vissuto e che hanno condiviso coloro che ne hanno seguito. Volete essere come Maria, farvi mia madre? Vivete nella
sua maternità che si è esplicata nell’adempimento della Santissima
Volontà, come lei l’ha adempiuta. Maria che ne ha dato continuamente il
consenso, che ha detto sì, pur dinanzi a un mistero così grande come
quello della divina incarnazione in una fanciulla, ed ha accolto.
Quando, pur dinanzi a peripezie, fughe, persecuzioni e privazioni, ha
sempre riaffermato il suo consenso. Quando anche dinanzi all’estremo
sacrificio di suo Figlio ha partecipato con il suo supplizio, aderendo
al progetto del Padre, amandovi suo Figlio, ma anche tutti i figli
dell’uomo. Persino i crocifissori, corrispondendo con amore,
misericordia e carità. Ugualmente voi, vivendo il Santissimo Volere di Dio
nella vostra vita, ottemperando nei suoi precetti, procedendo nella sua
via, ne vivrete la maternità, vi fate mia madre. Lo stesso se vi fate
offerenti nella vostra offerta, miei seguaci, così come lo sono stati i
santi, i martiri, i miei apostoli, tutti benedetti che, seppur
sconosciuti al mondo, hanno amato e ne hanno vissuto: così vi fate i
miei fratelli. Mi direte: “E come, Signore, raggiungere tali sublimi
mete?”. Fondetevi all’Eucaristia, ricevetemi sempre, unitevi alle mie
carni offerte per voi, onorate la mia Santissima Madre che vi aiuterà a
rimanere fedeli e amanti dell’Eucaristia. Vi darà il suo Cuore perché la
amiate come lei ha amato incarnando me, la Parola, la volontà di Dio,
facendosi madre e sorella dell’umanità, e quindi voi in lei vi fate i
miei fratelli Vi benedico.
28/09/2023 Gesù Mia piccola Maria, nel Vangelo di stasera Erode cerca
di potermi vedere, di incontrarmi: ha sentito parlare di me, dei miei
prodigi e delle mie facoltà taumaturgiche e vorrebbe poterle usare a suo
vantaggio. Non mi ricerca per poter conoscere l’utilità della mia
missione, il suo fine di salvezza per il bene che ne potrebbe apportare
al popolo, ma solo per sé stesso, per accrescerne il suo potere. La sua
curiosità verrà soddisfatta quando mi incontrerà nell’unica volta nella
mia santissima passione, ma ancora ne ricercherà in me manifestazioni
superiori, credendomi fossi potenzialmente un mago. Ne desiderava le
manifestazioni nei suoi effetti pirotecnici, ma non ne avrà da me nessun
segno, nessuna risposta, dato che non avrebbe dato ascolto a nulla. Egli era solo la ricerca di effetti speciali che
potessero dare a lui rinnovato potere. Dinanzi al mio silenzio egli come
ne ha ricambiato? Con dileggio, annichilimento e derisione per ricevere
il plauso della corte, quella stessa corte che non ha riconosciuto in me
il Signore che passa, affermando fra di loro: “Sarà forse un profeta
redivivo, il Battista risorto?”. Questo è accaduto poiché erano ciechi
nella loro presunzione, uomini che, seppur studiosi, non avevano nessuna
ricerca di Dio e della sua verità, sicché tanti beni ricevuti, la
grandezza di un reame per Erode con tutte le possibilità di operare
nella carità, di farne vantaggio per le genti e santificazione alle loro
anime sono andate disperse. Le grazie date da Dio per la propria conversione
nell’incontro e l’ascolto di Giovanni e della mia stessa presenza sono
andate perdute. A cosa ne è servito tanto dispendio di agi, ricchezze e
potere? A tante possibilità di operare nel bene? A tanta esclusione e
rifiuto all’ascolto del richiamo di Dio alla sua grazia, cosa ne è
scaturito? Il vuoto che disperde e nella sua responsabilità precipita e
paga agli inferi un debito inestinguibile. Quando un’anima è veritiera sinceramente desidera
l’incontro con il suo Signore, disponendosi con atteggiamento di umiltà
e anelito alla sua conoscenza: Iddio viene sempre incontro, si fa
riconoscere e incontrare. È ciò che accade e rivela la prima lettura,
quando gli uomini invece di costruire il tempio al loro Signore Dio si
soffermano a costruire i loro interessi. Non ne hanno tempo. Tralasciano
l’edificazione della casa al loro Padre creatore, ma si adoperano nel
loro lavoro senza trovare adempimento né pienezza e risoluzione, poiché
senza la priorità al servizio divino non si edifica nella vita, ma si
disperde nel nulla, come afferma la lettura: il loro salario viene posto
in un sacchetto forato. Oggi le moltitudini non sono cambiate, ma peggiorate.
Non fanno che correre ed affannarsi per andare dove? Si agitano per
cosa? Quando il tempo ha la sua scadenza e si viene poi privati di
tutto, tutto ciò per cui sono inutilmente dati fatica? Escludono Iddio
dalla loro opera: non hanno tempo da perdere, perché devono ammassare
guadagni, successi, carriere e piaceri. Non si adoperano per costruire
la loro casa interiore, per farne dimora a Dio. Non entrano in chiesa,
così come il loro spirito non intreccia nessuna fusione con il loro
Padre celeste, lasciandolo all’esterno, escluso dalla loro esistenza. Alcuni dicono: “Verrà, verrà poi il tempo, quando ne
potrò avere, o quando giungerà la vecchiaia”, ma non sanno che il tempo
è in mano all’Eterno, che egli ha il potere di muovere lancette oltre o
darne il loro arresto, che esso è un bene prezioso e limitato e va
ricolmato impreziosendolo di beni? E se questo tempo non venisse dato,
se venisse fermato prima dei suoi giorni? Tutto quello per cui ci si
sarà adoperati e presi affanno andrà perduto con un’esistenza sprecata. Beati coloro che edificano la costruzione della loro
casa dell’anima per farne il tempio dell’Altissimo: ne farà, dando cura
ad essa, la sua dimora in modo che quando egli ne prenda possesso vi
regni. Il Santissimo Sovrano penserà egli stesso a ciò che occorre alla
sua casa, ai suoi bisogni e alle sue necessità. La creatura avrà tutto:
sarà bastante di ogni cosa, dato che il Padre stesso, con la sua
presenza, ne darà il tributo della sua pienezza. Vi benedico.
29/09/2023 Gesù Mia piccola Maria, la Chiesa oggi celebra i Santi
Arcangeli, i grandi Angeli che sono sempre dinanzi al trono di Dio in
adorazione. La loro felicità è l’adorazione a lui, sempre pronti ad ogni
minimo cenno del loro Signore per adempiere ad ogni suo servizio. Essi
sono a capo di miriadi di angeli, a secondo del compito che debbono
compiere. Michele è a capo delle schiere che combattono contro le
forze occulte, le orde tenebrose, i demoni che pullulano sulla terra,
che hanno abbandonato nella loro massa l’inferno e si sono riversati nel
mondo ove affliggono gli uomini per condurli a perdizione. Se ancora
oggi voi tutti non siete periti e caduti alle sue trame è perché Michele
con i suoi angeli vi hanno difeso e vi difendono, si prendono tutela di
voi e molto più potrebbero, se gli uomini li invocassero con più forza e
desiderio per ricercare il loro aiuto. Il loro potere di intervento si
accresce proprio dal richiamo dell’invocazione al loro soccorso. Michele ha già sconfitto Satana nella grande battaglia
nei cieli, ove lo ha fatto precipitare dalle sue altezze agli sprofondi
dei precipizi. Iddio ha opposto al più superbo degli angeli, alla sua
lotta, il più umile, il più piccolo in Michele che l’ho ha vinto. Ecco
la via che vi indica Michele per abbatterlo da tutti i suoi tranelli, da
tutti i suoi inganni: la via dell’umiltà, la via di colui che è stato
l’umile tra gli umili nel Sangue del Divino Agnello. Gabriele è colui che con le sue miriadi di angeli viene
a portarvi l’annuncio di Dio. Non solo quello della venuta del Signore
che viene, come è accaduto sia nella nascita del Battista che ne è il
preannunciatore, come nell’Annunciazione a Maria. Egli vi rivela, vi
predispone alla missione a cui siete chiamati, quale è il vostro
progetto nella vostra di vita nel quale vi aiuta a compierlo infondendo
ad esso la Santa Parola, ad incarnare nel vostro vissuto, nella vostra
opera, Gesù Cristo, a farla santa incarnandola nello Spirito Santo. Gabriele è l’annunciatore di tutte le nascite che
vengono fecondate e innestate al moto vivente, non solo umano ma per
opera del soffio divino che la accende. Ritorna poi insieme agli altri
Arcangeli e all’Angelo custode al tempo della nascita al cielo per
ricondurre le anime ad esso. Raffaele è la
cura, la medicina che cura, il balsamo che dà sollievo alle piaghe delle
creature, è la consolazione che vi accompagna nel cammino di croce in
modo che si faccia, nel suo percorso, via di guarigione e sanità allo
spirito per introdurvi degni al cospetto dell’Eden. Non solo vi cura
dalle malattie, ma anche dai dolori, dalle varie tribolazioni umane. Si
pone accanto per sostenervi e dare al vostro male una nuova dimensione e
rinascita al bene. Beati coloro che
li onorano, che li venerano e pregano, che a loro si affidano: li
avranno sempre accanto, particolarmente nei periodi di prova, nella
tentazione e nel tormento, nelle difficoltà e nelle crisi dello spirito,
dell’incapacità nella ricerca della fede, nella conoscenza del proprio
Santissimo Padre con la medicina, la terapia celeste che vi viene in
soccorso per ricordarvi che Iddio è con voi. Se voi cercate Dio, se lo pregate, se lo amate, come
non potrà aiutarvi e sostenervi tramite i suoi Santi Arcangeli? Ciò
accade soprattutto quando giungeranno i tempi predetti dalle profezie:
coloro che li avranno onorati saranno al sicuro, come i passeri che
proteggono la loro nidiata essi saranno avvolti, come le mura che si
ergono e vi circondano non permettendo che la furia delle tempeste vi
tocchino. Si porranno i Santissimi Angeli a recingervi con le loro ali
intorno a voi, sorreggendovi su di esse, e poi vi porranno sopra per
farvi volare e raggiungere il cielo. Vi benedico.
30/09/2023 Gesù Mia piccola Maria, Io sono la Chiesa. Quand’anche la
mia istituzione, nella direzione dei suoi alti prelati fossero mancanti
e contrarie alle mie verità di fede, se ne disponessero leggi che vi si
antepongono, per chi mi segue e mi rimane invece fedele, mi invoca, Io
sono e sarò sempre presente, mai abbandonerò le mie creature: mi
ritroveranno sempre e avranno sempre il mio sostegno, pure in tali
condizioni. Quanto vale la parola? Quando ha valore? Quando mette
in atto ciò che dice, pratica ciò che ha detto. È l’azione che ne
consegue che dà significato, preziosità e credito alla parola
proclamata. Quando la parola detta non consegue l’opera, pur nei suoi
più alti concetti, nelle omelie più forbite, nelle altezze della sua
conoscenza, si dice, ma non fa, è solo fumo nell’aria che si fa
evanescente e si disperde. Lo manifesta la parabola stasera del Padre, che invita
i due figli ad andare a lavorare la vigna. Il primo, al suo richiamo
risponde che non ne ha voglia, ma poi si pente e va. Il secondo risponde
subito con il consenso preso dal suo primario entusiasmo, ma poi non vi
si reca. Chi avrà adempiuto il volere del Padre, chi è che ha dato senso
e valore alla sua parola? Il primo. Pur se in ritardo nel suo
ripensamento ha compreso il doveroso impegno ed è andato. Diversamente
dai farisei e anziani del popolo di quel tempo e di oggi, che sembrano
diano il loro plauso di accoglienza alla sapienza divina, che fanno
proseliti e proclami, acclamazioni di saggezza, di studi teologici, ma
poi non li vivono: dicono e non fanno. Può esser nobile la parola, se
poi essi stessi non la partecipano. Iddio allora accoglie altri figli
che, seppur hanno peccato e anche grandemente, si pentono nel profondo,
si convertono autenticamente. Chi è che compie la Parola di Dio, se non
i secondi? Il Padre celeste, guarda la verità del cuore. A questo
motivo che Io affermo nel Vangelo: “Le prostitute i pubblicani vi
precederanno nel regno di Dio”, poiché dall’errore essi si sono
distanziati e in sincerità si sono convertiti al bene. Il Santissimo
Sovrano li accoglie. In essi si è compiuta la sua Santa Parola. Quanti,
pur stando nella Chiesa, non ascoltano gli insegnamenti dati: sembra che
vi si attengano, ma fuori fanno poi ciò che vogliono. Altri figli, pur
essendo invece stati distanti da essa, ne ritornano emendati dal
peccato, danno affidamento alla Divina Parola volgendo la loro nuova
vita ai suoi canoni. Cosa farà l’Eterno, se non riaccoglierli felice
nella sua casa, rinnovando a onore la loro figliolanza? È
l’atteggiamento che dovrebbero fare molti che ne occupano le mura, ma
non lo spirito, che vi si fanno ipocriti e traditori, pur nella loro
apparenza di consenso, perdendo l’eredità della loro di figliolanza. La Santa Parola va vissuta. In un tempo come questo,
ove il mondo sbraita, urla, fa rumori e frastuoni, le parole si fanno
perlopiù insulse, fatue e indecenti, ove la moltitudine si ribella alla
Santissima Volontà di Dio e al suo precetto, cosa fare? Dinanzi a una
Chiesa che vuole farsi moderna, che afferma sì che la verità è sempre la
stessa, ma bisogna adattarla ai nuovi tempi, e intanto ci si predispone
a deformarla, a stravolgerla: ci si ribella di nuovo al Volere di Dio e
le sue leggi, cosa fare? Adempite voi la mia Parola, figli miei, siate fedeli ad
essa. Andate voi a lavorare la mia vigna, siate la parte, pur se minore,
ma sana e santa che si fa più profonda nel suo pregio e qualità nello
Spirito. Il Santissimo per il meglio di questo suo popolo, di questo
gregge rimasto ubbidiente, perseverante e coerente ai suoi dettami, mai
li abbandonerà e per voi, per il vostro merito dalla nuova vita di
rinascita al mondo e alla Chiesa, per quella parola che in voi si è
attuata e che ne ha portato la salvezza. Vi benedico.
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