Premessa: San Carlo
Borromeo, 4 novembre 2015 L’origine
degli elementi viene attribuita ai pensatori, fisici e filosofi
dell’Antica Grecia. Nel VI secolo a.C. Anassimene di Mileto aveva
introdotto nel pensiero greco la teoria dei quattro elementi
fondamentali (aria, acqua, fuoco e terra) che costituiscono la realtà.
Nelle sue Opinioni dei fisici, Teofrasto, riporta il pensiero di
Anassimene:
«Condensata e rarefatta
(l’aria) appare in forme differenti: quando si dilata fino ad essere
molto leggera diventa fuoco, mentre poi condensandosi diviene vento:
dall’aria si producono le nuvole per condensazione e se la condensazione
cresce, l’acqua, se cresce ancora, la terra. E all’ultimo grado le
pietre. Sicché i contrari fondamentali per la generazione sono il caldo
e il freddo.» Proprio
uno sciocco, secondo la mentalità moderna, questo Anassimene! Perché?
Perché parlava di dilatazione e condensazione dell’aria… E non ancora
contento, aggiungeva che l’universo deve venire concepito come un
gigantesco organismo vivente che respira l’aria in cui è immerso, e il
respiro stesso è la sua vita e la sua anima. L’aria diviene perciò un
soffio vitale (pneuma), principio vivificatore da cui originano tutte le
cose. Secondo Aristotele, Anassimene considerava la terra come un
cilindro disposto al centro del cosmo sostenuto dall’aria stessa… Eppure,
come noi sappiamo, gli antichi filosofi grechi erano “affini” alla
conoscenza preternaturale ed avevano disponibilità di testi antichissimi
che sono in gran parte andati persi o tenuti segreti, o comunque al
giorno d’oggi disponibili solo in frammenti. Tutti,
compreso Anassimene che traduceva in greco il testo da un’antica e poco
conosciuta lingua, hanno inteso per “aria” l’elemento che respiriamo. Qui
supponiamo invece che quest’aria di cui parla Anassimene sia in realtà
dovuta ad una sostanza impalpabile ed invisibile, responsabile degli effetti
legati al magnetismo e che chiameremo “OHR”,
ovvero il pulviscolo di stelle del “Fiat lux” divino iniziale.
Ipotizziamo ancora che questa sostanza sia in grado di dilatarsi o
contrarsi, ed anche di addensarsi per creare quella che noi chiamiamo
materia, e che la materia intesa come tale sia responsabile degli
effetti legati all’elettricità. Essendo
che l’OHR compenetra ed interagisce con la materia, effetti magnetici ed
effetti elettrici sono, per quanto possiamo sperimentare qui sulla
terra, interdipendenti. In assenza
di materia la velocita dell’onda magnetica risulta notevolmente
superiore a quella dell’onda elettromagnetica. Occorre dunque fare
distinzione tra luce e luce… Vedremo
che con questi concetti saremo in grado di spiegare anche la forza di
gravità e di conseguenza l’assenza di campo gravitazionale e quindi la
repulsione tra galassie. Abbiamo
quindi “ri”-trovato la vera sostanza da cui hanno origine gli elementi. “Beati
quelli che, pur non avendo visto, crederanno!” (Gv 20,29) San Leone
I, detto Magno, 10 novembre 2015 OHR: luce
in ebraico, parola pronunciata da Dio al momento della creazione. Das
Ohr: orecchio in tedesco,
Auris: orecchio in latino, Os, oris: bocca in latino.
Che hanno
a che fare luce e suoni, da essere
dai linguisti
così fusi e confusi? OHR
contiene le lettere Aleph- Vav- Reish. Quando la lettera Yod, “l’atomo”
delle consonanti della scrittura ebraica, entra nella parola luce,
questa si trasforma in aria (Avir =
Aleph-Vav-Yod-Reish).
Abbiamo fatto un bel passo avanti. Dalla luce siamo giunti finalmente
all’aria di Anassimene, ma non l’aria che respiriamo, bensì l’etere. Nel suo
primo atto creativo l’OHR, particella luce di Dio, formando l’etere si
rende dunque trina negli attributi: tramite l’onda magnetica è in grado
di trasmettere il pensiero, tramite l’onda di pressione di trasmettere
la parola e tramite il suo fluire permea la creazione col soffio
dell’aura soave… chi ha orecchi per intendere intenda! Etere,
reale come un mare di cristallo purissimo e finissimo, rarefazione
assoluta. Nel
secondo atto creativo l’OHR, tramite le proprietà dell’etere, è in grado
di addensarsi e creare il fotone, il mattone della materia. A loro volta
i fotoni, per processo involutivo materico, formano neutroni e protoni,
l’antitesi materica (antimateria). Nel nostro
modello attorno al nucleo atomico, invece del “vuoto” che la fisica
moderna ha elevato a “status existentiae”, vi è etere contenuto nel
“guscio” fotonico. La semovenza protonica del nucleo trasmette energia
all’intorno del nucleo, generando l’elettrone. Il guscio del fotone
diviene dunque paragonabile ad una stringa vibrante su un’onda
stazionaria, ed è per questo che in statica l’elettrone va sempre in
coppia! L’elettrone non ha dunque una massa propria, essendo pura
energia, ma conferisce ulteriore massa al guscio fotonico tramite
l’equivalenza massa – energia. La forza
elettrica positiva e negativa si basa quindi sulla relatività della
materia! Grazie
alla presenza dei gusci fotonici attorno ai nuclei le onde di pressione
divengono “sonore”, in grado di propagarsi sia nei solidi che nei
liquidi che nei gas. I legami
intermolecolari sono invece dovuti ai flussi magnetici. La
molecola diviene dunque paragonabile ad una cellula del corpo umano. Qualcuno
obietterà: ed il realismo scientifico di Galileo, che fine ha fatto? Vero, il
fotone è perfettamente trasparente all’onda elettromagnetica, tanto da
non venire scoperto tramite un raggio di luce. Ma può essere facilmente
individuato tramite un semplice suono… che finalmente a qualcuno inizino
a fischiare le orecchie?
Perché il cuore di questo
popolo
si è indurito, son
diventati duri di orecchi,
e hanno chiuso gli occhi,
per non vedere con gli
occhi,
non sentire con gli orecchi
e non intendere con il
cuore e convertirsi,
e io li risani. (Mt 13,15) San
Martino di Tours , 11 novembre 2015 Chi di noi
non ha guardato ammirato un diapason di metallo entrare in vibrazione
grazie alle onde sonore emesse da un altro diapason di uguale fattura? Immaginate
un po’, dell’aria così sottile in grado addirittura di far vibrare un
metallo. Per non
pensare a ponti in ferro crollati al passaggio di un gruppo di persone
in marcia o per effetto delle vibrazioni provocate dal vento. Eppure
tutti abbiamo fatto esperienza del fenomeno altalena, dove un piccolo
movimento oscillante delle gambe è in grado di trasferire energia
motoria e fare oscillare tutto il sistema, ma solo se il moto delle
gambe si sincronizza sulla frequenza naturale dell’altalena. Se
l’ampiezza diviene eccessiva, l’altalena arriva a rompersi! Tutti gli
oggetti posseggono delle frequenze di vibrazione naturali ben
determinate sulle quali, se sollecitate da fonti esterne, i legami
intermolecolari vanno in “altalena” si “allentano” e “cedono il passo
alle altre forze” circostanti. Prendiamo
un neutrone isolato. Non essendo stabile internamente, basta una piccola
vibrazione proveniente dall’esterno che la particella si destabilizza e
fa fuoriuscire un semi-guscio fotonico. Per annullare il “disturbo”
all’ambiente circostante è necessaria un’oscillazione di uguale
ampiezza, ma opposta di fase, dovuta ad un altro semi-guscio. L’etere
reagendo magneticamente al disturbo, fa sì che i due semi-gusci si
uniscano elettricamente, rendendo il sistema risonante in sé stesso su
un’onda stazionaria. La scienza
maya, anch’essa basata su testi prediluviani, non per niente si basava
sui principi della risonanza. Essa postula che i fattori chiave delle
attività dell’universo siano fattori di risonanza: onde vibratorie.
Queste onde, raggiungendo certi picchi, sono in grado addirittura di
formare la materia: atomi, particelle subatomiche e così via. Ad esempio
i gas, in statica, si trovano in uno stato perpetuo di risonanza tra le
molecole. Immaginate di avere tanti palloni uno accanto all’altro
formati dai due semi-gusci fotonici attorno al nucleo. I nuclei vibrando
trasmettono tramite l’etere energia ai gusci fotonici che tendono ad
allargarsi. L’effetto che
noi sperimentiamo e quello di una pressione. È la famosa nuvola termica
prevista da Isaac Newton, che attingeva da un trattato antico sui gas
reali, che non va confusa con la teoria di Daniel Bernoulli, basata
invece su uno studio sui gas di neutroni – alchimie delle traduzioni…! Questo
effetto di risonanza spiega perché particelle di gas con differente peso
specifico ma uguale volume siano perfettamente mescolate, limitando così
le interferenze nel sistema e mediando l’effetto sull’etere dovuto alle
risonanze. Sappiamo
che scaldando un gas ne aumentiamo l’energia interna e di conseguenza la
frequenza di vibrazione, e quindi la forza trasmessa al guscio fotonico.
Se viceversa raffreddiamo il gas otteniamo l’effetto contrario. E se
trovassimo un modo diverso per rendere dissonanti tra di loro le
particelle di un gas, che effetto otterremmo? La natura
certamente possiede molti segreti ancora da scoprire, come vedremo. Anche Gesù
operava in perfetta risonanza:
“In verità, in verità vi dico, il
Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre” (Gv
5, 19)
Sant’Alberto Magno, 15 novembre 2015 Abbiamo
visto come il principio di azione e reazione possa avere nelle
vibrazioni dei picchi tali da determinare punti o condizioni di elevata
singolarità, risonanze, in grado di trasformare l’OHR in etere, materia
e antimateria. La
creazione è così in grado di trasmettere onde magnetiche, onde
elettriche e suoni. Eppure le velocità di questi “mezzi di
comunicazione” appaiono troppo limitate, se paragonate alle dimensioni
dell’universo ed al tempo necessario per “attraversarlo”. Come può
un Dio onnipotente ed onnisciente controllare ed intervenire
tempestivamente nella creazione, se le informazioni gli arrivassero
sempre in ritardo? Dio deve
dunque avere una quarta “carta da giocare”, il famoso poker d’assi! Guardando
bene, vi è una forza che non dipende dal tempo, quella della
gravitazione di Isaac Newton, sempre lui. I corpi celesti risentono
infatti dell’effetto di gravità istantaneamente, la forza di attrazione
non introduce nessun ritardo temporale. Nulla a che fare con
elettromagnetismo od onde di pressione o vibrazioni che dir si voglia. Torniamo
ad Anassimene, che in un suo scritto definisce la terra come una
superficie piatta fluttuante nell’aria. Certamente l’effetto primario
della rotazione di un corpo gassoso è il formarsi di anelli concentrici
all’asse di rotazione dovuti alla forza centrifuga, e la forma piatta
dovrebbe essere il risultato finale della “gravità”. Sappiamo
invece che la materia tende ad addensarsi per la presenza di un’altra
forza. Se essa fosse semplicemente una reazione alla forza centrifuga,
sarebbe diretta verso l’asse di rotazione. Anassimene, secondo
Aristotele, considerava difatti in un altro scritto la terra come un
cilindro disposto al centro del cosmo, sostenuto dall’aria stessa… La
forma finale, come possiamo osservare, tende invece ad essere sferica. Questo
risultato può venire spiegato solo con l’esistenza dell’etere. In
presenza di materia l’etere è forzato a sollevarsi, lasciar “spazio”, ed
al fine di confinare il più possibile il disturbo, la singolarità dovuta
alla materia stessa, reagisce creando una “pressione” contraria, il
campo gravitazionale, che si estende all’infinito. Esso è unico e fine a
sé stesso e non si assomma, in quanto i corpi celesti lo generano senza
subire influenza alcuna dagli altri corpi celesti. Ogni unicità attrae a
sé il tutto dell’universo. Come
conseguenza della rotazione si ha poi la generazione di un vero e
proprio vortice gravitazionale composto di materia e antimateria attorno
al corpo celeste, vedi sistema solare e galassie. La
rotazione dunque aggiunge al campo gravitazionale un effetto torcente. Etere e
materia uniti in un unico abbraccio. E se Dio usasse proprio questo
effetto come mezzo trasmissivo dei suoi segnali di “luce”? Siamo
dunque
ritornati all’OHR… Anche gli angeli vedono continuamente Dio, mentre i
demoni hanno perso questo privilegio. E l’uomo?
La lettera
χ
(chi) è impressa nell’encefalo e con la lettera
ρ
(rho) forma il monogramma di Cristo. Gesù, in
perfetta sintonia col creatore e per il suo esserne la perfetta immagine
ed uguaglianza (capisca chi può) diceva: “Chi vede me vede il Padre!” (Gv 14, 9) |