Premessa: I. Giovanni sarà la luce del Cristo Cattedra di San Pietro, 22 febbraio 2019
Era l’11
dicembre del 1997 quando San Giovanni apostolo iniziava a dettare ad
Anna Maria Ossi la prima delle
Luci di Santità Giovannea.
L’arte d’amare è vincolo d’assoluta sapienza tra
l’anima e Dio.
La luce rifulge ed ecco Dio che fu, è e sarà,
risplendere senza fine, donando all’anima la vera grazia, l’assoluta
purezza: Gesù, l’Amore. A me, Giovanni, venne dato di conoscere l’Amore,
d’ascoltarlo, di seguirlo d’ammettere che la verità in Gesù rende
l’anima valore unico, perché l’uomo possa accedere a conoscenze ben
superiori a quelle che normalmente sono bagaglio ed a volte, purtroppo,
zavorra della sapienza umana. Incamminiamoci dunque e la santità in voi testimonierà
la vera gioia cristiana. La novità debbo ammetterlo era assoluta, inaspettata.
Chi poteva umanamente solo immaginare un simile accadimento? E su che
basi teologiche e di tradizione della Santa Chiesa Cattolica ed
Apostolica fondare la loro possibilità oltre che liceità? Naturalmente ho accolto il dono dal Cielo senza
indugio, magari un poco stupito dal termine “giovanniti”, coniato ad hoc
per questi nostri tempi. Ma la perplessità di fondo, in fondo rimaneva…
Davvero San Giovanni ci stava parlando? Poi, inaspettatamente, qualche giorno orsono mi sono
imbattuto nel cap. 508 del testo
L’Evangelo come mi è stato rivelato,
in cui Maria Valtorta descrive un colloquio inedito e apparentemente
senza collegamenti coi Vangeli. Giovanni, preoccupato per l’incolumità di Gesù che si
era appartato, lo raggiunge, e questi gli chiede: «Perché sei venuto?». «Non potevamo lasciarti così solo... e sono venuto
io». «E credi che potresti difendermi solo contro tanti?». «Non ne sono sicuro. Ma almeno morirei prima di Te. E
mi basterebbe». «Morirai molto tempo dopo di Me, Giovanni. Ma non te ne
rammaricare. Se l’Altissimo ti lascia nel mondo è perché tu lo serva e
serva il suo Verbo». «Ma dopo...». «Dopo servirai. Quanto dovresti vivere per servirmi
come i due nostri cuori vorrebbero. Ma anche dopo morto mi servirai». «Come farò, Maestro mio? Se sarò con Te in Cielo ti
adorerò. Ma non potrò servirti sulla Terra quando l’avrò lasciata...». «Lo credi proprio? Ebbene Io ti dico che tu mi servirai sino alla nuova
mia venuta, a quella finale. Molte cose si inaridiranno prima dell’ultimo tempo,
così come fiumi che si disseccano e, da bel corso d’acqua azzurra e
salutare, divengono terriccio polveroso e pietroni aridi. Ma tu sarai ancora fiume suonante la mia parola e
riflettere la mia luce. Sarai la suprema luce che resta a ricordare Cristo. Perché sarai luce tutta spirituale, e gli ultimi tempi
saranno lotta di tenebre contro luce, di carne contro spirito. Quelli che sapranno perseverare nella fede troveranno
forza, speranza, conforto in ciò che tu lascerai dopo di te, e che sarà
ancora te... e che soprattutto sarà ancora Me, perché Io e te ci amiamo,
e dove tu sei Io sono, e dove Io sono tu sei. Ho promesso a Pietro che la Chiesa, che avrà a capo e
a base la mia Pietra, non sarà scardinata dall’Inferno nei suoi ripetuti
e sempre più feroci assalti, ma ora ti dico che ciò che sarà ancora Io,
e che tu lascerai a luce per chi cerca la Luce, non sarà distrutto
nonostante che l’Inferno, con ogni maniera, cercherà di annullarlo. Anzi, più! Anche coloro che crederanno in Me
imperfettamente, perché pur accogliendo Me non accoglieranno il mio
Pietro (allusione ai protestanti futuri), saranno sempre accorrenti al
tuo faro come navicella senza pilota e senza bussola, che si dirigono
fra la loro tempesta verso una luce, perché luce vuol dire ancora
salvezza». «Ma che lascerò, Signor mio? Io sono... povero...
ignorante... Non ho che l’amore...». «Ecco: lascerai l’amore. E l’amore per il tuo Gesù
sarà parola. E molti, molti, anche fra quelli che non saranno della mia
Chiesa, che non saranno di nessuna chiesa, ma che cercheranno una luce e
un conforto per aculeo dello spirito insoddisfatto, per bisogno di una
compassione nelle pene, verranno a te e troveranno Me». Questo brano testimonia quindi in modo inequivocabile e
senza tema di smentita non solo che Gesù già sapeva che Giovanni sarebbe
stato un evangelista, ma anche la piena validità delle Luci di Santità
Giovannea ricevute da Anna Maria Ossi, premesse e promesse dunque da
Gesù a Giovanni per questi ultimi tempi ancor quando i due, viventi,
calpestavano questa nostra terra. I nostri tribolati tempi attuali, che segnano la fine
di un’epoca e sono preludio ad una nuova aurora di vita universale,
necessitano infatti di luci particolari (vedasi anche la serie
Luce divina quotidiana d'eterno amore) alfine di consentire all’umanità
di superare le prove spirituali e materiali future. A ragion veduta possiamo dunque dire che non era
casuale che l’ultima di copertina delle Luci di Santità Giovannea si
chiudesse con la frase che, prima d’ora, poteva parere “sibillina”, ma
ora non più, detta a Pietro da Gesù risorto in riferimento a Giovanni,
quale eco e conferma evangelica del dialogo riportato sopra: “Se voglio che egli rimanga finché io venga, che
importa a te?” (Gv 21,23) Sì, ma adesso a noi importa, deve, eccome, o Gesù. Giovanni vieni, resta con noi, e lasciaci l’Amore!
II. La Chiesa Santa di Dio Trinità 15 marzo 2019 Spiega Gesù tramite Anna Maria Ossi (da “San Giuseppe, via
maestra della Chiesa nel nuovo millennio”, cap. 1, 1/12/1999, inedito): L’epilogo di un tempo ha la proprietà fondamentale
d’essere punto di base per l’avvio e la corrispondenza al Volere Divino
di un tempo nuovo, la cui prerogativa è l’efficace possibilità di
vivere, ancor sulla terra, la vera vita. … Nel rapporto con la verità l’uomo è costretto a
ravvedersi, perché caratteristica primaria della verità è essere essa
stessa “Principio e Fine” in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Ami dunque l’umanità la Chiesa santa di Dio Trinità.
… Il corretto senso della storia avrà in S. Giuseppe, S.
Pietro e S. Giovanni evangelista la triade eccelsa per lo splendore del
Regno di Dio, il cui Re è Cristo Gesù, il Salvatore. Concetti altamente innovativi, tesi a dare una nuova
luce a eventi antichi e pur oggi ancor presenti nella storia umana. S. Giuseppe, giusto ebreo dell’Antico Testamento, quale
rappresentante della Chiesa della antica alleanza col Padre. S. Pietro, santo cristiano del Nuovo Testamento, quale
rappresentante della Chiesa della nuova alleanza col Figlio. S. Giovanni, apocalittico sacerdote di Dio e di Cristo,
quale rappresentante della Chiesa della nuovissima alleanza con lo
Spirito Santo. Tre Chiese, un solo Dio, o meglio una sola Chiesa di
Dio Trinità. E non si può appartenere all’una senza appartenere alle
altre due. Tutte e tre sono coesistite durante la venuta di Gesù su questa terra, che ne ha
quindi sancito e stabilito la continuità nell’eternità. Cosa contraddistingue la Chiesa del Padre? La legge, con i
10 comandamenti a fondamento, ad imitazione dei patriarchi. Cosa contraddistingue la Chiesa del Figlio? L’amore, con le
tre virtù cardinali a fondamento, ad imitazione di Cristo. Cosa contraddistingue la Chiesa dello Spirito Santo? La luce divina, con la unione mistica con lo Spirito di Dio a fondamento, ad imitazione di Maria e Giovanni. Una nuova Chiesa? Leggiamo cosa dice la Madonna il
13 ottobre 1978, anniversario dell’ultima apparizione di Fatima, a don
Stefano Gobbi: Sono la vostra
Mamma Immacolata accanto a ciascuno di voi, miei figli prediletti.
Il mio disegno
si sta per compiere perché il trionfo del mio Cuore Immacolato è ormai
giunto.
Voi siete da Me
formati per essere gli apostoli in questo momento. Siete perciò gli
apostoli di luce nell’ora in cui la tenebra ricopre ogni cosa.
Vivete nella
Luce.
Camminate nella
Luce. Diffondete la Luce che parte dal mio Cuore Immacolato.
Da anni, nel
silenzio, vi ho preparato e vi ho condotto per mano come vostra Mamma
Celeste.
Così, mentre il
mio Avversario oscurava la Chiesa e mieteva vittime fra tanti suoi
stessi Pastori, Io nel segreto del mio Cuore preparavo la nuova Chiesa
tutta di Luce.
È la stessa
Chiesa, ma rinnovata, ove risplenderà la gloria della Santissima
Trinità, e in cui Gesù verrà da tutti adorato, onorato, ascoltato e
seguito.
Così la Chiesa
risplenderà di una Luce così grande che non ha mai conosciuto dal tempo
del Cenacolo fino ad ora. Oggi voi ricordate la mia discesa, sulla
terra, nella povera Cova da Iria e il miracolo del sole che, quasi
prostrato ai miei piedi, vi ha attestato che questa è la mia ora, l’ora
della vostra Mamma vestita di Luce.
Oggi vi annuncio
che questa è anche la vostra ora. L’ora della vostra testimonianza.
L’ora della
vostra vita pubblica. L’ora degli apostoli di Luce.
Diffondete
ovunque con forza e coraggio la luce della Verità, la luce della Grazia,
la luce della Santità.
È la Luce di mio
Figlio Gesù, che vi ha svelato la via per giungere al Padre nella
perfetta docilità all’azione del suo Spirito di amore.
Fra poco, più
nulla resterà della grande tenebra che ha oscurato la Chiesa. Dopo la
sua grande sofferenza, finalmente sarà pronta alla sua rinascita: la
nuova Chiesa di Luce (...). Ecco dunque da dove ha origine anche l’inaffondabilità della
Chiesa. Nel trasformarsi e rigenerarsi da Chiesa del Padre a Chiesa del Figlio sino a Chiesa dello Spirito Santo Paraclito, senza però perdere in queste “fughe” le proprie caratteristiche, anzi, nell’ascesa spirituale e mistica, acquisire quella vista e sensibilità propria delle aquile quali novelli San Giovanni nuovamente affidati a Maria SS., la Chiesa cattolica ed apostolica vivrà anche la propria purificazione. Chiudo con un brano tratto da
Luci di Santità Mariana di Anna Maria Ossi, 24/7/1999, cap. 8: Miei fedeli discepoli, molte sono ancora le miserie
delle folle che devono giungere alla Chiesa del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo per essere purificate e santificate. “La messe è molta e gli operai sono pochi: pregate
dunque il padrone della messe che mandi operai nella messe”. Questa è constatazione e invito che con particolare
calore rivolgo a voi, mie marianite e giovanniti, per l’adempienza piena
del miracolo della fede che è in voi la certezza di una fede viva,
abramitica, ricca del valore delle promesse di Cristo e delle vostre
spontanee risposte di vero e puro amore. È infatti l’amore che ingenera ardore, fedeltà,
ricchezza di parola ed opere secondo l’illuminante sapienza dello
Spirito Santo Paraclito, datore di tutti i doni capaci di far intendere
anche coloro che, a causa dello spirito critico, non intendono.
San Giuseppe, 19 marzo 2019 Diamo inizio con alcune frasi dettate il 9/11/2000 ad
Anna Maria Ossi da Gesù in merito alle opere “Corona del Cuore
Immacolato di Maria SS.” e “Gioia della Santa Croce”: Nel suo
infinito Cuore la SS. Trinità è la mandataria di ciò che le due opere
prefigurano, come due furono Maria e Giovanni quali diretti eredi di ciò
che il sacrificio di Cristo Gesù ha inteso donare all’umanità.
…
L’efficacia del
mio essere per voi domanda e del vostro essere per me affermativa
risposta sarà resa evidente, santamente e irrevocabilmente ai giorni
vostri, perché è pienamente in atto la mia misericordia.
A Maria SS.,
infatti, è stata affidata la proficiente immaturità di molte generazioni
che, solo riconoscendo il ruolo materno di Maria SS., poté nei secoli
formarsi alla pienezza che il Padre ha inteso donare all’umanità in
ricchezza spirituale, parole ed opere altamente qualificanti: il Corpo
Mistico che è la Chiesa di luce il cui apice luminoso è a voi affidato.
A Giovanni,
valore mistico di eccelso, mistico amore, santamente fu proposto non
solo che fosse, al par di me, figlio di Maria, ma colui che nel tempo
della luce emergente in contrapposizione alle tenebre potesse accogliere
nella casa di Dio tutti i suoi figli ancora dispersi, perché nel
contesto della crocifissione mistica sappiano, nella Gioia della Croce,
ardire lo stacco finale per il raggiungimento della vetta della
spiritualità.
Alla luce della
mia e sua stessa luce tutto, tramite le due opere a voi affidate, sarà
realizzato con tempismo e precisione altamente spirituale.
Maria era sposa di Giuseppe, a fedele conclusione della
Chiesa del Padre. Maria ha accompagnato e sostenuto Pietro, a proficuo
avvio della Chiesa del Figlio. Maria ha avuto Giovanni come figlio sotto la croce, in
vista della nuova Pentecoste ad inizio della Chiesa dello Spirito Santo. Il ruolo di Maria si rende quindi evidente e cruciale
anche in questo nostro tempo. Maria, potremmo definirla il “collante” della SS.
Trinità, è colei che compone assieme e adempie alle esigenze delle Tre
Persone Divine con una perfezione mirabile. Gesù ne spiega la linea guida d’azione attuale in una
locuzione a Franca Cornado del 4/7/1988: Ciò che è stato fatto in Assisi:
di pregare insieme ai leader religiosi vari,
Non i leader delle religioni,
ma i carismatici veri delle varie religioni
possono essere strumenti per l’UT UNUM SINT.
Andando con i leader religiosi
anziché con i carismatici veri,
si commette lo stesso sbaglio di Salomone. Bene. E che cosa c’entrano ora i carismatici? Per comporre il quadro occorre tenere conto in primis delle seguenti altre locuzioni del 12/6/1969: La Chiesa Carismatica è come l’alba del giorno. Non tutti ancora l’avvertono, ma crescerà. La Chiesa Carismatica è già l’inizio della Nuova Era. Vorrei che lo si gridasse sui tetti, sui tetti delle
altre Chiese. E del 28/10/1969: Quando la Chiesa Carismatica si unirà alla
Gerarchica, solo allora Satana sentirà la sua distruzione, e con lui calerà il male. Prima di trarre conclusioni leggiamo anche cosa dice
Gesù a Vassula Ryden il
24/10/1994: Ascolta e scrivi: la gloria splenderà dall’argine
Orientale; è per questo che dico alla Casa dell’Ovest: volgi i tuoi
occhi verso l’Est; non piangere amaramente sull’Apostasia e la
distruzione della tua Casa; non cedere al panico perché domani tu
mangerai e berrai assieme al Mio germoglio proveniente dall’argine
orientale; il Mio Spirito vi unirà; non avete sentito che l’Est e
l’Ovest saranno un solo regno? E ancora il 28/4/1985: Oggi i Miei Occhi sono posati su un uomo di buon
auspicio e gli sarà data la corona; è lui che germoglia dalla Sponda
Orientale e che Mi glorificherà .... e i Miei angeli scenderanno con
l’insegna reale nelle loro mani e lo rivestiranno per il trono come un
sovrano. Per terminare con il
15/6/1995: Prega perché la casa dell'Est e quella dell'Ovest si
riuniscano come due mani quando sono unite nella preghiera, come due
mani simili e piene di bellezza quando sono unite verso il Cielo quando
sono in preghiera. Che queste due mani, appartenenti allo stesso corpo,
operino insieme e partecipino le une con le altre la loro capacità e le
loro risorse... Che queste due mani Mi elevino assieme… È finalmente tutto chiaro?
La nuova Chiesa di Luce dello Spirito Santo sarà
infatti giovannea in primis,
paolina in secundis, carismatica in terzis. E solamente quando un papa della Chiesa cattolica
contemporaneamente giuseppino, petrino e giovanneo salirà al soglio
pontificio si potrà realizzerà finalmente quell’UT UNUM SINT dal cielo tanto
agognato. Sarà un inizio tribolato, vedrà la battaglia con
l’Anticristo, la fine di un’era di peccato, ma soprattutto l’inizio di
una nuova aurora di vita universale.
IV. Vi rivelo un grande segreto 20 marzo 2019 Il firmamento: innumerevoli galassie, stelle, sistemi
planetari. Imperscrutabile, inavvicinabile, inconoscibile
all’attuale condizione umana. In questa vastità, proprio la Terra è terreno di
scontro tra cielo e terra senza eguali. Gesù e Satana si sono affrontati quaggiù. Perché? In una locuzione a Franca Cornado del 13/1/1976 Gesù
chiarisce: La Terra è l’altare dell’universo, perché solo sulla terra passano coloro che devono diventare dei! Ecco perché c’è tanto male sulla Terra: Perché il nemico cerca di impedire questa deificazione. Gli altri: angeli, extra-terrestri ed altri ancora, sono solo servi di Dio, compagni di Dio, amici di Dio, ma “dei” diventano solo gli uomini. Un tema “scottante”, come scriveva Luisa Piccarreta nel
"Libro di cielo", 30/10/1923, vol. 16: Ora, mentre diceva ciò, mi son trovata fuori di me
stessa, dentro un giardino ed io, stanca, mi son seduta sotto un albero
per riposarmi, ma i raggi del sole mi dardeggiavano tanto che mi sentivo
bruciare per cui io volevo andare sotto qualche albero più folto che
facesse più ombra, affinché il sole non mi ferisse, ma una voce mi ha
impedito col dirmi (mi sembra che fosse il mio diletto Gesù): “Chi vive nella mia Volontà deve stare esposto ai
raggi d’un sole ardente ed eterno, per vivere di luce, per non vedere
altro che luce, per non toccare che luce e questo porta alla
deificazione dell’anima. Allora si può dire che l’anima vive nella mia Volontà,
quando resta tutta deificata in Dio. Anzi, esci da sotto quest’albero e passeggia in questo
Eden Celeste del mio Volere, affinché il sole, squadrandoti tutta ti
converta in luce e ti dia l’ultima pennellata della deificazione in
Dio.”. A cui fa eco Anna Maria Ossi in "Lezioni
sulla prima lettera di Giovanni", 12/4/1995, che ispirata scrive: Poni, o uomo, la ricchezza del tuo pensiero alla luce
di Dio e diverrà ponte salvifico sul fiume dell’iniquità umana. Solo allora i valori umani si incontreranno in una
sorta di stupore per il rinnovato splendore dell’anima che non s’avvede
quanto è delicato il processo di deificazione, dono di luce ed immenso
amore. Luce, sempre di luce si parla. Dice ancora Gesù tramite
Anna Maria Ossi in "Gesù Pantocratore", 5/11/1995: Il congiungersi graduale di anima ad anima, per
riconoscere nel ruolo operativo la mia Volontà, è potenziale convalida
di una forza di fondo che riunisce in sé tutto il potenziale divino nei
suoi molteplici aspetti. La rilevanza della conoscenza del disegno divino è di
basilare importanza ai fini, non solo della salvezza, ma della
deificazione in atto. Il processo di santificazione e deificazione
dell’anima è connaturato al disegno stesso, che trova pieno adempimento. Ma quale è questo disegno divino per questi nostri
tempi? È ora necessario leggere il seguente colloquio di Gesù ai
discepoli riportato da Maria Valtorta in
L’Evangelo come mi è stato rivelato,
cap 444: Ora vi rivelo una grande verità. Ricordatevela. Trasmettetela ai vostri successori. Non attendete sempre che lo Spirito Santo rischiari le
verità dopo anni o secoli di oscurità. Udite. Voi forse direte: “Ma allora che giustizia c’è ad
essere della religione santa, se saremo alla fine del mondo ugualmente
trattati, come lo saranno i gentili?”. Vi rispondo: la stessa giustizia che c’è, ed è vera
giustizia, per coloro che, pur essendo della religione santa, non
saranno beati perché non saranno vissuti da santi. Un pagano virtuoso, soltanto perché visse con virtù
eletta, convinto che la sua religione era buona, avrà alla fine il
Cielo. Ma quando? Alla fine del mondo, quando delle quattro dimore dei
trapassati due sole sussisteranno, ossia il Paradiso e l’Inferno. Perché la Giustizia, in quel momento, non potrà che
conservare e dare i due regni eterni a chi dall’albero del libero
arbitrio scelse i frutti buoni o volle i frutti malvagi. Ma quanta attesa prima che un pagano virtuoso giunga a
quel premio!… Non ve lo pensate? Ora il quadro si fa un poco più chiaro. È fondamentale
la conversione al cristianesimo per entrare almeno nel purgatorio se non
direttamente in Paradiso, evitando così una lunghissima attesa nel
limbo, per non parlare dell’inferno. Ma vi è di più. È questa nuova Chiesa di Luce che
porterà l’uomo alla deificazione, che non a caso fa rima con
risurrezione. Perché dunque attendere la fine del mondo? Dice Gesù ad Anna Maria Ossi in
Luce divina quotidiana d'eterno amore, 19/3/2019: Le anime tutte devono comprendere che non vi è più il
tempo per temporeggiare, perché infinitamente regale e importante è
sapersi schierare in Dio e con Dio nella verità e nell’amore. Gridatelo sui tetti con San Giovanni (Ap 20,6) e
capisca chi può: Beati e santi coloro che prendon parte alla prima
risurrezione. Su di loro non ha potere la seconda morte, ma saranno
sacerdoti di Dio e del Cristo e regneranno con lui per mille anni. |
(Studi di Fabio) |