Premessa:
1. Aiutati che
il ciel ti aiuta
Presentazione della Beata Vergine Maria, 21 novembre 2015 Siamo in
Israele, attorno al 1500 a.C.:
“Il Signore disse a Mosè: «Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di
riprendere il cammino. Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul
mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all’asciutto.”
(Es 14,15-16) Circa 50
anni dopo: “Appena i
portatori dell’arca furono arrivati al Giordano e i piedi dei sacerdoti
che portavano l’arca si immersero al limite delle acque si fermarono le
acque che fluivano dall’alto e stettero come un solo argine a grande
distanza, in Adama, la città che è presso Zartan, mentre quelle che
scorrevano verso il mare dell’Araba, il Mar Morto, se ne staccarono
completamente e il popolo passò di fronte a Gerico. (Gs
3, 15-16) Andiamo
all’850 a.C.: “Elia
prese il mantello, l’avvolse e percosse con esso le acque, che si
divisero di qua e di là; i due passarono sull’asciutto.” (2Re 2,8) Non si
parla di miracoli, ma di strumenti usati sotto la guida divina. Così
fantasiosi, questi storici dell’Antico Testamento, nel raccontare questi
eventi? Abbiamo
citato testi ritenuti ancora oggi fonte indiscussa di sapienza e letti e
commentati in diverse culture e religioni. Anche solo
il supporre con un “bastone” o “mantello” di fermare le acque di un
fiume, non fosse vero, avrebbe dell’incredibile e renderebbe fasulli
tutti i testi relativi. Ed il
ricorrere ad un mero miracolo divino non aiuta certo a risolvere il
mistero. Come
spiegare difatti la presenza di strutture megalitiche in varie parti del
mondo risalenti al periodo prediluviano e che ancor oggi stupiscono per
la loro irripetibilità, pur con tutti i mezzi moderni, quali obelischi,
piramidi e blocchi giganti di pietra in svariati siti, quali Baalbek,
Gerusalemme, Machu Picchu ed isola di Pasqua? Opera di
popolazioni primitive, secondo gli storici moderni. Qualcosa
non quadra, vero, o qualcuno è ancora disposto a dare credito
all’incoerenza umana del ventesimo secolo? Sì, perché con tutte le
guerre, mondiali o meno, e tutte le armi costruite nell’ultimo secolo,
per non parlare di inquinamento, l’umanità d’intelligenza ne ha
dimostrata molto poca, rasente zero. Dalla
scoperta della bomba atomica la scienza non ha più fatto alcuna scoperta
degna di nota, nel campo energetico. Negata di fatto l’esistenza di Dio
con un modello atomico che non dà spazio al “soprannaturale”, così fiero
di cantare “Dio è morto…”, il cervello umano si è infilato in un
labirinto dal quale sembra non poterne e non saperne uscire. Come a
Teseo contro il Minotauro di Creta, gli occorre il filo di Arianna. Ed è
proprio dall’aria che partiremo… come vedremo nel prossimo capitolo! Nostro
Signore Gesù Cristo Re dell’universo, 22 novembre 2015 Omero,
cantore di storie antiche, nell’Odissea narra la vicenda di un dono dato
agli uomini dagli dei, un otre nel quale era possibile racchiudere i
venti. Tale dono viene perso in mare e non vi è più modo di recuperarlo Omero,
altro scrittore pieno di fantasia, o vi è un fondo di verità? “L’angelo
di Dio, che precedeva l’accampamento d’Israele, cambiò posto e passò
indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò
indietro. Venne così a trovarsi tra l’accampamento degli Egiziani e
quello d’Israele. Ora la nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli
altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli
altri durante tutta la notte. Allora Mosè stese la mano sul mare. E il
Signore, durante tutta la notte, risospinse il mare con un forte vento
d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero.” (Es 14,19-21) La colonna
di nube è identificabile in un turbine… Mosè era quindi in grado di
generare dei tornado ed utilizzarli per “trasportare” cavallette,
polvere rossa, sonnifero, quaglie, manna… e generare venti impetuosi,
tanto da deviare interi corsi d’acqua. Quell’otre
dei venti narrata da Omero era dunque parte dei segreti messi in salvo
da Noè e custoditi con l’Arca dell’alleanza e andati perduti per
imperizia umana. Qualcuno
obietterà: gli scienziati non sono in grado di replicare nemmeno un
piccolo mulinello d’aria, così semplice in natura, e non hanno la minima
idea di come farlo, quindi deve essere impossibile e gli antichi hanno
raccontato un sacco di balle. O uomo
moderno, nessuna fede in Dio e così sconfinata fede in uomini di
scienza…
Riprendiamo il filo metafisico. Un gas che si espande in un tubo
convergente mentre accelera perde man mano di risonanza e quindi i
legami intermolecolari si rinforzano, il guscio esterno si riduce e con
esso la spinta tra le molecole che diventa pari a zero: il flusso ha
raggiunto la velocità del suono (la faccio breve, consentitemelo). Il gas da
risonante è diventato dissonante, almeno nel verso del moto, ed il
flusso supersonico si comporta come da modello cinetico di Bernoulli… interessante,
vero? Bene,
oltre al moto lineare accelerato, esiste un altro moto accelerato, anche
a basse velocità: il moto rotatorio (so di essere pedante, questo lo
sapevate). Ne risulta
che un gas in rotazione tende a diventare dissonante (provate a parlare
attraverso un tornado, se ci riuscite…) e quindi ad addensarsi (come
diceva il nostro caro ed amato Dante, Aristotele qui era un gran
maestro: era farina antica anche la sua). Ebbene,
l’otre dei venti non faceva che “riporre” l’addensato” nel sacco.
Da cui il proverbio “Non dire quattro se non ce l’hai nel sacco”,
urlato da un monaco ai quattro venti… Tutto inizia a tornare, vero? O
meglio ritornare… Ecco
quindi la nuova legge: “In una concentrica trazione occorre
concentrazione!”
Immaginiamo ora un pochino: chiudere la potenza devastatrice di un
uragano in un sacco ed usarla per produrre energia. Questa energia
proviene dal calore dell’atmosfera che viene trasformato in lavoro e
l’atmosfera si raffredda: l’antidoto al global warming. Come poi
vedremo nel prossimo capitolo, “bruciando” l’acqua staremo in
equilibrio! San
Prospero, 24 novembre 2015 “Mosè
stese il bastone verso il cielo e il Signore mandò tuoni e grandine; sul
suolo si abbatté fuoco e il Signore fece cadere grandine su tutta la
terra d’Egitto. Ci furono grandine e fuoco in mezzo alla grandine…!” (Es
9, 23-24) Ed ancora,
stavolta mentre il popolo ebreo era nel deserto: “Il terzo
giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni e lampi, una nube densa sul
monte e un suono fortissimo di corno: tutto il popolo che era
nell’accampamento fu scosso da tremore.” (Es 9,16) Dunque non
solo turbini, ma anche lampi e tuoni era in grado Mosè di replicare. Ancora una
volta la scienza moderna diniegherà il capo: baggianate! Vediamo di
trovare nella Sacra Scrittura qualche altro indizio interessante: “Mentre
Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di
Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio,
l’Oreb. L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal
mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco,
ma quel roveto non si consumava.” (Es. 3, 1-2) E da non
tralasciare: “La nube
si ritirò di sopra alla tenda ed ecco: Maria era lebbrosa, bianca come
la neve. Aronne si volse verso Maria ed ecco: era lebbrosa.” (Nm 12,
9-10) Cosa
possono avere in comune questi due episodi con il lampo? Una
sostanza bianca in grado di bruciare facilmente, presente
nell’atmosfera, nelle tempeste di sabbia, nelle eruzioni vulcaniche e
quindi collegabile al fenomeno della generazione del lampo è il fosforo. Fosforo, neutroni, ossigeno e vapor acqueo sarebbero gli ingredienti
principali per ottenere la miscela più esplosiva che possa esistere.
Potrei mangiarmi il cappello! Misteri
della scienza e della tecnica, o solo fantasie. Comunque provate a
chiedere ad un luminare di replicare il fenomeno del lampo in
laboratorio: se vi va bene, vi dirà che prima dovete laurearvi in
fisica, poi ottenere il PhD e dopo una decina d’anni avrete compreso da
soli la soluzione… ovvero che a tanti manca un po’ di fosforo… Beh, noi ci proviamo senza laurea in fisica e senza PhD:
alla base del lampo vi sarebbe la fissione di pochi picogrammi di fosforo
dovuta all’attivazione neutronica in ambiente gassoso.
Dalla divisione del nucleo si produce elio che determina il boato. La saetta
che ne consegue è dovuta alla ionizzazione dell’aria. Replicare
il lampo in vitro vorrebbe dire avere sufficiente luce per alimentare
dei pannelli solari in modo ottimale, e quindi una nuova fonte di
energia per l’umanità. L’attività
energetica conseguente svilupperebbe calore, da bilanciare con l’energia
eolica del capitolo precedente in modo da “controllare” la temperatura
atmosferica. Ma come
fare per ottenere dei neutroni in laboratorio a basso costo? Abbiamo
visto in precedenza che basta un protone ed un poco di energia… ottenuto
bruciando acqua! Sogni di un povero illuso, o uno dei segreti di Lucifero
carpito?
Provare per credere... Beata
Vergine della Medaglia miracolosa, 27 novembre 2015 Siamo
giunti all’ultimo capitolo della serie. Abbiamo sinora parlato di
compressione “dinamica” di gas e di fissione nucleare del potassio,
quali nuove fonti di energia. Un’umanità
guidata da uomini guidati ed illuminati da vere buone intenzioni sarebbe
in grado di utilizzarle per lo sviluppo del genere umano e non, come
accade purtroppo oggi, per il potere ed il dominio di pochi. Ma questo è
un passaggio futuro ancora da completare. Ed è per questo che questi
“segreti” sono ancora tali. Abbiamo
accennato anche alle innumerevoli bombe atomiche, follia collettiva del
ventesimo secolo che ancor oggi affligge l’umanità, come fosse una
eredità del passato accettata e con cui pacificamente convivere. Ma solo
del passato presente? Torniamo a
fatti accaduti. Dopo il diluvio, avvenuto attorno al 4.000 a.C., restano
ancora alcune sacche di empietà. Ed ecco la risposta “celeste”: “Il sole
spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Soar, quand’ecco il Signore
fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco
provenienti dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con
tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo.” (Gn 19,
23-25) Chi poteva
essere in grado di fare questo, in nome del Signore? Azzardiamo, ma non
troppo, che sia stata opera di Melchìsedek, Re di Salem, identificabile
in Sem, uno dei figli di Noè. Egli avrebbe utilizzato qualche ordigno
atomico messo in salvo nell’Arca ed utilizzato per completare la
purificazione dell’umanità. Testi antichi indiani parlano di esplosioni
atomiche anche in altre parti del mondo. Chi cerca trova…: “Uno
strato di ceneri pesanti, radioattive, copre un’area di una decina di
chilometri quadrati nel Rajasthan, India, circa 18 km a ovest di
Jodhpur. Gli scienziati hanno portato alla luce una città antica, dove
appaiono le prove che un’esplosione atomica di migliaia d’anni fa
distrusse la maggior parte degli edifici e probabilmente uccise mezzo
milione di persone.” (http://forum.grasscity.com/general/63637-nuclear-weapons-ancient-world.html)
Se non
altro non sono solo, quanti matti liberi in circolazione!
Chiediamoci ora: esiste invece la possibilità di ottenere una fusione
nucleare pulita ed in grado di generare energia controllata e quindi
usufruibile? La domanda
non ha semplice risposta: la natura come sempre è sovrana e maestra. Il
firmamento è stracolmo di risposte, basta osservare le stelle: solo
nello spazio galattico è possibile replicare il fenomeno della fusione
in modo continuativo. Possiamo
dunque ipotizzare la realizzazione di un “sole” artificiale in orbita
geostazionaria attorno alla terra. Questo risolverebbe molti dei
problemi legati alle alte temperature ed al confinamento necessario al
nucleo in fusione, che resterebbe sospeso. Certo
occorrono tecnologie superiori alle attuali, soprattutto in grado di
utilizzare gli effetti dei campi gravitazionali, intesi nella loro più
ampia ed oggi ancor “sconosciuta” accezione. Non approfondiremo qui
ulteriormente il tema, perché è detto: “Il
segreto del Re, tienlo per te.” Teniamoci
invece legati al filo di Aria Anna. A buon intenditor, poche parole…
Dedicato a Papa Francesco,
che passando per la strada proprio oggi mi ha benedetto sventolando la
mano! |