Premessa:
Il conclusivo breve saggio di questa trilogia intende proporre al
lettore motivi di riflessione sulla nefanda scelta di separare scienza,
tecnica e filosofia dalla religione, come fossero tra loro tutte cose di
un altro mondo.
1.
A sua immagine e somiglianza
Sant’Apelle, 22 aprile 2016
“Date a Cesare quel che è
di Cesare e a Dio quel che è di Dio”.
Frase famosa di Gesù, quasi
sibillina, che non ci soffermeremo certo a commentare, se non che una
interpretazione errata è stata che anche la verità si possa spartire…
Tutt’altro. Da quando la
Chiesa cattolica ha abdicato al suo ruolo di difendere la verità in
tutti i campi, accettando la separazione tra religione, scienza,
filosofia e politica, è stato il caos. Certo la difesa della verità
andava fatta senza i paraocchi che molti uomini di “chiesa” si erano
messi a protezione della loro presunta autorità.
Proviamo invece a tracciare
qualche parallelismo tra religione e scienza:
Fiat Lux di Dio –
particella di Luce quale mattone della creazione
Maria SS. – etere creato
quale cristallo purissimo in cui si intravede solo la Luce
Verginità di Maria – generazione della materia nell’unione etere e
particella di Luce.
Trinità SS – fotone come
sintesi di tre particelle di Luce
Maria SS. nella SS. Trinità – atomo inteso quale fotone addensato
contenente etere.
Coppia umana – tutta la creazione tende allo stato neutro formato da
opposti.
Il fotone è responsabile della trasmissione della luce quale onda
elettromagnetica, del suono quale onda acustica e della massa quale
vortice gravitazionale, parallelamente a Gesù che è l’immagine del Padre
quale luce (pensiero), del Figlio quale Verbo (parola) e dello Spirito
Santo quale santificatore delle genti (amore).
Si potrebbe continuare, ma ritengo opportuno fermarmi qui, per ora.
Conclusione
Diceva la Vergine Maria
durante una apparizione a Bruno Cornacchiola nel 1947: “Io sono colei
che sono nella Trinità Divina. Sono la Vergine della Rivelazione. Ecco,
prima di andare via, ti dico queste parole: la Rivelazione è la Parola
di Dio, questa rivelazione parla di me. Ecco perché ho dato questo
titolo: Vergine della Rivelazione”.
Certo, tramite Maria la
creazione tutta viene rivelata, ed in lei la battaglia tra i figli di
Dio ed i figli delle tenebre.
Il fotone addensato
tenderebbe naturalmente a tornare luce, il ritorno al Padre. Questo è
però possibile solo “rinascendo” dall’alto, ovvero tramite le proprietà
trasmutatrici dell’etere…
Natura e spiritualità sono
collegate in un abbraccio e destino comune, nel bene e nel male. Del
resto il corpo di Luce con cui è risorto il Cristo e le sue proprietà da
dove deriverebbero? Dalla creduloneria di tanti o dalla realtà della
creazione?
San Marco Evangelista, 25
aprile 2016
Alcuni anni or sono ho
avuto la buona fortuna di assistere ad una delle manovre acrobatiche a
mio avviso più stupefacenti. Mi trovavo sulle sponde del lago di Garda
ed improvvisamente è giunto un jet militare che sorvolava a poche decine
di metri sopra lo specchio d’acqua. Proprio di fronte a me ha effettuato
quella che ho successivamente scoperto essere la figura conosciuta in
aeronautica come virata di Immelmann, la quale consente di invertire
repentinamente la rotta del velivolo.
Tale manovra prende il nome
dall’asso tedesco Max Immelmann, il primo ad effettuarla. È composta da
mezzo looping seguito da mezzo tonneau. Al termine di un Immelmann
perfetto il velivolo procederà esattamente nella direzione opposta a
quella di partenza ad una quota più alta. Il mezzo tonneau serve per
riportare il velivolo in assetto corretto, dopo che a causa del mezzo
looping si ritrova in volo rovesciato.
Conclusione
Solo un pilota ben allenato
può effettuare questa splendida manovra.
Dove sta il parallelismo,
si chiederà ora qualche lettore.
Bene, riflettiamo un attimo
dove sta andando il mondo: proliferazione di armi nucleari,
impoverimento delle risorse naturali, inquinamento con conseguente
aumento della temperatura atmosferica, il tutto senza che alcuno
dimostri di poterlo controllare.
Ricordo anche cosa era
solito dirmi un caro collega: a volte la soluzione va trovata muovendosi
a 90° rispetto al piano in cui ci si trova, come uscire da un labirinto…
Non dimentichiamo inoltre
quanti richiami dal cielo rivolti all’umanità affinché inverta la rotta
ed eviti eventi catastrofici, incongruentemente caduti nel vuoto.
Basta rileggere i messaggi
della Madonna dati a La Salette, Fatima ed Akita, per citarne solo
alcuni tra quelli riconosciuti dalla Chiesa, per avere una idea
dell’urgenza.
Immaginiamo ora un Papa
scelto dal cielo per cambiare direzione. L’unica manovra che gli sarebbe
concessa sarebbe quella di un intrepido “Himmel
Mann”, ovvero una virata
verso il cielo intesa come ritorno verso il paradiso terrestre, la Casa
del Padre, con una completa inversione di rotta per tutta l’umanità.
Dio lo ha già certamente
scelto e preparato per questa epocale evenienza, potete esserne certi:
come individuarlo dunque, questo così “spericolato” prossimo Papa?
San Pascasio Radberto, 26
aprile 2016
Il concetto che l’uomo sia
un Dio decaduto lo si ritrova in molte filosofie e religioni, e di
conseguenza la vita diviene una lotta per la riconquista della
“posizione” perduta.
“Sarete chiamati Dei e
figli dell’altissimo”, cita la Sacra Bibbia.
Perfino Carl Marx intendeva
la rivoluzione come un ripristino della divinità dell’autocoscienza
umana. Quanto sforzo assieme ai suoi colleghi Hegeliani, quali Ludwig
Feuerbach e Friedrich Engels, nel tentativo di
riporre l’uomo nel suo luogo d’origine, il paradiso terrestre, nel quale
potere essere nuovamente un Dio.
Quale conseguenza però alla
evidente impossibilità di auto redenzione da parte dell’uomo,
sopraggiunge il nichilismo del filosofo esistenzialista Friedrich
Nietzsche.
Con l’aforisma «Dio è
morto», contenuto nella sua opera “La gaia scienza” egli sintetizza
ermeticamente la sopraggiunta decadenza di fede del mondo occidentale.
La morte di Dio (e quindi
dell’uomo) di cui Gesù Cristo è emblema e le sue implicazioni morali
vengono da lui espresse mirabilmente nella “parabola del folle”:
«Dio è morto! Dio resta morto! E noi l’abbiamo ucciso! Come potremmo
sentirci a posto, noi assassini di tutti gli assassini? Nulla esisteva
di più sacro e grande in tutto il mondo, ed ora è sanguinante sotto le
nostre ginocchia: chi ci ripulirà dal sangue? Che acqua useremo per
lavarci? Che festività di perdono, che sacro gioco dovremo inventarci?
Non è forse la grandezza di questa morte troppo grande per noi? Non
dovremmo forse diventare divinità semplicemente per esserne degni?»
Conclusione
L’uomo ha assassinato per
primo sé stesso compiendo il peccato originale e, per vendicarsi, ha a
sua volta ucciso il Figlio di Dio istigato dalle proprie passioni
infernali.
Inspiegabilmente però non
può evitare di venire attratto dalla singolarità di quella morte; anche
i massimi denigratori ne rimangono scossi e perplessi, pur negando.
Sì, perché la morte attira
tutti nel gorgo delle sue spire, e di fronte all’eroicità e stoicità dei
grandi martiri non può mancare il senso di stupore e di ammirazione.
Se comunque da un lato la
morte di Dio parrebbe liberare l’uomo dai propri obblighi morali e
sociali, incongruentemente proprio questo lo condannerebbe alla morte
eterna.
Morta la fede, uccisa la
speranza, priva di necessità la carità, l’uomo resta solo in balia del
suo universo, ingabbiato in un pianeta da cui non può fuggire e
condannato a vivere poche briciole di felicità smemore del senso e del
perché profondo delle cose.
Del Cristo, oltre al Corpo,
siamo arrivati a reclamarne nella follia della morte di croce
addirittura il Sangue, per altro offerti anticipatamente durante
l’ultima cena. Del resto non aveva Dio stesso nell’Eden reclamato il
nostro corpo ed il nostro sangue?
Occhio per occhio, dente
per dente, corpo e sangue divino per corpo e sangue umano.
Questo scambio ha però un
prezzo, imposto da Gesù stesso: “Chi vorrà salvare la propria vita, la
perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà!”.
Nulla di più vero dunque di
quanto affermava Friedrich Nietzsche:
“Dio è morto affinché
diventando noi divinità potessimo essere degni di tale morte.” San Luigi
Maria Grignion da Montfort, 28 aprile 2016 Nei
precedenti tre capitoli ho trattato di parallelismi tra scienza, tecnica
e filosofia rapportati al credo religioso. Ora non resta che il
parallelismo tra Dio e l’uomo. Scriveva Eraclito nel 500 a.C.: “L’uomo è
un dio mortale, il Dio è un uomo immortale”. Cosa ha
dunque reso l’uomo Gesù immortale? I profeti
antichi hanno parlato di lui e di come tutta la creazione fosse in
attesa della sua venuta. Gli evangelisti narrano come la sua nascita sia
stata miracolosa, o forse quella era semplicemente la strada voluta da
Dio dall’inizio… Poi Gesù
fa vita nascosta per quasi 30 anni, finché il deserto lo tempra per la
sua missione conferendogli ogni potere. Satana, baldanzoso e credendo di
avere a che fare con un uomo, seppur figlio di Dio, tenta di indurlo in
tentazione senza successo. Vorrebbe allora distruggerlo, ma Gesù è ormai
padrone degli eventi ed a Satana non resta che attendere la sua ora, o
meglio l’ora del Divino Volere, di cui si renderà inconsapevole
strumento. Gesù lo sa e quindi lascia che Satana si allontani
indisturbato. Gesù dà
inizio quindi alle sue manifestazioni pubbliche, tutte improntate sulla
misericordia. Lui che è Dio ed ha potere sopra ogni cosa non condanna ma
perdona, non colpisce ma guarisce, non comanda ma chiede di seguirlo,
invocando la giustizia del Padre solo quando ogni altra opzione è stata
respinta dalla cattiva volontà umana. Al termine
della predicazione, nel tempo segnato, viene messo in croce e muore come
tutti i comuni mortali. Dio non può morire, quindi l’uomo Gesù deve
essere veramente stato abbandonato da Dio, come lui stesso proclama
dalla croce. Ma un uomo
non può risorgere senza divenire un Dio. Che cosa succede dunque nei tre
giorni in cui Gesù resta sepolto come comune mortale? Il suo spirito
scende agli inferi, non quel limbo luogo di attesa per i giusti, ma nel
più profondo a scontare tutte le pene dell’inferno. Si fa fatica a
pensarlo, crederlo, rappresentarlo, ma lo spirito di Gesù ha dovuto
subire le più atroci tentazioni di abiurare la sua fede nel venire
assoggettato alle più crudeli pene spirituali, imprigionato dal suo
nemico più acerrimo. L’ultimo
grido sulla croce era rivolto alla Mamma, come per chiedere il suo aiuto
affinché almeno ella non lo lasciasse solo. E la Madre non lo abbandona.
Nelle angosce più profonde per la morte del Figlio, forte del “tutto
quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello
che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo” invoca il Padre ed
ottiene la grazia. Maria è la Madre non solo del corpo umano di Gesù, ma
soprattutto e più importante di quello di Luce. Questo è il Trionfo del
suo Cuore Immacolato, proclamato a Fatima anche per tutti gli uomini di
buona volontà.
Conclusione Scrive la
Ossi: “La misericordia di Gesù crocifisso, morto e risorto, è documento
dell’amore più potente della morte e più potente del peccato che
ingiustamente colpì e a tutt’oggi continua a colpire l’innocente sovrano
del Regno dei cieli. Il valore
mistico fondamentale della misericordia è inenarrabile dono di Dio che
sacrificò il suo divin Figlio per dimostrare all’umanità tutta la verità
sublime del suo amore per tutti i suoi figli, creati a sua immagine e
somiglianza.” |